La guerra civile del Covid-19 e la necessità urgente di una lotta sul territorio

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Ruggero Arenella

Comedonchisciotte.org

La pandemia del Covid-19 è la più grande opera di ingegneria sociale mai messa in atto nella storia. Attuata dai poteri dominanti del Mondo contemporaneo, i grandi capitali che stanno dietro a Big-Tech e Big-Pharma, in alleanza col Partito Comunista Cinese. Lo scopo è continuare il processo di globalizzazione e superare le contraddizioni del pensiero liberale: mercati liberi e persone schiave. Moderni schiavi digitali, quelli che Paolo Barnard chiamava “Tech-Gleba Senza Alternative“. Il modello cinese è quello a cui le elites economiche occidentali guardano, e qui si snoda la questione del controllo della tecnologia 5G, fondamentale per l’attuazione del piano a livello globale.

I fini cervelli, eredi di Edward Bernays, che hanno architettato l’operazione lock-down sono partiti da un punto fondamentale: la paura della morte. Un virus letale fa paura, se quel virus è un’influenza fa ancora più paura perchè l’influenza se la sono presa tutti. E ogni anno ritorna.

I nuovi sacerdoti globali che governano la paura della morte hanno ordinato ai loro discepoli che l’unico modo per proteggersi dal pericolo è l’utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale. Se un tuo vicino di casa, un tuo amico o un tuo parente non indossa la mascherina e non rispetta il distanziamento sta attentando alla tua salute, anzi, sta cercando di ucciderti. Il tuo nemico non è più il virus, ma chi veicola il virus. Il nemico siamo potenzialmente tutti noi, a meno che non rispettiamo i dogmi imposti dai nostri nuovi sacerdoti, che governano la tecnica, la “scienza”: nuova indiscussa religione della “Grande Società” globale.

E’ cosi che se tieni la mascherina sotto il naso la signora al banco della frutta ti dice di tirarla su. Così come la cassiera, il barista, il tabaccaio. C’è a chi è capitato che questo succedesse anche in famiglia o con gli amici.

Durante la quarantena se ti sedevi in una panchina per riposarti e poggare le buste della spesa dai balconi dei palazzi attorno al giardino arrivavano le grida di chi ti intimava di andartene a casa. Grida d’odio, verso un nemico che può uccidermi, perchè si siede nella panchina sotto casa mia.

Ma come gli eredi di Bernays sanno, non tutti credono alla vulgata, alla narrazione ufficiale dei massmedia. Loro sapevano che si sarebbe formata una resistenza culturale, una fetta di opinione pubblica ancora in possesso di spirto critico, che non si sarebbe bevuta la narrazione della pandemia mortale. Ma loro sapevano anche che questa fetta di società non avrebbe avuto i mezzi necessari per contrastali. Un esempio storico, un altro esperimento di ingegneria sociale di dimensioni epiche, gli ha dato la sicurezza che ciò avvenisse: l’11 Settembre. Negli anni successivi al crollo del World Trade Center si è creata una spaccatura nella società, fra quelli che credevano alla versione ufficiale dell’attento islamico e quelli che credevano alla versione della cospirazione. In entrambi i casi però le elites hanno vinto, perchè i secondi, rendendosi conto dell’onnipotenza del Potere che ha attuato quel grande inganno si sentivano impotenti. “Come faccio a combattare un Potere così forte, capace di creare una macchinazione tanto gande?”.

Oggi con la crisi Covid-19 si ha avuto lo stesso risultato: la parte di società che si è resa conto delle falle della narrazione ufficiale è impotente. Come fai a dire ai tuoi parenti anziani che non ha senso mettersi la mascherina? Che il virus non uccide così come hanno detto nei telegiornali? Come fai ad andare a comprare il pane se l’addetto alla sicurezza del supermercato ti impone di impone di metterti la mascherina? Ho bisogno di comprare il pane e non ho tempo, e non ho l’influenza per convincere l’addetto della sicurezza di farmi entrare senza.

Come argomentato in questo eccellente articolo di Moravagine sul “regime sanitario“, non è solo la paura della morte a creare la spaccatura, ma è la condizione socio-economica delle varie categorie sociali. Non ho visto particolari resistenze in nessun lavoratore del settore pubblico, anzi, il contrario. Non ho visto dottori imporsi contro le regole assasine della cura del virus, cha hanno ucciso di più del virus stesso. Non ho visto insegnanti opporsi all’assurdità inquietante della didattica a distanza o del distanziamento sociale degli alunni. Non ho visto impiegati dei vari uffici pubblici scontenti del telelavoro, anzi. Non ho visto le forze dell’ordine allentare la morsa sui cittatidini rispetto alle direttive del ministero, anzi, ogni multa “fa curriculum”.

E’ così che le elites hanno creato un esercito che le difende, un esercito che non viene pagato al soldo. Sono tutti volontari.

E noi che stiamo dall’altra parte siamo impotenti, come sempre. E siamo in netta minoranza, come dimostra l’attività dei politici, dove nessuno ancora sostiene le nostre tesi. La politica è morta. Chi crede che Salvini o Meloni siano antisistema nutre speranze in una grande fregatura. Sono tutti allineati, cambia solo il colore delle mascherine, il tricolore per la Meloni, il nero per Salvini (che però al Festival di Venezia indossava quella col simbolo della Serenissima). Attori, che dicono quello che le loro agenzie di analisi e comunicazione gli dicono di dire. E se si comportano così, è perchè i loro esperti della comunicazione gli hanno detto che non c’è ancora l’humus per fare una campagna contro le mascherine e la quarantena. La paura della morte è troppo forte, e se sfidi la morte perdi voti.

Sento che il tempo scorre inesorabile e noi stiamo rimanendo troppo indietro.

Quando il nemico diventa il tuo vicino di casa, il tuo amico, collega, la cassiera del supermercato, il barista, il carabiniere, siamo sconfitti in partenza. Dobbiamo bloccare sul nascere questa guerra civile. E se pensiamo di farlo con la “libertà dell’informazione indipendente del web” ci sbagliamo, non c’è partita.

Dobbiamo riprenderci ciò che è nostro.

Il centro di produzione della RAI più grande è quello a Saxa Rubra, il Centro radiotelevisivo Biagio Agnes in Largo Villy De Luca, 4, 00188 Roma.

Organizziamoci.

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