Riceviamo questo articolo da Marco Villoresi, docente dell’Università di Firenze, sospeso dall’insegnamento per essersi rifiutato di esibire il Green Pass.
Lo spettacolo di regime in attesa del Natale
Di Marco Villoresi
In questi mesi di vita da sospeso, sono andato a letto presto la sera. Non ho seguito il garbato consiglio medico di abbonarmi a Netflix. E, anzi, il mio consumo televisivo, da sempre assai modesto, si è del tutto azzerato. Ho così evitato quel mortificante imbarazzo che mi produce lo spettacolo inverecondo e miserabile offerto dall’informazione sulla pandemia. Solo al mattino, dopo una buona dormita e una robusta colazione, riesco ad affrontare la volgare violenza e la straziante banalità della struttura narrativa di regime. Ora fieramente avversa a qualsivoglia intromissione allotria alla sintassi del Pensiero Unico. Ora cinicamente disposta a dar corso alle penose parodie del dibattito democratico. Ed ecco in scena i rusticani duelli tra la virustar e il naturopata, tra l’opinionista scientista e l’intellettuale parolaio, tra i plotoni d’esecuzione a sostegno del governo dei migliori e gli sparuti kamikaze dell’opposizione patriottarda.
Col sonno, dunque, mi sono risparmiato la canizza e il cicaleccio degli azzimati professionisti del quarto d’ora scarso di celebrità. E, parimenti, il feuilluton della Nova Religio, con le sue tipiche figurine omiletiche – l’untore, l’invasata, il pentito, il miracolato del booster e il profeta del cluster. Con l’oscena new entry del Santo Giullare delle vaccinerie per infanti… E, beninteso, mi sono pure perso le parabole degli apostoli della vera scienza, quella senza possibilità di confutazione, quella che ignora, insieme alla scepsi, la complessità, l’incompletezza, l’indeterminazione. Con buona pace di Richard Feynman, che riteneva fondamentale il principio di credere nell’ignoranza degli esperti, oggi viviamo nel tempo di grazia degli Unti di Sofia. Quelli che, sine dubio et cautela, conoscono infallibilmente il bene del prossimo. E sostituendosi a Colui che preferì il silenzio, sanno perfino rispondere alla più infida e affascinante delle domande: Quid est Veritas?
Ma, lo so bene, quel che soprattutto ho barattato con Morfeo sono gli Osanna dei trucibaldi corifei laeti triumphantes. Sono loro, e sono un esercito, che accompagnano ogni fiat e ogni flatus del Drago. Del resto, anche nelle gagliarde prose degli elzeviristi della carta stampata, quanti bagliori di LUCE illuminano l’Immenso! Non è forse Lui che ha inviato sull’italica terra l’ardito generale suo Figliuolo a dispensare il Sacro Siero? Non è forse Lui che ha rinvigorito la pia Speranza nel volgo disperso? Dall’Empireo degli Ineffabili, da siderale e saluberrima distanza, nell’ora infinita dell’emergenza e delle decisioni irrevocabili, non è forse Lui, ci dicono ancora le più alate firme del mainstream, che veglia sui nostri destini, e ci guida e ci conduce con piglio salvifico attraverso la tormenta che tutto il mondo sconvolge? E dunque, Te Draconem laudamus!
Sì, e ancor più adesso che viene Natale, adeste fideles. Venite, adoremus il Drago e il suo potente talismano, la magica carta verde che ci rende unici e protetti fra i popoli. Sì, noi siamo gli eletti del codice a barre. E la nostra salute – si guardino i dati, perdinci! – si fonda su questo prodigioso esorcismo, che miscela abilmente furbizia e ipocrisia, minaccia e ricatto, sopruso e sadismo. Sono queste da sempre, come noto, le ‘qualità’ del potere nel Belpaese. Che può contare su solide maggioranze ben prone e ancor più pronte a votarsi all’Uomo della Provvidenza di turno. E anche a votarlo, che diamine!, con fervida devozione.
E allora, godiamoci lo spettacolo quotidiano della buona e frolla novella rivelata nel nome del Drago dal coro analogico-digitale e dai solisti della penna: siamo i migliori, lo dice anche l’Economist! Mettiamo al bando, dunque, gli arcaici diritti e i secoli di lotte, l’eresia testarda dei numeri e le tesi sanitarie eterodosse. Crediamo ciecamente alle mirabolanti e sempre rinnovate promesse di salvezza e libertà: l’Italia risorgerà più bella e più forte che pria. E guai a domandarsi col Poeta quante squallide figure attraversano il paese; o com’è misera la vita negli abusi di potere. La povera patria devastata dal dolore forse è dentro un lungo inverno. Ma abbiamo il Drago e il Super Green Pass. Che importa se la primavera tarderà ad arrivare?
Di Marco Villoresi
24.12.2021
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Pubblicato da Verdiana Siddi per ComeDonChisciotte.org