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DI ROSANNA SPADINI

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Dato che i governi delle attuali fake democrazie sono scelti più dalle divinità del capitale che dai poveri mortali, non ci potevamo aspettare che Donald Trump rispettasse le promesse elettorali, però sembrano piuttosto scarsine quelle onorate finora. Forse per la politica interna qualcosa sta funzionando, ma per quella estera è un disastro: per la pacificazione della Palestina, Trump si rivolge a Netanyahu «Israele e Palestina? Uno Stato o due è la stessa cosa» (?); per il disgelo con la Russia, Trump ha detto chiaramente che si aspetta dal governo russo una de-escalation delle violenze in Ucraina e la restituzione della Crimea (?).

Per la dissoluzione dell’UE, il vicepresidente Pence dice che «Esprimo il forte impegno alla partnership e alla cooperazione con l’Unione europea, con la quale gli Usa condividono gli stessi valori e lo stesso scopo di difendere la libertà, la democrazia e lo stato di diritto» (?); e infine il contenimento della Nato sembra ridotto solo ai finanziamenti, scaricati maggiormente sulle tasche degli stati membri, mentre la prospettiva di un mondo multipolare in termini di distensione militare sembra essere pregiudicata dalla nuova corsa al riarmo nucleare, rilanciata dal presidente Apocalypse Now.

Trump ha cercato i voti degli operai disperati della Rust Belt, promettendo loro una sorta di nuovo fordismo, mentre ha raccolto i voti dei redneck (colli rossi), i poveri bianchi degli stati meridionali, promettendo più armi e più ideologie suprematiste bianche.  Se manterrà o meno le promesse elettorali sembra essere un’altra storia. Comunque le fandonie raccontate dal presidente sono colossali, soprattutto secondo la Russia Connections, rivelata dal potere mediatico di David Brock.

ShareBlue è parte di questo potere e guidato da un agit-prop molto aggressivo, David Brock, una personalità priva di scrupoli, un giornalista d’assalto, in grado di difendere una causa così come di distruggerla, secondo le esigenze del padrone del momento. Egli è a capo di un impero di manipolazione di massa dell’informazione democratica.

Brock è l’appassionato beniamino dei miliardari del Pd. Il suo impero, tra cui Media Matters, American Bridge, ShareBlue, e Citizens for Responsibility and Ethics in Washington, è composto da una squadra di successo che ha lavorato per la campagna di Clinton.

Ora che la Clinton ha perso, Brock si è riattivato  a guidare la sua macchina del fango all’attacco di tutte le vicende trumpiste. «Abbiamo davvero aspirato ad essere come i Koch», ha spiegato, riferendosi al cerchio di ultra-ricchi donatori di destra convocati dai famigerati fratelli Koch.

Quando il dossier Steele è stato pubblicata da Buzzfeed, con una quantità del tutto inappropriata di avvertimenti, molte testate giornalistiche Usa si precipitarono a versare acqua sul fuoco, in realtà il dossier si sta dimostrando sempre più veritiero, su molte vicende. In modo particolare la CNN (ovvero CIA), aveva aspramente screditato Buzzfeed, per aver irresponsabilmente pubblicato fake news, con la scusa che non aveva adeguatamente documentato la pubblicazione.

Sia la CNN e Buzzfeed hanno poi pubblicato il contenuto di quello che è venuto ad essere conosciuto come il  kompromat Trump o fascicolo di Steele, che proverebbe che il Presidente aveva da tempo rapporti stretti con la Russia, che dopo aver determinato la sua vittoria alle elezioni ora condizionerebbe le sue scelte politiche.

Sta di fatto che 15 motivi del dossier potrebbero rivelarsi del tutto o solo in parte veri, e comunque legittimare l’impeachment per il Presidente.

Shareblue ha stilato addirittura un elenco di 15 notizie “certe” che potrebbero fortemente danneggiare la presidenza Trump:

1. La Russia ha formulato un ampio programma di operazioni offensive sostenute da informatici sponsorizzati dallo stato.

2. I membri del team di Trump erano in comunicazione con i rappresentanti del governo russo, compresi i servizi segreti russi durante la campagna presidenziale.

Per il New York Times :«Le registrazioni telefoniche mostrano che i membri della campagna presidenziale di Donald J. Trump e altri soci avevano tenuto ripetuti contatti con gli alti funzionari di Intelligence russi nell’anno prima delle elezioni».

CNN: «Consulenti di alto livello vicini al candidato Donald Trump erano in costante comunicazione durante la campagna con i russi noti all’intelligence degli Stati Uniti, più funzionari di intelligence, forze dell’ordine e di amministrazioni attuali”.

E anche il vice Ministro russo degli Esteri Sergei Ryabkov: «Ci sono stati contatti. Noi continuiamo ancora oggi e lo abbiamo fatto durante tutta la campagna elettorale».

