Le moderne tecniche di tortura sono un’invenzione della Gran Bretagna

Frank Kitson aveva paragonato le tecniche di controinsurrezione alla cattura di un pesce e le popolazioni civili delle aree in cui operano i gruppi nemici come "l'acqua in cui nuota il pesce".

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Kit Klarenberg
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Il 2 gennaio, Frank Kitson, ufficiale dell’esercito britannico per tutta la vita, scrittore e teorico militare, è morto serenamente nel sonno alla veneranda età di 97 anni. È stata un’uscita di scena immeritatamente dignitosa per un individuo che, per gran parte della sua vita, era stato responsabile, direttamente e indirettamente, di sofferenze inflitte a moltissime persone. Probabilmente, molti continueranno a subire le conseguenze negative dei suoi insegnamenti per decenni a venire.

Kitson era stato un pioniere nel campo della controinsurrezione, definita comel’insieme delle azioni volte a sconfiggere le forze irregolari“. I suoi vari punti di vista sull’argomento erano stati influenzati dall’esperienza britannica nelle brutali e asimmetriche guerre contro le ribellioni nazionaliste e i tentativi di rivoluzioni in tutto il Sud globale, mentre, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, L’Impero Britannico si disintegrava rapidamente. In molti casi, si era letteralmente trovato in prima linea in queste sanguinose dispute.

Kitson aveva scritto una serie di libri sulle tecniche di controinsurrezione che avevano avuto un’enorme influenza a livello internazionale. La cosa più nota è che le strategie da lui proposte per “sconfiggere le forze irregolari” erano state impiegate durante i “Troubles“, la guerra sporca segreta di Londra contro la popolazione cattolica dell’Irlanda del Nord e l’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA). Da allora, questi metodi sono stati utilizzati più volte con effetti devastanti in teatri di guerra nazionali ed esteri, da parte di diversi governi.

Persino i necrologi mainstream più comprensivi nei confronti di Kitson sono stati costretti a riconoscere questa eredità altamente controversa. Il Times di Londra ha osservato come, nei suoi ultimi anni di vita, Kitson “fosse ancora perseguitato da cause legali” per aver guidato la guerra della Gran Bretagna contro i Cattolici durante i Troubles. Come risultato del suo incarico, “le minacce alla sua sicurezza personale e a quella della sua famiglia sono continuate fino alla fine“, ha scritto il giornale.

In questi elogi funebri è mancato qualsiasi riferimento ad una componente centrale e clandestina del credo brevettato di Kitson nei riguardi della controinsurrezione: una forma di tortura molto specifica e unicamente britannica. Praticate attivamente ed esportate all’estero da Londra per decenni, queste tecniche di maltrattamento sono state adottate da moltissimi eserciti, agenzie di sicurezza e di intelligence e forze di polizia. Così come le vittime principali delle battaglie contro le “forze irregolari” sono invariabilmente civili innocenti, i comuni cittadini del mondo sono stati le vittime finali di questa spinta mefitica.

La “copertura propagandistica”

Nell’autunno del 1969, le alte sfere dell’esercito britannico avevano personalmente affidato a Kitson una missione estremamente delicata. Doveva iscriversi all’Università di Oxford e produrre una tesi “per rendere l’esercito pronto ad affrontare la sovversione, l’insurrezione e le operazioni di mantenimento della pace” nel decennio successivo, se non oltre. Il 42enne tenente colonnello era il candidato ideale per questo ruolo.

La vittoria di Pirro sui nazisti aveva gravemente indebolito Londra dal punto di vista finanziario e militare, spingendo le popolazioni delle sue colonie e dei suoi possedimenti imperiali a sollevarsi in massa contro i loro oppressori. Questo aveva portato ad aspre guerre di fine impero in tutti i continenti. Kitson era stato un veterano di due guerre: la ribellione Mau Mau del 1952-1960 in Kenya e l’emergenza malese del 1948-1960. Lì aveva assistito in prima persona all’innovazione da parte dei Britannici di nuovi e feroci modi per affrontare minacce non convenzionali in tempo reale.

Kitson era stato inviato ad Oxford in un momento in cui Londra lottava disperatamente per contenere un’altra ribellione popolare. Nell’Irlanda del Nord, l’escalation delle tensioni tra cattolici indigeni e colonizzatori protestanti aveva portato nell’agosto 1969 al formale al dispiegamento dell’esercito britannico in tutta la regione. Dopo essere stati accolti come protettori, [per i soldati inglesi] la situazione era rapidamente andata fuori controllo. Le “forze di pace” si erano trovate invischiate in interminabili battaglie senza via d’uscita contro l’insurrezione dell’IRA e i civili cattolici ostili.

Nel settembre 1970, Kitson aveva assunto il comando della 39a Brigata dell’esercito britannico, responsabile del mantenimento della pace a Belfast e in gran parte della parte orientale dell’Irlanda del Nord. Casualmente, la sua tesi era stata pubblicata non molto tempo dopo con il titolo “Low Intensity Operations: Subversion, Insurgency and Peacekeeping” [Operazioni a bassa intensità: sovversione, insurrezione e mantenimento della pace]. Accolto con un certo sollievo da soldati, capi militari e funzionari governativi alle prese con la gestione dei “Troubles“, il suo contenuto aveva provocato indignazione in alcuni ambienti pubblici.

Particolarmente preoccupanti erano i passaggi in cui Kitson sosteneva che non sarebbe stato possibile condurre azioni di controinsurrezione “contro coloro che praticano la sovversione” rispettando le tipiche condizioni civili, legali e politiche. Sosteneva invece che le libertà, le protezioni e i normali diritti civili avrebbero dovuto essere sospesi, prima di intraprendere operazioni militari contro “obiettivi irregolari“. In tali contesti, le leggi non avrebbero potuto “rimanere imparziali ed [essere amministrate] senza alcuna direzione da parte del governo“.

La legge dovrebbe essere usata come un’altra arma nell’arsenale del governo… una copertura propagandistica per eliminare i membri indesiderati del pubblico. Affinché ciò avvenga in modo efficiente, le attività dei servizi legali devono essere connesse allo sforzo bellico nel modo più discreto possibile“.

Altrove, Kitson aveva paragonato le operazioni di controinsurrezione alla cattura di un pesce, e le popolazioni civili delle aree in cui operano i gruppi nemici come “l’acqua in cui nuota il pesce“. Aveva sostenuto che, se un pesce non può essere catturato con mezzi tradizionali come una rete o una canna, “potrebbe essere necessario fare qualcosa all’acqua che costringa il pesce in una posizione in cui possa essere catturato. Potrebbe essere necessario uccidere il pesce inquinando l’acqua“.

Le Cinque Tecniche

Nell’agosto del 1971, nell’Irlanda del Nord era iniziata l’operazione Demetrius. I soldati britannici erano andati di casa in casa in tutta la regione, arrestando in massa i sospetti dell’IRA e i loro familiari, spesso sulla base di informazioni obsolete o del tutto false, al servizio dell'”internamento”. Questa politica era del tutto in linea con le dichiarazioni di Kitson sulla controinsurrezione ed era stata eseguita sotto il suo diretto controllo. Il risultato era stato una lunga detenzione senza processo per centinaia di sospetti di “terrorismo”.

Durante la detenzione, affinché confessassero, gli internati venivano sottoposti ad alcune o a tutte le “Cinque Tecniche” di tortura studiate da Londra. Questi metodi, in linea con la filosofia della controinsurrezione di Kitson, si erano evoluti nel corso dei vari conflitti britannici di fine impero. Ai Cattolici erano stati risparmiati i peggiori eccessi degli orrori inflitti alle popolazioni indigene. Per esempio, alle donne cattoliche internate non venivano abitualmente conficcate nei genitali, bottiglie rotte, canne di fucile, coltelli, serpenti e uova bollenti, come avveniva in Kenya con le donne sospettate di essere Mau Mau.

Tuttavia, ciò che veniva fatto ai detenuti può essere considerato estremamente barbaro. Nel novembre di quell’anno, un alto comandante dei corpi di intelligence dell’esercito britannico aveva redatto una storia ufficiale dello sviluppo dei metodi di interrogatorio militare di Londra a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. I suoi contenuti erano così delicati e scioccanti che gli alti funzionari governativi avevano espresso il desiderio che il rapporto rimanesse segreto per un secolo. Invece, il documento è stato declassificato dopo soli trent’anni.

In breve, la Gran Bretagna aveva messo a punto un sistema di tortura che combinava posizioni di stress prolungate, esposizione a rumore bianco, privazione dei sensi e interruzione di cibo, bevande e sonno. Le Cinque Tecniche potevano essere applicate a chiunque in quasi ogni contesto, costavano poco o nulla e non lasciavano segni fisici sulle vittime. Pertanto, la denuncia pubblica, lo scandalo o l’incriminazione per abusi dei diritti umani e/o crimini di guerra erano estremamente improbabili, se non impossibili.

Il dolore fisico e la devastazione psicologica inflitti dalle Cinque Tecniche erano comunque sempre enormi. Nelle posizioni di stress, i detenuti venivano spogliati, poi costretti ad indossare tute da lavoro e cappucci senza bottoni, prima di essere obbligati a stare in piedi con le gambe divaricate, piegati in avanti con le braccia tenute in alto contro un muro, sostenendo tutto il loro peso con le sole dita. Contemporaneamente, nelle loro celle veniva immesso un incessante rumore bianco. Se un prigioniero non manteneva la posizione di stress, veniva picchiato fino a fargliela rispettare.

Un sistema molto semplice

Il rapporto dell’Intelligence Corps spiega che questi metodi sono stati applicati negli ultimi tre decenni a prigionieri di guerra, rifugiati, guerriglieri e spie. Il rapporto contiene una lunga sezione che documenta l’impiego e il perfezionamento delle “Cinque Tecniche” in numerose controinsurrezioni, discutendone l’efficacia e i risultati. Ad esempio, l’autore cita il modo in cui i “terroristi Mau Mau” in Kenya “erano stati persuasi sotto interrogatorio a cambiare credo politico e, successivamente, a guidare le pattuglie britanniche contro i loro ex compagni“.

