di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Quando Mario Draghi punta i piedi contro certi presunti poteri europei (tedeschi in primis), agisce sempre intenzionalmente per tenere in piedi quella che è la moneta coloniale emessa nel nostro continente, come ben sappiamo appositamente ideata da una ristretta élite per saccheggiare i popoli europei stessi.
Se questo lo abbiamo imparato dalla storia degli ultimi decenni; da quella degli ultimi mesi, abbiamo invece appreso con estrema chiarezza come l’attuale governo sia l’esatto continuo del governo di Mr Britannia, con la premier Giorgia Meloni ed i suoi ministri perfetti ventriloqui, in tutto e per tutto, del Draghi-pensiero.
Ora, pensare che Draghi – ovvero colui che ha gestito in prima persona (addirittura sopra il ministro del Tesoro USA, Janet Yellen), i desideri di Davos sulle sanzioni alla Russia – possa essere, per i poteri globali, figura di secondo piano rispetto ai poteri europei che da sempre ci indica la stampa italiana, è esercizio di pura ingenuità.
Se questa logica è chiara, sarebbe ancora più da ingenui pensare, che la battaglia da tempo intrapresa da Giorgia Meloni contro il MES sia mossa da un sentimento patriottico e nell’interesse del popolo italiano.
Tutt’altro!
Del resto, se parliamo di quello che è il bene per gli italiani, solo poche settimane fa il nostro premier ed il suo partito, hanno già dimostrato di sbattersene altamente, tradendo i loro elettori proprio sul tema essenziale per le nostre vite riguardante la sovranità monetaria. In consiglio dei ministri, infatti, non hanno avuto la minima esitazione ad approvare il provvedimento che ha messo la parola fine alla trasferibilità dei crediti fiscali, ovvero nel rendere menomato quello strumento (la moneta), che avrebbe permesso ai nostri governi di recuperare in buona parte quella capacità di spesa, oggi preclusa dalle regole europee, per salvare il nostro sistema economico.
Ma veniamo alla questione MES ed al perché Giorgia Meloni con apparente patriottismo, si pone in modo così netto su una posizione contraria, chiedendo allo stesso tempo con urgenza l’unione bancaria.
Pur non essendo all’ordine del giorno, nell’ultimo Consiglio europeo la Meloni, a dimostrazione del forte interesse e dell’estrema urgenza che il tema unione bancaria riveste, ha voluto ugualmente affrontarlo attraverso le seguenti dichiarazioni, rilasciate a fine lavori:
“La materia del Mes non va discussa a monte, ma a valle e nel contesto in cui opera: non è stato un caso durante la riunione con i leader il riferimento alla governance economica, e anche ad altri strumenti, che sono più efficaci in questo momento” [1]
ed ancora:
“Stamattina abbiamo discusso di unione bancaria e in tema di backstop il Mes è una sorta di Cassazione, l’unione bancaria rappresenta il primo e il secondo grado: è un ragionamento che bisogna fare in un quadro complessivo” [1-ibidem]
A queste dichiarazioni ne sono seguite altre, alcune anche di logica facciata per tranquillizzare tutti sullo stato di salute del sistema bancario europeo, di fronte alla pandemia bancaria scoppiata con il crollo della Silicon Valley Bank subito trasmessa nel centro del continente con il conseguente fallimento del Credit Suisse, che potrebbe contagiare anche i nostri maggiori istituti: “il sistema ha fondamentali stabili e solidi”.
“Non mi pare ci siano particolari preoccupazioni” – ha affermato Giorgia Meloni – “mi pare che sia dalla relazione della presidente Lagarde, sia dalla relazione del presidente Donohoe, sia dai contributi dei leader dell’unione ci sia la consapevolezza di un sistema che in ogni caso ha i fondamentali solidi”, ha spiegato la premier. “Sicuramente bisogna monitore e va implementata l’Unione bancaria” ma “non c’è preoccupazione”, ha aggiunto.
Ed è proprio su questa ultima necessità (“va implementata l’Unione bancaria”), espressa in modo chiaro dalla Meloni che noi dobbiamo concentrare le nostre capacità valutative per capire cosa realmente interessa ai poteri di casa nostra.
Stante l’equazione che l’attuale Presidente del Consiglio e l’economia stanno insieme come il “cavolo a merenda” – è chiaro come il sole che tale concetto di finezza economico-monetaria, Giorgia Meloni, non può averlo appreso frequentando i folcloristici circoli della Garbatella. Come del resto anche la seguente frase pronunciata da chi ancora crede che sua figlia abbia sulle spalle future il debito pubblico italiano (sto parlando della Meloni naturalmente):
“Il Mes non è una banca centrale, sarei prudente” [2]
E’ chiaro quindi che Giorgia è stata istruita a dovere su quello che è necessario fare. E guarda caso quando c’è da salvare la baracca (intesa quella dei poteri non certamente quella del popolo), Mario Draghi, a livello di correttezza dottrinale sa sempre cosa fare.
L’ormai famoso “whatever it takes” ed il finanziamento diretto dei deficit degli stati membri durante la pandemia con annessa la sterilizzazione di tutti gli spread messi in atto in questi anni da Francoforte, sono lì a dimostrarlo.
Chi conosce bene la materia, non aspettava certo che fosse Giorgia Meloni, a confessare al mondo il terzo segreto di Fatima, ovvero che il MES non è una banca centrale, ma un semplice strumento privato costruito per depredare nazioni e popoli attraverso il controllo della moneta e la creazione di un finto debito.
Oggi, sia la Meloni che il fido Giorgetti (di Draghi si intendete), parlano del MES come se addirittura fosse esistito in un’altra era geologica, facendo finta di aver dimenticato che solo pochi anni fa, attraverso questo strumento, tutti concordi hanno ridotto la Grecia ad un livello di paese da terzo mondo.
Ma oggi, l’esigenza impellente per l’élite, non è più quella di saccheggiare un paese di dieci milioni di abitanti o quella di depredare il risparmio degli italiani. Questo lavoro, come ben sappiamo è già stato fatto e completato, lasciando greci ed italiani in mutande ad accattare lavori da fame.
Oggi, come non mai, è seriamente a rischio il meccanismo finanziario diabolico che l’élite stessa ha creato e che vede il mondo finanziario di carta superare di gran lunga quello reale dove la gente mangia, dorme, mette su famiglia e lavora.
Ora come non mai, c’è bisogno di quel semplice atto rappresentato da una legge dello Stato, che attraverso il controllo della sua banca centrale, definisca garantiti al 100% tutti i depositi presso le banche centrali stesse ed i loro agenti, rappresentati dalle banche commerciali.
Dire: noi MMTers ve lo dicevamo da tempo, serve solo a fare opera di verità!
Del resto come si può solo pensare che un istituto di credito – a cui è consentito dallo Stato per legge di emettere in regime di monopolio una certa merce (la moneta) – non debba essere garante della merce che emette!?
Tutto questo è frutto dell’ennesima frode che i poteri profondi insieme ai loro paggi della politica, giornalisti ed economisti mainstream compresi, hanno portato avanti per decenni. Una frode che oggi si scontra con la realtà dei fatti e della dottrina economica che non la contempla per pure logiche matematiche e contabili.
Chi se non colui che emette dal nulla un qualcosa, può garantire che quel qualcosa non possa mai finire!
Del resto, quando è fallita la banca della Silicon Valley è intervenuta la Federal Reserve e quando è fallita Credit Suisse la banca centrale svizzera.
Certo poi ci sono le situazioni ibride, tipiche di certi fallimenti bancari di casa nostra, dove si interviene solo in parte e/o in modo funzionale esclusivamente per garantire il sistema di saccheggio per il potere, ovvero si garantisce chi ci fa comodo!
Ecco quindi che Mario Draghi, essendo ben a conoscenza della montagna di carta rappresentata dai derivati, presente nel sistema bancario europeo, ha urgente bisogno che questa garanzia si attivi al più presto possibile per essere pronta ad intervenire nel caso – ormai non più così tanto fantasioso – che un grosso istituto europeo salti in aria, magari chissà, addirittura dietro la spinta di una FED che non pare proprio più essere allineata come un tempo sul progetto-euro.
Come sempre usano la dottrina corretta per salvare se stessi ed il loro mondo, ed i soldi appaiono sempre all’improvviso quando si tratta di acquistare dosi di vaccini, armi e salvare le banche, mentre poi diventano improvvisamente scarsi per costruire strade, ospedali e dare lavoro a chi è disoccupato.
E’ chiaro che presentare la necessità di una garanzia totale sui depositi da parte della banca centrale, è la cosa più che giusta da fare, se fatta come naturale sia, all’interno di un ritorno ad un pieno controllo pubblico dell’attività bancaria, togliendo del tutto la possibilità a manager e banchieri di operare nel settore degli investimenti finanziari, divenuta oggi di fatto una forma di gioco d’azzardo legalizzato, con le banche “too big to fail” (troppo grandi per fallire) che hanno trasformato Wall Street e Francoforte nel più grande Casino del mondo.
Se ad esempio saltasse un colosso come la principale banca tedesca Deutsche Bank, tanto per parlare di un istituto messo sotto pressione dai marcati nei giorni scorsi.. altro che MES!
A Francoforte dovrebbero immediatamente assumere ulteriore personale per riuscire a pigiare tanti tasti sul computer per quanto denaro dovrebbero creare per non far saltare l’euro e l’intero sistema economico europeo.
A meno che non si voglia credere nella pia illusione, che un novello Robin Hood, compaia all’improvviso tra di noi per riportare a casa il malloppo già intascato da quelle famiglie che da sempre muovono la giostra.
Le voci sullo stato di malato grave di Deutsche Bank, si rincorrono da tempo e si sono intensificate nei giorni scorsi dopo quanto avvenuto con le banche americane ed il Credit Suisse. Alcuni le attribuiscono alla sua reputazione ereditaria di banca malata d’Europa; altri invece sono preoccupati in relazione al suo portafoglio di immobili commerciali negli Stati Uniti. Mentre Bloomberg riferisce che Autonomous Research ha citato l’ampio portafoglio di derivati nozionali di DB attualmente a 42 trilioni di euro come una preoccupazione fondamentale per gli investitori.
In tutto questo – stante la manifesta contrarietà del nostro governo alla ratifica del MES ed al rialzo selvaggio dei tassi da parte della BCE, sul quale, spinta soprattutto dai falchi tedeschi, segue la Fed come se non ci fosse un domani – resta da capire chi è il mittente del “pizzino” fatto recapitare al governo di Berlino e alla Bundesbank, rappresentato appunto da questo primo abbozzo di attacco riservato alla Santità teutonica rappresentata appunto da Deutsche Bank.
Deutsche Bank – usata nel 2011, secondo i piani di Davos messi in atto da Draghi (allora alla BCE), come arma di attacco finanziario sui nostri titoli del debito pubblico per portare a termine un vero e proprio golpe che vide approdare la Troika a Roma sotto mentite spoglie, per mezzo della figura di Mario Monti – oggi parrebbe invece essere il sacrificio ultimo qualora qualcuno in Germania non si allinei alla necessaria unione bancaria per continuare a tenere in piedi il sistema predatorio dell’euro.
D’altro canto, vista l’estrema ambiguità con cui da tempo agiscono oltreoceano, sia a livello di banca centrale che di governo, non è nemmeno da escludere che invece tutto questo possa essere l’inizio di un domino totale che porti alla completa distruzione del mondo finanziario estremo come è stato pensato e costruito nelle diaboliche stanze di Davos.
Quello che è certo, è che, nel belpaese, la barra verso i voleri degli stessi poteri che ormai ci comandano da tre decadi è ben salda e dritta.
In conclusione, è bene essere chiari: per chi tra noi ha ancora speranze di salvezza, al momento non può che riporle in un evento che nasca fuori dai nostri confini!
di Megas Alexandros
Note:
[1] Meloni sul Mes: “Utilizzarlo insieme ad altri strumenti più efficaci” – Europa – ANSA.it
[2] Meloni, il Mes non è una banca centrale, sarei prudente – Politica – ANSA