DI BRIAN KALLER
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Il fine settimana scorso sono apparsi i risultati delle elezioni in Irlanda, le più turbolente dal tempo della guerra civile. Gli elettori che hanno visto il boom economico del loro paese trasformato in bancarotta in appena una manciata di anni, hanno punito il partito al potere – che ha dominato l’Irlanda per 85 anni – facendone d’un tratto il terzo partito. Alcuni piccoli partiti che ottenevano percentuali minime si sono ritrovati d’improvviso a giocare un ruolo importante, mentre altri sono stati spazzati via dal quadro politico.
Nell’articolo di copertina del mese scorso della rivista The American Conservative, ho scritto sul boom e sul fallimento dell’Irlanda e del significato di questo fatto per gli Stati Uniti. Qualche mese fa ho descritto la tesa settimana della bancarotta irlandese e del salvataggio internazionale e mesi prima ancora, avevo scritto in Big Questions Online del perché gli irlandesi potrebbero affrontare la austerity meglio degli americani. Queste elezioni danno inizio al prossimo capitolo, che potrebbe offrire più di una lezione per chi è politicamente attivo dalle nostre parti. Per esempio:
1.) Cambiare il sistema
Suona come uno slogan da campagna elettorale e di solito così viene utilizzato da chi non ha le idee chiare su come funziona il sistema o su quali sono le alternative esistenti. Nelle scuole americane, per esempio, ci insegnano che la democrazia consiste nel votare e che vince chi prende più voti. Molti miei connazionali non capiscono che la maggior parte delle democrazie ha sistemi migliori di questo.
Nella maggior parte dei paesi europei gli elettori hanno varie scelte a disposizione – il dibattito qui in Irlanda si svolge tra i rappresentanti di sei partiti. Gli elettori possono indicare due scelte per una data carica, la prima e la seconda scelta. Oltre a questo, i distretti non eleggono solo un individuo come rappresentante, bensì 3, 4, 5 o di più, a seconda della popolazione. Nel nostro caso, l’insieme dei rappresentanti costituisce il Dail e il partito che vince le elezioni sceglie il Taoiseach, il primo ministro. Il presidente irlandese ha un ruolo meramente formale.
Questo significa che possono esistere più partiti e nessuno teme che quello minore possa “rovinare” i risultati del candidato del partito maggiore visto come male minore – e l’Irlanda ha avuto due grandi partiti tradizionali e parecchi partiti minori. Molti individui locali di diversi partiti ci rappresentano e se uno non fa bene ci si può rivolgere ad un altro.
Sebbene il sistema americano rimanga avanzato rispetto al 1780, tuttavia esso permette ai partiti di ignorare la maggioranza degli elettori nella maggior parte degli stati. E questo non include nemmeno il ridicolo Electoral College, che in realtà elegge il presidente e i cui membri – come ho già segnalato in un articolo anni fa – non sono obbligati dalla legge a fare la volontà della gente che vive nella loro zona. In altre parole, la maggior parte degli irlandesi vota, mentre la maggioranza degli americani non lo fa – infatti sanno che non serve a nulla.
Questo sistema americano funziona contro tutti i partiti tranne due, dal momento che il voto per un terzo partito sarebbe come un voto contro il partito maggiore che si disprezza di meno. Significa che ogni partito maggiore deve disperatamente soddisfare i propri sostenitori nella finanza, coltivare l’immagine di essere ideologicamente combattivi e allo stesso tempo trovare accordi sulle grandi problematiche. Comparato ad altri, è un sistema non democratico nel quale la maggioranza dei voti non conta, ma è anche un sistema anticapitalistico, nel quale ogni rappresentante di una data area esercita un totale monopolio dei suoi elettori.
