La Russia gioca a scacchi, ma con i guantoni da Boxe

Oggi Mosca può sfidare gli USA sul piano militare, sia convenzionale che nucleare, sul piano economico grazie all'immensità delle sue riserve naturali, necessarie soprattutto ai suoi avversari, e grazie anche alla capacità di negare quelle stesse risorse anche in aree che non sono sue. Soprattutto, propone la concreta possibilità di divenire un "Centro di gravità" alternativo per tutte le Nazioni che compongono quello che oggi va di moda chiamare "Sud Globale" e addirittura per alcune Nazioni del "Primo Mondo".

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di Dersu Uzala per comedonchisciotte.org

 

E’ inutile negare che a partire dal celebre discorso di Putin alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 2007, la Russia abbia sposato una postura apertamente revisionista dell’Ordine Internazionale. In quella occasione il Presidente russo aveva denunciato il continuo allargamento della NATO alle Nazioni un tempo facenti parte del Patto di Varsavia, sino a giungere a ridosso dei confini russi e che ciò metteva in pericolo la sicurezza della Federazione. La “Rivoluzione Arancione” del 2014 prima e la guerra in Ucraina, poi, hanno chiarito come questo fosse esplicitamente l’obiettivo perseguito dal consesso delle Potenze Occidentali. In quel lontano 2007 a Mosca era ancora in atto la guerra interna tra i fautori dell’indipendenza e della specifità russa e coloro i quali cercavano un “appeasement“, se non proprio uno stretto rapporto con l’occidente. Putin, una volta divenuto saldo il suo potere, ha fatto pendere la bilancia verso i primi, non senza che l’Occidente convincesse parte dei secondi che la strada di un rapporto cooperativo e paritario non fosse possibile.

 

In questi 15 anni la Russia non è stata ovviamente in attesa e, insieme e grazie alla Cina, sta costruendo un sistema di alleanze che oggi sfida concretamente l’egemonia americana.
Se è vero che gli americani affermano che la loro politica estera nel futuro sarà orientata al contenimento cinese, il sospetto è che continui ad essere la Russia il vero competitor globale, considerata la profondità e la pervicacia della presenza russa in tutti i settori principali dell’architettura internazionale; Sebbene i 72 anni di esperienza sovietica possano aver dato l’impressione che la Russia abbia già avuto il suo periodo di gloria, esso è stato in realtà un co-dominio, esercitato insieme agli USA e in una situazione di reciproco bilanciamento.

 

Il “Momento Unipolare” americano è finito, quello Multipolare è in fieri, e se anche non sarà un “Secolo Russo“, anche solo 30/60 anni di presenza in forze sullo scenario mondiale possono essere esiziali per gli avversari, considerata la rapidità e l’intensità con cui gli avvenimenti si dipanano in quest’epoca di bit velocissimi. Non scordiamoci che la presenza americana si è radicata in Europa solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, 80 anni fa.

 

Oggi Mosca può sfidare gli USA sul piano militare, sia convenzionale che nucleare, sul piano economico grazie all’immensità delle sue riserve naturali, necessarie soprattutto ai suoi avversari, e grazie anche alla capacità di negare quelle stesse risorse anche in aree che non sono sue.

Oggi dà prova di poter disturbare, se non interrompere, le catene di forniture che dai paesi satelliti giungono sino ai centri dell’Occidente Collettivo e soprattutto, propone la concreta possibilità di divenire un “Centro di gravità” alternativo per tutte le Nazioni che compongono quello che oggi va di moda chiamare “Sud Globale” e addirittura per alcune Nazioni di quello che si soleva chiamare “Primo Mondo”.

 

La Guerra in Ucraina, o Operazione Militare Speciale, che dir si voglia, ha rappresentato il momento in cui la tensione latente tra Russia ed Occidente, USA in primis, si è mutata in conflitto patente, permettendo a Mosca di dismettere i guanti di velluto ed indossare i guantoni da Boxe. Ma i russi sono anche campioni di scacchi, ed eccoli quindi trasformati in giocatori di ChessBoxing o “Scacchipugilato”, disciplina nella quale dopo un round in cui ci si scambia sonore mazzate, ci si siede per alcuni minuti davanti ad una scacchiera e si giocano le proprie mosse, per poi ritornare sul ring. Inutile dire che per giocare bene la seconda parte del match, bisogna essere capaci di non farsi far troppo male durante la prima, cercando contemporaneamente di infliggere ferite importanti all’avversario per fargli perdere lucidità e batterlo quindi una volta sedutisi davanti alla scacchiera.