Nel Camerun britannico del 1960/1, “i membri di un gruppo sovversivo della vicina Repubblica del Camerun erano stati arrestati sul territorio controllato dalla Gran Bretagna, che stavano usando come base“. Una squadra dell’esercito si era installata in una “dependance di un hotel convertito” per interrogare 20 “soggetti di alto livello“, 15 dei quali “avevano cooperato in pieno dopo essere stati torturati.”

Le informazioni ottenute includevano tutti i dettagli sui campi di addestramento dei ribelli in Marocco e in altri Paesi dell’Africa nord-occidentale, persino i programmi dei corsi“.

Nel giugno 1963, gli interrogatori dell’esercito britannico si erano recati nello Swaziland, un protettorato di Londra, dopo che 1.500 lavoratori di una miniera di amianto di proprietà britannica avevano scioperato, chiedendo un salario base di 1 sterlina al giorno. Per un’ironia perversa, “si pensava che il problema delle richieste salariali fosse stato creato da un’organizzazione sovversiva”, piuttosto che da legittime e ragionevoli rimostranze per i bassi salari pagati dai loro padroni coloniali.

Dopo che agli scioperanti erano state applicate le Cinque Tecniche e, data la loro estrazione razziale, anche metodi sicuramente più raccapriccianti, “non era stata trovata alcuna organizzazione sovversiva” dietro gli scioperi. Questo “risultato negativo” era stato comunque considerato “prezioso“, in quanto “aveva rapidamente dimostrato che la causa delle agitazioni erano le lamentele locali“. Lo sforzo era stato anche “efficace nel chiarire i problemi di lavoro“, aveva commentato il rapporto. Ovviamente, quando la politica industriale si traduce in tortura, i lavoratori imparano rapidamente a stare in riga.

Nel marzo 1971, nell’Irlanda del Nord era stato allestito un centro di interrogatori dell’esercito britannico in una “base dismessa“. Il sito “non era perfettamente idoneo al compito, ma era il migliore disponibile“, si legge nel rapporto. La scena era quindi pronta perché i Cattolici potessero essere sottoposti alle Cinque Tecniche nella più totale impunità. Le tattiche selvagge sperimentate e affinate contro Africani, Asiatici e Latino-americani venivano portate “a casa” sul suolo britannico.

Gli autori del rapporto avevano compreso la mostruosità che avevano creato. Avevano sottolineato l’importanza di addestrare i soldati britannici a resistere a tecniche di interrogatorio comparabili e a sapere “cosa aspettarsi dalle mani di un nemico senza scrupoli“. È comunque probabile che alle reclute britanniche sia stata risparmiata l’indegnità di essere picchiati, presi a calci nei genitali ed avere la testa fracassata contro i muri, come era successo a molti internati cattolici.

Il risultato in tutti i casi era dolore prolungato, esaurimento fisico e mentale, grave ansia, depressione, allucinazioni, disorientamento e ripetute perdite di coscienza. Nessun detenuto si è mai ripreso completamente dall’internamento: il trauma psicologico a lungo termine era universale. Tuttavia, sembra che solo 14 prigionieri siano stati sottoposti a tutte le Cinque Tecniche. Erano diventati noti come gli “Incappucciati” e, nel 1976, il loro caso era stato esaminato dalla Commissione Europea per i Diritti Umani. La Commissione aveva stabilito che le tecniche costituivano tortura.

Il caso era stato poi deferito alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che, due anni dopo, aveva sorprendentemente deliberato che le Cinque Tecniche, pur essendo “inumane e degradanti” e violando l’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, non costituivano tortura. Nel 2014, dopo che era stato rivelato che i ministri del governo britannico avevano espressamente autorizzato l’uso delle Cinque Tecniche nell’Irlanda del Nord, Dublino aveva chiesto alla CEDU di rivedere la sua decisione. Quattro anni dopo, la Corte aveva rifiutato.

Il rapporto declassificato dell’Army Intelligence Corps britannico rileva che molti Paesi stranieri “mostrano un notevole interesse” per le Cinque Tecniche, e che studenti provenienti da Stati Uniti, Paesi Bassi, Giordania, Belgio, Germania, Norvegia e Danimarca partecipavano regolarmente alle sessioni di formazione convocate da Londra. “I nostri alleati europei guardano al Regno Unito per avere consigli… il nostro sistema, anche se molto semplice, è ammirato“, si vanta il rapporto. Questo sicuramente spiega perché le Cinque Tecniche non possono essere formalmente riconosciute [come tortura] dal tribunale per i diritti umani più influente e potente del mondo.

Kit Klarenberg

Fonte: english.almayadeen.net
Link: https://english.almayadeen.net/articles/analysis/how-britain-invented-modern-torture
06.01.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Kit Klarenberg è un giornalista investigativo che esplora il ruolo dei servizi di intelligence nel plasmare la politica e l’opinione pubblica.

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