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La Redazione

 

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Pensare altrimenti? Altrimenti pensare. Critica figosofica.

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A cura di Davide
Il 21 Febbraio 2017
654 Views

DI GIANNI PETROSILLO

conflittiestrategie.it

Ho compulsato l’ultimo libro di Diego Fusaro, Pensare altrimenti. Più adatto sarebbe stato il titolo Altrimenti pensare, proprio quello che questo filosofo, principe della mediocrazia contemporanea, come direbbe Alain Deneault, proprio non vuole fare. Sono stato attirato sul testo in questione dalla polemica della scrittrice Michela Murgia. La Murgia ha in comune col nostro Figosofo la supercazzola. Ho pensato, pertanto, che la stroncatura potesse essere catalogata come concorrenza tra ispettori tombali che si contendono lo scappellamento, in questo caso a sinistra o in qualsiasi altro luogo di finta contestazione, dove scalpitano simili tromboni.

Vi faccio subito un esempio per farvi capire il livello di questi soggetti:

“L’identità collettiva è un costrutto immaginario; fondare una comunità politica su di essa innesca continui processi di disconoscimento dell’altro, perché nessun cittadino reale possiede in toto i marcatori culturali che gli consentirebbero di essere perfettamente identico al modello dell’inesistente cittadino ideale”. Michela Murgia

“…Avviatosi con ‘l’autoposizione’ corrispondente alla fase tetico astratta e proseguito con l’antitesi della contraddizione della fase dialettica, il processo fenomenologico può così dirsi giunto alla sua ultima figura (non è infatti ipotizzabile alcuno stadio ulteriore di sviluppo), a quella fase sintetica che segna l’emersione di un capitalismo assoluto-totalitario o speculativo. Per poter essere corrispondente al proprio concetto (begriffsmassig), il capitalismo deve transitare per il negativo della fase dialettica, superarlo, e, in tal maniera, raggiungere – hegelianamente – una condizione ‘speculativa’, senza più opposizioni interne e contrasti di alcun tipo, saturando ogni poro del”esistenza umana e paralizzando ogni istanza critica…”. Diego Fusaro

Come dire, due bei tipi come se fosse antani, molto prematurati e di una certa confraternita pulitina abbastanza ristretta ed esclusiva.

Nel frangente di che trattasi, la Murgia ha accusato Fusaro di essere sostanzialmente un reazionario perché oppositore dell’evoluzione dei diritti civili, in particolare di quella riguardante i generi e gli orientamenti sessuali. Come immaginavo, la scrittrice sarda se l’è presa col povero Figosofo proprio sul punto in cui egli ha un po’ non dico di ragione ma di motivazione nel criticare una certa ideologia gender che ha letteralmente scassato la sbiriguda. Il piagnisteo di gay e transessuali, nonché degli eterosessuali semicolti che vi speculano sopra, serve a distrarre l’attenzione dalla drammatica situazione socio-politica che vorrebbe essere aggirata ricorrendo ad un surplus di inutili diritti individuali o categoriali, non intaccanti i concreti rapporti sociali e di forza tra dominati e dominanti. Come scrive bene Deneault, il liberal-sinistrismo della Murgia è quella cosa per cui “contano soltanto le interazioni tra individui, rivestite e gestite da una simbologia dei privilegi che domina su tutto e su tutti, e soltanto quest’ultima diventa oggetto di critica. Ci si preoccupa delle istituzioni politiche e sociali soltanto affinché integrino gli individui secondo i criteri intersezionali di età, razza, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, e l’appartenenza a una di queste categorie sociali si sostituirà eventualmente agli antichi principi di legittimità. Così, l’istituzione pubblicitaria non va combattuta: ci si augura piuttosto che le figure di solito emarginate possano apparirvi degnamente, per vendere del sa-pone. Poco importa che l’università funzioni come uno stabilimento di salsicce, fintantoché professori e dottorandi si vedono garantire il riconoscimento delle loro specificità. Essere liberale-ma-di-sinistra significa praticare una militanza del tipo: possedere un’auto, ma piccola; bere latte di mucca, ma di una mucca felice; cedere al consumismo, ma «equo e solidale»; applicare le teorie del management, ma con uno stampo conviviale; vendere con atteggiamento aggressivo la merce, ma che sia merce di prestigio; prendere l’aereo, ma forniti di carbon credits; votare per un partito capitalista, ma liberal. Lo slogan preferito: Se soltanto tutti facessero come me… Della politica si prende solo quel che viene dal proprio partito di riferimento, il quale appare sotto la luce dell’etica personale. Liberando il proprio io da tutte le mediazioni sociali che lo soffocano, l’individuo appare in realtà come una vittoria sulla storia. E questo sebbene l’individualismo non sia affatto opera di singoli individui, ma una costruzione ideologica resa possibile grazie a un mimetismo da poveri. Questa concezione di sé, che non emana da sé e non va da sé, tende a produrre un soggetto che cerca per forza di cose di salvare se stesso coltivando il narcisismo della piccola differenza. Sostenere un orfanotrofio da lontano o collezionare teiere cinesi saranno attività al centro di una distinzione più importante di qualunque altra cosa. In un’epoca simile diventerà comunque tassativo costruirsi un io forte, e colmare l’assenza di giustizia sociale rivolgendosi a comunità fondate su un denominatore sociologico un tempo emancipatore: il «genere», la razza, la religione, l’orientamento sessuale… È a partire da questi criteri incrociati che il soggetto tesserà la sua singolarità in un’unica trama. Emergerà infine quello che fa l’ipseità della sua persona, e dunque il suo senso. Sarà compito delle pagine personalizzate dei social media, vere agenzie di stampa dell’io, propagare la buona novella”.