Gli Stati Uniti non devono per forza adottare un sistema pienamente parlamentare per rendere il sistema più giusto – gli americani potrebbero ritornare al voto di preferenza, in vigore nella maggior parte degli stati nel diciannovesimo secolo – più di un partito può incaricare lo stesso candidato, quindi i candidati devono sollecitare il sostegno di svariati gruppi indipendenti. Potremmo aver scelto il voto nel quale si sceglie la propria preferenza. Se il vostro stato ha una Camera e un Senato, uno dei due potrebbe essere costituito da rappresentanti eletti a livello locale, mentre l’altro potrebbe avere rappresentanti scelti col proporzionale a livello nazionale, in questo modo gli elettori potrebbero ottenere il meglio dai due sistemi.
Conosco gente del Tea Party, Libertari, Repubblicani tradizionali, paleo-cons, crunchy-cons, i distribuzionisti, gli anarchici, gli evangelisti, i Verdi, i liberali, socialisti e ogni sorta di fanatici, e dico a tutti loro la stessa cosa. Se volete il cambiamento, unitevi per cambiare il sistema elettorale, meritate di meglio di una sola scelta in più rispetto ai nord coreani.
Questo paese, l’Irlanda, ha altre abitudini elettorali che i miei connazionali dovrebbero considerare. La campagna elettorale dura alcune settimane – la legge permette l’affissione dei manifesti elettorali solo in vicinanza delle elezioni, e i manifesti devono essere rimossi subito dopo il voto. La pubblicità televisiva è illegale. I candidati appaiono in programmi e interviste ed evitando di cadere nella retorica vuota e nei luoghi comuni, si occupano piuttosto di temi di economia e di come creare più impiego o dicono quali impiegati del settore pubblico saranno licenziati.
Le notizie di cui si occupano i media sono i candidati per cui si vota e non dei dettagli delle loro vite private – a meno che questi interferiscano sulla loro vita pubblica, come quando il Primo Ministro sembrò essere ubriaco in un’intervista. Il fatto più vicino a uno scandalo apparve qualche anno fa, quando una giovane candidata della nostra zona comparve ubriaca in qualche foto di feste su Facebook. Lo scandalo rimase limitato a qualche divertita osservazione da parte dei giornalisti e, per la candidata, a un sostanzioso numero di proposte di matrimonio.
2.) Attenzione al contraccolpo
Da quando l’Irlanda ha vinto la sua guerra rivoluzionaria contro l’Inghilterra, essa ha avuto due partiti maggiori – Fianna Fail e Fine Gael – derivanti dalle due parti della guerra civile. Fianna Fail è rimasta al potere per 61 anni sugli ultimi 79 e quasi ininterrottamente per gli ultimi 25, cavalcando per anni la Tigre Celtica del boom.
Quando l’economia globale ha iniziato a crollare verso la fine del 2008, l’Irlanda aveva una bolla speculativa immobiliare tre volte quella americana e le sei banche erano già pesantemente indebitate. I leader di Fianna Fail hanno avuto la faccia tosta di garantire tutti i depositi bancari della nazione – non solo quelli fino a una certa quantità, non solo i prestiti a basso rischio né solo i risparmi individuali. Tutto.
I due anni seguenti hanno visto la situazione economica peggiorare e finalmente, verso la fine del 2010, i leader di Fianna Fail sono stati costretti a chiedere alla UE e al FMI di salvare il loro paese. Circa 100 mila persone manifestarono a Dublino, come ho già scritto qui; questa cifra equivale negli Stati Uniti a una manifestazione con l’intera popolazione della Virginia. Il Primo Ministro era così impopolare che ha dovuto lasciare la leadership del suo partito prima delle elezioni.
I sondaggi preelettorali non indicavano solo una forte crescita del Fine Gael ma il crescente appoggio per due partiti minori, che tradizionalmente hanno ricevuto solo piccole percentuali di voto – immaginate se nelle elezioni negli Stati Uniti i sondaggi dessero Ralph Nader davanti ai Democratici. Il Partito Laburista si è trovato in un testa a testa con Fine Gael per un certo tempo, fino al punto che hanno deciso di candidare il loro leader come Primo Ministro.
