DI ALBERTO BAGNAI
goofynomics
Traduzione di: “QED 31: la Peugeot et les Boccara”, del Prof. Alberto Bagnai – Seminario tenuto a Parigi XIII, il 20 Febbraio 2014
[… mi faccio un sedere così dalla mattina alla sera, senza mai fermarmi. Non esco dalla mia Facoltà se non per andare a comprare una busta d’insalata, e non ho avuto il tempo di andare finanche una sola volta al mercato di “Place St. Marc”: mi concederete, quindi, di divertirmi un po’, vero? Siate indulgenti con un povero vecchio al quale non resta altro piacere che bere del vino rosso e ripetere: “Ve lo avevo detto che … “]
Amo la Francia. Questo è ovvio per chi mi legge, intendo dire per chi mi conosce. E’ dalla sua letteratura che traggo, con successo variabile, la forza della mia prosa, ed è la sua letteratura che mi dona le parole giuste quando io non ne ho; è qui, in Francia, che voi mi vedete – o, meglio, mi leggete – felice e produttivo; è qui, in Francia, a casa di Erick, che Roberta è riuscita finalmente a farmi ridere, facendomi dimenticare il mio fardello … un evento che in Italia può avvenire solo in circostanze eccezionali, come la congiunzione fra i due astri di questo blog, i due Marco [Basilisco e P.].
Ma qui mi sento a mio agio, perché mi sento [come se fossi] altrove, anche se questa sensazione non è poi così giustificata, come si vedrà più avanti …
Amo la Francia ma, da uomo colto e rispettoso, non mi illudo di capirla.
Ma l’amo tutta insieme, anche in quelle cose per cui i miei connazionali [ammesso che esistano] la detestano.
Vi faccio un esempio: alcuni di voi hanno trovato disgustose “le risatine, gli ammiccamenti, le offese velate e quelle manifeste che pensavo fossero appannaggio dei vari Boldrin o Bisin di passaggio, e che invece, purtroppo, scopro che sono nel DNA dei comunisti francesi coi baffi all’insù”, che hanno gentilmente decorato il mio seminario a Parigi XIII, dove metà del pubblico era composto dai miei lettori, e l’altra metà dalla famiglia Boccara al gran completo.
Avete preso in affitto la mia pazienza – la pazienza del crotalo – che di solito passa inosservata [ahimè, quanto è ingiusto il mondo!], ma non era necessario perché, se la Francia è degna di affetto, lo è soprattutto perché ci dà dei buoni modelli, ed il mio modello, lo sapete bene, resta Palamède:
“Pensate che offendermi sia alla vostra portata? Non sapete dunque con chi state parlando? Credete che la saliva avvelenata di quei cinquecento omuncoli vostri amici, messi uno sull’altro, arriverà a sbavare qualcosa di più che le dita dei miei augusti piedi?”
Caro Palamède, ho capito …
E sono più o meno le tue parole quelle che ho detto a quel figliolo – quello che conosce esattamente com’è fatta la curva-J della Francia [tutto ciò è sorprendente, vedrete su YouTube] – quando, dopo il dibattito, mi si avvicinò dicendo qualcosa del tipo: “sono stupito dal valore taumaturgico che lei assegna al tasso di cambio”. Ed io risposi: “Senta, caro signore, ormai ci sono abituato, questa sua affermazione non vale niente”. E lui: “Trovo che tutto ciò sia offensivo”. Ed io: “Faccia un po’ quello che le pare. Sono due ore che sta cercando d’insultarmi”. Avrà capito? Non lo so. Non mi sembrava che avesse letto Proust … e nemmeno Marx, se è per questo.
Ma, vedete, tornando al punto di partenza, mi piace anche quella sua [poca] aria gonfiata, quella sua aria di superiorità ed infine quella sua ottusa chiusura al dialogo. Qualche francese non conosce troppo bene la propria storia, altrimenti avrebbe saputo che “chi gioca con il fuoco finisce con il bruciarsi” [qui s’y frotte s’y pique]. Attenzione a non re-incontrare “Tarquinio il Superbo”!