Tornando a Fusaro dobbiamo dire, invece, che merita sicuramente la stroncatura ma per ben altro. Questo è un saggio chiarificatore che, finalmente, ci svela i veri padrini intellettuali del Figosofastro. Per quanto il giovine sia molto erudito e cerchi di mascherare la verità dietro Artistotele, Platone, Spinoza e, persino, Schmitt, e per quanto dichiari il suo debito filosofico verso Preve, in realtà, il suo autentico nume ispiratore si chiama Jovanotti. Sentite qua:Dissentirono Cromwell in Inghilterra, i movimenti americani contro le guerre del Vietnam e della Corea, e Marx e Lenin contro le leggi del capitale. Dissentirono gli antifascisti in Italia e Pasolini contro il nuovo fascismo della civiltà dei consumi, i rivoluzionari nella Francia del 1789 e i russi nel 1917; ma, poi, ancora i dissidenti sovietici verso il comunismo mal realizzato e Nelson Mandela verso la segregazione, Martin Luther King, Che Guevara e, semplicemente disobbedendo, Gandhi”.

Insomma, esiste “una sola una grande chiesa [del dissenso] che passa da CHE GUEVARA e arriva fino a MADRE TERESA passando da MALCOM X attraverso GANDHI e SAN PATRIGNANO arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano”, come cantava Lorenzo Cherubini in “Io penso positivo”. Infatti, anche Fusaro aggiunge: “Il rifiuto è il primo momento della dialettica del dissenso, il cui ulteriore viluppo, in positivo, consiste nell’affermazione del negato, dell’ostacolato, del represso, del disatteso e dell’ignorato, proposti come correttivo o come alternativa rispetto a ciò che c’è”. Che bella cagata di dissenso, senza né capo né coda, prodotta da cantanti e filosofi commerciali che giocano a fare i rivoluzionari. Però Fusaro, oltre a Jovanotti, vanta pure tra i suoi maestri anche Negri Toni. Non Toni Negri, sia chiaro. Quest’ultimo parlava di potere costituente, il Figosofo, rovesciando il cattivo maestro, ci rifila, diversamente, il potere destituente che sarebbe la cifra peculiare del dissenso (mentre la cifra del filosofo pagato a puntata non ci è stata fornita) . Toni Negri si calava il passamontagna per sentire il calore della classe operaia ma non ci teneva proprio a costituirsi. Infatti, fuggì in Francia dopo essersi fatto eleggere in Parlamento coi radicali. Chissà se Negri Toni  alias Fusaro, invece, ci farà il favore di evitare a noi la pena e di finirla con questi sragionamenti destituiti di qualsiasi fondamento e rigore scientifico.

 

Gianni Petrosillo

Fonte: www.conflittiestrategie.it

Link. http://www.conflittiestrategie.it/pensare-altrimenti-altrimenti-pensare-critica-figosofica

20.02.2017

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