L’accabadora

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Di Alceste, alcesteilblog.blogspot.com

Roma, 7 marzo 2023

 

Il tifo, inteso come sopravvalutazione e giustificazione acritica della propria parte, è l’unico residuo dell’anima ancora in grado di smuovere i cuori, almeno in Italia. Eppure … Mi piace, da flâneur della dissoluzione, riguardare le reazioni dei tifosi dopo una partita molto sentita, accesa da rivalità secolari … spesso sorprendo questi tipi lombrosiani su youtube … quasi tutti, se non la totalità, registrano video da soli, dal buio di una cameretta, sciatta e anonima, la sciarpetta o il vessillo standardizzato alle spalle. Si lagnano, fanno finta di urlare la gioia o il disinganno, accendono gli special della derisione, ma sono scenette di raro squallore, quadretti di gente desolata che si rigira nella desolazione cercando di ravvivare una fiamma languente. Gli rimane un po’ d’acrimonia, o di bile, al massimo … la visceralità delle vittorie e delle sconfitte dei propri beniamini in mutande non li tange, dato che, spesso, nemmeno esiste più il campanilismo da contrada che contraddistingueva i primi tifosi … essi solo puntano le fiches residue di una disperata umanità su quei milionari apolidi, così, giusto per vilipendere, la sera, il presunto avversario, chiunque egli sia, soli, irrimediabilmente soli, la luce azzurrina dei computer a rischiarare quei volti tutti eguali.

Rispetto di più gli hooligans inglesi che, almeno, cercano di strappare i labari altrui con qualche scontro fisico. Chiediamoci perché è stata lanciata una guerra totale contro il tifo da stadio … cosa significasse, in realtà, il DASPO, il controllo, la digitalizzazione ossessiva anche in questo settore … ovviamente tutti diranno: per colpa dell’Heysel, quei poveri morti! A causa degli pseudo tifosi che mettono a ferro e fuoco gli autogrill, le piazze italiane, gli autobus! Ma questa è solo l’occasione che motiva l’intervento, anzi l’operazione. Il problema, vero, è che il Potere rinviene in tali comunità, estrema barbara propaggine di quelle di sangue, la potenziale fucina di un dissenso organizzato assai pericoloso; poiché basato sulla complicità, l’onore, l’appartenenza, l’identità. Non a caso il fascismo è stato sempre accostato strumentalmente al tifo … e non solo perché se ne temono le quadrate legioni, ma per la connessione spirituale fra i suoi membri. Che tale spiritualità sia di quart’ordine è, qui, irrilevante. Ciò che risulta decisivo per il Potere è lo scioglimento de vi degli stati intermedi che si frappongono fra il Moloch statale, ormai diluito nella Monarchia Universalis, e l’individuo. Solo tale duello deve sussistere: Ominicchio vs Moloch, un mezzogiorno di fuoco dall’esito più che scontato. Un individuo deprivato, piccolo, stupidamente immemore e ottusamente nemico proprio di quelle istituzioni (famiglia, partito, compagnia, monastero) che, sin dagli albori della civiltà, hanno sempre attutito le varie e imperfette forme di totalitarismo escogitate. Che questa sia la questione sul tappeto, e non l’ordine pubblico, si nota dall’indifferenza sbadigliante che il medesimo Stato riserva ai tagliagole metropolitani e alle guerriglie urbane di anarchici e compagnia cantante: mezzi idioti che giustificano l’unico fine.

Si dice: vedi tutto nero. Ma chi può essere ottimista? Distruggere è facile. Le configurazioni, dalle più delicate alle più resistenti, vanno in mille pezzi sotto la spinta di una furia dissolutrice che attacca anche le istituzioni dapprima ritenute intangibili; così, senza vergogna, senza opposizione. Gli stessi mi dicono: ricostruiamo!