 

Oggi la Russia gestisce egregiamente la fase del combattimento sul ring, non solo in Ucraina, ma anche in Siria e in Libia, mettendo KO regolarmente l’avversario, che è spesso supportato dalla NATO o dagli USA, quando non lo è dalla Turchia o dall’ISIS. Aiuta altri giocatori come Iran, Corea del Nord, Cina, Venezuela (e presumibilmente altri attori non-statali che si oppongono agli USA ovunque nel mondo) che ripagano stando a bordo ring, fornendo consigli e “integratori” (leggi armi).
Parallelamente riesce a padroneggiare la fase scacchistica, tessendo accordi di grande respiro come quello del BRICS, gestendo “l’amicizia senza limiti” con la Cina o rafforzando il rapporto economico crescente con l’India senza contare la presenza sempre più evidente in Africa. Anche le tensioni che attraversano l’Europa non-così-Unita, possono essere inquadrate in questa capacità di attrazione, che ammalia tanto l’Ungheria, quanto la Slovacchia e forse anche l’Austria, lasciando la Germania con un senso di “vorrei ma non posso”.

 

Se negli anni della Guerra Fredda, gli USA si produssero nella politica del “Cordone Sanitario” oggi, sembra sia la Russia con il suo corollario di alleati a circondare l’avversario, agendo sul suo junior partner, l’Europa;

i piccoli Houthi, supportati dell’Iran, alleato della Russia, bloccano i traffici marittimi verso di essa. Le Nazioni sub-sahariane alleate de facto con Mosca, forniscono quella massa di disperati che, migrando, mette pressione all’Europa del Sud e, una volta migrati, mette paura dall’interno all’Europa del Nord.Il tutto passando dalla Libia a controllo russo.

Sebbene ne avrebbe fatto volentieri a meno, anche la guerra in Ucraina contribuisce ad accerchiare ed indebolire l’Europa: da un lato le tronca i commerci via terra con la Cina, rendendo difficile i collegamenti ferroviari attraverso la Bielorussia (e la stessa Ucraina),dall’altro la mette in condizione di dover ricevere altri milioni di rifugiati da Est, con tutti i costi e i disagi che ciò comporta.

La costringe a spendere milioni di Euro in armamenti per Kiev che vengono puntualmente distrutti sui campi di battaglia, invece di dirottarli su politiche economiche a favore dei propri cittadini.

Persino la distruzione di collegamenti metanieri e la cessazione delle forniture di gas, sebbene subìte e non certo gradite, concorrono a mettere in difficoltà l’Europa che si trova così a spendere parecchio di più per qualcosa, come l’energia, che le è vitale e che nel resto del mondo è di proprietà (USA esclusi) di Nazioni più vicine a Mosca che a Washington o Bruxelles.

 

La guerra in Ucraina ha messo l’Europa di fronte alla necessità di pensare a sè stessa anche sotto il profilo militare. Il “Giardino” si sente minacciato, e ha capito che una recinzione serve. Gli avvisi provenienti da Washington sotto il primo Governo Trump, avevano già suonato la sveglia portando al progressivo aumento delle spese militari in tutti i paesi della NATO, per tendere al mitico 2%. Si parla in maniera più convinta di creare un vero esercito europeo, e si sta già valutando il possibile impatto di una nuova presidenza Trump, se ciò dovesse portare a un progressivo disimpegno americano dal suolo europeo. La bellicosità delle Nazioni baltiche e della Polonia, insieme ad una necessaria ricopertura delle scorte di armamenti, porta introiti alle aziende della difesa europea, ma sono gli USA a fare la parte del leone. La presenza americana potrebbe ridursi in futuro, solo nel numero di truppe stanziate, ma restare primaria nella fornitura di armi e servizi correlati.

 

C’è un fronte europeo molto poco amichevole per Mosca, rappresentato dalla “Core Europe” e dall’area baltica, Polonia in testa, ma ve n’è un altro che non è le è pregiudizialmente ostile. La “testa di ponte democratica” teorizzata da Brzezinski, e in particolare la “Core Europe”, si sta spostando a destra, senza mettere in dubbio il modello europeo ma i suoi gestori pro tempore. Ad est, alcuni dei governi come Ungheria e Slovacchia, hanno legami storici con Mosca e traggono sino al 90% del proprio fabbisogno energetico dalle condutture di gas russo. Alla fine di quei tubi c’è l’Austria che è un hub primario sia per la Germania che per l’Italia. Il gasdotto Druzhba (Amicizia) che parte dalla Siberia si attesta a Baumgarten, per poi svoltare via Tarvisio e arrivare in Italia o in direzione opposta per alimentare la Germania. Vienna non fa parte della NATO ma è un membro dell’UE, si è posizionata contro le sanzioni e l’invio di armi e importa ancora il 60% del suo gas dalla Russia.

