Sono molte le sostanze in grado di alterare significativamente il buon funzionamento dell’intestino e di conseguenza incidere sul nostro complessivo stato di salute. Alcune sono presenti nella comune alimentazione per fini di conservazione del cibo e di industrializzazione. Dal dopoguerra, infatti, la nostra dieta è molto cambiata passando dai cibi freschi, locali, ricchi di fibre, per lo più preparati in casa, a cibi confezionati sempre più processati e manipolati, pieni di additivi e consumati spesso in quantità superiori alle reali necessità.
Ecco alcuni “NEMICI” da tenere alla larga. Sono sostanze che, seppur lecite, impattano non positivamente sulla flora batterica intestinale:
SOLFITI
Sono additivi per birra, vino, frutta secca, succhi, carni e alcuni prodotti in scatola, pesce, frutti di mare. L’esposizione a queste sostanze, dunque, può essere frequente con ricadute importanti sul microbiota orale e intestinale dal momento che sono in grado di alterarne il corretto equilibrio. Ad esempio, il bisolfito di sodio e il solfato di sodio danneggiano i lactobacilli casei, plantarum e ramosus che sono batteri benefici del nostro intestino determinando la crescita di patogeni che inducono nausea, vomito e irritazione della mucosa gastrica. Invece ad altre persone l’esposizione al solfito provoca reazioni allergiche e altri sintomi come dermatite, arrossamenti, orticaria, dolore addominale e diarrea.
PESTICIDI (erbicidi, insetticidi, fungicidi)
I loro residui sono presenti in molti alimenti che mangiamo ogni giorno e la loro tossicità è legata alla quantità totale che assumiamo nel tempo. Sempre più numerosi studi, infatti, evidenziano il rischio di sviluppare problemi nel sistema nervoso e in quello ormonale a causa della sovraesposizione a queste sostanze che alterano pesantemente il microbiota intestinale distruggendo i batteri buoni (come lattobacilli e bifidobatteri) che vengono sopraffatti da quelli cattivi. Di recente si è parlato anche della natura diabetogenica degli organofosfati che sono sostanze ad azione insetticida usate frequentemente perché biodegradabili (secondo uno studio del 2017 pubblicato su Genome Biology gli organofosfati, mediati dal microbioma intestinale, inducono iperglicemia che favorisce il diabete).
EMULSIONANTI
Sono sostanze semisintetiche che spesso vengono aggiunte per rendere più stabili nel tempo le emulsioni alimentari. Mi riferisco, ad esempio, agli acidi grassi mono e digliceridi e agli esteri di acidi grassi, solo per citarne un paio. Secondo la Società Italiana di Biologia Sperimentale in questa categoria sono da ricomprendere anche alcuni derivati naturali come le saponine, i glicolipidi e gli acidi grassi idrogenati. Sono tutte sostanze che causano disbiosi e aumentano la permeabilità intestinale, una condizione in cui l’intestino diventa poroso e meno capace di fungere da barriera a cibo, batteri, funghi e allergeni con i quali costantemente viene in contatto.
ENZIMA TRANSGLUTAMINASI
L’industria alimentare vi ricorre a volte per migliorare la struttura e il volume dei prodotti da forno, ma anche per i cibi trasformati come la carne lavorata e alcuni prodotti caseari. Ci sono studi che evidenziano che anche questo additivo è in grado di causare disbiosi e alterare la permeabilità intestinale.
ATTENZIONE, quindi, quando vai a fare la spesa: leggi le etichette e scegli prodotti e ingredienti di stagione e di qualità, privi il più possibile di additivi.
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VB