Obietto: per ricostruire occorre un residuo di energia che più non possediamo. Serve un esempio, l’ennesimo? Supponiamo di gettare nel fuoco un quadro di paesaggio d’un pittore a cavallo fra Cinquecento e Seicento: una veduta della campagna romana con scene di caccia e ruderi, di Paul Bril. Secondo voi cosa si è appena verificato? Una dissacrazione, certo. In tal senso: che tale dipinto, d’un fiammingo minore che pochi conoscono, non era solo un’opera d’arte bensì la fase finale di un albero evolutivo che ha richiesto centinaia di migliaia di anni. Apporti insospettabili, in un lasso di tempo interminabile, nel campo della tecnica del colore, dello sfumato, della prospettiva, dell’intensità atmosferica; un gusto incantevole del memento mori (le rovine), il “Fermati, sei bello!” nei riguardi di un luogo, la campagna romana, ricca di silenti sovrapposizioni millenarie di civiltà. E tutto questo è lì, possiamo ammirarlo; esso attira a sé ogni conquista pregressa, così come qualche perdita, si badi (la debolezza del simbolismo metafisico). Se tale quadro viene, quindi, spazzato via, come rimpiazzarlo? Di quali forze, sapienze, energie dovremmo riappropriarci prima di arrivare a tale vetta? Impossibile, per ora. La distruzione del passato, quindi, è distruzione dell’umanità poiché ogni tradizione è stata interrotta e noi possiamo vivere solo in contemplazione di quel passato che oggi ci è impossibile replicare. Siamo in pieno Medioevo ellenico, incapaci pure di disegnare un albero secondo la maestria di Paul Bril; o, forse, dovrei dire: secondo quella miracolosa configurazione umana e artistica che fu Paul Bril, redentore celeste, per ciò stesso, dall’eterna dissoluzione.
Ethel Elena Schlein si rimpiatta nelle tane di un sinistrismo apparentemente irricevibile. Ella incarna tutto ciò che un Italiano dovrebbe naturalmente detestare. Si dimena ai margini dell’arengo di partito, rimane sullo sfondo. In primo piano i soloni, gli astuti manovratori, i sottopanza. Poi, improvviso, il maremoto. Prima donna segretario del Partito Comunista d’Italia. Tutti si chiedono: cos’è successo? Ma non c’è niente da chiedere. È sempre così. False piste, manfrine, proclami, quindi il Potere mondialista, tramite qualche suo esecutore locale, piazza il colpo di mercato. Ed ecco l’impensabile: una lesbica, per un terzo italiana, che l’Italia la conosce per sentito dire, e viceversa, fedele al politicamente corretto più oppressivo e ottuso, si ritrova nelle mani adunche l’ultimo cascame del socialismo nazionale. Si dice: macché socialismo, è il Partito Democratico! Certo, ma appropriarsi di un simbolo storico, benché decaduto, è necessario per lanciare l’ennesima operazione magica sull’Italia.
Ci sono stati i brogli! Impossibile che, dopo l’astensione alle regionali, un milione si sia fiondato ai gazebo! Così sbotta il micco da tastiera. E se anche fosse? Vi sono, nelle elezioni nazionali e locali, brogli allucinanti, di massa, per dirigere il voto verso la spartizione concordata dai partiti; e poi ci si lamenta di questi? Un poquito di coerenza, ragazzi …
Ah ah ah … è la classica ebrea internazionale … e allora? Cosa avete prodotto di italiano, voi, in questi anni? Lo chiedo sommessamente, con calma, le mani intrecciate sul ginocchio sinistro accavallato sulla gamba destra … cosa-avete-prodotto-voi? … ripeto … vi recate in massa a guardare i blockbuster, giocate tutta la notte, vi spippate coi trans, fate i video su tic e toc, disprezzate chiese, anfiteatri, paesaggi e letteratura, e poi cosa? La dottoressa Elly si farà, sotto i vostri occhi …
Eh eh eh … è brutta … ma questo è bodyshaming della peggior specie … brutta, poi, non direi, andante, via … come vedremo … povera di culo e davanzale, certo, ma in alcune foto, ritoccate da prestigiatori voodoo, trasmette un’intrigante ambiguità … questo dell’aspetto fisico, perciò, è un non argomento, roba da latrina, l’ultimo rifugio delle nullità.
Ih ih ih … ma che ne sa lei della vita … vissuta negli agi, ricca, disimpegnata, radical-chic, non ha fatto nulla … sì, perché i Salvini e Meloni e D’Alema che hanno smosso le decine di milioni con la matita copiativa lo sanno? Le speranze della controinformazione, pure? Chiedo, rispettosamente, come sopra. Voglio una risposta chiara: indicatemi un solo alternativo di rilievo che abbia mai onorato l’Italia, o un simbolo italiano, o una meravigliosa propaggine italiana. Aspetto nei commenti.
Oh oh oh … è LGBT, tontogreen, scioccamente antifascista … sì, certo, come Meloni, Crosetto, Lollobrigida, Tajani … son tutti programmati per eseguire i balletti del padrone … diciamo che Elly almeno lo dichiara a chiare lettere …
Uh uh uh … vedrai … ha l’apparato contro … i Peppone del partito, i mestatori … vedrai, dura minga … ma lei non deve durare, ha solo da svolgere un compito da liquidatrice. Vedrete come indurirà le sembianze nelle prossime settimane … non sarà facile liberarsene … anzi, è probabile che alcuni suoi oppositori dovranno addirittura cercarsi un lavoro negli anni a venire. Come Sandro Bondi, ex sindaco comunista della ridente Fivizzano, cui prospettarono una carriera da procacciatore assicurativo all’Unipol … e lui inorridito: sono un intellettuale! Il Nostro, di cui ricordiamo l’eulogia per Dell’Utri, dovette traslocare armi e bagagli chez Silvio, perché lui voleva sì il pane, ma anche le rose …
Purtroppo Ethel Schlein, da cui mi distanziano dieci gradi di separazione, è molto più intelligente dell’internauta sbraitante, di solito un povero coglione astioso che, al massimo, tifa coi gagliardetti digitali a latere; e assai più scaltra, ovviamente, rispetto all’Italiano medio, almeno per come questi è stato ridotto da almeno ottant’anni di occupazione usuraia. Inoltre vanta spalle coperte dalla totalità dei media avendo ricevuto il via libera per mettere all’incanto ogni cosa che profuma d’Italia. Elly è l’accabadora del Paese, del socialismo, della destra, dei monumenti, della chiesa, della latinità, di ogni cosa. Finalmente si va al redde rationem. Se regge il globalismo (e dovrebbe farlo, anzi si sta divertendo un mondo, mi si scusi il calembour), Elly darà il fatale colpo liberatore al cranio del Paese agonizzante, da vera femina accabadora. Una botta secca, e via. L’espressione geografica sarà divisa come una torta di compleanno dagli amici degli amici, più amici degli altri amici … mai nostri amici, comunque. E questo avviene nel vuoto raggelante di qualsiasi opposizione o scatto d’orgoglio … così, come si stesse giocando a Tomb raider … perché opporsi e dire no è sostanzialmente un fatto spirituale … e per spirito non intendo uno sbuffo da medium, voi lo sapete. Spirito è consonanza con quanto si è trasmesso sino a noi; consonanza immediata, cioè fede, in grado di regalarci prospettive e sguardi da cui poter giudicare senza il minimo tentennamento … si vuoti il sacco: quanti ce ne sono in Italia di tali individui? Pochi, assai pochi … tutti relegati nelle cantine, poi, negli sgabuzzini più fetenti … esiliati, ammazzati dal silenzio, censurati … io sono un individuo pieno di difetti e contraddizioni e però sono stato costretto ai margini, a meschini andirivieni; lo sentivo, sin da adolescente, di avere una  maledizione sulla capoccia, ero l’outsider, il mostro … lo affermo senza orgoglio e senza rivendicare un merito: ero così e basta; e, per ciò, ho vissuto nelle catacombe a respirare il salnitro dell’emarginazione mentre si ballava sulla tolda del Titanic. Pure ‘sto blog da quattro centesimi è un modesto epifenomeno di tale connaturazione intima, al di là del bene e del male, distillata in regioni dall’aria rarefatta: prive di compensi, incoraggiamenti, conforti. Nemmeno nella morte avrò un conforto, sicuramente mi sorprenderà male, come uno sberleffo … nell’ultima ora – omnia ferunt ultima necat – mi verranno alla mente solo sciocchezze … oppure, in quel momento fatale, e questo lo temo sopra ogni altra cosa, ciò che reputai importante mi si svelerà nella sua più incredibile futilità: morirò, come tutti, senza aver graffiato d’un nulla la superficie neghittosa dell’eternità. Presto sarò tutti, Cesare e Alessandro mi faranno compagnia.
“ ‘Acabar’, in spagnolo, significa finire. E in sardo ‘accabadora’ è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un’assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. È lei l’ultima madre”. Così recita la quarta di copertina del romanzo Accabadora, di Michelina Murgia. E se lo dice lei, fungibile mystes dei nuovi tempi, c’è da crederle … Eh sì, il romanzetto, super premiato a destra, e pure a manca, senza dimenticare il centro … campiello, sottocampiello, supermondello … così va la Fama … la Strabica per eccellenza che, però, ama dirigersi sempre in un solo punto …
Elly ci appare oggi strana, irricevibile, ma non sottovalutiamo gli ex Italiani, questa sciocca parodia di un ex popolo. Una mesata di comparsate e a lei ci si affezioneranno, addirittura, come gli spettatori pian piano si affezionarono a Guglielmo Bertone, “Il Dentone” de I complessi (1965). E però, dai … parla bene … e sul tema ci prende, inutile negarlo … e questo, su, non si può non condividerlo … meglio lei che quell’altro … meglio lei che quell’altra … ma perché, ci sono alternative? Guarda, l’ho sentita l’altra sera ospite alla piazza pulita, da mentana, da iacona, da myrtamerlino, in presa diretta, alla cavalla e la torre … e così via. La mitridatizzazione di Elly … in Italia ci vuole poco … anch’io, poi, la trovo quasi simpatica. Perché? È un fenomeno ricorrente, anche nei liberi e nei forti; o nei supposti tali: dopo aver passato la vita a rinsaldare la zattera nella tempesta si guarda alla mareggiata fatale come a una liberazione. Vieni amica, in te posiamo.

Ragazzi miei, gl’intellettuali italiani … lodi, lodi e poi ancora lodi. Applausi, articoli, lauree honoris causa, comparsate, celebrazioni. Una vita al massimo. Poi crepano. Da vivi, perciò, passano a salme ovvero a salme importanti: salmoni. Li si beatifica una decina di giorni, sciorinando aneddoti e rimembranze, vere o inventate … a rimpinzarsi sin all’indigestione … le prefiche a pagamento che, inastati i turiboli, procedono a stracciarsi le vesti graffiandosi il volto … ah, quanto ci mancherai! ah, la sua arguzia … oh, lo ricordo, fermo, lo sguardo rivolto al futuro … oh, la salacità … generoso! Generoso, sì, era generoso! … la bonomia, l’altruismo … era buono, capite? … solo che non lo faceva intendere a nessuno … un cuore grande così, guardi, pari al girocollo … poi, lentamente smiagolati gli eulogi un tanto al chilo … ché, pare indubbio, i cadaveri cominciano da subito a puzzare d’irrilevanza, li si getta nella differenziata, a dimenticarli al più presto, ‘sti rompicoglioni … perché, signora mia, se lo lasci dire da me che l’ho conosciuto da vicino, era una carogna … tanto intelligente, per carità … un pozzo de scienza, era … però … una canaglia come pochi … Tale il destino delle futili colonne della nazione. Quanti giganti passati a peggior vita si rinvengono nei cassonetti della smemoratezza … best seller, luci della ribalta … poi arriva l’accabadora e il castello di carte cade, a rivelare la pochezza e l’insignificanza di tanto fracasso. Un gigante della cultura … come, no … fra un par di mesi ci si chiederà pure come si chiamava … il pantheon repubblicano è pieno di questi ciclopi rattrappiti a nani di carta straccia. I migliori, invece, tutti in esilio, in terra sconsacrata, mort’ammazzati dal piombo amico … o d’inedia … o tutte e due.

Alla data 5 aprile 1882, Guy de Maupassant verga il racconto Magnétisme. L’avrà scritto in poche ore, come i veri maestri della narrativa sanno fare. L’ennesimo capolavoro. Egli parla di magnetismo, alludendo alle ricerche di Charcot; in realtà parla di un incantesimo; di magia:
Fra le mie frequentazioni mondane c’era una ragazza che mi lasciava piuttosto indifferente, che non avevo mai guardato attentamente, mai calcolato … La mettevo tra le insignificanti … mi pareva che avesse due occhi, un naso, una bocca, capelli qualunque, un aspetto ordinario: era uno di quegli esseri su cui la curiosità viene attirata per caso, senza soffermarsi, che non aveva niente di attraente.

Una sera … prima di andare a coricarmi, sentii balenarmi, in quell’arruffio di idee, in quella processione di immagini che affiorano alla mente quando per qualche minuto si resta imbambolati, con la penna in mano, una specie di soffio leggero, un brivido quasi impercettibile nel petto; e immediatamente, senza motivo, senza capo né coda, vidi chiaramente, quasi potessi toccarla, la vidi dalla testa ai piedi completamente nuda, quella ragazza a cui non avevo mai pensato per più di tre secondi di seguito … e di colpo mi accorsi che aveva … un fascino discreto, una dolce malia: e mi venne quella frenesia strana che ci fa pendere dalle labbra di una donna… quella notte sognai … chi di noi, durante quei sogni angosciosi, concitati, affannati, non ha afferrato, stretto, toccato, posseduto, con i sensi eccezionalmente affinati, la donna cui pensava un istante prima?Avrete fatto caso a quali indicibili delizie procurino simili conquiste fatte in sogno! In quali folli ebbrezze ci gettino, con quali violenti spasimi ci scuotano … la violenza con cui sentii tutto questo lasciò nella mia mente tracce indelebili. Quella donna fu mia, così mia che il dolce tepore della sua carne si insinuò nelle mie dita, l’odore della sua pelle nel cervello, il sapore dei suoi baci sulle labbra, il suono della sua voce nelle orecchie, la stretta del suo abbraccio serrata ai fianchi, e il fascino ardente della sua tenerezza in tutta la mia persona …”. Il giorno dopo il protagonista, stregato, con l’odore della sua pelle, dapprima sconosciuta e mai desiderata, nel cervello, la va a trovare. Tremante, come scosso da un demone: “All’improvviso mi gettai su di lei, stringendola fra le braccia; e il mio sogno s’avverò così in fretta, così facilmente, così follemente, che mi chiedevo se stessi sognando oppure no … per due anni fu la mia amante …“.

L’incantesimo, la succuba, l’amore per due anni … magnetismo o magia? Cos’è il magnetismo se non la metafora d’una operazione magica? Una donna sgraziata, quasi brutta, che ci è indifferente; poi, da recessi sconosciuti, la lingua d’una fiamma, un ardore impossibile da definire. Il volto muta sotto la nostra considerazione, certe scialbature s’accendono di significato. Un’insenatura, la dolce curvatura d’un braccio. Si è presi nell’incubo dell’estasi, più non si ragiona. Tale la magia. Credete che fosse cosa da Inquisizione? Eccola qui fra noi, in piena vista. Ne siete tutti vittima. La maggior parte, però, s’atteggia a comandante della propria nave … non sa che, fieramente, fa vela verso gli scogli più aguzzi.

L’operazione Covid19 non è difficile da spiegare, ma è impossibile da comprendere a pieno poiché in-concepibile. La grandiosità e spudoratezza del crimine sono talmente evidenti, vasti e micidiali da renderlo, per ciò stesso, inintelligibile alla maggior parte delle coscienze italiane. Queste, abituate da sempre a considerare lo Stato un accozzaglia di personaggi inefficienti, pasticcioni e corrotti, e però, alla fin fine, padri (e madri) di famiglia, ritengono in-concepibile, che gli stessi padri (e madri) siano stati capaci di spingersi alle bassezze del male quotidiano.

