Risolvere il caso Khashoggi sarà una cosa seria

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MOON OF ALABAMA
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I negoziati sul caso Khashoggi saranno estremamente difficili. I protagonisti sono persone determinate e pericolose. La situazione potrebbe facilmente sfuggire di mano.

L’Impero Ottomano aveva dominato su gran parte del mondo arabo. L’aspirante sultano neo-ottomano Recep Tayyip Erdogan vorrebbe che la Turchia riconquistasse quello storico primato. I suoi principali avversari in questa impresa sono i Sauditi. Hanno molti più soldi e, strategicamente, sono allineati con Israele e gli Stati Uniti, mentre la Turchia, sotto il dominio di Erdogan, è, più o meno, isolata. L’elemento politico-religioso di questa competizione è rappresentato, da un lato, dalla Fratellanza Mussulmana, l’Islamismo ‘democratico’ a cui Erdogan appartiene, e, dall’altro, dal Wahabismo assolutista.

In questo storico conflitto esistono molti aspetti tattici. Quando i Sauditi avevano interrotto le relazioni con il Qatar, era stata la Turchia che aveva inviato i suoi militari per impedire un’invasione saudita della piccola, ma immensamente ricca, nazione. Questo aveva fornito ad Erdogan il sostegno finanziario di cui aveva un disperato bisogno. Come tutta risposta, i Sauditi avevano finanziato, con diverse centinaia di milioni di dollari, lo YPK/PKK, le forze mercenarie che gli Stati Uniti utilizzano per l’occupazione del nord-est della Siria. Queste formazioni curde sono impegnate in operazioni di guerriglia all’interno della Turchia e sono una minaccia alla sua integrità territoriale.

Il vero sovrano saudita, il principe-pagliaccio Mohammad bin Salman, ordinando il rapimento (o l’assassinio) ad Istanbul del giornalista saudita Khashoggi, ha commesso un grave errore. La maldestra operazione ha dato ad Erdogan lo strumento per ridimensionare i Sauditi.

Ma, per far ciò, [Erdogan] ha bisogno del sostegno degli Stati Uniti. Il recente rilascio del pastore americano (nonchè operativo della CIA) Andrew Brunson, dovrebbe garantirgli la benevolenza del presidente statunitense Donald Trump. Ma Trump ha imperniato tutta la sua politica mediorientale sui rapporti con l’Arabia Saudita. Non può dare di matto con loro. Bisogna trovare una qualche soluzione.

Khashoggi era un personaggio abbastanza ambiguo. Un ‘giornalista’ che lavorava anche per i servizi di intelligence sauditi ed americani. Era stato uno dei primi ad aderire alla Fratellanza Mussulmana:

Gli interessi culturali di Khashoggi erano maturati nei primi vent’anni della sua vita, quando aveva studiato negli Stati Uniti ed era diventato un membro entusiasta della Fratellanza Mussulmana. La Fratellanza era una confraternita segreta, il cui scopo era quello di liberare il mondo arabo dalla corruzione e dai regimi autocratici, considerati un’eredità del colonialismo occidentale.

Khashoggi aveva partecipato al progetto statunitense/saudita/pakistano per la destabilizzazione dell’Afghanistan. Aveva incontrato e intervistato Osama bin Laden in Afghanistan e in Sudan. L’uomo che imbraccia l’RPG nella foto in alto a sinistra è Jamal Khashoggi in persona.

Khashoggi era diventato il pupillo del responsabile da lunga data dell’intelligence saudita, Turki Faisal al-Saud. Era stato coinvolto in diversi ‘progetti’ in Afghanistan, Sudan e Algeria. Quando Turki era diventato ambasciatore a Londra, e più tardi a Washington D.C., Khashoggi lo aveva seguito in qualità di ‘addetto stampa’.

Jamal Khashoggi aveva sostenuto la Fratellanza Mussulmana durante le varie ‘Primavere Arabe’. Questa posizione era in linea con i cambi di regime patrocinati da Hillary Clinton e Barack Obama per la maggior parte [dei paesi] del Medio Oriente. Dopo la sconfitta del Presidente Mubarak in Egitto e la vittoria elettorale della Fratellanza, i regnanti sauditi avevano temuto di essere i prossimi in lista. Avevano iniziato a finanziare controrivoluzioni in Egitto e altrove. Sotto il regno di Re Salman e di suo figlio, la repressione di tutti gli aspetti dell’influenza esercitata dalla Fratellanza si era intensificata. Avendo perso la sua protezione, Khashoggi aveva deciso di abbandonare l’Arabia Saudita:

Alcuni amici avevano aiutato Khashoggi ad ottenere un visto che gli aveva consentito di rimanere [a tempo indefinito] negli Stati Uniti, in qualità di residente permanente.