3. Il governo russo ha coltivato rapporti con Trump per anni. L’ex ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vitaly Churkin ha avuto il suo primo incontro con Donald Trump nel 1986, oltre 30 anni fa, mentre era in compagnia dell’allora ambasciatore sovietico Yuri Dubinin. Quando è stata chiesta loro relazione nel 2016, Churkin ha ammesso di aver incontrato Trump «solo qualche anno fa».

Inoltre, Trump ha viaggiato in Russia più volte nel corso dei decenni successivi, perseguendo opportunità di business. Più in particolare ha presenziato al concorso 2013 di Miss Universo a Mosca, quando ha scritto su Twitter il suo “tweet infame”, chiedendosi se Putin sarebbe diventato il suo «nuovo migliore amico».
In questo modo Trump sarebbe stato un bersaglio naturale e ovvio per i servizi russi, secondo gli esperti dell’intelligence USA.

Trump aveva concluso per lungo tempo affari immobiliari in Russia, aveva collaborato anche con Aras Agalarov, un oligarca miliardario vicino a Vladimir Putin (il cui figlio è una cantante pop popolare). L’evento sfavillante, che comprendeva uno sciccoso after-party, ha richiamato vari notabili russi, tra cui un membro della cerchia ristretta di Putin e un presunto mafioso russo. Trump in seguito si è vantato di aver frequentato «la quasi totalità degli oligarchi», e aveva sperato che Putin avrebbe partecipato ai festeggiamenti, «in caso affermativo, egli diventerà il mio nuovo migliore amico?» Ma il leader russo non fu presente allo spettacolo.

4. Paul Manafort, responsabile della campagna elettorale di Trump, ha rivestito la funzione di manager per le comunicazioni tra la campagna Trump e il governo russo. Ampie connessioni di Manafort con la Russia e i suoi alleati sono ben documentate. Poi Manafort ha lasciato la sua posizione come responsabile della campagna di Trump nell’agosto 2016 sulla scia delle polemiche sui suoi legami con la Russia.

5. Carter Page ha ricoperto il ruolo di intermediario tra la campagna Trump e il governo russo. In un’intervista del marzo 2016, il Presidente ha definito Carter Page come uno dei suoi consiglieri di politica estera. Durante il suo mandato per la campagna elettorale, Page ha sconcertato i funzionari degli Stati Uniti, lodando il presidente russo Vladimir Putin in numerosi discorsi e dichiarando che sarebbe stato un bene per gli Usa avere buone relazioni con la Russia. Dopo l’elezione, Page ha affermato che le buone relazioni persistevano con il team Trump, e ha continuato a viaggiare frequentemente a Mosca e ad interagire con i vari rami del governo russo.

6. Il Diplomatico russo Mikhail Kalugin, l’ex capo della Sezione Economica presso l’Ambasciata della Russia a Washington, è stato accusato di manomissione dell’elezione degli Stati Uniti. Il diplomatico era stato effettivamente inviato in Russia dall’ambasciata USA, ma il governo russo sostenne che questo evento consisteva nel consueto turnover di una “rotazione programmata”. Ora da Mosca, un Kalugin indignato recentemente ha negato le accuse sul suo profilo FB, dicendo che si augurava che «si fermasse una volta per tutte il flusso continuo di bugie e false notizie circa la sua persona».

7. L’avvocato di Trump Michael Cohen ha rivestito una posizione di fondamentale importanza nelle comunicazioni tra il team di Trump e il governo russo. Non appena queste informazioni sono emerse, Cohen ha twittato una foto della copertina del suo passaporto come presunta prova che non era mai stato a Praga, così come si era detto.

In realtà l’avvocato si è contraddetto diverse volte, e comunque avrebbe potuto incontrare  gli emissari russi per il pagamento degli hacker, che avrebbero fornito i documenti dei democratici a Wikileaks, anche in altri posti, magari viaggiando con un altro passaporto israeliano, che lui sembra possedere.

8. La Russia ha negoziato tramite intermediari della squadra Trump per la revoca delle sanzioni che gli Stati Uniti le hanno imposto dopo la sua presunta invasione dell’Ucraina e l’altra presunta annessione della Crimea, e a seguito delle sue interferenze nelle elezioni presidenziali. Trump invece, in un’intervista al WSJ, si era detto favorevole ad un contenimento delle sanzioni contro la Russia, se Putin si era detto disposto a combattere i terroristi insieme agli Stati Uniti. Del resto le sanzioni sono state attuate dall’amministrazione Obama, quindi «Se la Russia intende davvero aiutarci, quale interesse avremmo ad imporle delle sanzioni?».

Immediatamente tramite la CNN i capi dell’intelligence degli Stati Uniti – direttore della National Intelligence James Clapper, direttore dell’FBI James Comey, Direttore della CIA John Brennan, e NSA direttore ammiraglio Mike Rogers – hanno citato il Rapporto Steele e hanno sostenuto  l’esistenza di informazioni personali e finanziarie compromettenti in merito a Trump.

