Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org
Riceviamo e diffondiamo dalla realtà una presa di posizione sull’argomento del “gender”, scritta e diffusa a seguito di una spiacevole contestazione, fatta da attivisti queer, avvenuta a Trieste durante una presentazione del libro dell’autrice Silvia Guerini “Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender” .
Condividiamo lo spirito di fondo espresso in questo viscerale comunicato e riteniamo azzeccata la lettura che vi viene fatta trasparire, ovvero quella che interpreta il costrutto ideologico basato sul tema dell’identità di genere come una forma di guerra, subdola e occulta, rivolta contro l’essere umano.
Penso sia opportuno che questo argomento, che coinvolge e influenza in particolar modo la popolazione adolescente e giovanile, venga osservato a fondo, studiato e messo a nudo.
In tal senso è essenziale denunciare il sostegno che i grandi centri di potere danno alla cultura queer e a certi movimenti LGBTQIA+, sostegno che si manifesta più o meno velato sotto varie forme, dai finanziamenti agli spazi mediatici passando per gli interventi condotti in campo normativo e culturale.
E così, proprio quando il delirio inclusivo si realizza in un’istituzione del calibro dell’Università di Trento, che è arrivata ad imporre l’uso del “femminile sovraesteso” (uso assoluto del solo femminile, anche quando riferito a uomini maschi), e quando in Scozia viene addirittura varata una legge che punisce il reato di “misgendering” (si legga l’articolo “UN REATO ORWELLIANO: IN SCOZIA SETTE ANNI DI RECLUSIONE PER “MISGENDERING”, pubblicato su ComeDonChisciotte), ecco che è bene riflettere e impostare, con la dovuta sensibilità e nel pieno rispetto di tutte quelle persone che vivono una condizione di insofferenza nei confronti del loro corpo o del loro sesso biologico, un dibattito su questo spinoso tema.
Ben vengano quindi tutti i contributi capaci di stimolare un confronto critico nei confronti di un’ideologia piena di ombre e che avanza, sostenuta dall’alto, sempre di più.
Colpito che una simile posizione sia stata apertamente presa, a suo modo, da una realtà di sinistra, diffondo dunque questo comunicato, speranzoso che esso possa, nel suo piccolo, contribuire ad alimentare una riflessione ampia e generalizzata sulla questione dell’ideologia gender, riflessione tanto necessaria quanto osteggiata dai più spinti fedeli del dogma della fluidità di genere, sempre più feroci contro le voci di critica e dissenso.
Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org
NB. Ci è stato segnalato che i promotori della contestazione avvenuta a Trieste (di cui si parla nel seguente comunicato) rivendicano di essere stati tutti attivi in prima linea contro il Green Pass e le misure ad esso associate fin dall’inizio, smentendo e rigettando dunque l’accusa specifica di non essere stati presenti e attivi in quel drammatico periodo.
Per correttezza e su richiesta dei diretti interessati lo rendiamo quindi noto, affinché i lettori ne possano essere a conoscenza.
A partire da un piccolo e “spiacevole” episodio:
DICIAMO LA NOSTRA SULLA “QUESTIONE GENDER”
Prendiamo spunto da un fatto, un piccolo fatto ma sgradevole, molto sgradevole, avvenuto a Trieste martedì 27 febbraio per dire la nostra, cioè per prendere inequivocabilmente posizione nella lotta politica e pratica, sulla “questione del Gender”. Un fenomeno segnale di profonda sofferenza umana ed una piaga sociale che purtroppo e secondo noi non per caso in questo momento di cataclisma storico, in questa “stretta dei tempi” che stiamo vivendo, in questa guerra non più in fieri come l’avevamo definita ma ormai in atto, sta prendendo sempre più piede fra le giovani generazioni specie quelle occidentali.
E’ accaduto che durante la presentazione di uno libro sul tema in questione di Silvia Guerini (attivista ecologista, fiera oppositrice di questa piaga sociale e dei suoi propugnatori) dentro i locali di un caffè cittadino, sia stata inscenata una gazzarra da parte di una dozzina di giovanotti/e (appartenenti a diversi raggruppamenti di area cosiddetta “sinistra antagonista-rivoluzionaria”) contro l’autrice presente che secondo costoro sosterrebbe e diffonderebbe “idee e informazioni false che negano l’esperienza e le scelte altrui” come è scritto nel volantino “di rivendicazione” lasciato in sala da costoro. O, per meglio scrivere, da costor*. (Riportiamo il volantino, non firmato, in ALLEGATO 1.jpg)
Giovanott* – come dovremmo scrivere correttamente in lingua “inclusiva” e come recentemente fra l’altro ha ricordato e sollecitato di fare non un pinco qualsiasi, non un “antagonista” qualsiasi ma …il Segretario di Stato Usa in persona, Antony Blinken (vedi fra “la carrellata” che abbiamo raccolto in ALLEGATO 2.docx) – che in seguito hanno rincarato la dose:
Codesti “Alcunx compagnx” minacciano di “attivare campagne di boicottaggio verso tutti gli altri spazi che si fanno mezzo per veicolare odio…”.
Altro, senz’altro piccolo, fatto sgradevole ma da non prendere sotto gamba dati i tempi, data “la stretta dei tempi” di cui sopra. Non vorremmo ritrovarci in breve ad essere zittiti in quanto “veicolatori di odio” per disposizione di legge di Stato (borghese e capitalista fino a prova contraria) su questo tema, oppure su quello di obblighi vaccinali imposti per legge di Stato o in quanto sostenitori dei “ribelli e terroristi Houthi che minacciano la libertà di commercio e navigazione” ed altro ancora non aggradi alle centrali dell’Inclusive Capitalism per il momento ancora dominanti nell’Occidente collettivo. Sistema di potere dell’Inclusive Capitalism pitturato green-pink and rainbow (John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale Usa, marzo 2023: “la promozione dei diritti Lgbtq+ è una parte fondamentale della politica estera americana”) di cui codesti “antagonisti-rivoluzionari” sono, senza dubbio inconsapevolmente, funzionali rotelline.
Questa funzionalità alle centrali del potere attualmente dominanti si è svelata, a nostro avviso inequivocabilmente oltre che ignominiosamente, durate gli anni dell’emergenza “pandemica”. Domanda: dove se ne è stata la stragrande maggioranza di questi (e degli altri a dire il vero) pseudo antagonisti-rivoluzionari in quel periodo? Risposta: a cuccia! Disciplinatamente e molto responsabilmente a c-u-c-c-i-a! E, visto che prendiamo spunto per dire la nostra sulla questione Gender da un piccolo fatto accaduto a Trieste, vogliamo ricordare agli Alcunx compagnx (e a tutti gli altri a dire il vero, e lo facciamo ossessivamente di proposito dato che tutt* tendono a rimuovere quel periodo e quei fatti) che a Trieste le manifestazioni di massa in quei mesi cruciali si sono svolte dietro un enorme striscione in cui era scritto a caratteri cubitali e in due lingue, italiano e sloveno, “No greenpass-No apartheid”! E che il regime di discriminazione contro la minoranza renitente è stato purtroppo effettivamente instaurato, data la netta sconfitta politica e “militare” che si è consumata il 18 ottobre 2021 al Varco IV del porto: giovanott* e compagn* dove eravate in quei momenti cruciali? E dove eravate, altro piccolissimo ma significativo fatto-sassolino nella nostra scarpa, quando Trieste – settembre 2023 – “è stata visitata” dalla portaerei nucleare Gerald Ford prima di far rotta verso le acque di Palestina? Nessunissim* di voi s’è visto alla manifestazione “di benvenuto” a quel mostro imperialista galleggiante indetta puntualmente dal Coordinamento no-green pass e oltre. Nessun* di voi che minacciate campagne di boicottaggio e di intimidazione contro chi, come Silvia Guerini, non si allinea al pensiero – molto inclusivo – dominante!
Esprimiamo la nostra solidarietà a Silvia Guerini (1); diciamo che né le eventuali disposizioni di legge dello Stato né tantomeno i propositi intimidatori di tal* antagonist* mai ci faranno chiudere il becco. Detto quel che c’era da dire sul piccolo fatto e seguenti, veniamo al dunque. Al nostro dunque sulla questione Gender. Per punti essenziali, senza alcuna pretesa di trattarne esaustivamente tutti gli aspetti implicati.
Da Hollywood a Big Pharma …alla Nato: tutt* pro-gender
Gli scalmanati e le scalmanate contestatori e contestatrici di Silvia Guerini, ripetono come pappagalli due motivi classici usati dai propugnatori Gender: “non esiste alcuna teoria gender” (che sarebbe un’invenzione dei circoli reazionari per screditare e negare il problema e i diritti reclamati per risolverlo) e che chi, come fra tanti altri la Guerini e noi, si oppone alla propagazione di questa piaga sociale sia un “seminatore di odio e di discriminazione verso le persone trans”.
Questi due motivi classici ribaltano completamente la realtà. Pensiamo che chiunque osservi onestamente senza pregiudizio o preconcetto la realtà che ci circonda lo possa constatare. Del resto viviamo immersi “nell’impero della menzogna” (definizione data da Putin sullo stato delle cose in Occidente e su questo siamo perfettamente d’accordo col presidente, gran patriota e borghese, russo) e del sistematico ribaltamento orwelliano: “i ribelli Houthi ci minacciano”, “il green-pass è uno strumento di tutela della nostra libertà” e così via sistematicamente ribaltando.
Come si fa a sostenere onestamente che “non esiste alcuna teoria gender” quando da Hollywood a Big Pharma tutte le centrali del sistema capitalistico e imperialistico occidentale sostengono, veicolano e promuovono “i valori gender”? La Nato (la Nato!) ha persino e da tempo costituito un “Comitato sulle prospettive gender” diretto da un “Gender Advisor” che attualmente è (salvo sostituzioni intercorse) il tenente colonnello Katherine Prudhoe. O colonnell*, non sappiamo. “The committee promotes gender mainstreaming as a strategy for making the concerns and experiences of both women and men an integral dimension of the design, implementation, monitoring and evaluation of policies, programs and military operations” si legge dal documento Nato che trovate in Allegato 2. …and militay operations!
Quale emancipazione umana?
Si potrebbe dire e obiettare, rispetto al quadro reale delle cose, Nato inclusa (non la realtà ribaltata degli e delle scalmanat*) che il sistema di potere si è impossessato di una istanza di liberazione per stravolgerla, piegarla e utilizzarla ai suoi fini di oppressione. Come sempre tenta di fare e fa rispetto a tutti i fenomeni sociali di rottura e contestazione radicale. Per dire: già a Woodstock (1969) il Big Business si è impadronito della genuina e vitale “rivoluzione musicale” e non solo musicale in atto in quei anni. E non solo per trarne una montagna di quattrini. Si potrebbe obiettare… ma intanto si dà addosso alle Silvia Guerini. Ma intanto la pretesa istanza di liberazione gender necessita sia di Big Pharma, delle sue meraviglie chimiche, genetiche, chirurgiche, che della Nato per imporre “un’agenda di diritti” a Stati e popolazioni che non ne vogliono sapere e che la rigettano del tutto spontaneamente e naturalmente. Si veda in particolare l’opposizione di numerosi Stati africani all’agenda gender che l’imperialismo vuole imporre ai popoli di quel continente.
Ma soprattutto di fronte a questa obiezione occorre intendersi intorno a che razza di istanza di liberazione sia quella propugnata dalle teorie gender secondo cui per raggiungere una condizione di effettiva eguaglianza umana occorre far tabula rasa delle differenze naturali e biologiche fra uomo e donna, fra maschio e femmina.
Così ad esempio una Monique Wittig, nota intellettuale e militante “femminista radicale” francese, giunge a scrivere che occorre “distruggere politicamente, filosoficamente e simbolicamente le categorie di ‘uomo’ e ‘donna’ in quanto tali categorie sono intrinsecamente ‘normative e alienanti’… per noi non ci possono più essere né donne né uomini. In quanto categorie di pensiero e di linguaggio, essi devono scomparire politicamente, economicamente, ideologicamente”. Si tratta, afferma la Wittig “di distruggere il sesso per accedere allo status di uomo universale”. (2) E una Shulamith Firestone, altra storica attivista, giunge agli esiti più radicali di una (disperata e presunta) emancipazione umana che prevede “non solo l’eliminazione dei privilegi maschili, ma la stessa distinzione in sessi” (in questa eliminazione-cancellazione della distinzione-differenza fra i sessi è, secondo noi, l’alone cupo e disperato di questa presunta “emancipazione umana”) e che sarà raggiunta quando “la riproduzione della specie verrà rimpiazzata dalla riproduzione artificiale”. La donna “finalmente emancipata” in quanto liberata “dal fardello” di essere madre. Grazie ai prodigiosi sviluppi della Scienza (asservita al Capitale). Fosse ancora in vita la Firestone potrebbe tranquillamente dibattere con sinistri figuri alla Yuval Noah Harari sullo “status di uomo universale”, “neutro” e costruito artificialmente.
Dunque la domanda: di che razza di emancipazione umana parliamo? Anche noi aneliamo un “uomo universale”, anche il nostro programma mette al primo punto la emancipazione dell’essere umano, come scritto di pugno da Karl Marx in uno straordinario programma “elettorale” del 1880 (composto di due semplici paginette, due!) tre anni prima della sua morte:
“L’emancipazione della classe produttrice è l’emancipazione di tutti gli esseri umani senza distinzione di sesso o razza”. (3)
ma l’essere umano di cui vogliamo l’emancipazione e l’uomo universale a cui aspiriamo è fatto dalla vitale differenza e dalla complementarietà fra i sessi. Non esiste alcuna emancipazione umana, alcun uomo universale possibile senza La Donna, senza la sua specificità e differenza rispetto al maschio. E viceversa. Abbiamo bisogno l’uno dell’altra. E viceversa. Differenze e complementarietà: pura bestemmia per i sostenitori delle teorie gender che le vogliono, differenze e complementarietà, annientate.
Potrete forse ma comunque sempre artificialmente, eliminare la differenza biologica. Allevare “l’uomo neutro”. Fare sì che l’uomo (maschio), se “lo desidera”, possa essere “incinto”. Essere perfettamente liberi di scegliere fra 97 “generi diversi” come leggiamo che in quel di San Francisco la comunità transgender ha il diritto di scegliere in sede di compilazione dei moduli per il welfare (più liberi di così… si muore). Ma con tutto ciò non avrete affatto emancipato l’essere umano o fatto un passo in avanti verso la sua emancipazione. Avrete soltanto reso più acuto e atroce il suo dolore, il suo stato di isolamento, di mutilazione, di alienazione. Una moltitudine di Io-proprietà privata, perfettamente liberi di “autodeterminazione sui nostri corpi che vogliamo poter modificare a nostro piacimento” come è scritto nel volantino dei contestatori triestini i quali affermano di “non essere stati creat* da nessun* se non da noi stess*” (davvero? ne siete sicur*?): il trionfo totale e assoluto della proprietà privata cioè il trionfo totale e assoluto dell’alienazione umana (secondo il criterio di Marx al quale noi ci atteniamo).
Marx nei (per noi fondamentali) Manoscritti economico-filosofici del 1844 scrive:
“Nel rapporto con la donna, in quanto essa è la preda e la serva del piacere della comunità, si esprime l’infinita degradazione in cui vive l’uomo con se stesso: infatti il segreto di questo rapporto ha la sua espressione inequivocabile, decisa, manifesta, scoperta, nel rapporto del maschio con la femmina e nel modo in cui viene inteso il rapporto immediato e naturale della specie. Il rapporto immediato, naturale, necessario dell’uomo con l’uomo è il rapporto del maschio con la femmina. (…) In base a questo rapporto si può dunque giudicare interamente il grado di civiltà cui l’uomo è giunto. (…) Il rapporto del maschio con la femmina è il più naturale dei rapporti che abbiano luogo tra uomo e uomo. In questo rapporto si mostra ancora sino a che punto il bisogno dell’uomo sia diventato bisogno umano, e dunque sino a che punto l’altro uomo in quanto uomo sia diventato per lui un bisogno, ed egli nella sua esistenza più individuale sia ad un tempo comunità”.
Ci sia perdonata la lunga citazione.
Ora, in base al metro di Marx che è anche il nostro, si può misurare la degradazione in cui siamo immersi e l’infinita degradazione a cui portano le teorie gender, veicolate e promosse dalle centrali capitaliste e imperialiste della super-proprietà privata concentrata la quale super-proprietà privata concentrata governa e domina su miriadi di monadi, di Io-proprietà privata di me stesso.
Che cosa noi non vogliamo e che cosa noi vogliamo
Si è scritto di quelli come Silvia Guerini e noi che denunciano la piaga sociale a cui conducono le teorie (e le pratiche concrete nel corpo e nello spirito) gender come di seminatori “di odio e discriminazione”. Niente di più falso! Noi non vogliamo discriminare proprio nessuno. Vogliamo difendere la nostra integrità, quella dei nostri figli, delle future generazioni, quella dell’intera società. Per quanto sia ancora possibile, per quanto essa sia immersa nella degradazione. Perché non si arrivi all’infinita degradazione descritta da Marx, al definitivo allontanamento e distacco dal rapporto naturale, fino all’ectogenesi. Al “post-umano”, al transumano in cui sbocca l’anelito e il bisogno di un’autentica emancipazione umana da cui partono le e gli Shulamith Firestone, le e gli Monique Wittig per piombare nella prefigurazione del più cupo e disperato avvenire sociale, fino all’ectogenesi.
Vogliamo che …si riprenda a fare all’amore in tutte le sue forme libere e sane cioè non mediate dal denaro o da qualsiasi interesse se non il trasporto e la passione umani (e dentro questo trasporto e passione umani ci sta anche il trasporto e la passione degli esseri umani gay e lesbiche). Poiché fra l’altro veniamo a sapere da statistiche ufficiali che in tutto questo gran dibattere e scornarsi per “i diritti” di questo e di quello, alla fine: “La sessualità è seriamente repressa. È usata come dispositivo eccitante e antidepressivo o come calmante, ma sotto lo spettacolo in superficie si diffonde l’astensione dalla profondità del coinvolgimento erotico profondo.Tra il 1991 e il 2021 la percentuale degli adolescenti americani che durante le High School hanno fatto l’amore almeno una volta è scesa dal 60%al 30% (dati ufficiali del governo americano)”. (4)
La Guerini e noi con ella “seminatori di odio”? Per quanto ci riguarda quando parliamo del fenomeno gender come di una piaga sociale (e segno di grande sofferenza umana) lo facciamo essendoci dentro fino al collo, per così dire, a questa piaga. Nel senso che non siamo estranei alla sofferenza che ne è alla radice cioè noi stessi viviamo la difficoltà di relazione, di autentica relazione umana. Se odiassimo “i diversi” a qualsiasi diavolo di genere appartengano o ritengano di appartenere, odieremmo noi stessi.
Così come, quando apprendiamo di un fenomeno (che nella nostra grande ignoranza ci era sconosciuto) chiamato “sologamia” cioè di uomini e di donne che “sposano sé stessi” con tanto di agenzie che si occupano della cerimonia matrimoniale “self-wedding”, noi non ci permettiamo di sghignazzare della sofferenza di questi uomini e di queste donne ridotti a “sposare sé stesso/a”.
Ci è odioso, questo sì, il sistema della proprietà privata cioè del libro mastro del Dare e dell’Avere, della croce del Dare e dell’Avere a cui siamo individualmente inchiodati e l’insieme della società è inchiodata. Ci sono odiose, questo sì, le incarnazioni fisiche e personali di questo sistema. La schiera infinita dei suoi scherani e servi. Specie quelli mascherati di falsa opposizione, di falso antagonismo.
La loro “libertà di scelta” e la nostra
Veniamo ad un punto ostico, apparentemente contraddittorio nella nostra polemica contro le teorie gender che abbiamo detto sfociare nel trionfo assoluto della proprietà privata cioè dell’Io-individuo/proprietà privata preteso padrone assoluto “di me stesso”, del mio corpo, della mia vita. “Io sono mio” e nessuno, né Dio né lo Stato, può impormi regola alcuna (fino a che non si leda gli altri “Ii”-proprietà privata come da Diritto borghese). Quindi rivendico di essere libero di scegliere il genere che mi aggrada. Come sono libero se “lo scelgo” di prostituirmi, di drogarmi ecc. (A dire il vero, non sono poi tanto “libero di scegliere” se vendere oppure no, se portare al mercato oppure no, la mia forza-lavoro contro un salario che mi permette di vivere, o sbarcare il lunario. Ma lasciamo stare questo tipo di “libertà obbligatoria” per dirla alla Giorgio Gaber, sulla quale però è fondata la presente società del Capitale. Facciamo finta di lasciar stare…)
Ora: questa “libertà di scelta” invocata dai propugnatori del gender non è forse analoga alla libertà di scelta in fatto di vaccinazioni per la quale noi (microscopico Nucleo) ci siamo accanitamente battuti contro le imposizioni governative e statali (e le benedizioni papali!) e per la quale con ancor maggiore accanimento ci batteremo in futuro? E allora: una “libertà di scelta” sì e l’altra no, come la mettiamo?
La mettiamo così.
Prima di tutto, in quanto comunisti diciamo che “Io NON sono mio”. Diciamo invece: Io (o meglio io, minuscolo) con la mia individualità, la mia personalità (e la mia differenza sessuale) appartengo alla specie umana. Ciò significa che non ho alcun diritto di degradarla, degradando il mio corpo, la mia salute, il mio spirito, la mia vita. (Proclamato questo principio comunista, non nascondiamo la nostra soggettiva estrema difficoltà nel metterlo in pratica. Ad esempio, siamo accaniti tabagisti oltre altri vizi…)
Certo, ci siamo battuti e ci batteremo per la difesa del Diritto individuale a non vaccinarci. Per la libera scelta. Per il Diritto individuale a non essere cavie delle sperimentazioni di Big Pharma imposte dagli Stati in nome della tutela della salute pubblica, dell’interesse collettivo. Ci siamo battuti in difesa dell’Io-proprietà privata se vogliamo dirlo in termini “filosofici” e lo abbiamo rivendicato nero su bianco. (5) E qui adesso approfittiamo per dire addirittura di più: semmai il prossimo futuro dovesse riservarci altre campagne terroristiche simili a quelle scatenate con la malattia Covid-19 (vedi il “virus X” paventato dai signori del WEF nell’ultimo loro sinedrio di Davos) e disgraziatamente non fosse possibile allestire una reale linea di difesa e di attacco collettiva e di massa, facciamo nostre le indicazioni tracciate da un Ernst Junger (autore non marxista anzi decisamente anti-marxista) in un suo testo molto premonitorio del 1951: la lotta più determinata di autodifesa può e deve essere condotta, dentro la presente guerra e a prescindere dal rapporto di forza maledettamente sfavorevole alle forze rivoluzionarie, anche da ristrettissimi nuclei, fino alla lotta di autodifesa anche individuale. (6) Ma il contenuto di quella lotta di autodifesa condotta anche dal singolo individuo (a cui speriamo di non dover essere costretti) non sarà individualistico bensì il contrario, in difesa (anche nella forma disperata individuale) del reale interesse collettivo e sociale, dell’integrità fisica della specie e della vita umana minacciate in profondità e mortalmente dal Mostro, dal Moloch, dal Leviatano.
Ci siamo battuti e ci batteremo per la libertà di scelta per difendere l’integrità dei nostri corpi e l’integrità delle specie contro la feroce aggressione del potere congiunto di Big Pharma, Big Business, Big State, Big Church, Big Union (Landini & C.) insomma: Big Kapital. L’esatto contrario della “libertà di scelta” rivendicato dai pro-gender che come detto necessitano degli strumenti prodotti e forniti dal sistema di Big Kapital non per difendere l’integrità dei loro corpi (né tantomeno della specie) che, appunto al contrario, rivendicano di poter modificare a piacimento. Da una parte – la nostra – il sentitissimo “giù le mani dai bambini!”; dall’altra parte …l’ectogenesi.