L’impennata del Sinn Fein è stata ancora più notevole – essendo il partito associato all’Irish Republican Army, esso porta un considerevole bagaglio alle elezioni. Bisogna ammettere che i media irlandesi non hanno dato vita facile al leader Gerry Adams, con molte domande sui passati crimini dell’IRA e chiedendo se un uomo presumibilmente coinvolto nell’uccisione di poliziotti, potrebbe mai controllare la polizia. Allo stesso tempo, il suo partito ha avuto uno spazio equo nei dibattiti nazionali e probabilmente a giusta ragione; eccetto per qualche incidente occasionale, entrambe le parti hanno mantenuto la pace e la parola data nell’Irlanda del Nord per dodici anni e tutti vogliono lasciarsi i problemi alle spalle.
Alla fine, Fianna Fail è arrivato terzo, con appena il 12% delle preferenze – un quarto del loro risultato abituale. Fine Gael ha preso circa il 45% e guiderà il nuovo governo. Il Labour ha preso il 22% e dovrebbe essere parte della coalizione, anche se bisogna capire come il voto laburista-sindacale potrà conciliarsi con la piattaforma di centro destra di Fine Gael – alcuni irlandesi dicono, scherzando ma non troppo, che non si aspettano che il matrimonio duri molto. Sinn Fein ha triplicato i propri numeri, arrivando al 9%. Il punto da notare qui è che questi gruppi hanno ricevuto forte slancio, nonostante i loro programmi siano molto diversi, perché gli elettori infuriati con Fianna Fail hanno dato il voto a chiunque pur di ottenere il cambiamento.
Gli americani iniziano a vivere un trend simile. Negli ultimi anni si sono viste gigantesche manifestazioni contro la guerra, è stato eletto un presidente nero dal nome improbabile, le proteste del Tea Party e i conflitti lavorativi del Wisconsin. Ognuno di questi eventi ha origini complicate e sorgono in circostanze varie ma tutti rappresentano ciò che noi chiamiamo, a proposito dei paesi del terzo mondo, uno stato di “irrequietezza”. Con la crescente scarsezza di combustibili fossili e il continuo rallentamento del boom della nostra vecchia economia, gli anni a venire sembrano dover apportare novità nel bene o nel male dal momento che gli elettori sempre più frustrati trovano sempre meno convenienti le antiche scelte.
3.) Essere nel giusto non può bastare
Qui in Irlanda ho fatto un po’ di volontariato per il Green Party, che conta tra i propri membri molti agricoltori e piccoli uomini di affari, e che è stato risparmiato dagli eccentrici personaggi che hanno afflitto il partito omologo in America. Tuttavia, come tutti i partiti verdi in più di 100 paesi, hanno dovuto decidere se continuare con la comoda purezza degli outsider o di “tradire” e cambiare procedendo a piccoli passi. Sono rimasti indipendenti per un quarto di secolo, costruendo lentamente la loro base finché hanno ottenuto diversi seggi al Dail.
Nel 2007 arriva la prima elezione cioè quando problemi come la scarsezza petrolifera e il cambiamento climatico, a lungo derisi come problemi marginali, sono arrivati alla ribalta e i Verdi hanno sperato di sfondare. In principio, l’elezione non comporta quasi nessun cambiamento. Fianna Fail mantiene il controllo col 45% , mentre i Verdi sono fermi al 4%. L’unico cambiamento consiste nella perdita da parte del partner di coalizione di Fianna Fail della maggioranza dei seggi, e Fianna Fail è dovuto ricorrere a un nuovo alleato per ottenere la maggioranza. I politicanti da salotto mettono assieme i partiti minori come tessere di un puzzle per creare nuove alleanze, ma FF si è avvicinato ai Verdi.
Una coalizione controversa fin dall’inizio, con qualche dirigente eletto che lascia il partito in segno di protesta. Tre verdi diventano ministri o vice – come i segretari di governo degli Usa – e ottengono qualche riforma.
Una volta saliti al potere, non sono mancati dalle nostre chiese e dai gruppi di quartiere, discutendo in maniera schietta di scarsezza petrolifera, localizzazione, agricoltura comunitaria diversamente da molti leader nazionali. D’altro canto, hanno dovuto rinunciare a opporsi ad alcune misure prese dal governo a lungo osteggiate dallo zoccolo duro del partito, come i “rendition flights” del governo americano sull’aeroporto di Shannon e l’oleodotto della Shell Oil nella costa occidentale.
Tuttavia, poco dopo essere saliti al potere, l’economia è crollata e negli anni a seguire si sono sempre più opposti alla gestione della crisi da parte di Fianna Fail. Così come tanti altri, i Verdi hanno condiviso l’accusa delle misure governative. Alla fine, dopo il salvataggio, i Verdi annunciano la rottura della coalizione con relative nuove elezioni, una mossa che si dimostrerà piuttosto tardiva. Hanno perso tutti i seggi e potrebbero sciogliersi.
Nel 2007, ero cautamente ottimista sui Verdi al potere e ho sostenuto la loro decisione di lavorare con altri partiti. Se avessero rifiutato una coalizione al tempo ora sarebbero un partito molto più vitale. Certe decisioni sembrano ovvie col senno di poi.
4.) Seguire obiettivi realistici
Il governo irlandese ha firmato più di un accordo vincolante – anzitutto quello di coprire le enormi perdite delle banche e poi di restituire il prestito per il salvataggio d’emergenza – e nessuno sa se sia possibile slegarsi da questi accordi. Se un nuovo governo rimane legato ad essi, non avrà molte opzioni a disposizione.
Di nuovo, le caratteristiche dell’Irlanda sono uniche ma gli Stati Uniti e tanti altri governi hanno impegni che vanno oltre gli accordi internazionali. Per esempio, la maggior parte degli americani vive nelle costruzioni post belliche di sobborghi, mercati, asfalto e magazzini e non si sposteranno presto. Con i soldi e il tempo che ci rimangono non possiamo semplicemente rendere tutte le nostre macchine elettriche, sostituire le nostre strade con sistemi di Trasporto Personale Automatico o ridisegnare le nostre città. Molti di noi vivono vicino alla famiglia e agli amici, hanno mutui, forse legati con accordi di associazioni di quartiere. Siamo molto limitati su vari livelli.
Questo non significa che non abbiamo il controllo, dobbiamo semplicemente capire che opzioni abbiamo. Molti di noi non potranno costruire una eco-casa domani ma molti di noi possono isolare le proprie case, trasformare i nostri giardini in orti e le recinzioni di filo spinato in siepi, i capannoni in stie per le galline, se riusciamo a fermare i comitati di quartiere. Noi e i nostri vicini non saremo in grado di abbattere in piena sicurezza il Wal-Mart abbandonato, ma possiamo riempirlo di bestiame, coprirlo con rovi di more e costruire orti sollevati da terra nel parcheggio.
Possiamo prepararci a cambiare la nostra posizione, per esempio risparmiando per comprarci una piccola fattoria. Ma questa mossa richiede tempo per risparmiare denaro, abilità non facili da acquisire nel tempo libero e anni di impegno che non torneranno indietro. I cambiamenti radicali diventeranno via via più difficili con l’avanzare del tempo.
Nei prossimi anni, l’Irlanda probabilmente dovrà tornare ai suoi limiti tradizionali, probabilmente le piccole fattorie, gli affari e la comunità che gli irlandesi non hanno mai del tutto abbandonato durante gli anni del boom. Il nuovo governo può dare una mano a determinare quanto sarà dura la vita nel frattempo e se gli elettori lo considereranno perdente allora si può essere certi che questa non sarà stata l’ultima scossa politica qui e nemmeno da altre parti.
Brian Kaller
Fonte: http://restoringmayberry.blogspot.com
Link;: http://restoringmayberry.blogspot.com/2011/03/four-lessons-from-irelands-election.html
4.03.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI