Le mie previsioni per gli anni ‘20

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DI DMITRY ORLOV

cluborlov.blogspot.com

Anche se molti commentatori ritengono più opportuno pubblicare le loro previsioni da un anno all’altro, io trovo che un singolo anno sia un periodo troppo breve per qualsiasi previsione significativa. Per me, cinque anni sono più o meno la dimensione giusta delle barre di errore da posizionare su qualsiasi previsione su base temporale, rendendo in questo modo possibile misurare nell’arco di un paio di decenni ogni cambiamento di una certa importanza. E, guarda caso, è trascorso proprio un decennio da quando avevo pubblicato la mia ultima serie di previsioni sugli Stati Uniti per gli anni ‘10 [in italiano] ed è quindi tempo di produrne una nuova per gli anni ‘20.

La mia ultima serie di previsioni ha funzionato discretamente bene. Sebbene in alcuni casi il processo non abbia seguito il suo corso, le tendenze sono tutte inequivocabili e i processi che avevo delineato dovrebbero continuare e, in alcuni casi, concludersi entro il nuovo decennio. Questa volta cercherò di fare previsioni più specifiche.

Per quanto riguarda l’economia, qualcosa è destinato a rompersi, forse proprio all’inizio del decennio, e a condizionare tutto il resto del periodo. C’è una crescente disconnessione tra l’economia finanziaria, che opera in base a regole che gli addetti ai lavori possono inventarsi (e lo fanno) in corso d’opera e l’economia fisica delle miniere, della produzione e della logistica. Non c’è motivo per fidarsi in modo particolare delle statistiche ufficiali che riguardano la crescita economica, la disoccupazione, l’inflazione, le valutazioni del mercato azionario: sono tutti falsi molto ben costruiti. Un mercato azionario in bolla speculativa o un mercato immobiliare possono essere tenuti in vita con iniezioni di enormi quantità di denaro creato dal nulla e fatto arrivare agli addetti ai lavori. Ma, se guardiamo alla quantità di beni che vengono prodotti e consumati, a quante nuove infrastrutture pubbliche vengono costruite e ad altri simili fattori fisici, possiamo già osservare un costante deterioramento.

Mentre gli speculatori e gli economisti, che si occupano di quantità adimensionali rappresentate da simboli mistici e quasi religiosi, come $, €, ¥ e £, lavorano instancabilmente per mantenere la falsa facciata da villaggio Potemkin di un’economia fiorente, una tale sospensione teatrale dell’incredulità non è possibile quando sono in gioco le tonnellate, i metri cubi o i chilowattora. Un certo numero di spietati imbroglioni finanziari, insieme ad economisti-stregoni, passano le giornate a ragionare in modo circolare sul prezzo che determina il valore che determina il prezzo, mentre confondono solo la creazione di denaro con la creazione di ricchezza. Nel frattempo, un’economia fisica in calo, oscurata da un debito ormai fuori controllo, rimane in rotta di collisione con la realtà; dopo l’impatto il risultato sarà simile a ciò che era successo durante il crollo finanziario del 2007-8, tranne per il fatto che le disperate manipolazioni finanziarie che, all’epoca, erano state utilizzate per arrestarlo non funzioneranno più e l’economia fisica, che già langue, si fermerà del tutto.

Un particolare canarino da miniera di carbone è probabilmente l’industria del fracking. Non ha mai realizzato dei veri attivi, ma ha fatto guadagnare agli Stati Uniti una proroga sulle conseguenze del picco del petrolio. Ed ora anche la produzione dei pozzi del fracking ha raggiunto il suo picco, i tassi di esaurimento aumentano, le società di fracking falliscono e i pozzi appena perforati danno meno petrolio e più gas, con un gas non particolarmente di alta qualità o comunque redditizio. Ad un certo punto, durante questo decennio, gli Stati Uniti saranno nuovamente costretti a fare affidamento sulle importazioni per coprire la maggior parte del loro fabbisogno di petrolio e di gas. Nel frattempo, qualsiasi tentativo di Green New Deal per decarbonizzare l’economia degli Stati Uniti si tradurrà in un aumento strutturale dei costi per l’elettricità e per i trasporti che renderà praticamente non competitiva ogni genere di produzione industriale, come è già successo ovunque sia stata tentata una cosa del genere, anche nel Regno Unito e in Germania .

Un altro canarino potrebbe essere il mercato i Buoni del Tesoro americani. Mentre gli Stati Uniti delocalizzavano le proprie industrie all’estero e sostituivano la produzione industriale con un’economia dei servizi fatta di avvocati, medici e dentisti iperpagati, con le truffe nel settore immobiliare, con la finanza, con la pianificazione pensionistica, le assicurazioni e l’istruzione, oltre che con frotte di baristi sottopagati, toelettatori di cani e istruttori di yoga, una regola non scritta era che i partner commerciali, che ora producono tutto ciò che gli Stati Uniti devono importare, avrebbero investito il loro surplus commerciale nel debito del Tesoro americano, rendendo possibile agli Stati Uniti continuare ad ottenere qualcosa in cambio di niente. Ultimamente però, la Cina, la Russia ed altri paesi hanno iniziato a svendere le loro giacenze di Buoni del Tesoro degli Stati Uniti, utilizzando loro avanzi commerciali in costante crescita per stimolare le proprie industrie esportatrici e fornire crediti d’importazione a nuovi partner più solventi tra i paesi in via di sviluppo.

