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La Redazione

 

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I politici italiani e Javier Gerardo Milei: il bue che dice cornuto all’asino

Paradosso dei politici di sinistra italiani che criticano le promesse del neopresidente argentino senza rendersi conto che noi qui nel nostro Paese ne abbiamo subite di identiche dal Trattato di Maastricht in poi, e non certo da una classe politica di destra, pagandole a caro prezzo.
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A cura di Katia Migliore
Il 22 Novembre 2023
10896 Views

Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org

Il neopresidente argentino è prima di tutto un “libertario radicale” o, meglio ancora, un “paleo-libertario”, rappresentante di idee vicine all’anarco-capitalismo:

Tra la mafia e lo stato preferisco la mafia, perché almeno ha dei codici e rispetta gli impegni presi, non mente ed è competitiva”.

Specialista in crescita economica, Milei per più di 21 anni è stato professore di diverse materie economiche nelle università argentine e all’estero, tra cui macroeconomia, economia della crescita, microeconomia e matematica per economisti, pubblicando diversi libri sull’argomento. La sua politica propone una drastica riduzione del ruolo dello stato, limitata unicamente alla sicurezza, all’istruzione di base e alla giustizia.

Lo stato è un’organizzazione criminale che si finanzia attraverso le tasse prelevate con la forza”.

Tra le sue proposte politiche più estreme si trova la sostituzione della valuta argentina, il peso, con il dollaro statunitense, e la chiusura della Banca centrale, in nome della solidità della finanza pubblica, della stabilità del tasso di cambio e dei prezzi, e dei bassi tassi d’interesse a lungo termine.

Esattamente quello che decise di fare la nostra classe politica con l’adesione all’euro. Né più né meno. Romano Prodi, nel corso della sua campagna elettorale fece dell’Europa il tema centrale della sua proposta politica: l’UE rappresentava infatti, agli occhi della coalizione di centro-sinistra e del suo leader, un interesse nazionale primario.

Ricordiamolo ancora: una volta che uno Stato rinuncia a emettere moneta rinuncia di conseguenza alla sovranità monetaria, non avendo più la possibilità di regolare la politica monetaria e il tasso di interesse secondo le esigenze nazionali.

Esattamente quello che è successo all’economia italiana da quando abbiamo rinunciato alla Lira e prima ancora ad avere la nostra Banca d’Italia come prestatore di ultima istanza: subiamo le scelte monetarie della Banca Centrale Europea.

I disgraziati cittadini che vivono e lavorano per gran parte della loro vita all’interno di un Paese che faccia questa scelta scellerata si ritrovano a vivere in uno Stato dove non c’è più una banca centrale che crea moneta all’occorrenza o che abbassa i tassi di interesse se bisogna favorire l’accesso al credito e gli investimenti.

Proprio gli argentini con Milei oggi, gli italiani allora erano dalla parte di Prodi, e lo votarono in massa. L’opinione pubblica italiana era la più europeista sul Vecchio continente: il segretario del Partito democratico della sinistra, Massimo D’Alema, a elezioni vinte, il 30 maggio 1996, avrebbe spiegato in Parlamento come

L’Ulivo ha vinto anche perché è apparsa come la coalizione più europea, più capace di garantire l’integrazione europea dell’Italia”.

Gli italiani avevano fatto una scelta che si rivelerà, col tempo, del tutto masochista. I parametri di Maastricht e i vincoli europei si sono rivelati assolutamente penalizzanti per la nostra economia.

Esattamente come le scelte che sembrano prepararsi all’orizzonte per gli argentini. Anche se non è la prima volta che l’Argentina va nella direzione della dollarizzazione: verso la fine degli anni Novanta il governo fissò il tasso di cambio con la moneta americana, ma non funzionò perché, proprio come avviene oggi, la dollarizzazione veniva raccontata come un viatico per mettere in ordine le casse pubbliche: esattamente come fu raccontato agli italiani ai tempi della decisione di aderire alla moneta unica europea. L’euro ci avrebbe garantito stabilità e una difesa solida contro inflazione. Salvo poi accorgerci che invece aveva rafforzato la Germania.

Che cosa penso sinceramente: che l’euro resisterà perché nessuno ha interesse a buttarlo a mare, non certo la Grecia, non certo l’Italia, ma soprattutto non certo la Germania perché la Germania oggi è di gran lunga il Paese più potente e forte d’Europa grazie all’euro.

Romano Prodi

E tornando all’Argentina (e all’Italia), ma se uno Stato non può più finanziarsi ‘stampando moneta’, cioè, prendendo a prestito i soldi direttamente dalla banca centrale nazionale, allora è inevitabile che vada a indebitarsi con soggetti stranieri. O cmq vada a dipendere da politiche decise da istituzioni con sede fuori dai confini nazionali.

Questo il destino che attende l’Argentina, la quale rischia di ammanettarsi da sola decidendo di votare Milei, che promette di dollarizzare ufficialmente contando sull’appoggio degli Stati Uniti in caso di crisi, avendo proprio la Fed come prestatore di ultima istanza. Una specie di resa di fronte al nemico, in pratica.

Si potrebbe concludere, a questo punto, che di fatto le politiche economiche della destra argentina di oggi non hanno nulla di diverso rispetto a quelle della sinistra italiana di ieri. L’importante è fare sempre l’interesse di qualcun altro, basta che non sia quello della propria Nazione.

Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org

 

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