DI PEPE ESCOBAR
Asia Times Online
Il Nabucco – il presunto Santo Graal del gas che va dal mar Caspio all’Europa – 4.000 chilometri dalla Turchia all’Austria – è la perenne telenovela del Pipelinestan.
Parte del gas per rifornire il Nabucco dovrebbe giungere dall’Azerbaigian. Un’altra parte potrebbe – un “potrebbe” molto contrastato – arrivare dal Turkmenistan. Ma un qualsiasi analista energetico che si rispetti sa che il Nabucco potrebbe operare funzionare solo se venisse rifornito dal gas naturale iraniano. E la cosa potrà avvenire solo passando sul cadavere di Washington.
Quindi, ancora una volta, la fiacca “dirigenza” politica dell’Unione Europea – che ancora una volta si è comportata come un barboncino da compagnia – ha gloriosamente sabotato quello che viene considerato il suo progetto energetico più ambizioso, ha ceduto alle pressioni degli Stati Uniti e ha poi sacrificato la propria indipendenza energetica. E questo da persone che non hanno mai perso un’occasione per decretare che l’Europa è “ostaggio del gas” della russa Gazprom.
Come in tutte le cose del Pipelinestan, ci sono vari livelli di sfumature. Mosca sta facendo le cose in grande per impedire all’Iran di associarsi al Nabucco, perché il suo programma politico più avanzato sarebbe quello di controllare il 30% della fornitura di gas destinata all’Europa.
La chiave di volta del gas, l’Azerbaigian, si fonda sugli enormi giacimenti di Shah Deniz 2. Per quello che è definito il Corridoio Meridionale, attraverso l’Italia, ci sono due possibili impianti in competizione. Ce ne sono altri due che rivaleggiano sulla rotta a nord dei Balcani: uno è il Nabucco; l’altro – che segue l’ethos fedele agli acronimi del Pipelinestan – è il South East Europe Pipeline (SEEP). Ma solo nel prossimo anno potremo assistere al capitolo finale di questa telenovela infinita.
Per il Corridoio Meridionale, il favorito è il TAP (Trans-Adriatic Pipeline), una joint venture svizzero-tedesco-norvegese. Il TAP utilizzerà infrastrutture già realizzate e ha bisogno solo di investimenti nel breve tratto sottomarino tra Grecia e Italia. La norvegese Statoil, fondamentale, è un partner che vale il 25,5% dello sfruttamento dei campi di Shah Deniz 2, e la cosa rende tutto più semplice.
Per la rotta a nord dei Balcani, si potrebbe puntare sul Nabucco. Ma il favorito è un progetto di BP, molto più conveniente del Nabucco, e senza bisogno di usare gas turkmeno.
BP – con la nomea inquinante che arriva dal Golfo del Messico – è per caso la maggiore azionista di Shah Deniz 2. L’Azerbaigian – soffocato dalla corruzione – può essere descritto a ragione come un paese di BP. Anche Washington, sua vicina alleata, sa che il presidente azero, Ilham Aliyev, è qualcosa di davvero simile a un campo mafia. Gli azeri, a proposito, sono molto ben visti dalle cortesie della lobby israeliana di Washington.
Giochiamo a scacchi da soli
Il vincitore certificato in questa complessa battaglia del Pipelinestan è la Turchia. Dopo tutto, il gas in transito dall’Azerbaigian verso l’Europa deve passare per forza dalla Turchia. Fin dal dicembre scorso, infatti, Turchia e Azerbaigian hanno firmato un memorandum che impegna i due paesi nella costruzione del TANAP (Trans-Anatolian Pipeline). Il TANAP, alla fine, farà parte del Corridoio Meridionale.
Anche se l’Azerbaigian decidesse di vendere le sue ricchezze extra di gas alla Russia, la Turchia vincerebbe in ogni caso. La Turchia ha autorizzato il passaggio sott’acqua del gasdotto russo-italiano (Vladimir Putin-Silvio Berlusconi?) South Stream nel suo territorio in cambio di commerci e di legami energetici ancora più robusti con la Russia.
Ma più di tutti, sarà la Russia a vincere. Il South Stream è pronto. Gazprom per la sua parte ha incrementato il peso offensivo in tutta l’Asia Centrale; e quindi, quanto più gas Gazprom riuscirà a importare, tanto meno sarà a disposizione dell’Europa (a meno che non sia venduto dalla Russia…)
La strategia tracciata sin dal 2000 da Putin, tornato in maggio alla presidenza, sta pagando dividendi di tutte le specie.
Il direttore di Gazprom, Alexei Miller – nominato da Putin – è totalmente impegnato nel creare una complessa economia di scala fondendo energia ai paesi vicini, applicando la mentalità cinese che vede tutti vincenti.
La dirigenza in Azerbaigian, ad esempio, sa molto bene che la Russia è l’unico attore in grado di determinare gli avvenimenti nel Caucaso e, soprattutto, che può offrire grossi accordi energetici. Quindi, è sempre più palese che la Russia sotto Putin avrà un’influenza ancora maggiore, dal Caucaso all’Asia Centrale.
Per far questo, la Russia doveva silurare il Nabucco. Alla fine, se ne è occupata la crisi finanziaria europea. Il Nabucco potrebbe costare 25 sbalorditivi miliardi di dollari, e anche più. È probabile che la costruzione del Nabucco “cominci” dalla fine del 2014 e che possa terminare alla fine del 2017, ma queste date vengono posticipate di continuo. L’Azerbaigian potrebbe solo fornire meno della metà del gas. Nessuna sa davvero quale sarà il ruolo del Turkmenistan. E l’Iran è stato escluso dalla Voce del Padrone, Washington.
Poi, il TCP (Trans-Caspian Pipeline) – tra Turkmenistan e Azerbaigian – resta nei progetti. Che, in teoria, per l’Europa sarebbe il modo per ottenere finalmente un accesso (indiretto) alle ricchezze energetiche dell’Asia Centrale e del Mar Caspio. Ashgabat e Baku sembrano andare in sincro, grazie all’aiuto delle negoziazioni controllate dall’UE. Anche la Turchia ha dato il proprio assenso. Ma la Russia sotto Putin farà qualsiasi cosa per bombardare l’ipotesi del TCP.
Ma la domanda più incalzante è se qualcuno a Bruxelles riuscirà a svegliarsi dalla bruma masochistica, se fermerà l’assurdità delle sanzioni e se riparlerà di energia con l’Iran.
Fonte: Russia rules Pipelineistan
22.03.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE