La frode di Frodo. Psicopatologia del Signore degli Anelli

Antropologia culturale e fini (geopolitici) di un Cult diventato Kolossal. E Giorgia, tanto per cambiare, non ne ha capito nulla.

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Di Belisario per ComedonChisciotte.org

1. Avevo letto il primo libro del Signore degli Anelli di Tolkien quando ero un adolescente negli anni 70, per puro caso. Al tempo, Tolkien e la sua saga erano ancora relativamente poco noti, come uno degli esempi del genere “fantasy” (barbari, streghe, mostri, fate, etc) in voga nel mondo Anglo Sassone, poi divenuto noto al grande pubblico con il film Conan the barbarian del 1982. L’intero genere fantasy ha sempre attinto a piene mani da miti e saghe nordiche (il buon vichingo, etc), tenendosi generalmente molto alla larga dalla mitologia greco-romana. In termini di contenuti, il fantasy è sempre rimasto saldamente imprigionato nella logica delle favole per bambini, ossia della lotta del Bene contro il Male,  ed ovviamente alla fine il Bene vince sempre.

C’è da riflettere: avete mai provato a raccontare ad un pupo una favola che finisce male?

Il pupo ci resta malissimo, vi fa il brutto musetto, protesta e minaccia molto seriamente di non andare a dormire, e puntualmente vi tocca procedere al “rewind”, ossia tornare indietro nella trama della favola e terminare con un nuovo finale, in cui il Bene trionfa. 

Le favole hanno sicuramente una funzione terapeutica per i bambini: esorcizzano la paura, o l’angoscia primordiale dell’ orco, o del lupo cattivo

Poi, auspicabilmente, si cresce e si diventa adulti, e diventa francamente difficile conferire un valore terapeutico o formativo alla logica regressiva del Bene Assoluto contro il Male Assoluto del genere fantasy per adulti. Il minimo che si possa dire è che incoraggia la più assoluta e manichea intolleranza ed ostilità, come felicemente descritta da Carl Schmitt (“Il nemico è la differenza etica: un estraneo da negare nella sua totalità esistenziale”). Nella logica fantasy, il nemico non ha infatti  ragione alcuna: è il Male, e come tale deve solo essere distrutto e annullato. Sotto questo profilo, il Signore degli Anelli di Tolkien non rappresenta proprio alcuna eccezione all’ archetipo primario del genere fantasy.

2. Il successo del Signore degli Anelli (pubblicato nel 1954, in piena guerra fredda),  ben oltre il genere fantasy, è dovuto principalmente all’indubbia vena visionaria, creativa e narrativa di Tolkien. La recente trasposizione cinematografica dell’opera è poi stata veramente eccezionale, ed ha aiutato, non limitato, la visione immaginaria da parte dei lettori del libro.

Ma Tolkien è andato oltre la dimensione favolistica: nel Signore degli Anelli, L’hobbit, il Silmarillion ed altre opere minori, ha addirittura creato un vero e proprio universo storico immaginario, con mappe e date centenarie. Ed in tale universo, ci sono vari aspetti chiaramente peculiari.

Cominciamo dagli hobbits: chiunque conosca almeno un po’ gli Inglesi, e l’immagine che si compiacciono di propagandare di loro stessi, vede subito negli hobbits una sorta di metafora positiva del popolino rustico Anglo Sassone: dei sempliciotti e bonaccioni che non vorrebbero mai far male ad una mosca, occupati a pareggiare al millimetro le siepi dei loro cottages, bere birra e fumare la pipa al calduccio del focolare. Gli hobbits stanno benissimo nella loro terra remota e isolata, e in fondo reagiscono solo se seriamente disturbati……(eh si, l’Impero Britannico con le decine di aggressioni ed invasioni di altri popoli, oltre un millennio dopo l’Impero Romano, evidentemente è spuntato da solo, proprio come un fungo in un bosco).

La guida degli hobbits e delle forze del Bene è Gandalf, un druido (e pazienza se diversi storici romani, Giulio Cesare incluso, hanno dettagliato la costante ossessione dei Druidi per i sacrifici umani di massa, previe torture letteralmente allucinanti; non per nulla i Romani si premunirono di distruggere i loro altari e perfino di segare i loro “alberi sacri”).

E l’universo storico del Signore degli Anelli, con tanto di carta geografica, prevede il mondo del Bene (Gondor) a Occidente ed il mondo del Male (Mordor) a Oriente (che caso, vero?).

Dulcis  in fundo, alla periferia della terra di Gondor, ossia del mondo del Bene, confinante e quindi direttamente esposta al mondo del Male, nel Signore degli Anelli c’è una terra di frontiera di una bellezza indescrivibile, popolata da colline, boschi (querce, cipressi ed olivi) e sorgenti naturali. 

Il nome di questa terra, nella fantasia di Tolkien, è Ithilien

E  – per i più duri di comprendonio – Ithilien è perfino divisa in North Ithilien e South Ithilien!!!

3. Dovrebbe essere ovvia proprio a chiunque la metafora della missione civilizzatrice dell’ Occidente  contro la barbarie, e la molteplice, intenzionale assonanza alla lotta dell’ Occidente, guidato dagli Anglo Sassoni, contro il comunismo. Il Signore degli Anelli, d’altronde, è stato pubblicato nel 1954.

Nel frattempo, il muro di Berlino è crollato, ed il comunismo ha perso la partita planetaria, ma l’estremismo manicheo e regressivo del Bene Assoluto contro il Male Assoluto fa evidentemente sempre comodo. Con il sostegno dei mass media mainstream, l’universo immaginario del Signore degli Anelli ha inoltre preso il posto, nell’ immaginario collettivo specialmente delle giovani generazioni occidentali, dell’ unica realtà storica alla quale una simile missione civilizzatrice può essere associata, ossia della storia di Roma e dell’ Impero Romano. Realtà storica che gli Anglo Sassoni ancora oggi fanno una enorme fatica a digerire, come sa chiunque li conosca. L’eterno conflitto tra l’area dell’olio d’oliva e l’area del burro, al quale già Giulio Cesare aveva fatto riferimento..

4.Morale, sono diversi e molto sostanziali i profili per i quali un Italiano, o comunque un esponente dell’ Europa latina o meridionale (Grecia, Spagna, Portogallo, ed anche la stessa Francia), dovrebbe prendere molto con le pinze una saga civilizzatrice  del mondo votata al più estremo manicheismo ed impregnata di mitologia nordica e anglosassone, e non solo alternativa, ma antitetica alla storia ed alla cultura della civiltà greco-romana. Per non parlare del punto di vista dei popoli estranei all’ Occidente…

Purtroppo anche qui in Italia, invece,  ci sono caduti dentro  come polli in parecchi. 

E tra i primi della lista, guarda caso, c’è Giorgia Meloni. Quando menziona Frodo o Bilbo Baggins, le brillano gli occhi: è il suo libro, è il suo mondo! Lo rivendica con tanto orgoglio!

Possiamo dirlo chiaro: non ha capito veramente nulla nemmeno del Signore degli Anelli. Verrebbe da riderci su, ma non c’è da esserne allegri. Se non altro, per analogia.. .

Di Belisario per ComedonChisciotte.org

19.11.2023

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