Fred Hiatt, l’editore neo-conservatore del Washington Post, lo aveva assunto. Il Post pubblicava i suoi pezzi, assai critici nei confronti dell’establishment saudita, in inglese e in arabo.

Di recente, Khashoggi aveva iniziato un certo numero di progetti che sembravano proprio i preparativi per una rivoluzione colorata preparata dalla CIA in Arabia Saudita:

Jamal Khashoggi, commentatore e prolifico scrittore, stava lavorando dietro le quinte con intellettuali, riformatori e islamisti per fondare un gruppo denominato Democracy for the Arab World Now – DAWN [Democrazia per il Mondo Arabo Ora]. Voleva dar vita ad un organismo che tenesse sotto controllo i media e che segnalasse gli attacchi alla libertà di stampa.

Aveva anche pensato di lanciare un sito web, incentrato su problemi economici, dove pubblicare relazioni internazionali tradotte in arabo, per fornire realtà su cui riflettere ad una popolazione spesso assetata di notizie vere e non di propaganda.

L’approccio di Khashoggi comprendeva in parte anche l’inclusione dell’Islam politicizzato, in quello che lui considerava un processo di formazione democratica.
…..

Khashoggi aveva formato il suo gruppo a sostegno della democrazia, DAWN, nel mese di gennaio, nel Delaware, aveva detto Khaled Suffuri, un altro amico… Il progetto avrebbe dovuto interessare i giornalisti, sia islamisti che liberali, ed indurli ad un cambiamento [di opinione], aveva asserito un altro amico, Azzam Tamimi, un importante attivista anglo-palestinese e presentatore TV.
….

Tamimi aveva detto che lui e Khashoggi avevano dato vita ad un analogo progetto pro-democrazia, nel 1992, quando si erano incontrati per la prima volta. Si chiamava Amici della democrazia in Algeria, aveva continuato [Tamimi], e [il progetto] aveva seguito le pasticciate elezioni in Algeria, che il governo aveva annullato per impedire l’imminente vittoria degli Islamisti.

Khashoggi ha un enorme numero di amici a Washington D.C. I giornalisti dei media mainstream lo considerano uno di loro. Proprio come loro, non merita una fine così orribile. Ai neo-liberali, come ai neo-conservatori piaceva il suo sostegno alle ‘Primavere Arabe’ da cambio di regime e il suo impegno contro l’Arabia Saudita. Molti delegati al Congresso lo conoscono personalmente. Hanno attivato le procedure che, secondo il Global Magnitsky Human Rights Accountability Act, porteranno all’istituzione di sanzioni contro cittadini sauditi. Media, banche e personalità famose hanno ritirato la partecipazione ai tre giorni di conferenze finanziarie di Ryad, noti come “Davos nel deserto.”

Trump è sotto pressione affinché ‘faccia qualcosa’, per punire i Sauditi, specialmente MbS.

Ma la politica mediorientale di Trump dipende dall’Arabia Saudita e da Mohammad bin Salman in persona. MbS è quello che finanzia l’occupazione americana della Siria. Il genero di Trump, Jared Kushner, ha preparato il suo ‘piano di pace’ per Netanyahu con l’approvazione dei Sauditi. Le sanzioni contro l’Iran possono essere sostenute solo se il petrolio saudita rimpiazza la perdita della produzione iraniana. Il programma ‘Make America Great Again’ di Trump ha bisogno delle commesse saudite per le armi americane. [Trump] ha bisogno dei Sauditi anche per evitare la sconfitta totale in Afghanistan. Ultimo ma non meno importante, Trump considererà l’affare Khashoggi come parte integrante della campagna contro la sua persona.

L’ex direttore della CIA, Brennan, un accanito oppositore di Trump, per questo motivo sta spingendo per la detronizzazione di Mohammad bin Salman:

Da persona che ha operato per molti anni a stretto contatto con i Sauditi, e che ha vissuto e lavorato come funzionario degli Stati Uniti per cinque anni in Arabia Saudita, sono certo che, se fosse stata svolta un’operazione del genere all’interno di un’ambasciata saudita contro un giornalista di alto profilo, dipendente di un quotidiano americano, sarebbe stata necessaria l’autorizzazione diretta dei massimi dirigenti del governo saudita, del principe ereditario.

Sono sicuro che le agenzie di intelligence degli Stati Uniti hanno la capacità di stabilire, con un alto grado di attendibilità, quello che è successo a Khashoggi. Se si scoprisse che è morto per mano del governo saudita, la sua scomparsa non potrà rimanere senza risposta da parte dell’amministrazione Trump, del Congresso o della comunità mondiale. In teoria, Re Salman dovrebbe immediatamente prendere provvedimenti nei confronti dei responsabili, ma, se non ne avesse la volontà o le capacità, gli Stati Uniti si troverebbero costretti ad agire. Questo comporterebbe immediate sanzioni contro tutti i Sauditi coinvolti, il congelamento delle vendite di materiale militare all’Arabia Saudita, la sospensione dei normali rapporti di intelligence con i servizi di sicurezza sauditi e una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, richiesta dagli Stati Uniti, che condanni l’omicidio.

I Sauditi sanno bene quello che sta per arrivare e non sono del tutto indifesi. In risposta alle minacce di sanzioni hanno replicato con una dichiarazione bellicosa e hanno dichiarato apertamente che, in risposta a sanzioni di qualunque tipo, avrebbero preso 30 dolorose contromisure:

Riyad è la capitale del suo petrolio, e toccarla comprometterebbe, prima di ogni altra merce vitale, la produzione petrolifera. Impedirebbe all’Arabia Saudita di raggiungere il traguardo dei 7,5 milioni di barili. Se il prezzo del petrolio a 80 $ aveva fatto arrabbiare il Presidente Trump, nessuno può escludere che il prezzo possa arrivare a 100 $, o a 200 $, o anche al doppio di questa cifra.

Un barile di petrolio potrebbe essere prezzato in valute diverse, magari yuan cinesi, invece che in dollari. E, oggigiorno, il petrolio è la merce più importante commercializzata in dollari.

Tutto questo getterebbe il Medio Oriente, l’intero mondo mussulmano, nelle braccia dell’Iran, che sarebbe molto più vicino a Riyad che a Washington.

Gli Stati Uniti si vedrebbero anche privati del mercato saudita, che è considerato una delle 20 maggiori economie mondiali.

Queste sono semplici procedure, che comprendono altre 30 contromisure che Riyad metterà direttamente in pratica, senza battere ciglio, se dovesse essere sottoposta a sanzioni, secondo fonti saudite vicine ai centri decisionali.

La verità è che se Washington imporrà sanzioni nei confronti di Riyad, pugnalerà a morte la sua stessa economia, anche se pensa di stare pugnalando solo Riyad!

Simili misure causerebbero però un grave danno anche all’Arabia Saudita. Dopo la loro pubblicazione, il mercato azionario saudita aveva subito un crollo repentino.

Il dollaro americano dipende dall’accordo segreto stipulato nel 1974 che ricicla i petrodollari sauditi in buoni del tesoro americani. Se i Sauditi dovessero toccare questa pietra miliare che regola i loro rapporti, agli Stati Uniti non resterebbe altro che invadere e fare a pezzettini la loro merdosa nazione. Mecca e Medina verrebbero restituite agli Hashemiti, che attualmente governano la Giordania, la linea costiera del Golfo, dove si trovano i giacimenti e le attività collegate all’estrazione e che è popolata per lo più da Sciiti, diventerebbe uno stato indipendente. Lo Yemen riprenderebbe le sue due province settentrionali. Il piano di questa operazione è pronto già da molto tempo.

Si deve trovare una soluzione. La più semplice sarebbe che Re Salman licenziasse suo figlio e reintegrasse, come principe ereditario, Muhammad bin Nayef, che era stato detronizzato da MbS. Nayef è l’uomo della CIA. Se però Salman non volesse o non potesse fare una cosa del genere, per qualunque cosa possa essere successa a Khashoggi, una giustificazione deve essere trovata.

I Sauditi hanno chiesto ad Erdogan di accettare una “indagine congiunta” sul caso Khashoggi. Questa è una richiesta per arrivare ad una soluzione del problema. Indiscrezioni parlano di un’offerta preliminare di 5 miliardi di dollari come indennizzo. Il re saudita ha inviato ad Ankara, con l’incarico di preparare un incontro, l’autorevole governatore della provincia della Mecca, il Principe Khalid bin Faisal Al Saud. Gran Bretagna, Francia e Germania premono perché entrambe le parti usino questo meccanismo.