Eppure, quel povero figliolo aveva preso esempio dal padre, perché interrompeva continuamente le repliche ai suoi discorsi vuoti, fatti più che altro di appelli retorici [“non deve rassegnarsi, deve lottare per cambiare le cose!”, vale a dire lottare per restare nell’euro … Ed è a me che egli ha detto di lottare! Capite? A me! Cioè alla persona senza la quale non ci sarebbe alcun dibattito in Italia, siamo d’accordo?], quando questo signore, stavo dicendo, mi interrompeva superando visibilmente i limiti della buona educazione [perché i confini, lasciatemelo dire, hanno la loro ragion d’essere], mi è stato facile farlo tacere, ponendogli una domanda alla quale non ha dato risposta: “dal momento che sta facendo così tante domande, sarà bene che lei si chieda perché un Partito che era ad oltre il 20%, ora non è nemmeno al 2%”.
A quel punto mi fu gentilmente concesso un po’di silenzio per sviluppare le mie argomentazioni, visto che non ci fu una vera e propria risposta … perché, in effetti, è come se avessi detto: “se voi non contate alcunché, dopo aver contato molto, ed io conto qualcosa, dopo aver contato niente, vuol dire che voi non avete capito niente, mentre io ho capito qualcosa”.
Ci sarà tempo per spiegare perché lei non ha capito niente. Sarà parecchio facile, come lei ben sa. Sono dello stesso avviso del Signor Sapir: nel suo ragionamento non c’è solo una cattiva economia [ed infatti ha immediatamente capito che, con me, quella strada era bloccata], né una particolare cattiva fede.
Il vostro gioco [quello del suo Partito, ndt] è chiaro: vi appropriate di un messaggio falsamente critico [combattere il capitalismo] e di uno falsamente positivo [la non rassegnazione] di una parte del “mercato” dell’opposizione – [vi appropriate] dello scontento – per garantirvi un po’ di successo personale nella politica del vostro paese.
Vi riesce, perché è la Bibbia che dice: “14 E all’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio: 15 Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! 16 Così, perché sei tiepido, e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca”.
Ed infatti sarete vomitati dalla bocca della storia, ma non sarà troppo doloroso: ci siete abituati.
E’ dunque più interessante ricordare, oggi, le cose che ho capito della Francia [senza illudermi, lo ripeto, di aver capito tutto: ma vedrete che non avevo ancora fornito che pochi dettagli …].
Ah, lei mi dice che quel tal Genereux [Jacques Généreux, economista del ”Partito della Sinistra”, ndt] ha fatto una rivelazione sorprendente, e cioè che Jean-Luc Mélenchon [fondatore del Partito della Sinistra, ndt] non ha raccomandato di lasciare l’euro perché i comunisti si sono opposti? Ma ne è proprio sicuro? E avrebbe rinunciato al 20% per ascoltare il 2% ? Questo è veramente molto generoso, da parte di un politico.
Mi son permesso di guardare a questa cosa in modo diverso, nel 2012 [http://goofynomics.blogspot.it/search?q=Marine+et+Jean-Luc], ed i fatti non mi hanno smentito, fino ad ora.
Mélenchon è stato nel 2012 quello che il signor Tsipras è oggi: un’esca. Il loro scopo è [ed era] molto evidente, neutralizzare una parte dell’opposizione, riconducendola al discorso neoliberale, dopo aver dato agli elettori la falsa illusione di poter cambiare qualcosa. Ma gli elettori, in Francia ed in Italia, non sono stupidi come voi, miei cari.
Ed in effetti alle elezioni legislative, il “Partito della Sinistra” che, prima delle elezioni presidenziali, era accreditato dai sondaggi ad oltre il 17%, ha raggiunto un misero 7%. E, come previsto, “Marina la bionda” [Marine Le Pen] ha continuato nella sua resistibile ascesa, perché la sinistra aveva fatto un grave errore … le aveva permesso – a lei, alla “bionda” – di definire “per default” l’agenda politica della sinistra.
“La “bionda” parla dell’euro? Quindi noi non dobbiamo farlo. E se qualcuno osa parlarne, sarà sufficiente dire che è un fascista”. E no, miei cari, non è sufficiente, ed ecco la prima cosa che ho capito: che la vostra strategia [ammesso che esista] è suicida, e che il livello del [vostro] dibattito è veramente in ritardo rispetto a quello italiano, dove la sinistra neoliberista comincia a porsi delle domande [e se questo accade è perché qualcuno l’ha costretta a porsele].
Ah, voi mi dite, rabbrividendo con orrore, che il Signor Hollande, adottando una politica neoliberista, ha tradito le vostre aspettative, mentre voi avevate visto in lui una speranza di redenzione per le classi lavoratrici non solo della Francia, ma di tutta l’Europa? Ma, miei cari signori, tutto ciò è tanto triste quanto prevedibile … pensate, l’avevo previsto il 6 Maggio 2012 [http://goofynomics.blogspot.it/search?q=%E2%80%9CQuod+demonstrandum+(10):+che+sorpresona], quando eravate ancora tutti felici!
Ma non è un malvagio, non è un traditore, il Signor Germania, pardon, il Signor Hollande. Semplicemente non aveva altra scelta, il saldo settoriale ce lo fa vedere in modo così chiaro!
Cosa? Marx non ha mai parlato di equilibri settoriali? Non ne sarei così sicuro, e comunque credo che Marx non abbia nominato un sacco di cose: “l’accord de septième de dominante” [un accordo musicale, ndt], la Nebulosa di Andromeda, la cassoulet [specialità culinaria della Linguadoca, ndt], il bosone di Higgs, le canzoni del Petrarca … insomma, un sacco di cose.
Ma il fatto che egli non si sia preoccupato di parlarne, cari compagni, non conduce necessariamente al fatto che queste cose non esistano, siete d’accordo? Ora scopriamo che il percorso dei saldi settoriali francesi non era una questione solo formale: la Francia non poteva permettersi l’euro.
Quando il saldo delle Partite Correnti flette inesorabilmente, come ha fatto in Francia ed in Italia, non c’è che una soluzione: o lasciamo che i prezzi agiscano, in modo da riallineare il tasso di cambio, o dobbiamo applicare l’austerità, che riduce le importazioni e, dopo – forse – fa aumentare le esportazioni [la disoccupazione costringe i lavoratori a “moderarsi”]. Ed ecco il sistema che voi difendete, un sistema che prevede come risultato obbligato la deflazione dei salari.
E voi, voi che siete così “politici”, così perspicaci, come potete non capire che quando si tratta di fare il lavoro sporco, quando è necessario abbattere il reddito delle classi subalterne, il capitale sceglie sempre un grembiule da macellaio color rosso, perché su un grembiule rosso gli spruzzi di sangue sono meno evidenti?
Chi ha massacrato i lavoratori tedeschi? Schroeder. Chi ha massacrato i lavoratori italiani? Il Partito Democratico, attraverso i cosiddetti governi “tecnici”. Chi è che sta massacrando i francesi? Il Signor Germania, pardon, il Signor Hollande, con il suo grembiule rosso o, meglio, rosa [gli spruzzi, in effetti, cominciano a vedersi chiaramente, e fanno gioire il cuore della “bionda”].
Tutto ciò è una sorpresa? Per voi, forse [la qual cosa spiega la riduzione di voti che avete subito], ma non per me. Sono spiacente, non è molto elegante sottolinearlo, ma lo avevo capito molto prima che fosse evidente: la Francia era il malato d’Europa, ed il suo governo non avrebbe avuto altra scelta che tradire i suoi elettori.
Ed ora arriviamo alla terza cosa che ho capito [ed era abbastanza facile farlo … era sotto agli occhi di tutti], a differenza vostra e del vostro alleato nel progetto eurista–neoliberista, il Signor Moscovici – anche se, nel frattempo, [ seppure con un piccolo ritardo, si son degnati di rilevarla sia l’Economist che il Newsweek.
Vi assicuro, non vorrei farlo perché, come ho detto fin dall’inizio, io amo la Francia, ed è molto crudele, molto scortese, ed in ogni caso molto imbarazzante, dover dire una verità spiacevole a qualcuno che ami. Ma devo farlo. Soffro [e penso che sia chiaramente visibile, pardon, leggibile], ma … “amicus Plato, sed magis amica veritas” [amico (è) Platone, ma più amica (è) la verità, ndt].
Non siete in così “buono stato” come pensate d’essere [http://www.france24.com/fr/20140218-psa-dongfeng-etat-argent-recapitalisation-montebourg-automobile/], miei cari amici, come mi son permesso di prevedere non solo nel mio blog e nel mio libro del 2012, ma anche in alcune pubblicazioni scientifiche http://www.routledge.com/books/details/9780415822763/].
Vi illudete di essere della stessa taglia dei nostri fratelli tedeschi, ma non è così, ed il Signor Feldstein vi aveva ben avvertiti, nel 1997: “Quello che è chiaro è che l’aspirazione francese alla parità, e l’aspirazione tedesca all’egemonia, non sono consistenti” [“EMU and International Conflict”, Foreign Affairs, vol. 76, n. 6, 1997].
Povero signor Moscovici! Nella stessa trasmissione in cui ha liquidato il Signor Sapir come “economista di estrema destra”, ci ha anche informato che la Francia non era come l’Italia. Beh, in effetti, ci sono delle differenze. Possiamo dare un’occhiata, se non vi dispiace?
Vi offro un riassunto attraverso questo grafico, questa bella rosa, ed ho scelto il blu, il rosso ed il nero che, come ho recentemente appreso visitando la Sainte Chapelle, erano i colori preferiti nelle finestre del XIII secolo, in un’epoca, cioè, in cui i teologi sapevano di economia molto più dei marziani di oggi [non è un errore di battitura: è che vengono proprio da un altro pianeta].
Vi do qualche spiegazione sul significato delle lancette dell’orologio:
PC è la variazione del deficit delle partite correnti tra il 1999 e il 2007 [in rapporto al PIL];
SP è la variazione del deficit del bilancio primario [in rapporto al PIL];
SS è la variazione del deficit strutturale del bilancio [in rapporto al PIL];
DP è la variazione del rapporto debito-pubblico/PIL;
CH è la variazione del tasso di disoccupazione;
IN è il tasso medio d’inflazione;
CR è il tasso medio di crescita;
… ed ora via al tour! E’ ovvio che voi siete blu e noi rosso, mentre la linea tratteggiata rappresenta lo zero. Piccola nota sulle unità di misura: ho scelto la variazione quando le variabili sono costituite dai rapporti [in termini di PIL, o di forza lavoro], e ho scelto la media quando le variabili sono costituite dai tassi di variazione. Una scelta decisamente naturale, perché in economia ciò che conta è innanzitutto il percorso, come ben sapete.
Allora, vediamo, dov’è che l’economia francese, secondo voi, sarebbe molto migliore di quella italiana, prima della crisi, e dunque nel periodo 1999-2007 ?
La rosa, vedete, è costruita in modo tale che chi è dentro è il migliore, tranne che sull’asse della crescita. Infatti, se partiamo da qui, cioè CR, vediamo che la performance della Francia è sempre stata migliore. Dal 1999 al 2007, ad esempio, la crescita media in Francia si attesta al 2,2%, ovvero 0,5 punti superiore a quella dell’Italia, che era solo allo 1,7%.
Un risultato tanto più rimarchevole perché, sull’asse dell’inflazione [IN] dove – secondo i padri delle nostre patrie – sarebbe meglio esser dentro [cioè avere un minor tasso di crescita], la situazione era invertita: eravamo noi italiani i cattivi, con un tasso medio dell’inflazione al 2,3%, mentre voi avevate un rassicurante 1,8%.
Che bello!
Ma qui finiscono le buone notizie perché, su tutte le altre coordinate – che dovrebbero essere all’interno [della rosa] – la Francia, ahimè, si trovava in una posizione molto brutta. Il disavanzo delle partite correnti [PC] era aumentato sia in Francia che in Italia, ma in Francia l’aumento è stato quasi del doppio.
Il saldo del bilancio primario [SP] era cresciuto in entrambi i paesi allo stesso modo, ma il saldo del bilancio strutturale [SS] era aumentato più in Francia che in Italia, dimostrando che la Francia avrebbe potuto sfruttare meglio la sua crescita.
La conseguenza è che la Francia, dove la crescita è stata più veloce, ha visto il rapporto debito-pubblico/Pil aumentare di 5 punti, mentre in Italia è diminuito di 10. E com’è che un’economia con il debito in crescita non è stata in grado di conseguire un più significativo calo della disoccupazione? In Italia questo tasso è sceso di 5 punti, in Francia solo di 2.
Com’è che uno stato meno austero, con un debito estero netto in aumento, e quindi con più risorse a disposizione dell’economia [o meno risorse sottratte], la disoccupazione non è diminuita di più?
