La valorizzazione dei beni culturali attraverso la mercificazione degli spazi pubblici.

 

Ha suscitato enorme scalpore il party esclusivo e grandioso organizzato da Cristina Fogazzi, conosciuta come Estetista Cinica, per celebrare il primo anno di vita del suo brand make-up VeraLab. Il motivo di tanto scalpore? L’utilizzo degli spazi della Biblioteca Nazionale Braidense e della  Pinacoteca di Brera.
Certo se fosse stato uno spazio privato ad essere utilizzato niente di strano, ma è una tra le 46 biblioteche statali più importanti gestite dal Ministero dei beni culturali, accorpata nel 2015 alla Pinacoteca di Brera.

Accorpamenti voluti dal ministro Dario Franceschini, che una volta seduto sulla poltrona ha pensato bene di stravolgere un organismo statale che dalla sua nascita nel 1904 aveva funzionato bene accorpando le diverse funzioni come ad esempio Segretariati regionali; Soprintendenze Archeologia, Belle arti e paesaggio; Soprintendenze Archivistiche e bibliografiche; Poli museali regionali; Musei; Archivi di Stato; Biblioteche statali.
Ma il fatto grave è che è stato disatteso il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio negli articoli 1 -101 – 106 , che forse chi ha concesso l’utilizzo di questi spazi non ricorda e per questo li riporto integralmente:

Articolo 1 Principi 1. In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice. 2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura.

 

Art. 101
Istituti e luoghi della cultura
1. Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi della cultura i musei, le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali.
2. Si intende per:
a) “museo”, una struttura permanente che acquisisce, (( cataloga, )) conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio;
b) “biblioteca”, una struttura permanente che raccoglie (( , cataloga )) e conserva un insieme organizzato di libri, materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la consultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio;
c) “archivio”, una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca.
d) “area archeologica”, un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o strutture preistorici o di età antica;
e) “parco archeologico”, un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto;
f) “complesso monumentale”, un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza artistica, storica o etnoantropologica.

Art. 106
Uso individuale di beni culturali
1. Lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono concedere l’uso dei beni culturali che abbiano in consegna, per finalità compatibili con la loro destinazione culturale, a singoli richiedenti.
2. Per i beni in consegna al Ministero, il ((Ministero)) determina il canone dovuto e adotta il relativo provvedimento.
2-bis. Per i beni diversi da quelli indicati al comma 2, la concessione in uso è subordinata all’autorizzazione del Ministero, rilasciata a condizione che il conferimento garantisca la conservazione e la fruizione pubblica del bene e sia assicurata la compatibilità della destinazione d’uso con il carattere storico-artistico del bene medesimo. Con l’autorizzazione possono essere dettate prescrizioni per la migliore conservazione del bene.

 

pianta cortile

Bisogna allora comprendere quale è stata la giustificazione per tale concessione d’uso. Il denaro che è stato versato nelle casse dello stato, la bontà di Cristina Fogazzi che ha lo ha scelto come location per finanziare la cultura come sostenuto da lei? O per farle acquisire maggiore visibilità come pensiamo noi? Se voleva veramente spendere quei 95.000 euro poteva fare una donazione libera attraverso l’ Art bonus guadagnando non solo nella detrazione fiscale ma soprattutto per la sua disponibilità. Ma trasformare in discoteca il cortile d’onore della Pinacoteca e in sala da pranzo la sala di lettura non è stato certo apprezzabile.

 

Ma a quanto pare se si paga ogni cosa è possibile si compra tutto, mentre noi cittadini che finanziamo con le nostre tasse il Ministero dei Beni Culturali, non contiamo niente. La giustificazione che quei soldi servono per la gestione è una pura presa in giro, se poi si considera proclamare  che tanto  lo fanno in Europa è una giustificazione che non regge. Noi italiani dobbiamo essere un esempio per il mondo intero, il nostro patrimonio è unico al mondo, la sua gestione nel corso deli anni non è mai stata al di sotto di nessuno, abbiamo delle Soprintendenze che hanno lavorato con grande professionalità alla tutela , conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio pubblico, ma grazie a Franceschini sono state demolite e private delle forze necessarie per esercitare il loro lavoro. L’accorpamento delle Soprintendenze ha prodotto come risultato un minor controllo sul territorio e una minore efficacia. Su questa linea demolitoria hanno continuato anche gli altri ministri e soprattutto con il governo Draghi che è intervenuto nella semplificazione delle procedure di autorizzazione paesaggistica per favorire la transizione ecologica ed impiantare anche nelle zone vincolate parchi fotovoltaici ed eolici.
In questo declino la Fogazzi è un monito che ci fa riflettere che qualcosa non va, l’arte è del popolo- cittadino non è una esclusività di personaggi che la sfruttano. Soprattutto dobbiamo considerare che questo va a solo vantaggio di quei luoghi di cultura più rinnomati mentre i beni considerati minori, non per valore storico artistico ma solo perché non ricadono in città come Firenze, Milano e Roma non intessano a nessuno, così vengono lasciati andare e scomparire dalla nostra menoria perché lo stato non interviene a tutelarli per mancanza di finanze, questo è vergognoso!

 

Regolamento-per-concessione-duso-spazi

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