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“RIVOLUZIONE” – Il film documentario

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Narrative a confronto

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A cura di Redazione CDC
Il 22 Gennaio 2023
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Di Andrea Cavalleri per ComeDonChisciotte.org

 

Paese A
C’era una volta il Paese A.
era uno Stato multietnico e multireligioso con un governo di unità nazionale.
Come in molti altri posti nel mondo non tutto andava bene, c’erano dei problemi e insorgevano delle discussioni e dei contrasti, che tuttavia non impedivano lo svolgimento della vita ordinaria.
In un momento in cui questi contrasti erano piuttosto animati (aizzati anche da campagne di propaganda di dubbia provenienza) si verificarono alcuni fatti di violenza che inasprirono le tensioni tra il governo e i manifestanti.
Il presidente eletto fece intervenire le forze militari per ricondurre il Paese all’ordine, ma tale situazione fu adottata come pretesto da parte di potenze straniere per invadere e occupare parte del territorio.
Altre potenze straniere vennero in soccorso del governo per impedire la sua capitolazione.
Ne scaturì una guerra vera e propria, che causò grandi sofferenze al popolo e produsse milioni di profughi.

Paese B
C’era una volta il Paese B.
era uno Stato multietnico e multireligioso con un governo di unità nazionale.
Come in molti altri posti nel mondo non tutto andava bene, c’erano dei problemi e insorgevano delle discussioni e dei contrasti, che tuttavia non impedivano lo svolgimento della vita ordinaria.
In un momento in cui questi contrasti erano piuttosto animati (aizzati anche da campagne di propaganda di dubbia provenienza) si verificarono alcuni fatti di violenza che inasprirono le tensioni tra il governo e i manifestanti.
Il presidente eletto fece intervenire le forze militari per ricondurre il Paese all’ordine, ma tale situazione fu adottata come pretesto da parte di potenze straniere per invadere e occupare parte del territorio.
Altre potenze straniere vennero in soccorso del governo per impedire la sua capitolazione.
Ne scaturì una guerra vera e propria, che causò grandi sofferenze al popolo e produsse milioni di profughi.

Primo confronto
A un esame obiettivo dall’esterno, la situazione generale del Paese A e del Paese B sembra assolutamente identica, tant’è che l’ho descritta con le medesime parole.

Comportamento del presidente A
Il presidente A non lasciò mai la capitale durante i disordini e la guerra, non modificò la costituzione, invocò dibattiti aperti sulla situazione del suo Paese e una maggiore informazione riguardo alla situazione interna.
Dichiarò più volte che il futuro del suo Paese dipendeva dalla volontà del suo popolo e chiese aiuti umanitari per alleviare la sofferenza della gente.

Il suo comportamento produsse un grande insuccesso, in quanto la stampa considerava uno scandalo intervistarlo e dargli la parola, un gran numero degli Stati più influenti decretarono un embargo contro il Paese A, la sua immagine di leader fu infangata in ogni modo classificandolo sempre come dittatore e si fecero apertamente progetti di smembramento del suo Stato per dividerlo in diversi staterelli sul modello balcanico.

Comportamento del presidente B
Il presidente B cominciò subito a girare il mondo mentre i suoi uomini venivano massacrati al fronte, mise fuori legge tutti i partiti dell’opposizione e istituì una censura terribile sui mezzi di informazione imponendo una televisione con trasmissione unica per tutti i canali, rigidamente controllata dal governo.
Mentre acquistava ville all’estero e consentiva alla moglie di fare shopping nelle capitali straniere spendendo decine di migliaia di dollari in un giorno solo, insisteva ossessivamente nel chiedere agli altri Paesi armi e soldi per accrescere la sua potenza bellica, utilizzando toni arroganti, quasi desse ordini ai presidenti stranieri.
Al tempo stesso non sembrava minimamente preoccupato delle sofferenze del suo popolo nei confronti del quale non avanzava particolari richieste.

Il suo comportamento produsse un grande successo, ebbe armi e soldi a palate, fu dipinto generalmente come un eroe, la stampa si disputava le sue dichiarazioni e le sue interviste e nei confronti del suo Paese si moltiplicarono le dichiarazioni di intangibilità e sacralità dei suoi confini.

Secondo confronto
I comportamenti del presidente A e del presidente B differiscono notevolmente.
Tuttavia, in modo del tutto sorprendente, quello che a prima vista poteva sembrare il presidente migliore ha ottenuto il massimo insuccesso e quello che appare come l’uomo peggiore viene portato in palma di mano.

