di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Continua la battaglia tra politica e magistratura a colpi di dichiarazioni che da una parte vedono il ministro Nordio schierato a difesa del sistema dei partiti che amministra il potere esecutivo e dall’altra il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, ultimo baluardo rimasto nel paese a difendere lo stato di diritto.
Il contrattacco di Gratteri all’introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati – dove, alzando notevolmente la posta, oltre ad estenderli ai politici, in aggiunta ha richiesto anche il narco test – non è per niente piaciuto al ministro della giustizia. E di contro, chiamando in causa il popolo, in una intervista al Messaggero, ha dichiarato, che più di due terzi degli italiani non si fidano delle toghe.
Ora, constatare che la maggioranza degli italiani non ha più fiducia in chi amministra la giustizia nel paese, vale il detto: è come aver scoperto l’acqua calda!
E sinceramente questa frase il ministro Nordio se la poteva risparmiare, proprio perché va a confermare che il teatrino in atto ormai da tempo tra politici e magistrati, è volto solo a dare in pasto alla gente un colpevole per poi lasciare in piedi il sistema di potere attuale. Anzi, per dirla tutta, le maglie decisamente più larghe in fatto di impunità che caratterizzano la riforma della giustizia appena approvata, raggiungono lo scopo di renderlo ancora più forte e potente.
Facciamo un passo indietro e ricordiamoci da dove nasce la finta diatriba che ha portato alla genesi di questa riforma della giustizia, resasi necessaria, tanto per ribadire il concetto, non per rendere onore alla giustizia stessa, ma bensì per affinare i meccanismi del sistema, messo a dura prova dallo scandalo venuto alla luce con le famose cene all’Hotel Champagne a Roma, emblema del così detto Sistema-Palamara.
Nell’ormai noto hotel della capitale, politici e magistrati di primo piano, oggi l’uno contro l’altro per dovere di recita, si riunivano sistematicamente in modo carbonaro, per decidere nomine e sentenze in nome del sacro principio di quello che conviene agli appartenenti. Politici del calibro di Cosimo Ferri e Luca Lotti, si accoppiavano con i vari esponenti di turno della magistratura, capitanati appunto dall’onnipresente e garante del sistema, il magistrato Luca Palamara. Questo conferma che entrambe le categorie rappresentanti i due poteri principali del Stato, erano e sono ben uniti nel gestire il paese. Ben al di fuori dei paletti che la Costituzione attribuisce loro, agiscono da tempo indisturbati e con il favore delle tenebre all’interno di quello che ormai è uno Stato profondo perfettamente costituito.
Su quei tavoli, per voce dell’ex premier Matteo Renzi, sono state decise persino le recenti nomine della carica più alta in Magistratura, e per fare i nomi, i vice presidenti del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) Legnini e Ermini.
Addirittura, cosa ancora più incredibile, a scandalo appena avvenuto ed a riforma in corso, il sistema dell’Hotel Champagne, tra l’indifferenza di tutti, non si è fatto specie nemmeno a partorire con gli stessi meccanismi, la nomina dell’attuale vice del CSM. L’avvocato Fabio Pinelli, legale del Giglio Magico e della Lega, dall’alto della carica più alta in magistratura, chiamato a garantire il sistema, si è subito distinto nell’essere decisivo per la scelta del capo della Procura di Firenze, dove sappiamo essere in corso i due più importanti processi politici che riguardano la storia del paese: quello delle stragi di mafia che ha visto i poteri deviati dello stato trattare direttamente con i mafiosi e quello del caso Open che coinvolge l’ex premier Matteo Renzi e tutto il gota di potere che gira intorno alla sua figura di uomo politico.
La gente non si fida dei giudici e dei magistrati e questo è il risultato di una gestione della giustizia, come detto, che opera secondo logiche di potere. Quotidianamente emergono scandali e sentenze chiaramente pilotate se non addirittura già scritte prima dello svolgimento dei processi, come accaduto recentemente presso il Tribunale di Firenze.
Qui non si tratta solo dei ben noti e fisiologici errori giudiziari, ma di un sistema ben oliato che si è arrogato il diritto divino di decidere della vita delle persone per esclusivo interesse personale e di casta.
A fronte del numero di casi relativi che vengono messi a nostra conoscenza dall’informazione, mi dovete credere, c’è un mondo dietro di italiani vessati da chi amministra la giustizia, violentandola quotidianamente.
Se può esservi utile a comprendere l’entità del problema, nel suo piccolo, chi vi scrive si è ritrovato sconfitto e privo di giustizia ad opera del sistema, per ben sette volte su sette, di fronte ad ogni tipo di tribunale possibile. Numeri che vanno oltre la statistica stante il fatto che persino Totò Riina, il capo dei capi, il boss mafioso più sanguinario, per ben tre volte è risultato vincitore nei processi, con sentenze di assoluzione.
Dal tribunale civile a quello amministrativo per finire a quello penale, dove come parte offesa mi sono visto cambiare il pubblico ministero all’udienza conclusiva, per poter chiedere addirittura l’assoluzione degli imputati che il precedente procuratore aveva messo alla sbarra…. come detto non sono riuscito a trovare giustizia. Anzi a dirla tutta, la sensazione per niente piacevole, è stata quella di sentirsi violentato proprio in quei luoghi dove invece si dovrebbe porre rimedio alle violenze stesse.
Soprattutto quando nei tribunali hai di fronte, soggetti che rappresentano il potere per eccellenza nel nostro paese, quali banche, comuni o grosse aziende che fanno capo a soggetti appartenenti, che rischiano di pagare ingenti somme in caso di sentenze negative, il sistema trova il modo di farti perdere.
Per chi come me, suo malgrado o per fortuna, nel proprio percorso di vita, è capitato tardi nei luoghi di giustizia, la delusione è totale.
“Ho visto cose che voi umani non potete immaginare”
La famosa frase pronunciata nel film Blade Runner, descrive alla perfezione, a chi bontà sua non ha familiarità con tribunali e procure, cosa avviene in questi luoghi: avvocati, giudici, procuratori e persino cancellieri e segretari, operano tutti in sincronia per garantire gli interessi degli appartenenti al sistema a discapito del popolo italiano ed in totale spregio della nostra Costituzione.
Spesso, quando si danno giudizi così estremi su fenomeni che coinvolgono l’operato delle persone, ci sentiamo rispondere: “non fare di tutta un erba un fascio”…. presumendo che sia una minoranza ad operare nel segno del male.
Credetemi, non è il caso di chi amministra la giustizia!
Come del resto non è il caso neanche di chi amministra la cosa pubblica, a partire dai governanti ed i parlamentari.
Purtroppo per noi, nel nostro paese la maggioranza dei soggetti che si trovano ad operare nelle istituzioni, sono preventivamente selezionati dal sistema e di conseguenza devoti ad esso.
E’ chiaro quindi che non esiste riforma della giustizia che abbia la pretesa e la credibilità per cambiare le cose, quand’unque la stessa è confezionata dagli stessi appartenenti al sistema. Non esiste una speranza di cambiamento se prima non vengono spazzate via fisicamente, dai luoghi di potere, tutte quelle figure che da decenni li presiedono.
Una volta effettuata questa pulizia, qualora fosse possibile, il primo indispensabile atto legislativo da fare da un eventuale governo del popolo, dovrebbe essere quello di identificare in maniera precisa il reato di appartenenza a logge massoniche più o meno coperte, come il reato più grave all’interno dei nostri codici e di conseguenza punirlo con il massimo della pena.
di Megas Alexandros