Otto anni di presenza militare russa in Siria

Cause, conseguenze e lezioni apprese.

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Di Leonid Savin, orientalreview.su

Il 30 settembre 2015, la Russia aveva iniziato le missioni speciali in Siria, in risposta alla richiesta del governo di quel Paese di contribuire alla lotta contro il terrorismo. In realtà, si trattava (e si tratta) di una vera e propria operazione militare che coinvolge aviazione, veicoli blindati, navi e forze speciali.

Il motivo della presenza militare russa in Siria erano alcuni nuovi gruppi terroristici che, di fatto, agivano come veri e propri eserciti, disponendo non solo di armi leggere ed esplosivi, ma persino di carri armati, veicoli blindati e artiglieria. La Primavera araba, iniziata alla fine del 2010 in Tunisia e diffusasi rapidamente in tutto il Nord Africa e in Asia occidentale, era stata il catalizzatore di questo processo. È significativo che laddove c’erano regimi sostenuti dagli Stati Uniti e dove Washington aveva i propri interessi (Bahrein, Arabia Saudita), le proteste erano state brutalmente represse e l’Occidente aveva guardato dall’altra parte. Dove invece erano al potere figure indesiderate dagli Stati Uniti, le proteste erano state non solo incoraggiate, ma direttamente sostenute, anche con le armi. La Libia era stata stata praticamente distrutta, in Egitto il processo era stato invertito e il presidente Morsi, entrato in carica dopo un’ondata di proteste, era stato condannato all’ergastolo. La Siria, nonostante lo scoppio di una vera e propria guerra, è riuscita a resistere, non solo con l’aiuto della Russia, ma anche dell’Iran e degli Hezbollah libanesi.

Ma, viste le implicazioni geopolitiche, diplomatiche e militari di vasta portata, è stato un test cruciale per la Russia.

A differenza di alcuni Paesi in cui politici filo-occidentali erano saliti al potere dopo rivoluzioni colorate, la Siria aveva mantenuto una continuità che risaliva ai tempi dell’Unione Sovietica. Quindi, grazie in gran parte alla decisione di fornire assistenza militare alla Siria, siamo stati in grado di mantenere un governo amico con cui continuiamo a collaborare.

Inizialmente, la Siria era isolata da molti dei suoi vicini.

Col tempo, però, alcuni Paesi del Golfo e la Turchia hanno abbandonato la linea dura nei confronti di Damasco, nonostante la loro posizione antisiriana. E c’è anche il merito della progressiva difesa degli interessi siriani da parte di Mosca, compresa l’istituzione del Centro di riconciliazione e di varie sedi negoziali. Le varie iniziative diplomatiche, compresa la “Piattaforma politica di Astana”, non sono state facili. Ci sono stati anche ripetuti tentativi da parte di alcuni Paesi arabi di ottenere concessioni da Mosca sulla Siria. Queste non sono arrivate. Questo approccio coerente ha conquistato il rispetto dei Paesi della regione.

La Siria è recentemente rientrata nella Lega Araba e ha ripristinato le relazioni diplomatiche con gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, l’Oman, la Tunisia e l’Arabia Saudita. Damasco sta tornando ad intrattenere relazioni internazionali complete.

Allo stesso tempo, Mosca si è fatta apprezzare non solo come mediatore, ma anche come partner affidabile su cui contare, a differenza dei Paesi occidentali che possono improvvisamente dimenticarsi dei loro clienti (com’era successo con Mubarak, il fedele satellite statunitense in Egitto).

Poiché la Siria è diventata un vero e proprio campo di prova per nuovi sistemi e per l’ammodernamento di quelli vecchi, l’interesse per la cooperazione con Mosca è stato acceso anche dalla “dimostrazione dal vivo” di varie armi. Sono stati lanciati missili Kalibr da navi e sottomarini lontani dai confini dello Stato, missili Kh-101 da portamissili strategici Tu-160, aerei Su-34 di quarta generazione, droni Orlan-10 ed Eleron-3SV, robot da combattimento, sistemi lanciafiamme pesanti 1A Solntsepek (TOS) e molti altri.

Inoltre, gli specialisti russi hanno acquisito una preziosa esperienza nello sminamento. Dopo tutto, possiamo dire a ragione che la Russia ha i migliori genieri del mondo, perché è richiesto il massimo livello di abilità quando si tratta di usare mine ed esplosivi artigianali.

La rotazione costante ha permesso ai comandanti dell’esercito russo di acquisire un’esperienza di combattimento di prima mano. Il sistema di comando e di gestione delle truppe è stato ottimizzato, per merito diretto del generale Surovikin, comandante del raggruppamento in Siria nel 2017.

La Russia ha anche acquisito esperienza nel coordinamento delle operazioni contro i terroristi collaborando con i partner dell’ala militare del partito libanese Hezbollah, con le formazioni militari iraniane e, direttamente, con le truppe siriane. È stato inoltre istituito un centro di coordinamento che coinvolge Russia, Iraq, Iran e Siria (anche se formalmente ha sede a Baghdad). Si è così creato un asse strategico in Asia occidentale, con la partecipazione russa, che continuerà a dare i suoi frutti.