La cosa che stupisce di più è che il Paese A subisce dall’estero pesanti sanzioni contro i civili (l’embargo) in base alla ragione che il presidente A è cattivo e maltratta il suo popolo.
Questo farebbe supporre una preoccupazione umanitaria della comunità internazionale nei confronti dei cittadini del Paese A, ma come può attuarsi una premura umanitaria con provvedimenti che arrecano gravi danni a quegli stessi cittadini che si vorrebbero salvare?

Il presidente B si comporta apertamente come il leader di una repubblica delle banane, ha realmente maltrattato per otto anni una parte consistente del suo popolo e quindi, con la stessa logica di cui sopra, lo si riempie di armi, ma beninteso, per ragioni strettamente umanitarie.
Quelli che appaiono chiari segni di corruzione e appropriazione indebita di risorse dello Stato vengono minimizzati, quali quisquilie che scompaiono di fronte alle questioni importanti.
La censura e il partito unico vengono infine acclamati come segni distintivi di democrazia.

Siria e Ucraina
È chiaro che sto confrontando Assad e Zelensky, ma non tanto per parlare di loro, quanto per evidenziare come i media parlano di loro.
Riporto qui sotto qualche frase tratta da interviste ai due personaggi.

Spiegel -Davvero sta considerando l’ipotesi di ritirarsi?
Assad – ogni decisione è in mano al popolo. Questo è il loro paese, non solo il mio.
Spiegel – lei ama il suo Paese?
Assad – certo che lo amo, è umano amare la terra in cui si è nati.
Spiegel – usando armi chimiche contro il suo popolo ha perso ogni legittimità a mantenere il suo incarico
Assad – mi dipingete come un uomo che uccide la propria gente, Ho contro di me Stati Uniti, l’Occidente, i paesi arabi ricchi, la Turchia e cosa faccio? Uccido la mia gente che ancora mi sostiene?

Forse la ragione del suo insuccesso risiede proprio in queste parole: patriottismo, sovranità popolare, leader sostenuto dalla sua gente.
Perché questi concetti fanno a pugni col modello politico imposto dai potentati mondiali, riassunto dalla seguente frase:

La sovranità sovranazionale di una élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati.
(David Rockefeller)

David Letterman – se Putin morisse la guerra continuerebbe?
Zelensky – No. Il regime autoritario è pericoloso perché comporta grandi rischi. Non si può permettere a uno solo di avere il controllo su tutto. Perché, quando lui viene a mancare, le istituzioni si fermano.

E al Washington post:
Zelensky – Qualunque cosa siano i russi […], mandali in Russia.
L’intera popolazione russa deve essere ritenuta responsabile.

E probabilmente anche il successo di Zelensky trova ragione in queste frasi.
Perché lui è il prototipo dell’uomo di regime autoritario, e i potentati mondialisti sanno che possono interrompere il gioco in qualunque momento, eliminando la pedina sacrificabile Zelensky.

Per capire la portata delle altre due frasi bastano poche riflessioni.
La prima si chiarisce con un esperimento: proviamo a sostituire la parola “Russi” con un’altra parola a caso, ad esempio “qualunque cosa siano gli ebrei, mandali in Israele”.
Essendo frasi identiche il grado di accettabilità dovrebbe essere lo stesso.

E a riguardo della responsabilità di tutto il popolo russo, questa è la promozione di un crimine.
Infatti, secondo la Quarta Convenzione di Ginevra, la punizione collettiva è un crimine di guerra.

Anche in questo caso, il grado di disumanità sembra essere un fattore di successo, un uomo pronto alla pulizia etnica e ai crimini di guerra (a fare tutto ciò che deve essere fatto) è lo strumento necessario per i grandi cambiamenti, per i grandi reset…

Giudizio sui media
I giornalisti occidentali sono bestie che considerano male il bene e bene il male, oppure sono ciarlatani pronti a scrivere qualunque cosa pur di preservare lo stipendio?
Dilemma arduo, ma probabilmente sono vere entrambe le cose.

O, infine, forse sono talmente ligi alle direttive che stanno semplicemente applicando il “socing”, la dottrina in vigore nel mondo distopico di “1984” di Orwell.

Dottrina riassunta nei seguenti tre capisaldi:

la guerra è pace

la libertà è schiavitù

l’ignoranza è forza

Di Andrea Cavalleri per ComeDonChisciotte.org

 

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