Non ci son più gli 007 di una volta

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Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

Il “Manuale dei vecchi guerrafondai” è estremamente chiaro su questo punto: quando il provocato non reagisce come ci si aspetterebbe, organizzala tu una sua falsa reazione, dandone facilmente la colpa al provocato, tanto la cosa è stata resa artatamente plausibile a prescindere dai fatti comprovati. Tanto chi la conosce più la verità dei fatti e chi la racconta? Vuoi mettere il tuo autorevole megafono da 100 chilotoni con quello inesistente di un complottista qualunque, opportunamente sputtanato! Così in ogni caso si giustificherà una tua  anche esagerata controreazione (da provocante travestito da vittima), che è poi l’obiettivo finale della strategia provocatoria intrapresa con aspettative poi deluse. A quel punto il provocato c’è dentro fino al collo e non potrà più tirarsi indietro, anche se ha mangiato la foglia.

E sì, non ci sono più le “Pearl Harbor” di una volta, a meno di coltivarle per tempo stile Hamas, dando però spettacolo d’ambiguità ai limiti del masochismo.

Quella sopracitata è comunque una mossa disperata, che mostra uno 007 all’ultima spiaggia e a corto di munizioni funzionanti.

L’accoppiata vincente Ian Fleming – Sean Connery, avviata nel 1962 col film “007 – Licenza di uccidere”, produsse vere opere d’arte per l’epoca, al cui fascino era impossibile resistere. E difatti ebbero un seguito fortunato fino ai giorni nostri, o quasi. L’ultima puntata della serie è del 2021, a 1 solo anno dalla scomparsa di Sean Connery e 57 anni da quella di Ian Fleming, che fece giusto in tempo a vedere il primo film della saga da lui ispirata.

Qui Hollywood ha superato se stessa, veicolando un’immagine affascinante dei servizi segreti britannici come paladini della guerra tra il bene e il male, nonostante la “perfida Albione” fosse stata sgamata da tedeschi e italiani fin dai tempi della prima guerra mondiale. Non a caso quegli stessi popoli che sperimentarono poi in prima persona l’esperienza tragica del nazi-fascismo, quasi fosse tutta farina del proprio sacco e non anche veleno indotto, importato d’oltremare e condito con lo spirito del tempo.

In ogni caso la storia si ripete ancora, e ancora, e ancora  …. senza che se ne veda una fine o una minima traccia di risveglio da parte delle vittime predestinate.

L’ultimissima mossa (primi di maggio) di questo “sequel” è questa:

“Russia prepara attentati in tutta Europa” Lo ha “scoperto” il Financial Times, che ha esaminato le valutazioni dell’intelligence di tre paesi europei che mostrano “prove” di sforzi più aggressivi e coordinati per effettuare sabotaggi ….

seguono particolari in cronaca, amplificati ed arricchiti di fantasia ad effetto dal solito affiatatissimo coro mainstream, distribuito ed egemone in tutto l’occidente atlantista.

L’ignaro e spesso ingenuo bersaglio di cotanta “notizia” non ha i mezzi oggettivi per verificarne l’attendibilità, ma nemmeno i mezzi intellettuali per valutarla probabilisticamente in base alle fonti, per quanto esse siano sfacciatamente di parte. Anzi, “Financial Times” suona autorevole, prima ancora di essere la voce del padrone, come dice il titolo stesso, la sua proprietà, i trascorsi recenti e lontani e un presente a dir poco inquietante nel cuore pulsante di Wall Street e della City of London, terreni paragonabili al Vesuvio ed ai campi Flegrei, per usare una metafora geologicamente altrettanto attuale. Solo che in questo caso i “napoletani” a rischio siamo tutti noi, occidentali che ancora razzolano nei “verdi pascoli” di un ovest allargato e allargantesi, fino a morirne, di senso geografico innanzitutto (ovest globale, che cancella l’est!) ma poi anche … meglio non pensarci neppure alle possibili forme di morte atroce.

Se riusciamo a digerire la follia di un irresponsabile Macron, che manda la sua leggendaria legione straniera contro i russi, e dormirci sopra tranquillamente, possiamo anche metabolizzare questi “scoop mediatici” come se niente fosse, come se il “nemico” insultato e continuamente provocato non potesse diventare alla lunga un nemico vero, lui che il senso della realtà ce l’ha ancora e conosce le sue vulnerabilità, oltre ad essere leader nella mai compresa e abbastanza temuta deterrenza nucleare.

Tutto però ha una fine, perfino le brutte storie da incubo che paiono ripetersi all’infinito senza insegnare nulla.

E questo è congruente con la coscienza umana, che in qualche suo luogo nascosto e apparentemente inaccessibile tutto registra, e di questo tutto un bel dì renderà conto innanzitutto a se stessa, rivoluzionandosi per l’occasione in una nuova armonia, infinitamente migliore della precedente.

Mai questo bel dì è apparso così imminente, e purtroppo coesistente col potenziale di tragedia di un redde rationem che appare, ed è inevitabile. E’ una gara al fotofinish tra questi due destini incrociati e contrapposti, il cui esito è affidato alla misericordia di Dio, così come della nostra coscienza che ne è parte attiva, in grado di elaborare sintesi positive.

Nell’ora della verità le balle suonano ancora più stonate, inopportune e di pessimo gusto, anche se ammantate dal fascino “british” come sempre. Speriamo di avere ancora il tempo per rendercene ragione, botta su botta, fino a che gli ignobili bugiardi verranno sbugiardati come meritano, e perciò stesso resi definitivamente innocui assieme ai loro folli e criminali mandanti, i padroni del “tempo della finanza”.

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

06/05/2024

Per  chi fosse interessato/a a dibatterne direttamente con l’autore può contattare la redazione.

Alberto Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica e fisica, sviluppatore software gestionale, istruttore SAP, libero pensatore, collaboratore di Giulietto Chiesa, padre di famiglia, appassionato di filosofia, psicologia, economia politica, montagna, fotografia, fai da te creativo, sempre col gusto alla risoluzione dei problemi

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