 

Questi gli amici, ma tra i nemici c’è Varsavia, che sta spendendo miliardi in ammodernamento militare ,tanto americano, quanto coreano ed europeo, con un budget che sarà del 2.5% ancora nei prossimi anni, e tendente a crescere. Avendo dismesso molta parte di armamento ex-sovietico, come i carri armati e gli obici forniti all’Ucraina, i polacchi hanno progressivamente adeguato i loro mezzi, i calibri di artiglieria e le tattiche allo standard NATO, rendendosi così sempre più compatibili con americani, tedeschi e francesi. Gli Stati Uniti hanno coltivato la loro presenza in Polonia sin dagli anni ’70 e, anche grazie al Consigliere di Carter, Varsavia rappresenta oggi il “cuneo” che impedisce a Russia e Germania di potersi guardare negli occhi e baciarsi. Contemporaneamente fa da Fratello Maggiore per i tre piccoli stati baltici, ed è imprescindibile per gestire l’Ucraina e contrastare la Bielorussia.

Obama, Trump e poi Biden hanno però chiarito che il target principale degli USA è l’Asia, coi particolare attenzione alla Cina, primo competitor in campo economico, anche se non ancora dal punto di vista militare, almeno non nella misura richiesta per sfidare l’egemone a livello globale.

 

In Asia la posizione russa è rafforzata dallo storico legame con l’India che, già saldo sul piano militare, si sta rafforzando anche dal punto di vista commerciale, in particolare in termini energetici, con Delhi che approfitta dell’enorme offerta di petrolio russo a sconto. L’India è parte dei BRICS, ma è anche una cerniera con tutto l’Occidente in termini economici e questo può essere un vantaggio per Mosca. L’India è anche vicino all’Iran, il che rafforza ancor più il fianco sud russo. Il Caucaso, già minacciato negli anni da Azerbaijan, Armenia e Georgia, potrebbe essere il punto debole della “costruzione di sicurezza” russa, ma gli scacchisti del Cremlino si stanno attrezzando. Pechino “copre” l’oriente russo e i mari caldi che Mosca non è mai riuscita a raggiungere, mentre la Corea del Nord, oltre a fornire armi per altri fronti, punzecchia Seoul e Tokyo, tenendole in tensione.

 

Oggi la scacchiera vede i pezzi anche nel quadrante mediorientale, in cui la Russia è onnipresente, con una rete di alleanze e leve diplomatiche e operative, come in Siria, che le garantiscono una presenza vis a vis con gli americani, senza contare il supporto che russi e milizie iraqene, kurde e sciite si danno vicendevolmente. Gli accordi crescenti con l’Arabia di Bin Salman, non solo con l’entrata nei BRICS, ma con la “concordanza di vedute” nell’OPEC+, hanno permesso di gestire la fase più acuta delle sanzioni sul petrolio russo, che oggi va ovunque, a 60$ al barile, tranne che in Europa e USA. Ovvero ci va ma attraverso catene di intermediari che ne nascondono la fonte. Business as usual, insomma.

Anche gli ammonimenti sulla possibilità di un conflitto diretto con la NATO, nelle dichiarazioni di entrambi i fronti sui media negli ultimi due anni, rivelano se non la capacità di vincere una guerra almeno la consapevolezza, nel malaugurato caso,  di poterla combattere alla pari, il che non è poco considerato che la tragedia del sottomarino Kursk del 2000 è considerato il punto più basso raggiunto dalle forze armate russe dalla fine della Guerra Fredda.

 

Vuoi vedere che alla fine  la scacchiera, che magari è fatta in Cina, ha sempre e solo due giocatori di cui uno è sempre la Russia?

 

di Dersu Uzala per comedonchisciotte.org

 

Fonti:

https://www.dailysabah.com/sports/2019/09/30/chessboxing-combining-physical-strength-with-intelligence

https://www.nzz.ch/meinung/ukraine-krieg-oesterreich-wagt-den-bruch-mit-putins-russland-nicht-ld.1751849

https://www.diepresse.com/5336931/baumgarten-die-mitteleuropaeische-gas-drehscheibe

https://www.gasconnect.at/en/network-information/at-a-glance/baumgarten-hub/

https://www.politico.eu/article/europe-prepares-stand-alone-as-us-trump-returns-2024-elections/

https://rrn.media/ukraine-braces-for-mass-exodus/
https://www.reuters.com/world/europe/poland-ramp-up-defence-spending-army-ukraine-war-rages-2022-03-03/

https://rrn.media/marine-le-pen-france-s-1-politician/

https://english.almanar.com.lb/2036630
https://en.wikipedia.org/wiki/1998_Russian_financial_crisis

 

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