Anche l’esperienza della struttura paramilitare nota come Gruppo Wagner è importante. Dopo tutto, il suo percorso di lotta era iniziato in Siria e si era poi diffuso in altri Paesi, tra cui l’Ucraina.

Da un punto di vista militare, ovviamente, è importante ricordare i compiti per i quali la Russia ha inviato le sue truppe: sconfiggere le organizzazioni terroristiche, la più potente delle quali è l’ISIS. Nonostante gli attacchi terroristici isolati sul territorio russo e in altri Paesi contro cittadini russi, la crescita e il rafforzamento di questa struttura sono stati impediti. L’esperienza nel rilevamento e nell’identificazione di cellule terroristiche, compreso il coordinamento inter-agenzie, sarà un vantaggio anche in futuro.

Poiché l’Occidente e i suoi agenti hanno costantemente usato trucchi per demonizzare il governo di Bashar al-Assad e la Russia, gli aspetti della guerra d’informazione non possono essere dimenticati. Il progetto dei Caschi Bianchi, con cui avevano abilmente creato l’illusione di attacchi con armi chimiche [da parte dell’esercito arabo-siriano] e diffuso false voci attraverso i media occidentali, è sufficiente a ricordarcelo. Ma sono stati smascherati, così come la propaganda di altri gruppi. La Russia ha acquisito un’ulteriore esperienza nel lavoro di informazione e analisi in questo settore, che è certamente diventata utile in relazione all’operazione militare speciale in Ucraina. Dopotutto, la maggior parte dei falsi sono realizzati a partire dagli stessi modelli preparati in Occidente.

Per quanto riguarda gli aspetti geopolitici, la Russia, in base agli accordi con la parte siriana, ha ottenuto due basi militari in territorio siriano. Si tratta del 720° punto logistico della Marina russa nella città di Tartus e della base aerea di Khmeimim, dove è dislocato il gruppo aereo dell’aeronautica russa. Non servono solo per i compiti correnti, ma sono anche le roccaforti strategiche della Russia nel Mar Mediterraneo.

Naturalmente, ci sono ancora alcune sfide all’interno della Siria. In particolare, parte del territorio settentrionale è occupato dalla Turchia. In un’altra parte, nella zona curda, sono presenti truppe americane. Parte del petrolio siriano viene esportato illegalmente fuori dal Paese. Ci sono scontri interetnici. Di tanto in tanto, resti di gruppi terroristici cercano di rialzare la testa.

È in questo contesto che possiamo vedere l’inutilità e l’inadeguatezza delle Nazioni Unite, sulla cui piattaforma l’Occidente collettivo ha cercato di fare pressione sia sulla Siria che sulla Russia. Anche molte altre organizzazioni internazionali, come Medici Senza Frontiere, hanno confermato il loro status di agenti di parte, che servono gli interessi dei loro clienti piuttosto che adempiere alla missione indicata nei loro statuti. In un certo senso, quindi, la guerra in Siria è stata un precursore del cambiamento dell’“ordine basato sulle regole” dell’Occidente, di cui vediamo la continuazione in altre operazioni della Russia.

Nel complesso, però, la Siria ha mantenuto la sua posizione e ora partecipa alla costruzione di un mondo multipolare. Il presidente siriano Bashar al-Assad ha visitato la Cina alla fine di settembre di quest’anno. È stata la prima visita dopo lo scoppio della Primavera Araba e della guerra nella Repubblica Araba Siriana. Ed è stata piuttosto fruttuosa. Nell’incontro con Assad, Xi Jinping ha affermato che “di fronte ad un ambiente internazionale instabile e incerto, la Cina è disposta a continuare a lavorare con la Siria per una cooperazione amichevole e per la giustizia internazionale… La Cina sostiene la Siria nel contrastare le interferenze straniere e le intimidazioni unilaterali… e sosterrà la ricostruzione della Siria”. Naturalmente, la ricostruzione avverrà con il coinvolgimento della Russia. È un altro fattore che riflette i nostri interessi e la nostra cooperazione.

Di Leonid Savin, orientalreview.su

07.10.2023

Leonid Savin. Analista geopolitico, caporedattore di Geopolitica.ru (dal 2008), fondatore e caporedattore del Journal of Eurasian Affairs (eurasianaffairs.net); capo dell’amministrazione del movimento eurasiatico internazionale. Ex caporedattore del sito e della rivista Katehon (2015 – 2017). Direttore della Fondazione per il monitoraggio e la previsione dello sviluppo degli spazi culturale-territoriali (FMPRKTP). Autore di numerosi libri di geopolitica, conflitti, relazioni internazionali e filosofia politica pubblicati in Russia, Ucraina, Spagna, Serbia e Iran.

Fonte:

Eight Years Of Russia’s Military Presence In Syria

Traduzione di Costantino Ceoldo

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