Byron King e Bonner Private Research
bonnerprivateresearch.substack.com
Con cuori ardenti ti vediamo sorgere,
Il vero nord forte e libero!
Dal largo e da lontano, o Canada,
Restiamo di guardia per te.
Avete seguito le notizie, eh? I camionisti? In tutto il Canada?
Siete perdonati se non siete al corrente di questi sviluppi. Sono stati cancellati da gran parte dei notiziari mainstream statunitensi. Perché qui, negli Stati Uniti, abbiamo la Covid di cui preoccuparci. E i prezzi in calo dei Bitcoin. E una guerra incombente con la Russia per i confini post-sovietici dell’Ucraina (no, meglio non chiedere). Cioè, abbiamo un pesce grosso da friggere perché… beh, è una cosa da superpotenze.
E siete perdonati, anche se molto di ciò che potreste sapere sui camionisti canadesi è semplicemente sbagliato. Riflette ciò che i media aziendali vogliono venga alla alla luce. Molti titoli sono più che cattivi, sono mendaci. Associated Press, New York Times, Bloomberg.Accidenti. I loro reportage sono rivoltanti. E di proposito, sospetto.
Cominciamo dalle basi, con un corso base di foglia d’acero per così dire. La scorsa settimana abbiamo avuto una coda di motrici di autoarticolati che, ad un certo punto, si estendeva per oltre 70 chilometri. Sono 45 miglia. Di soli camion, badate bene. Come potete vedere qui:
Liberals have been posting nonsense suggesting the Canadian truck convoy scenes are only recycled footage of "regular traffic." This is the actual scene from Saskatchewan to Ottawa. #FreedomConvoy2022 #LiberateCanada #TrudeauNationalDisgrace #NoMandatesAnywhere pic.twitter.com/ampDDhRSU6
— Boxer Rebellion 777 (@BRebellion777) January 30, 2022
BoxerRebellion777
@BRebellion777
I liberali hanno postato sciocchezze suggerendo che le scene del convoglio di camion canadesi fossero solo filmati riciclati di “traffico regolare”. Questa è la scena reale dal Saskatchewan a Ottawa. #FreedomConvoy2022 #LiberateCanada #TrudeauNationalDisgrace #NoMandatesAnywhere
30 gennaio 2022
Sì, camion a migliaia. Decine di migliaia. Un rappresentante della Royal Canadian Mounted Police ha parlato di 50.000; ma quella cifra è svanita rapidamente dall’etere.
E, in un modo o nell’altro, in un tratto o nell’altro, in parte o fino in fondo, questi camion sono andati da Vancouver ad Ottawa, 3.000 miglia più o meno.
Più centinaia di migliaia di persone. Almeno in quest’ordine di grandezza e probabilmente di più; forse milioni. Le avete viste? Qualche video? Ah… quel blackout dei media.
Bene, i Canadesi erano ai lati delle strade, praticamente ovunque. In paesi, borghi e città, in tutto il vasto paesaggio…
…il che significa qualcosa quando si parla del secondo Paese più grande del mondo.
La gente era in giro al freddo e al vento, su e giù per le autostrade. Stavano sui ponti. Sventolavano bandiere. Esponevano cartelli. Applaudivano i conducenti. Non si può negare quello che è successo.
Lungo la strada, i Canadesi hanno aperto le loro case ai camionisti stanchi. Cibo, riparo, una doccia. Non meno delle tribù canadesi della First Nation, che hanno aperto le loro porte, con gli sciamani che benedicevano i camion e gli autisti (vedi qui). Su alcune delle potenti motrici c’erano pitture di guerra della Prima Nazione che ricordavano i vecchi guerrieri a cavallo!
E che dire dei liberali in limousine che gestiscono il Canada? Dei socialisti da salotto? Dei progressisti apoplettici che si crogiolano nelle comodità del potere? Ah! Era una rivoluzione. Ma non era la loro rivoluzione, non favoriva i loro desideri ambiziosi, la loro limitata comprensione e la loro minima autoconsapevolezza.
Questa è davvero la dimostrazione di una guerra di classe. I subalterni contro i capi. Anche abbastanza educata, se si considera la posta in gioco. Ricordate Danzica? O la Polonia nel 1981? O il Muro di Berlino nel 1989? Ma, in questo caso, in prima linea vi erano solo i bravi, vecchi camionisti canadesi.
È iniziata come una protesta locale nelle province della prateria da parte di alcuni autisti che manifestavano contro le nuove imposizioni Covid per attraversare il confine, avanti e indietro, tra Canada e Stati Uniti. Fino a poco tempo fa, si limitavano a guidare i loro camion e a consegnare le merci. Eroi, giusto? Per due anni hanno sfidato le intemperie e le buche della strada per tenere ben forniti gli scaffali.
Ma no, non è abbastanza per i maniaci del controllo e per i burocrati medici. È un classico caso di ‘dalle stelle alle stalle.’
A metà gennaio, tutti i conducenti avevano dovuto sottoporsi ad ulteriori test Covid per poter attraversare il confine, insieme alla prospettiva di una quarantena di 14 giorni per alcuni. Ed ecco un altro problema: non è che la maggior parte di loro non fosse “vaccinata”, come si suol dire. Secondo la stessa Canadian Trucking Association, oltre il 90% dei conducenti internazionali ha assunto il siero.
È più probabile che le ultime restrizioni – questi nuovi cosiddetti “mandati” provenienti dalle viscere di una burocrazia irresponsabile e capricciosa – siano state la classica ultima goccia. Le persone che, letteralmente, consegnano tutte le merci del continente ne hanno avuto abbastanza.
Dall’inizio del 2020 i camionisti hanno sopportato lockdown e restrizioni, insieme a spese aggiuntive, tempo perso e ritardi ridicoli, meschinità governative e (per dire le cose come stanno) uno stato di polizia sanitario e proto-fascista.
Infine, negli ultimi dieci giorni il coperchio della pentola è saltato. Le proteste sono iniziate contro l’ennesimo carico di regole gravose ai valichi di frontiera. E tutto si è rapidamente trasformato in un movimento: quelle 45 miglia di camion che rotolano lungo la strada fanno un certo effetto, giusto? La gente ne ha abbastanza di essere stragovernata e straregolamentata. Quando è troppo è troppo. È finita, ragazzi.
Ma, nei corridoi del potere, dai capoluoghi di provincia alla sede federale di Ottawa, tutto questo risulta contrario alla visione del mondo della classe superiore. E no, l’attuale gruppo di politici e deputati non ha imparato questo tipo di fenomeno sociale alla McGill o alla Queen’s, per non parlare dei loro sodali americani che hanno studiato ad Harvard o Yale.
C’è un macabro umorismo in tutto questo. L’élite dirigente canadese, semplicemente, non sa cosa diavolo fare quando i veri lavoratori del mondo si uniscono e marciano letteralmente verso la sede del potere.
Il primo istinto della maggior parte dei quadri politici canadesi è sempre stato quello di ignorare i manifestanti, specie quelli con cui non sono d’accordo. Forse gli straccioni se ne andranno.
Cioè, non concedere nemmeno un minuto ai camionisti nel telegiornale della sera trasmesso dai media statali, come quella insipida rete della CBC. Secondo il manuale di propaganda standard bisogne tenere all’oscuro quante più persone possibile.
Il blackout dei media ha funzionato per alcuni giorni, fino a quando la rivoluzione è diventata così grande che è stato impossibile ignorarla. Questo è ciò che fanno 45 miglia di camion e di persone che protestano.
Poi, ovviamente, bisognava sminuirli. Tirare fuori le critiche, fino all’arroganza. Questo crescendo è caratteristico dello Stato Profondo, ovunque. Guarda dall’alto in basso col muso lungo e le narici dilatate e insulta gratuitamente le persone che protestano contro il malgoverno della loro nazione.
E poi, chi pensano di essere quei camionisti? Perché la classe politica è andata al college. E quei camionisti barbuti e con il berretto da baseball potrebbero essere, nella migliore delle ipotesi, semplici fantaccini della Divisione Patricia’s. Ehi, dico sul serio… questo è ciò che pensano quelli dell’elite.
Diligentemente, il primo ministro canadese Justin Trudeau è salito sul podio e ha definito i partecipanti una “minoranza marginale”. Apparentemente ha problemi di matematica, perché sarebbero diversi milioni quelli a cui ha appena mancato di rispetto, se i numeri lungo le strade e le autostrade del Canada sono indicativi.
Trudeau ha criticato i manifestanti per aver sventolato quelle che ha definito “bandiere razziste”. Ah sì, quel vecchio diavolo… A quanto pare qualcuno ha individuato un vessillo confederato svolazzare nella brezza gelida, in mezzo al mare altrimenti oceanico di foglie d’acero rosse e bianche drappeggiate sui veicoli e agitate avanti e indietro da moltitudini di folla. Quindi, naturalmente, e secondo il manuale della calunnia, avanti con la demagogia e giù a spennellare tutti di catrame.
Mentre la colonna dei manifestanti si avvicinava ad Ottawa, Trudeau aveva annunciato di essere posivivo alla Covid. E, come tanti miserabili codardi nel corso dei secoli, il capo del governo canadese si è nascosto in un “luogo sicuro,” secondo le notizie.
È il classico vigliacco, un tratto emblematico della nostra epoca. Trudeau è un politico ereditario, che mantiene il suo posto grazie ad un diritto ereditato dal padre. Ma incontrerà i rappresentanti di un gruppo che, evidentemente, ha milioni di sostenitori? Si siederà ad un tavolo e ascolterà quello che hanno da dire? “Jamais!” dice il francofono ex istruttore di yoga.
Poi, più tardi, dal suo Trudeau Bunker, il meschino Primo Ministro si è scagliato ancora più severamente contro la protesta dei camionisti, affermando “Non c’è posto nel nostro Paese per minacce, violenze o odio”. Bla, bla.
Tutto questo ha detto Sua Eccellenza, aggiungendo che sono “punti di vista inaccettabili”. Bene, allora è tutto, eh? “Inaccettabile.” Sistemato. Come volevasi dimostrare. Un esempio di saggezza salomonica, vero?
Nel frattempo, secondo la polizia locale, non ci sono stati arresti legati alle proteste lo scorso fine settimana, periodo in cui la lunga carovana di veicoli aveva attraversato le strade principali di Ottawa. Per farvi un’idea di quella folla, guardate qui:
Canada isn’t going to take more lockdowns and COVID restrictions.
Ottawa today👇🏼https://t.co/48V0ib862O
— Aaron Ginn (@aginnt) January 30, 2022
@aginnt
Aaron Ginn
Il Canada non subirà più blocchi e restrizioni COVID. Ottawa oggi👇🏼
30 gennaio 2022
O qui, solo per avere un altro esempio dell’atmosfera generale:
Trucks continue to fill Ottawa’s streets.
Footage by @PuffinsPictures pic.twitter.com/5ArL0rqjof
— The Post Millennial (@TPostMillennial) January 30, 2022
@TPostMillennial
The Post Millennial
I camion continuano a riempire le strade di Ottawa.
Video di @PuffinsPictures
30 gennaio 2022
Oppure qui:
https://twitter.com/News24Wide/status/1487488927292399617
@News24Wide
WorldWideNews24 (XII)
Freedom Convoy 2022 Ottawa
Il posto è pieno zeppo.
#freedomconvoy22 @BananaMediaQ
29 gennaio 2022
Un video che mostra come i rappresentanti delle Prime Nazioni suonino i tamburi e invitino gli spiriti antichi a sostenere la protesta. [Le Prime Nazioni – First Nations in inglese o Premières nations in francese – sono i popoli indigeni o autoctoni dell’odierno Canada che non sono né Inuit né Meticci, n.d.t.]
,E mentre stiamo indagando sui fatti di prima mano, guardate anche questo:
MUST WATCH: Indigenous drummers join the Freedom Convoy! Listen to them talk about the importance of freedom. pic.twitter.com/L2QjRomD8w
— The Post Millennial (@TPostMillennial) January 29, 2022
@TPostMillennial
The Post Millennial
DA VEDERE: suonatori di tamburo indigeni si uniscono al Freedom Convoy! Ascoltali parlare dell’importanza della libertà.
29 gennaio 2022
“Questo non è il Canada che voglio lasciare ai miei figli” ha detto la signora delle Prime Nazioni. “Rivogliamo la nostra libertà”, ha aggiunto. E “Trudeau, hai messo a rischio l’umanità”.
Tutto questo mentre centinaia di migliaia di persone marciavano davanti all’elegante edificio del Parlamento canadese, il maestoso edificio sorvegliato dalle truppe SWAT [Special Weapons And Tactics – i corpi speciali della polizia, n.d.t.], sia a terra che appollaiate sui tetti, armate di fucili da cecchino.
Recap of today at the parliament of Ottawa. Another day of peaceful protests. https://t.co/VfgKKYKzKr#Canada #CanadaTruckers #TruckersForFreedom #ConvoidelaLiberte #ConvoyForFreedom pic.twitter.com/nCQQZVGukM
— Alexandra Lavoie (@ThevoiceAlexa) January 31, 2022
@ThevoiceAlexa
Alexandra Lavoie
Riepilogo di oggi al parlamento di Ottawa.
Un’altra giornata di proteste pacifiche.
ConvoyReports.com
#Canada #CanadaTruckers #TruckersForFreedom #ConvoidelaLiberte #ConvoyForFreedom
31 gennaio 2022
Oh sì, governo a mano armata. Perché funziona sempre così bene.
È come se i politici canadesi avessero un brutto caso di invidia del 6 gennaio. Forse prenderanno una lezione dagli Stati Uniti e metteranno attorno al Parlamento una massiccia recinzione d’acciaio, sorvegliata dai figli e dalle figlie dei camionisti arruolatisi nell’esercito, visto che gran parte dell’industria petrolifera è stata chiusa.
Ma gli organizzatori della protesta erano troppo intelligenti per quel particolare stratagemma burocratico. Hanno inviato istruzioni a tutti i membri della colonna di camion affinchè nessuno – nessuno! – mettesse piede all’interno del Parlamento, anche se invitati da poliziotti amichevoli e sorridenti, per non parlare delle spie del governo che camminavano tra i pacifici manifestanti.
Per quanto riguarda il presunto “razzismo”, i video e le altre testimonianze mostrano una folla molto diversificata. Bianchi, neri, asiatici, indopakistani, Prime Nazioni. E avevano alcuni, per così dire, “colorati suggerimenti” per il Primo Ministro.
E adesso? Dove si va a finire? Il sindaco di Ottawa vuole che tutti tornino a casa, il che è una specie di barzelletta. Perché, in questo momento, è la prima volta in due anni che gli hotel e i ristoranti della regione sono pieni. Ma la protesta è dirompente e quelli del governo sono infastiditi dal fatto che tutti quei populisti della prateria vadano in giro, suonando il clacson e rallentando la marcia burocratica verso la prossima modifica del Canada federale.
Alcuni camionisti intendono rimanere ad Ottawa ancora per un po’, secondo le notizie. La maggior parte farà il pieno, andrà a casa e tornerà al lavoro. Perché il Canada è un paese che lavora sodo, anche se forse è razzista dire una cosa del genere.
Tutto sommato, però, il risultato è stato raggiunto. Cioè, nonostante il blackout dei media e le relative distorsioni, qualsiasi politico con un po’ cervello (e lo dico con pietà) non può non vedere la forza di questo movimento. Sono milioni. È a livello nazionale.
E quello che abbiamo appena visto in Canada è una marea diffusa della classe operaia che si sta alzando contro il malgoverno del Paese sotto l’attuale regime di incompetenti pezzi grossi dell’elite.
Non è nemmeno una cosa unicamente canadese. Una simile attività sismica populista viene rilevata in Europa, Australia e, naturalmente, negli Stati Uniti. È solo questione di tempo prima che le linee di faglia si spezzino e si abbia il proverbiale Big One.
L’ultima parola va ad un camionista di nome Jim, che ha descritto quello che la marcia e il raduno di Ottawa simboleggiavano per lui: “È gente pacifica, laboriosa, normalmente tranquilla. Ma se provocati, suoneranno le loro trombe. È un raduno per donne e bambini che si sono congelati il culo su ogni ponte. Persone con le lacrime agli occhi. Persone che rivogliono la loro libertà. Persone che rivogliono il loro Paese. Abbiamo avuto due anni e tu ne vuoi cinque? Si trasformerà in comunismo”.
Dopo questa nota, non ho altro da aggiungere.
Byron W. King
Fonte: bonnerprivateresearch.substack.com
Link: https://bonnerprivateresearch.substack.com/p/canadas-maple-leaf-revolution
03.02.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org