Questo sviluppo sta spingendo la Federal Reserve nella direzione della monetizzazione del debito diretto, cosa che legalmente non potrebbe fare, ma questa è una restrizione facilmente aggirabile, basta solo mentire. La monetizzazione del debito diretto ha una marcata tendenza a provocare iperinflazione, tanto più probabile in un paese come gli Stati Uniti, che ha un bilancio e un deficit commerciale incredibilmente elevati. Questo particolare canarino aveva subito un arresto cardiaco durante la crisi dei repo [repurchase agreements] nel settembre 2019 e, da allora, la Federal Reserve lo ha costantemente tenuto in rianimazione.

Per quanto riguarda le questioni militari, sembra sicuro poter affermare che, entro la fine degli anni ‘20, l’impero USA sarà definitivamente finito. È già un fatto che gli Stati Uniti non possono più nemmeno minacciare un lungo elenco di paesi, in particolare quelli armati con i nuovi sistemi di difesa aerea della Russia in grado di imporre una no fly zone agli aerei statunitensi, ed è noto che l’esercito americano cessa di essere operativo se gli viene negata la superiorità aerea. Ed è anche vero che l’intera flotta della portaerei americane è obsoleta ed inutile perché i missili russi di ultima generazione possono tranquillamente affondarle da distanze maggiori di quelle che possono essere raggiunte dagli armamenti o dai velivoli a bordo di queste portaerei.

Aggiungete a ciò il fatto che gli ultimi missili russi, in grado di raggiungere Mach 20 e che non possono essere intercettati da nessun sistema di difesa missilistico attuale o in progetto, consentono la distruzione di obiettivi sul continente americano, incluso lo stesso Pentagono, se gli Stati Uniti dovessero mai attaccare la Russia. Gli Stati Uniti hanno ancora una deterrenza nucleare, oltre alla capacità di causare un po’ di confusione armando e addestrando gruppi terroristici in tutto il mondo, ma sono così dolorosamente indietro rispetto alla Russia nello sviluppo di nuove armi che probabilmente non riusciranno mai a recuperare, nonostante spendano regolarmente per la difesa dieci volte più della Russia.

L’atteggiamento della Russia in merito all’addestramento delle truppe NATO, al loro pavoneggiarsi e alla loro postura provocatoria proprio ai confini della Russia è stato per lo più sprezzante. La Russia si è riarmata sopratutto con armi basate su nuovi principi fisici conosciuti solo dai suoi scienziati, ingegneri e progettisti ed ora sta tagliando il proprio budget per la difesa, incamerando nello stesso tempo miliardi dall’aumento delle vendite in tutto il mondo dei propri sistemi d’arma. Gli Stati Uniti non possono recuperare, non per mancanza di denaro (almeno finché la macchina da stampa continuerà a funzionare) ma per mancanza di cervelli.

Quando l’impotenza delle forze armate statunitensi diventerà evidente, l’alleanza della NATO andrà in pezzi. Già la Turchia, che è il secondo maggior partner della NATO, ne è a malapena un membro ed molto più interessata a cooperare con la Russia e con l’Iran, piuttosto che con gli Stati Uniti, nel campo della difesa. Nonostante ciò, il complesso militare-industriale degli Stati Uniti continuerà la sua esistenza zombeggiante fino a quando i soldi non si prosciugheranno e, a quel punto, si sarà avverata la mia previsione iniziale di truppe statunitensi bloccate in una moltitudine di località all’estero senza le risorse disponibili per rimpatriarle.

Nel frattempo, l’esercito americano farà il possibile per giustificare la propria esistenza organizzando periodicamente provocazioni contro avversari piccoli ma invincibili, come l’Iran e la Corea del Nord, mentre si immischierà nella politica delle nazioni più deboli e meno stabili che però sembrano disporre delle risorse che l’industria degli Stati Uniti vuole “liberare” (magari il petrolio venezuelano o il litio boliviano per le auto elettriche). Arriverà ripetutamente quasi al punto di scatenare uno scontro militare a tutto campo, ma rifiuterà di impegnarsi per tre eccellenti ragioni.

Innanzitutto, sulla base di tutte le sue recenti esperienze in Iraq, Afghanistan ed oltre, sa che non può vincere. In secondo luogo, sa che non può più nemmeno combattere per un certo periodo di tempo perché la base industriale necessaria per rifornire le truppe sul campo non esiste più. Terzo, sa che non può più proteggere la terraferma statunitense, basterebbero alcuni attacchi missilistici per eliminare i grandi trasformatori della rete di distribuzione elettrica che assicurano le forniture di elettricità e fanno funzionare le stazioni di pompaggio dei gasdotti e degli oleodotti che coprono il resto dell’infrastruttura energetica e, in questo caso, l’intera economia americana si bloccherebbe completamente.