Le donne che numerosissime ed animate da una grande determinazione sono scese in piazza dal fatidico 24 luglio 2021innervando il movimento di lotta contro il green-pass e le imposizioni vaccinali hanno “sentito”, secondo la nostra netta percezione, più intensamente, più “intimamente”, più in profondità rispetto agli uomini la portata della violenza minacciata e in atto contro l’integrità di tutti, della specie. Ma in particolare contro il loro corpo, contro il corpo della Donna dal quale la vita sgorga, partorisce. E ciò vale (quale istinto vitale) anche per le donne che di figli non ne hanno, non li possono o non li vogliono avere. Si è ai nostri occhi dimostrata, anche in questo intenso frangente storico che abbiamo vissuto, la differenza (la vitale differenza) fra i sessi. E la complementarietà poiché insieme, donne e uomini, ci siamo battuti per il medesimo scopo. Realmente sociale, realmente umano e perciò realmente anti-capitalistico. Dall’altra parte, quella della stragrande maggioranza degli/delle antagonist*, la liberissima scelta di allinearsi disciplinatamente alle imposizioni governative, arrivando persino in taluni casi (per fortuna circoscritti ma, a nostro avviso, sinistramente premonitori) a trasformarsi in sbirr*, in autentici sgherr* di regime.
Dentro la presente stretta dei tempi
Siamo arrivati all’ultimo punto di questa nostra certamente sommaria e superficiale presa di posizione recisamente contraria alle teorie e “ai valori” gender, alla loro promozione nelle scuole e nella società, e alla loro concreta applicazione sui corpi delle giovani generazioni. Abbiamo scritto all’inizio che non per caso nella presente stretta dei tempi assistiamo alla loro nefasta propagazione.
Vi è a nostro avviso una correlazione fra la evidente spinta alla propagazione del fenomeno che si è diffuso a macchia d’olio dall’inizio di questo secolo (sulla base di un reale stato di sofferenza che attanaglia la condizione umana anche, e forse di più, nelle società “con la pancia piena”) da parte delle centrali occidentali dell’Inclusive Capitalism e la stretta dei tempi che stiamo attraversando.
Essa stretta dei tempi è l’intersecarsi in un cataclisma universale, dello sconvolgimento portato “dalla fine di 500 anni di dominio occidentale” per dirla con Serghei Lavrov, con il limite oggettivo (qui nessuna “libera scelta”) raggiunto dal meccanismo del capitalismo interconnesso e mondiale (non soltanto dalla sua forma “liberista” come generalmente si ritiene). L’impotenza a generare valore (valore reale che si estrae dal lavoro salariato, non quello fittizio creato dai trucchi della finanza o dalle stamperie delle zecche statali) ostacola la riproduzione della sua vita che diviene impossibile se non procedendo ad una distruzione massiva di uomini e di cose. Il suo grembo non più fecondo è gravido di morte. Parliamo di impotenza, di riproduzione della vita, di infecondità e della morte del Capitale, s’intende.
E’ da questo grembo infecondo e gravido di morte che si propaga l’ideologia ben così riassunta proprio da Silvia Guerini, bersaglio dello “spiacevole” episodio da cui siamo partiti:
Possiamo capire quanto sia un tassello fondamentale l’ideologia gender, che deve arrivare a resettare e rimodellare le menti dei bambini e dei ragazzi. Deve essere reciso ogni legame con il mondo reale e naturale. Tutto deve essere artificiale, sintetico e virtuale. La dissociazione con il corpo sessuato apre alla dissociazione e cancellazione della verità e alla cancellazione dei corpi. Stiamo andando verso una completa dissociazione dalla dimensione della procreazione, dalla vita, dalla morte, dal corpo sessuato, dalla realtà. Dissociazione anche da se stessi e dal mondo naturale di cui si è parte. Una comunità dissociata da se stessa e anestetizzata come potrà ancora dirsi umana?
Libertà di scelta, desiderio, diritto, progresso, inclusione – ecco il mantra progressista arcobaleno.
In nome dei diritti e della libertà con i bloccanti della pubertà si sterilizzano adolescenti, si strappa a una madre suo figlio per darlo a dei genitori committenti, si crea un bambino che sarà un bricolage genetico con il DNA di tre genitori. In nome dei diritti e della libertà si sosterranno i peggiori orrori.
Siamo giunti a dover combattere solo per affermare che gli uomini sono uomini e che le donne sono donne e che adolescenti, bambini, bambine vanno lasciati in pace dall’indottrinamento gender che li spinge alla trans-identificazione e vanno strappati dai tentacoli biotecnologici della trans-industria. A combattere per affermare che i nuovi “vaccini” e anche i “nuovi OGM” sono tecnologie di ingegneria genetica. A combattere per la verità. Se non c’è verità, se tutto diventa relativo e opinabile, non può esserci nemmeno libertà.
Silvia Guerini, Luglio 2023, pubblicato in L’Urlo della Terra, numero 11
L’ideologia gender porta all’atomizzazione, alla sterilizzazione, alla castrazione delle energie umane. E’ un aspetto della guerra del capitale contro “il suo grande nemico: l’Uomo”. (Bordiga) Respingiamo questo assalto all’integrità fisica e spirituale della specie umana. Per la vita! cioè per la Rivoluzione!
“A un passo dall’annientamento c’è il trionfo” (Ernst Junger)
11 marzo 2024,
Nucleo Comunista Internazionalista
NOTE
1) Di Silvia Guerini segnaliamo in particolare “Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender”. Segnaliamo inoltre di Daniela Danna “Sesso e genere”. Entrambi i libri editi da Asterios.
2) Monique Wittig, La pensée straight (1992). In italiano il testo si può leggere sul sito leswiki.it
3) Programma (di due paginette) del Parti Ouvrier redatto di pugno nella sua prima parte (gli scopi finali del Partito in 9 righe) da Marx. Le altre due parti (sezione politica e sezione economica, cioè le rivendicazioni politiche ed economiche) sono state redatte da Marx stesso insieme ad Engels, Paul Lafargue e il capo operaio francese Jules Guesde. Sono passati 144 anni ma molti punti – a parte la prima riga che abbiamo riportato – sono ancora attualissimi e validi per la lotta verso la Comune di domani. Citiamo solo il punto 4. della sezione economica:
“Divieto legale per i padroni di impiegare lavoratori stranieri ad un salario inferiore a quello dei lavoratori francesi”.
Attualissimo! Pensiamo alla condizione attuale delle Rosarno (lavoratori della terra) o delle Monfalcone (lavoratori dell’industria-cantieri navali). O no?
4) Da https://www.renovatio21.com/leducazione-sessuale-come-educastrazione/
5) Per la libertà di scelta, contro il TSO di Stato! Per la difesa del diritto anche individuale, contro il cosiddetto “interesse collettivo” – Nucleo Com. Int. dal sito https://ilrovescio.info/wp-content/uploads/2022/11/Liberta-di-scelta-e-non-cavie-1.pdf
6) Erst Junger, Trattato del ribelle (Adelphi ed.) Di questo prezioso libretto, scritto nel 1951, riportiamo uno di passaggi premonitori:
“Assai sospetto, e dunque da considerare con estrema vigilanza, è l’intervento crescente che, di solito con pretesti filantropici, lo Stato esercita sull’organizzazione sanitaria. (…) Non sappiamo in quali statistiche possano includerci, né se riguardino davvero e soltanto il settore medico. Ma tutte quelle fabbriche della salute con medici assunti e mal retribuiti, le cui cure vengono assoggettate al controllo burocratico, sono sospette: da un giorno all’altro – e non soltanto in caso di guerra – potrebbero assumere un volto inquietante. Quanto meno, non è impossibile che proprio da quegli schedari ordinati in modo esemplare escano i documenti che serviranno ad internarci, a castrarci o a liquidarci.”
Non sappiamo a te lettore, ma a noi ci fischiano le orecchie!