9. Igor Sechin, presidente del gigante russo petrolifero statale Rosneft e caro amico di Putin, avrebbe offerto a Trump e ai suoi soci una quota del 19% (privatizzata) della compagnia, in cambio della revoca delle sanzioni degli Stati Uniti, che consentirebbe a Rosneft di procedere con una barca di miliardi di dollari la perforazione di una zona dell’Artico. Il giorno prima delle elezioni USA, 7 novembre 2016, Rosneft ha firmato un accordo per vendere il 19,5% di Rosneft per fare cassa. Il finale destinatario delle azioni e/o il loro valore non è chiaro, poiché è stato eseguito attraverso più livelli di intermediazione, ovviamente il Dipartimento del Tesoro sta indagando con molta attenzione, ma il potere al Tesoro è poi caduto sotto il controllo di Trump, che ha nominato al Tesoro Steve Mnuchin, un ex gestore di hedge fund ed ex dirigente di Goldman Sachs.

10. Il dossier Steele nomina una dozzina di conversazioni tra alti funzionari russi e altri stranieri coinvolti nella raccolta di informazioni durante la campagna elettorale, rivelatasi dannosa per Hillary Clinton e favorevole a Trump. I membri della comunità di intelligence degli Stati Uniti hanno poi confermato alcune di queste conversazioni.

11. Il Cremlino, direttamente o indirettamente, ha finanziato visite a Mosca per i politici americani che considera più “simpatici”, tra cui Carter Page, Jill Stein candidato presidenziale del Partito verde, l’ex direttore della Defense Intelligence Agency e poi Michael Flynn, il consigliere per la Sicurezza che è stato costretto a dimettersi.

Come è stato ampiamente riportato, Stein e Flynn hanno partecipato una festa di anniversario per la Russia Today (RT) e si sedettero ad un tavolo con Putin.

A Flynn sono stati pagati $ 40.000 per fare il discorso al raduno, ora è stato costretto a dimettersi dal suo incarico di consigliere per la Sicurezza Nazionale del Trump a causa dei suoi contatti con i funzionari russi prima del suo insediamento.

Anche lo sceriffo David Clarke era a Mosca lo stesso giorno per la celebrazione RT, il 10 dicembre 2015, e ha detto che durante il suo viaggio si è incontrato con il ministro degli esteri russo.

12. Il governo russo ha pilotato gli hackers che hanno fornito le e-mail del Democratic National Committee a Wikileaks. Il dossier investigativo della National Intelligence, nominato “Assessing Russian Activities and Intentions in Recent US Elections” ha convalidato questa affermazione.

Comunque siano andate le cose, due funzionari russi probabilmente legati sia al fascicolo o all’operazione elettorale russa sono spariti in vicende misteriose negli ultimi mesi, e Christopher Steele, che ha scritto il dossier, si è dileguato.

13. Il giorno delle elezioni, 8 novembre 2016, un membro dell’ambasciata russa a New York City, Sergei Krivov, è stato trovato morto all’interno dell’ambasciata. I primi soccorritori hanno riferito che aveva una ferita alla testa causata da un corpo contundente, mentre i funzionari consolari hanno sostenuto che era morto per un attacco cardiaco. Krivov aveva avuto accesso a strumenti top secret utilizzati per decifrare i messaggi inviati da e verso l’ambasciata.

14. È stato trovato morto in un’automobile anche uno dei vertici di Rosneft, la maggiore azienda statale che si occupa della produzione di petrolio in Russia, Oleg Erovinkin. Ex-Capo Kgb legato al Trump Dossier.

Fonti vicine al quotidiano indipendente RBK parlano di alcuni documenti relativi alla patrimonialità personale di Igor Sechin, presidente della compagnia petrolifera, del quale però Erovinkin era molto amico, oltre che stretto collaboratore da molti anni.

Si suppone che i due si fossero conosciuti ai tempi del KGB, di cui Erovinkin era un ufficiale di alto grado, mentre di Sechin si dice che fosse un agente sotto le mentite spoglie di traduttore dal portoghese in Mozambico.

15. Infine Christopher Steele ha lasciato la sua casa nel Surrey, si è nascosto da qualche parte, teme per la propria incolumità e per quella della sua famiglia.

L’ex-agente dello spionaggio britannico è l’autore del dossier sui presunti incontri del presidente eletto degli Stati Uniti con prostitute russe a Mosca, parte di un possibile complotto del Cremlino per comprometterlo e ricattarlo.

“Ora che è stato identificato dai media Usa è terrorizzato”, dice al Times di Londra qualcuno che lo conosce bene. Ha paura di essere assassinato, forse dai servizi segreti russi, forse da altri, per quello che sa e che ha fatto.

Alla luce di questi eventi, veri o falsi che siano, comunque Trump appare come l’ennesimo burattino nelle grinfie dello stato profondo, il vero potere che lo ricatta e lo controlla, gli impedisce di governare in piena libertà, consentendogli solo di apportare misure cialtronesche sulla sicurezza, come quella del muro ai confini con il Messico o quella delle madri clandestine divise dai figli, magari anche qualche misura economica per la politica interna, naturalmente sempre a difesa dei redditi alti, ma appare sempre più sottoposto ad un rischio concreto di impeachment.

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Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

5.03.2017

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