Liquidare ciò che è avvenuto è per loro fondamentale poiché, altrimenti, verrebbero precipitati nella considerazione dei reali tempi a venire per loro progettati, di concentrazione totalitaria.
Infermieri, gendarmi, impiegatucci, medici .. . figure familiari che ripugna considerare pedine di un crimine lungamente studiato a freddo e imposto proprio con la forza coercitiva delle residue istituzioni repubblicane. L’intero corpo statale, coadiuvato dal conformismo e dalla codardia delle cosiddette corporazioni di mezzo, dalla stampa ai sindacati, ha fatto muro contro i propri stessi cittadini uccidendo, mentendo; e, ora, assolvendo. Non vi è stato niente d’improvvisato benché i più possano discolparsi con la manfrina dell’obbedienza. La psicopatia dell’intero arco costituzionale, che ha trovato ulteriore combustibile nell’ignoranza becera e vigliacca dei propri rappresentanti, a qualsiasi livello, si è reso gioiosamente manipolabile. Eravamo tutti in pericolo, lo siamo tuttora. E a cosa è servito tutto questo? A sperimentare, ovvio, per future operazioni, ma anche a ferire, irrimediabilmente. Se ogni atto d’allora, dal più incomprensibile al più gratuito, ora ci sembra un ingannevole miraggio, non è così per l’anima. Siamo cambiati, ormai, indifesi, esposti, sacrificabili – pronti a chinare il collo alla lama d’ossidiana.
Gli psicopatici vogliono rendersi immortali. Falliranno, su questo non ho alcun dubbio. Miseramente, battendo la testa contro il principio di non contraddizione, contro l’inevitabilità della loro finitezza e meschinità. I loro calcoli sbagliati risultano evidenti: intestardirsi li recherà alla rovina. E noi con loro? Forse. Vedete come programmano il futuro che li attenderà al varco, con le sue tagliole mortali. Tutto ciò che è stato da loro donato è fumo, cenere, pietrisco. Il digitale, poi .. cos’è? Questa conquista mirabile … nient’altro che un’emanazione di grado minore, nata già corrotta oltre che precocemente corruttibile. I pazzoidi credono di sovvertire Dio e la Morte; il loro lascito, però, sarà un regresso ferino; macerie, follia, lutti. Le loro rose rosse più sgargianti, ecco che al loro tocco essiccano veloci, come il fiore di Wells, l’ennesimo progressista fallito. Squarciare il velo di Maya, fermare il tempo, recarsi ai limiti dell’universo … ma ciò che avranno in cambio è solo la Bestia che risalirà gli eoni per divorargli il cuore.
Michela Murgia potrebbe trovarsi al secondo gradino dell’Ordine Femminista Scozzese Antico e Accettato delle Artiste … una pedina, sacrificabile, come tante. Più su, fra le italiche, chi potremmo trovare? Forse Emma Bonino? Oltre il trentesimo forse Madonna; e Marina Abramovich. E, al vertice, Yoko Ono. Una musa, un genio.  Una tizia che andava avanti a trovate, non sapendo manco disegnare una casetta con gli alberi intorno. La sua pellicola più celebre, Bottoms, mostrava culi; in Cut pieces si faceva tagliare le vesti dagli spettatori sino a rimanere nuda; il parto più geniale, Apple, consisteva in una mela (200 sterline) che il collezionista avrebbe poi visto appassire lentamente: una vanitas, insomma, fuggevole come la vita. Una parecchio sveglia, o, forse, una risvegliata. Yoko, figlia d’un banchiere, aveva già sepolto due mariti. L’incontro col proletario Lennon non ho mai capito quando avvenne, se il il 6.11.1966 o il 9.11.1966 … il micco di Liverpool, un semplicione di periferia imbevuto, quale goffo parvenue, dell’estroversione luciferina della swinging England, abboccò subito all’amo, comunque … presso la galleria “Indica di Mason’s Yard” – galleria che chiuse già l’anno seguente, come se fosse stata ideata solo per quell’incontro. E John inclinò il proprio talento verso il progressismo, l’irenismo, l’ecumenismo … e lei dietro, senza età, silente, inespressiva come le tsantsa dei Jivaros. Di donne così rigurgita l’arte moderna, nei pressi d’ogni rivoluzionario o apostata c’è una di loro, a dirigere o a comprare o a rivendere, spigolosa, scialba, affascinante, mesmerica … una succuba.

 

Tortured.
When the bridegroom smoothed his hair
there was blood upon the bed.
Morning was already late.
Children singing in the orchard
(Io Hymen, Hymenaee)
Succuba eviscerate.
Di Alceste
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