Il procedimento per chiudere il caso, se entrambe le parti lo volessero, è abbastanza chiaro:

Nelle sue dichiarazioni….. il Presidente Recep Tayyip Erdogan ha evitato di accusare direttamente i Sauditi. Funzionari turchi hanno riferito che il loro presidente si è contenuto anche perché spera che Washington possa essere d’aiuto nel costringere l’Arabia Saudita ad ammettere quello che è veramente successo al Sig. Khashoggi.

A Washington, qualche alleato dell’Arabia Saudita ammette che una pressione da parte degli Stati Uniti potrebbe costringere il regno ad offrire una qualche spiegazione sulla sorte del Sig. Khashoggi, anche se fosse una versione modificata, che metta al riparo da ogni responsabilità il vero governante del regno, il Principe Ereditario Mohammad.

Qualche losco personaggio dell’apparato statale saudita potrebbe ammettere di aver ucciso Khashoggi. MbS negherebbe ogni conoscenza dei fatti. Ma quindici dei suoi uomini più fidati, quelli che si sono visti ad Istanbul, dovrebbero essere puniti. Come reagirebbe ad una cosa del genere il resto della sua guardia del corpo?

Il vero problema è che entrambe le parti, Erdogan e MbS, sono estremamente testarde. Per entrambi il problema è molto più grosso del mero caso Khashoggi. Il conflitto ha dimensioni storiche, strategiche e molto personali. Questo fa sì che trovare un accordo sia difficile.

Erdogan sa di essere stato estremamente fortunato che MbS abbia commesso il suo stupido gesto proprio sotto il naso dei suoi servizi segreti. Gli ha fornito lo strumento per ridimensionare i Sauditi. Renderà pubbliche nuove prove sempre un po’ alla volta, per far montare l’indignazione sul caso e la pressione sull’Arabia Saudita.

MbS, d’altro canto, farà tutto il possibile per mantenere la sua posizione. Potrebbe anche fare in modo che suo padre muoia di morte improvvisa, se Re Salman dovesse decidere di licenziarlo. Khashoggi era chiaramente un pericolo per il trono. MbS probabilmente sente di aver fatto la cosa giusta e di non meritare rimproveri riguardo ad essa. Dopo tutto, il rapimento e, se necessario, l’eliminazione dei dissidenti in paesi stranieri è una politica ben consolidata dei Sauditi, che non ha mai dato adito a serie proteste.

Mohammad bin Salman ha un potente alleato che potrebbe aiutarlo a sedare l’agitazione del Congresso e che potrebbe ‘esercitare un po’ di pressione’ su Trump.

I Sionisti hanno già riconosciuto che aiutare MbS è nel loro interesse:

Khashoggi e il problema ebraico

Eran Lerman, il vice presidente dell’Istituto di Gerusalemme per gli Studi Strategici ed ex vicecapo del consiglio per la sicurezza nazionale, ha detto: “Non è certamente nel nostro interesse vedere lo status del governo saudita sminuito agli occhi di Washington.”
….

Lerman prevede uno scenario dove le organizzazioni politiche ebraiche di Washington, come l’American Jewish Committee, per cui aveva lavorato come capo dell’ufficio israeliano, possano effettivamente salire a Capitol Hill, come già hanno fatto in passato, e cercare discretamente di intercedere per i Sauditi, un qualcosa che, paradossalmente, potrebbe avvicinare ulteriormente le due nazioni.

Nessuno dei protagonisti di questo dramma geopolitico merita alcuna pietà. Erdogan, Trump e MbS sono dei criminali. Khashoggi è stato un volenteroso strumento che ha distrutto moltissime vite. Vedere tutta questa gente che si scanna a vicenda è uno spasso.

Ma un conflitto del genere è anche pericoloso. Può trasformarsi in qualcosa di molto più grosso, in grado di creare sofferenze a molte persone. Sfortunatamente, sembra che non ci sia nessuno in grado di far ragionare questa gente e fare in modo che seppelliscano il caso.

Mentre, all’inizio, pensavo che la questione sarebbe stata sistemata il prima possibile, ora mi aspetto che il conflitto vada avanti per settimane o per mesi, mentre i danni collaterali si accumulano tutto intorno.

Moon of Alabama

Fonte: moonofalabama.org
Link: http://www.moonofalabama.org/2018/10/settling-the-khashoggi-case-will-be-a-difficult-process.html#more
14.10.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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