Spetta a voi per dirmelo. Quello che posso dirvi io è che dopo quello [che abbiamo appena visto] non dobbiamo lamentarci se “la bionda” passerà il 30%. Questa non è nemmeno [una questione] politica: è [una questione] puramente economica.
Ma … com’è che i nostri paesi hanno reagito alla crisi? Facciamo un altro giro: questa è la stessa rosa, relativa, però, al periodo 2008-2013:
Se guardiamo al debito pubblico [DP], la reazione è stata esattamente la stessa: un aumento di circa 25 punti del PIL. Non male, vero?
Ma questa performance, ancora una volta, dimostra che, nella realtà, la Francia è in una posizione piuttosto sfavorevole perché in Italia il Pil [CR] è sceso ad un tasso medio del 1,5%, mentre in Francia la crescita media è stata quasi nulla [la sua performance, quindi, è stata relativamente migliore, ndt].
Quindi, poiché i tassi d’inflazione [IN] sono stati molto vicini, il fatto che il debito pubblico abbia avuto lo stesso aumento in entrambi i paesi ci indica una cosa: che la politica fiscale francese è stata meno rigorosa. In Francia, infatti, il disavanzo primario è aumentato, mentre il disavanzo strutturale è diminuito, ma meno che in Italia.
Certamente, da buon keynesiano, non ho proprio niente contro una politica fiscale anticiclica, la cosa va da sé. Ma c’è un piccolo problema: ve la potete permettere, questa politica? La risposta è chiaramente negativa: no. E’ il saldo delle Partite Correnti che ve lo fa capire [PC]: in Italia è diminuito, in Francia no.
La politica di distruzione della domanda interna, riconosciuta dal Sig. Monti in una famosa intervista [http://www.youtube.com/watch?v=LyAcSGuC5zc], ha funzionato. E quelli che non hanno [ancora] distrutto la loro domanda interna, che cosa potranno fare? Continuare a prendere soldi in prestito dal resto del mondo.
Questo era decisamente prevedibile. Non è un caso che abbiate bisogno dei cinesi, per far sopravvivere la Peugeot. Vi spiego come funziona, è molto semplice. State cercando di vendere l’azienda Peugeot all’estero, perché non riuscite più a vendere i suoi prodotti all’estero. E’ semplice: vendete la Peugeot perché non se ne vendono abbastanza, di Peugeot.
Se c’è un problema di competitività, ci si indebita con l’estero, e quando si è in debito con l’estero si devono vendere i gioielli di famiglia. Non è una cosa nuova.
C’è un altro paese europeo che ha molte analogie con la Francia, sapete? Il suo nome inizia con la F, la sua gente pensava di essere migliore delle altre, e avevo previsto questa cosa nel mio libro [a pag. 29]. Ah, adesso capite: è la Finlandia [http://www.foxbusiness.com/technology/2013/11/21/microsoft-to-take-control-nokias-finland-hq/].
Siamo dunque nella stessa situazione, ma con una differenza, o forse due. La prima è che le nostre finanze pubbliche – tenuto conto sia della loro traiettoria prima della crisi, che del loro stato dopo lo stress cui sono state sottoposte dalle politiche di austerità – sono in una situazione relativamente più forte, rispetto a quelle francesi. La seconda è che noi, dei nostri problemi, ci rendiamo conto, e cominciamo a parlarne. Non è la politica dello struzzo, degli incontri a porte chiuse.
Finisco qui.
Al mio ritorno, il 7 Marzo, parteciperò con altri economisti ad un incontro organizzato dal Partito Democratico. Immaginatevi una conferenza organizzata da Moscovici sul “Titanic Europa”! Non è nemmeno immaginabile, vero? In Italia sì. E se volete, ma anche se non lo volete, questo dipende anche dal fatto che le tre cose che so mi hanno aiutato a vendere circa 20.000 copie del mio libro.
«J’ai tout de suite vu que vous n’aviez pas l’habitude»
Un economista che non conosce la curva-j del suo paese [ma conosce bene la letteratura del vostro].
Alberto Bagnai
Fonte: http://goofynomics.blogspot.it
Link Originale: http://goofynomics.blogspot.it/2014/02/qed-31-la-peugeot-et-les-boccara.html
20.02.2014
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO