Redazione Comedonchisciotte.org
Le manifestazioni no green pass del sabato alle 18, quelle organizzate dal “misterioso” canale telegram “Basta Dittatura” continuano, e la gente continua a partecipare. Buon segnale. Continueremo a partecipare e seguire gli sviluppi.
TORINO
Ruggero Arenella
Appuntamento alle 18 in Piazza Castello, la piazza comincia a riempirsi qualche minuto dopo. Ad un primo colpo d’occhio sembriamo meno di sabato scorso. Durante le consultaziuoni con la Digos cominciano i primi screzi fra chi non vuole sigle a guidare il corteo, e l’unica “sigla” presente (seppur senza manifestare alcun simbolo evidente) il No Paura Day.
Durante la baruffa verbale ci si scontra anche sul percorso, la prima opzione è la sede de La Stampa, la seconda un percoso per le vie del centro per fare poi ritorno in Piazza Castello. Si chiede a tutti i manifestanti cosa preferiscono, si fa una votazione a mani alzate, è un bel momento. Vince la prima opzione, destinazione sede del Gruppo Gedi di Torino, anche io ho votato così.
Il corteo parte e tutti uniti sulla strada sembriamo molti di più, forse raggiungiamo i 4 mila come sabato scorso.
Il percorso è lungo, attraversa un bel pezzo di città, circa 3 Km e mezzo.
Si blocca il traffico, la gente di Torino ci vede, non soltanto i pochi che affollano il centro.
Corro su è giù per il corteo per fare le riprese e perdo i due amici che erano con me, mi vedono sopra la collinetta di piazzale Valdo Fusi e mi raggiungono. Andiamo verso un locale li vicino, davanti al quale è passato il corteo, per ristorarci e andare in bagno. L’entrata è sbarrata da un cameriere mascherato, uno dei due miei amici chiede di andare in bagno e il cameriere risponde educatamente che possiamo stare fuori se consumiamo ma che per entrare bisogna indossare la mascherina o “alzarsi la maglietta sul naso”. Il mio amico lo incalza sulla questione green pass e si avvicina quello che probabilmente è il titolare o il responsabile del locale. Il mio amico gli dice: “il ragazzo mi ha appena detto che mi devo alzare maglia sul naso per fare la pipì[!]”, il titolare replica con la solita storia delle sanzioni ma alla fine, il mio amico è riuscito ad andare in bagno e prendere un caffè senza il green pass, è bastata la mascherina.
Quando il corteo passa da Piazza Madama Cristina (dove si era appena fatto il mercato) un addetto alla pulizia suona il clacson del suo mezzo mentre un cameriere e la proprietaria di una pizzeria escono ad applaudirci, si raggiungono i decibel più alti di tutta la manifestazione.
Inizia a piovere. I più previdenti si sono portati l’ombrello, altri (come me) si sono presi un bel po’ d’acqua. Ma era quasi piacevole, la marcia andava lenta ma accalorata.
Ogni tanto guardo in alto cercando di scorgere se dalle finestre o dai balconi appare qualcuno. In pochi si affacciano, e ancora di meno sono quelli che sostengono. Solo 3 donne, immigrate (non capisco l’origine, forse latine o africane) ci applaudono dal balcone.
Qualche decina di metri dopo una famiglia di italiani fa gesti strafottenti, e il capo famiglia improvvisa un gesto dell’ombrello, tirandosi contro le grida di tutti.
Dopo qualche centinaio di metri due ragazzi italiani (forse studenti universitari) fuori dal balcone alzano il dito medio rivolto a noi.
Alcuni si precipitano li sotto consigliandoli di scendere e farlo di nuovo mentre altri cercano di smorzare gli animi per evitare di essere screditati come aggressivi e riottosi. Comunque, il ghigno strafottente dei due ragazzi si trasforma presto in un volto di timore e preoccupazione, che spero di vedere presto a Mario Draghi e, a scendere, a tutta la schiera dei collaborazionisti italici.
Mentre procediamo verso la sede de La Stampa avviene una cosa che testimonia la spontaneità della manifestazione (oltre a generare un momento di imbarazzo nella testa del corteo): arriva di corsa il responsabile della Digos che sbracciandosi esclama: “Ma dove cazzo state andando!? Di la c’è la sede vecchia, son 15 anni che l’hanno spostata! Venite di qua!”. Dobbiamo ringraziare la Digos e la Polizia se siamo arrivati a destinazione! A ben pensarci un altro segnale di come le Forze dell’Ordine hanno capito che noi non siamo contro di loro, e loro son tranquilli. E nel caso, ci danno una mano!
