Non sottoscrivere il Mes e uscire dall’Euro

Perché? Ce lo spiega pure il giornalista Giovanni Floris. All'Eurosummit l'Italia resiste alle pressioni sulla ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità.

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Di Luca Lanzalaco per ComeDonChisciotte.org

Con il Consiglio europeo che si è svolto il 26 e 27 ottobre 2023 è tornato all’ordine del giorno il problema della ratifica da parte dell’Italia, unico Paese non firmatario, del Meccanismo europeo di stabilità. Nei confronti di Giorgia Meloni sono state esercitate, in questa come in altre occasioni, pressioni da parte dei partner europei e, in particolare, del presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe. Pressioni a cui la premier non ha dato rilevanza (1). La linea del governo sembra essere, quindi, quella della fermezza.

Si tratta di una scelta giusta in quanto la “questione del Mes” ha un significato e delle implicazioni politiche che vanno ben oltre il semplice e discutibile consolidamento di una struttura che nel 2012 era stata costituita temporaneamente per far fonte alla crisi finanziaria. La ratifica o, ci auguriamo, la mancata ratifica del Mes da parte dell’Italia mette in discussione, per il potere di veto che di fatto è in grado di esercitare, la stessa validità della moneta unica, cioè dell’euro.

Le motivazioni di una affermazione così drastica ce le ha offerte, con grande chiarezza ed altrettanto candore, il giornalista Giovanni Floris in un suo intervento di tre anni fa su La 7. Rispondendo ad una domanda della giornalista Tiziana Panella, Giovanni Floris afferma “Abbiamo necessità di denaro, se arriva a tassi bassi ed anche se è un prestito va preso per tutelare il sistema. Quando la priorità è tutelare il sistema, i partiti antisistema perdono terreno: ora sono in difficoltà Lega, Fratelli d’Italia e una parte dei 5 Stelle. Si crea un’area di sistema e un’area antisistema” (2).

Con queste chiare parole Giovanni Floris ha enunciato, pur essendo un giornalista del mainstream, ben due verità molto scomode per le élite.

Primo punto. Abbiamo bisogno di denaro e, quindi, dobbiamo aderire al Mes. Ma il denaro di cui abbiamo bisogno è costituito da euro, cioè una valuta che l’Italia non può produrre – o creare come dicono gli economisti – autonomamente in quanto ha ceduto la propria sovranità monetaria. Privati della nostra sovranità monetaria noi siamo costretti ad accettare le condizioni imposte dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea. Non ratificare il Mes significa, quindi, sottrarsi a questo ricatto. L’euro – la scarsità di denaro, come lo chiama Floris – è l’arma politica attraverso cui viene esercitato questo ricatto. Uscire dall’euro, e tornare alla sovranità monetaria, significa spuntare questa arma, ridurre la dipendenza dagli stanziamenti della Banca centrale europea e della Commissione e, di conseguenza, dalla pesante condizionalità politica che è normalmente associata a queste erogazioni di euro. Condizionalità che non si limita al semplice rispetto di vincoli di bilancio, ma impone l’adozione di specifiche politiche pubbliche in svariati campi di intervento (pensioni, mercato dal lavoro, stipendi dei dipendenti pubblici, organizzazione della pubblica amministrazione e del settore bancario, ecc.) come ha ampiamente dimostrato il caso greco.

Secondo punto. Ratificare il Mes, ci dice Floris, significa accettare il sistema, senza metterlo minimamente in discussione, senza chiedersi se abbia senso, se convenga o meno all’Italia e, soprattutto, chi ne abbia beneficio. Giovanni Floris, forse senza rendersene conto, mette in evidenza con grande chiarezza come le decisioni relative al Mes non siamo semplici scelte economiche fatte sulla base del criterio della convenienza, ma scelte politiche in cui è in gioco la sovranità.

Per concludere, esiste uno stretto rapporto tra la ratifica del Mes e la permanenza dell’Italia nell’eurozona. Per Giorgia Meloni si pongono due alternative.

La prima è accettare il sistema, come dice Floris, ratificando il Mes e collocandosi definitivamente tra i paesi che utilizzano l’euro come valuta. Certamente Giorgia Meloni si impegnerà in futuro all’interno dell’arena europea per affermare l’autonomia dell’Italia, come ha recentemente affermato nelle sue dichiarazioni al Senato e alla Camera il 25 ottobre 2023 (3). Ma lo farà perdendo tempo ed energie e, soprattutto, saranno battaglie estenuanti perse in partenza in quanto la principale risorsa del potere – cioè l’emissione della valuta, dell’euro – rimane nel pieno controllo delle autorità e delle tecnocrazie europee. Ci penseranno poi i mercati e le agenzie di rating a far sì che il governo italiano abbia “bisogno di denaro” e, per ottenerlo, sia costretto ad accettare i vincoli imposti dalla condizionalità.

La seconda strada è non ratificare il Mes e avviare un processo per sottrarsi in tempi più o meno rapidi alla dipendenza economica e politica generata dalla moneta unica. Così facendo l’Italia potrà effettivamente rafforzare la propria capacità negoziale di fronte alle istituzioni europee. È un percorso non facile che, tuttavia, consentirebbe a Giorgia Meloni di sfruttare una opportunità irripetibile: quella di imprimere una svolta alla storia politica dell’Europa, rimediando ai numerosi errori fino ad ora commessi dalle sedicenti élite.

Di Luca Lanzalaco per ComeDonChisciotte.org

28.10.2023

Luca Lanzalaco è professore ordinario di Scienza politica presso l’Università di Macerata. Ha recentemente pubblicato, con Giampiero Cama e Sara Rocchi, Le banche centrali prima e dopo la crisi. Politica e politiche monetarie non convenzionali (ATì editore, 2019) e Fragile Boundaries. The Power of Global Finance and the Weakness of Political Institutions (Rivista Italiana di Politiche pubbliche, 2/2015, il Mulino). E’ autore del libro  L’Euro e la Democrazia – dalla Crisi Greca al nuovo Mes (Youcanprint, Bari, 2022).

NOTE

Qui Finanza, MES, pressing dell’UE sull’Italia: governo Meloni prepara l’exit strategy, 27 ottobre 2023, in https://quifinanza.it/economia/economia-internazionale/mes-pressing-ue-su-italia-governo-meloni-prepara-exit-strategy/753694/

Mes, Giovanni Floris: “Abbiamo necessità di denaro, se arriva a tassi bassi ed anche se è un …”, La7, 20 aprile 2020, https://www.youtube.com/watch?v=dWZFMXpRb9I (da 2:15).

Giorgia Meloni riferisce in Senato in vista del Consiglio Ue di giovedì e venerdì, “il Fatto Quotidiano”, https://www.youtube.com/watch?v=q37Pfc7dm0k e La replica di Meloni in Senato, “il Fatto Quotidiano”, https://www.youtube.com/watch?v=zWn4hZ9ryCI

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