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La Redazione

 

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LA SORELLA MALATA

A cura di
Il 26 Marzo 2014
85 Views
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DI JAMES HOWARD KUNSTLER
Clusterfuck Nation

È stata davvero una cosa positiva che gli Stati Uniti siano stati considerati come l’unica suprema superpotenza nei decenni post-Guerra Fredda?

Valutiamo cosa ne abbiamo fatto di questo privilegio: annaspando come un gonzo sovralimentato, prendendo abbagli da un’occupazione straniera all’altra, fracassando un sacco di cose e uccidendo un sacco di persone, sotto la rubrica buffonescamente concepita della “guerra al terrore“.

Perché è nel nostro interesse sapere verso quale versante pende l’Ucraina? È stata nell’orbita russa per centinaia di anni, sotto un’amministrazione o un’altra. Siamo delusi che ora Kiev non potrà adeguarsi agli imbranati eurocrati di Bruxelles? Era davvero una prospettiva realistica?

Invece, il miglior risultato per l’Europa occidentale sarebbe un ritorno alla condizione preliminare dell’Ucraina che torna a essere un muto tappeto, fatto di pelliccia d’orso, con gli oleodotti e i gasdotti che la attraversano carichi di petrolio e gas da portare all’affamato Occidente. L’idea che gli Stati Uniti possano rifornire l’Europa di petrolio e gas al posto della Russia è una fantasia assurda. Chiunque si chieda se l’Ucraina ha la capacità di spiegare le proprie forze armate contro quelle russe presumibilmente ammassate alla frontiera dovrebbe chiedersi come verranno pagati i soldati ucraini.

Sono certo che la Russia non può permettersi di annettere tutta l’Ucraina. La Russia riesce a malapena a mantenere le sue strade asfaltate. Ma, ovviamente, non poteva permettersi di abbandonare i suoi porti in acqua calda e le basi navali in Crimea, con il nuovo governo di Kiev che stava facendo un gran macello anti-russo dopo la “rivoluzione”. L’annessione della Crimea non cambia materialmente nulla per la disposizione delle forze militari russe nella regione. C’erano già. Date le dimensioni della loro flotta rispetto alle altre nazioni delle vicinanze, il Mar Nero è una vasca della Russia e lo è stata da tempo immemorabile.

Il verificare che ci sono alcuni luoghi del pianeta su cui gli Stati Uniti non possono esercitare la loro influenza è stato uno shock anche per il cosiddetto “American Deep State”, quella matrice di burocratica fanghiglia tossica che si sforza di far finta di controllare tutto e che riesce principalmente nell’imbarazzare sé stessa in un mondo che ormai tende con impegno a rifuggire da un qualsiasi controllo centralizzato. Le nazioni si stanno dividendo ovunque, e per il momento non c’è nessuna discussione pubblica coerente sulle conseguenze. Il Veneto ha votato l’altro giorno per la secessione dall’Italia, ossia, per non mandare più tasse a Roma. La cosa dovrebbe essere interessante. E cosa ne pensiamo del voto per l’indipendenza della Scozia in programma per settembre? A giudicare dai giornali britannici, c’è una preoccupazione che rasenta lo zero. Poi c’è la lista degli stati falliti, Egitto, Siria, Yemen, e probabilmente la metà dei manufatti nazionali dell’Africa sub-sahariana, luoghi senza un’economia o un sistema politico funzionanti, e troppi poveri che si lamentano a gran voce. Queste sono le parti del mondo che nessuno vuole sviluppare né riqualificare. In un centinaio di anni potrebbero diventare zone inaccessibili, o semplicemente tornare a ululare selvagge.

Gli Stati Uniti farebbero meglio in questi chiari di luna a farsi gli affari propri. Con Detroit in fallimento, perché dovremmo inviare a Kiev miliardi di dollari ? Le infrastrutture americane urbane – acqua, fognature, gas e linee elettriche – stanno cadendo a pezzi. Non abbiamo idea di come poter gestire fra dieci anni la gran parte delle attività economiche fondamentali per la vita quotidiana, quando le illusioni del petrolio e del gas shale evaporeranno in una scura nuvola di disincanto, quando non avremmo più un’industria aerea, e la maggior parte degli americani non avrà i mezzi per possedere delle automobili, e non ci sarà diesel a sufficienza per arare le megafattorie dell’Iowa, o abbastanza concimi a base di petrolio e di gas o erbicidi da versare sul terreno ormai esausto, e poca acqua nelle falde acquifere fossili di Oglala o elettricità sufficiente per attivare gli irrigatori dove la prateria incontra il deserto. Come potranno gli americani vivere e mangiare e andare dal punto A al punto B e tenere un tetto sopra la testa in questa terra esaurita?

Non parliamo mai di queste cose, e il panorama politico in questo paese è una terra desolata di miraggi e diavoli di polvere. Questo è il vero punto debole degli Stati Uniti oggi. Siamo incapaci di vedere il disordine a casa nostra. Perché dovremmo anche metterci a guardare gli altri casini oltreoceano?

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JAMES HOWARD KUNSTLER
Clusterfuck Nation

Link: Weak Sister

24.03.2014

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