Nel complesso, sono ottimista sul fatto che verrà evitata una guerra su larga scala, per il semplice motivo che le guerre vengono combattute per essere vinte, non per essere perse. Se è ovvio che qualsiasi azione militare importante comporterebbe sicuramente una sconfitta completa e totale, umiliazioni e rovine, allora ordinare un’azione del genere diventerebbe una mossa suicida. In ogni caso, ai vertici della catena di comando militare non lavora del personale con tendenze suicide, [questi generali] non hanno trascorso metà della vita facendo di tutto per passare di grado, baciando culi a destra e a manca, per poi voltare le spalle a tutto e suicidarsi. Certo, assassineranno gente e causeranno disastri umanitari ogni volta che sapranno di potersela cavare. Ma, anche se i rischi personali fossero abbastanza bassi da assicurare loro la continuazione dell’esistenza fisica, eviteranno le strategie che potrebbero causare gravi perdite agli Stati Uniti, per paura di vedersi strizzare, politicamente, i loro preziosi zebedei.

Per quanto riguarda la politica, gli Stati Uniti hanno già smesso di funzionare. L’élite al potere si è divisa in due bellicose fazioni, che ora si stanno trattando con la stessa cattiveria, malizia e disprezzo che in precedenza avevano riservato agli stranieri. Questo sviluppo è inevitabile: di fronte al proprio fallimento globale, le élite sono state costrette a cercare un capro espiatorio, chiunque tranne il loro amato sé, e si sono trovati…. a vicenda, ovviamente!

Mentre le parti in guerra dell’élite al potere continuano a sbranarsi a vicenda, i vari difetti insiti nel sistema di governo degli Stati Uniti verranno alla ribalta e vanificheranno tutti gli sforzi per apportare cambiamenti positivi. Gran parte del problema deriva da un particolare documento, obsoleto e difettoso: la Costituzione degli Stati Uniti. Consente ad un presidente di essere eletto anche senza aver ottenuto la maggioranza alle urne. Permette anche al partito di quel presidente di controllare la camera alta del parlamento, ignorando completamente gli interessi degli stati più popolosi a favore di quelli delle zone rurali sottopopolate.

Infine, consente anche ad un presidente di saturare la stessa magistratura con persone di sua fiducia, che, con le loro reinterpretazioni creative di qualsiasi atto legislativo, compresa la stessa obsoleta e difettosa costituzione, possono scavalcare qualsiasi normativa esistente. E, in base ad una regola assai insidiosa della legge tribale inglese nota come “precedente,” una legge, una volta infranta (cioè reinterpretata) da un giudice rimane infranta. Ad esempio, alcuni giudici hanno deciso che il Secondo Emendamento consente alle persone di detenere armi da fuoco anche se non fanno parte di una milizia statale, risolvendo il problema per sempre. Questo principio, unito alle gravi carenze della costituzione e del sistema nel suo insieme, si traduce in una tendenza a correre in tribunale per risolvere qualsiasi diatriba, non importa che si tratti di elezioni presidenziali controverse o se una persona possa sposare il proprio San Bernardo. Il risultato è un gigantesco nodo giuridico gordiano nato dall’intreccio di una miriade di piccoli cavilli legali.

Questo imperfetto sistema costituzionale poteva funzionare un tempo, quando il paese era più unito, aveva più il senso di uno scopo e di un destino comuni e poteva ottenere risultati positivi per gran parte della sua popolazione. Ma, ora che nemmeno uno di questi salubri ingredienti è disponibile, [questo sistema] garantisce solo la massima disfunzione politica ad ogni livello di governo. Tuttavia, gran parte della popolazione degli Stati Uniti pensa ancora che con il voto si possa ottenere qualcosa, rimanendo impervia ad argomentazioni molto semplici e ben ragionate, del tipo che gli Stati Uniti non sono affatto una democrazia e che non importa chi sia il presidente. Anche se queste parole con tutta probabilità finiranno per non essere udite, vale la pena ripetere che il paese verrà comunque gettato nel cesso dorato della storia, indipendentemente da chi sarà nominalmente in carica.

Sebbene il collasso degli Stati Uniti debba ancora seguire il suo corso, sento che è già tempo di dare un nome più appropriato agli Stati Uniti d’America. Dopotutto, non sono l’unica confederazione del continente americano: ci sono anche gli Estados Unidos Mexicanos. Questo vergognoso ed egocentrico abuso linguistico deve finire, prima o poi. Propongo quindi di rinominare gli Stati Uniti, magari non subito, ma tra un decennio o due. Come nuovo nome vorrei suggerire qualcosa come Repubblica del Deteriorado, Degenerado o Disintegrado. Il suo idioma nazionale sarà probabilmente lo spanglish. Il suo uccello nazionale sembra già essere il dito medio teso. Per quanto riguarda la sua bandiera, qui possiamo semplicemente osservare quale bandiera è considerata sufficientemente sacra ed inviolabile da assicurare la prigione a chiunque osi bruciarla in pubblico. Ed è la bandiera arcobaleno LGBTQ.

Dmitry Orlov

Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2020/01/predictions-for-2020s.html#more
03.01.2020

 

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