Arriviamo sotto la sede de La Stampa ma con molte defezioni, la pioggia e il lungo percorso hanno forse scoraggiato molti, siamo meno della metà. Faccio due riprese ma poi spengo la fotocamera, non resisto ad andare in prima fila e gridare con tutta la mia voce contro il palazzo, e i pochi che sono usciti dal portone. Sabato scorso siamo andati sotto la sede della RAI, ma a differenza della TV pubblica, questa è la voce del padrone, il vero padrone, gli Elkann-Agnelli, elites neoliberiste internazionali di primo piano. Insieme agli altri, urlo tutto il mio miglior vocabolario di insulti, e partecipo furioso al coro “Assassini, assassini, assassini …” e “De Donno, De Donno, De Donno, …”, oppure “Norimberga, Norimberga, Norimberga, …”.
Davanti a noi pochi poliziotti, abbastanza tranquilli, dalle facce quasi incredule di vedere come eravamo incazzati col palazzo della propaganda, ma non con loro. Qualcuno di loro si è lasciato scappare anche un cenno di approvazione.
Durante la manifestazione ho fatto diverse domande a Serena Tagliaferri del No Paura Day. Aderiscono alle manifestazioni del sabato alle 18, ma organizzano le proprie, come la più grande che c’è stata finora, quella del 23 Luglio a Torino in Piazza Castello. Intervisteremo presto Serena Tagliaferri, qui su ComeDonChisciotte.
NAPOLI
Marco Di Mauro
Dalle 18 in poi, circa 600 persone si sono riunite a piazza Dante, improvvisando un palco sulle panchine adiacenti la statua. Rispetto a sabato scorso, gli interventi sono stati meno di pancia e più di testa, anche perché si sono unite alla protesta le categorie di insegnanti e dipendenti pubblici contrari al green pass, ma concordi con la narrazione ufficiale della pandemia – difatti, si sono viste per la prima volta un po’ di mascherine. Altro segnale positivo è stata la presenza di alcuni esponenti dei centri sociali, non intervenuti a megafono. Anche in questo caso, nessuna bandiera, colore o cappello: la manifestazione è stata completamente spontanea. Gli interventi iniziali si sono incentrati sull’inapplicabilità del green pass, denunciata dalla stessa Confesercenti, per allargarsi su transumanesimo e strategia di depopolamento dei globalisti; sono seguiti gli interventi degli insegnanti, che hanno denunciato la gravissima e palese discriminazione a cui sarà sottoposto a settembre chi di loro non si è vaccinato, obbligato ad effettuare a proprie spese svariati tamponi. “Nessun ricatto per lavorare” è stato infatti lo slogan da loro scandito durante il corteo, partito alle 19,30 da piazza Dante, che ha bloccato la circolazione a via Toledo, piazza Carità, via Cesare Battisti, piazza Matteotti, via Medina, piazza Municipio, via San Carlo. Giunto a piazza Trieste e Trento, il corteo si è attestato davanti allo storico caffè Gambrinus, noto in città per il suo collaborazionismo sfacciato, gridando “Gambrinus nazista” e “Vergogna”, per ripartire fino al palazzo della regione in via Santa Lucia, al grido di “De Luca vaf***o” e “Il green pass qui non passa” turbando, quando involontariamente quando non, il desinare serale dei tanti scandalizzati avventori dei celebri ristoranti e pizzerie della zona. Sotto palazzo Santa Lucia si è tenuto un nuovo comizio, durato fino alle 22,30, dove sono intervenuti il naturopata Giovanni Moscarella e gli attivisti del Movimento 3V, del Comitato di Sana e Robusta Costituzione, della Rete Nazionale Stop Dittatura.
MILANO
Patrizia Ligabò
In una Milano agostana quasi deserta, il corteo si ritrova puntuale in Piazza Fontana; è prevista pioggia, ma non arriva neppure una goccia, meglio così. Pian piano arriva gente. Mentre apro il mio ampio cartello, arriva una troupe di Mediaset, interviste brevi qua e là. Poi mi si avvicina e dando per scontato che io sia assolutamente no vax , mi chiede: “ Lei lo sa che da ora non potrà più andare in molti luoghi? “Ci sono cose per me, molto, ma molto più importanti”, la mia risposta. Appena dico che collaboro con Comedonchisciotte.org, tutta la troupe si dilegua come il vento. La intravedo ancora durante il primo tratto del corteo, poi vedrò via via solo il cameraman.
Raggiungo la testa del corteo, le scritte NO GREEEN PASS sono fitte come spighe di grano. Molti i fotografi presenti, e molti uomini della Digos. La folla avanza, i megafoni danno il ritmo alle percussioni: vanno forte i coperchi di pentola. I giovani sono molti di più rispetto all’ultima volta. Ottimo segnale.
Pian piano il corteo diventa sempre più numeroso, ci sono pochi poliziotti, molti di loro sono in Duomo davanti alle camionette, mentre un elicottero vigila Milano.
Tutti insieme: “LIBERTA’ ! NO GREEN PASS! GIU’ LE MANI DAI BAMBINI! E la frase più bella: “ TUTTI INSIEME, SIAMO TUTTI INSIEME!” . Infatti la folla è composita: sono persone che hanno fatto scelte diverse le une dalle altre, non ci sono soltanto “i no vax” come dicono i grandi media. Siamo qui per difendere la libertà di scelta e la Costituzione, una ragazza ne tiene una copia sulla testa: la scena simbolo di questa giornata. Siamo tutti animati dal bene comune, ognuno dà il suo contributo come può. Siamo cinquemila, seimila circa, un ottimo risultato visto il periodo.
“LA FAMIGGHIA ELKANN, AGNELLI DETIENE L’INFORMAZIONE”, recita un cartello scritto appositamente in siciliano. E’ una denuncia politica: l’informazione italiana è quasi tutta in mano ai due gruppi Elkann e Berlusconi.
Dopo Piazza Duomo ci rechiamo sotto Palazzo Marino, la sede del Comune dove vi sono un paio d’interventi, ma la mancanza di un impianto stereo, limita fortemente la comprensione al di là delle prime file. Si va avanti, deviamo e percorriamo Vittorio Emanuele per arrivare comunque a Piazza San Babila; la polizia corre per evitare che si tagli eventualmente in Via Monte Napoleone. Moltissimi turisti ci filmano coi telefonini, alcuni chiedono: almeno all’estero forse ne sapranno qualcosa in più. Gli astanti seduti ai tavolini di lussuosi Caffè ci guardano quasi pietrificati, cosa mai potremmo fare loro? Ma la maggioranza delle persone che ci incrocia applaude, ed alcuni giovani, si uniscono al corteo.
Arrivati finalmente in Piazza San Babila, due file di poliziotti ci sbarrano la strada; protestiamo, ma in modo pacifico. Alcuni di noi deviano e passano dietro Sysley e adesso siamo oltre i poliziotti; alla fine, dopo una decina di minuti, ci lasciano passare e tutti percorriamo Corso Venezia e poi Corso Buenos Aires.
La gente è con noi: dalle finestre, dai balconi, lungo la strada, solo una signora scuote il capo, disapprova. Evidentemente, a molti importa ancora difenderli: sono i nostri valori democratici, per cui molti hanno dato la vita. Il che mi commuove.
Uomini e donne di tutte le età. Arriviamo a Piazza Loreto, luogo simbolo. Poi tutti in direzione Melchiorre Gioia fin sotto al Palazzo della Regione.
Una curiosità: nessuna delle auto fermate all’improvviso dal corteo ci ha suonato. La maggioranza dei passanti ci ha fotografato, filmato e sorriso. Diversi annuiscono, per adesso non partecipano. La speranza non è morta, è più viva che mai. Ecco la mia Milano, tenace e forte, che non si piega, ed io ne sono fiera!
Dicevano che vedere gli italiani in piazza era utopia? Ed invece eccoci.
PADOVA
Elena Pat
Ieri a Padova si è tenuta una manifestazione che ha visto arrivare nella città del Santo anche persone da Vicenza, Mestre e Venezia. I numeri parlano di più di 5000 presenti. Partita da piazza Duomo, il corteo si è poi snodato per le vie principali, in genere raramente percorse da proteste organizzate. Ciò ha suscitato grande sorpresa vista la marea umana in movimento.
Fine del corteo a Prato della Valle, tanta musica e animi sollevati a suon di Alleluia. Fra gli oratori: scrittori, medici, ed ex sindaci.
La manifestazione ha avuto tutte le autorizzazioni e si è posta come organizzazione apartitica, formata da famiglie nel più ampio senso del termine. Vedere tantissimi bambini, giovani ed anziani uniti per la stessa causa al grido di Libertà, ci dà la forza per andare avanti.
Abbiamo partecipato anche alla manifestazione di Firenze, dov’era presente Jacopo Brogi che farà uscire un articolo domani.