Ivan Illich e la via del silenzio

DONA A COMEDONCHISCIOTTE.ORG PER SOSTENERE UN'INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE:
PAYPAL: Clicca qui

STRIPE: Clicca qui

In alternativa, è possibile effettuare un bonifico bancario (SEPA) utilizzando il nostro conto
Titolare del conto: Come Don Chisciotte
IBAN: BE41 9674 3446 7410
BIC: TRWIBEB1XXX
Causale: Raccolta fondi

Di Emanuele Appino per ComeDonChisciotte.org

L’epoca attuale è il campo di gioco di una Hybris senza precedenti. La sua potenza annichilente cavalca a velocità da capogiro verso un baratro apparentemente senza vie d’uscita. Ci ritroviamo così immersi nello stordimento della frenesia di questo stato di cose. Una propaganda assordante caratterizzata da una pervasività più che mai intima ed incalzante ci mette di fronte a noi stessi e ci obbliga a fermarci e a riflettere, per non ripetere l’errore di lasciarci trascinare dagli avvenimenti e dalla loro rappresentazione mediata. È più che mai necessario andare contro gli automatismi imposti da questa spinta miope e riappropriarci del nostro spazio interiore fatto di silenzio, vibrante quiete che tutto accoglie e tutto rigenera. Perché laddove manca il silenzio manca la possibilità di centrarsi e riflettere ed il continuo bombardamento mediatico, da ogni parte, ci distacca da noi stessi, ci frammenta in mille rivoli e ci rende strumenti passivi di meccanismi incontrollati. Questo gioco di specchi può essere infranto, ma la partita va giocata dall’alto e nel profondo.

A distanza di oltre quarant’anni torna quindi più che mai utile soffermarsi sull’attualità dei contenuti di questa conferenza, che Ivan Illich pronunciò a Tokyo nell’ambito del convegno People’s Forum: Hope, il 23 aprile 1982, e al di là della specificità della sua proposta, allargare lo sguardo a possibilità diverse di incidere sul presente.

Il diritto a un dignitoso silenzio [1]

Di Ivan Illich

L’inverno scorso, coloro che si trovavano a passare da una certa città tedesca potevano assistere a una scena piuttosto insolita. In determinati momenti della giornata, varie persone si riunivano nei crocevia più affollati della città, dove per un’ora rimanevano completamente in silenzio. Restavano in piedi, silenziosi, al freddo, muovendo i piedi per scaldarsi di quando in quando, senza dire una parola e senza rispondere ai commenti e alle domande dei passanti. Alla fine dell’ora, se ne andavano in silenzio. Questi dimostranti silenziosi si disponevano in modo da non disturbare il traffico delle auto e dei pedoni. Erano vestiti in modo normale. Solo uno o due di loro, di solito, portava un cartello che indicava la ragione della loro presenza: «Sto zitto perché non ho nulla da dire sulla distruzione nucleare».

Io ho partecipato a volte a quei gruppi silenziosi. E ben presto ho notato che quel silenzio poteva essere una grossa provocazione per i passanti: il silenzio di un gruppo di persone cosi, parla con una forza e una chiarezza irresistibili. E un silenzio che urla, comunicando un orrore inesprimibile. I tedeschi sono in generale bene informati sugli effetti delle macchine nucleari. La maggioranza di essi, tuttavia, cerca di ignorare le argomentazioni scientifiche che indicano le inevitabili conseguenze dello spiegamento di congegni nucleari. Alcuni, persone onorevoli e religiose, si sono riconciliati con i rischi derivanti dallo stazionamento sul suolo tedesco di un numero crescente di missili americani Cruise e Pershing. Una minoranza sempre più consistente, tuttavia, si oppone con determinazione a ogni ulteriore incremento delle armi nucleari; e una porzione significativa di essi è impegnata a favore del disarmo nucleare unilaterale.

Quei gruppi di dimostranti silenziosi rappresentavano una provocazione sia per i “falchi” sia per tutto il campo delle “colombe”. I partecipanti al rituale si impegnavano a non dire una parola e a non rispondere ad alcuna domanda. Una volta un passante irritato ha cercato di coinvolgermi nel dialogo per una buona mezz’ora. Era un sostenitore del disarmo unilaterale tanto convinto quanto lo sono io, ma, a suo modo di vedere, il silenzio non era il modo giusto per difendere le mie convinzioni. Sul momento non potevo rispondergli.

Ora posso proporre quattro argomenti a sostegno della mia convinzione, condivisa da molti altri, secondo cui è essenziale che alcuni di noi adottino un silenzio nonviolento, difensivo, anche a costo di ferire i sentimenti di alcuni nostri amici. Risponderò a quattro domande:

  1. Perché una risposta silenziosa alle bombe atomiche è cosi importante, specialmente in Germania?
  2. Perché, come filosofo, ritengo che la pura argomentazione non sia sufficiente per resistere alla produzione, allo spiegamento e al mantenimento di congegni nucleari?
  3. Perché sono convinto che il silenzio sia spesso più incalzante delle parole?
  4. Perché ritengo che il silenzio sia da includere fra i diritti umani che meritano la protezione della legge?

In primo luogo, credo che i giovani tedeschi abbiano una relazione speciale con le macchine genocide. E importante però capire che cos’è una macchina genocida: essa non è un’arma. È, come la bomba atomica, un fenomeno di tipo completamente nuovo. I congegni nucleari non hanno analogo nel passato. II genocidio, invece, non è nulla di nuovo. Nel corso della storia, spesso i conquistatori hanno cancellato dalla faccia della terra città o intere popolazioni. Leggiamo nella Bibbia, per esempio, che gli Ebrei ritennero un ordine del loro Dio uccidere tutti gli abitanti di certe città conquistate.

Mai mezzi genocidi dei nostri antenati erano strumenti destinati anche a usi normali: mazze, coltelli, fuoco. Questi oggetti venivano impiegati per usi pacifici, per esempio nella preparazione del cibo, ma anche in orrende azioni di tortura, assassinio e genocidio. Per le bombe atomiche non è così: la loro unica funzione è il genocidio. Non servono a nient’altro, neppure per l’assassinio.

Questi strumenti genocidi, fatti per distruggere intere popolazioni, sono stati concepiti all’inizio degli anni Quaranta, quando il presidente Roosevelt intraprese la produzione della bomba atomica seguendo le indicazioni di Abert Einstein. Simultaneamente Hitler aveva avviato le ricerche per produrre lo stesso ordigno in Germania. Lì, tuttavia, questa concezione genocida si tradusse nei campi di sterminio per eliminare in massa ebrei, zingari, omosessuali e altri gruppi ritenuti indegni di vivere.

I campi di sterminio erano già in funzione da quattro anni quando Enola Gay sganciò la sua bomba su Hiroshima. I tedeschi che li gestivano ora sono morti o sono molto vecchi. Molti giovani tedeschi, tuttavia, hanno tuttora un rapporto personale con le macchine genocide usate dai loro genitori, anche se sono nati dopo lo smantellamento degli ultimi campi di concentramento, delle ultime camere a gas, degli ultimi crematori di massa. Questi giovani, perseguitati dalle immagini di quei campi, provano un orrore indicibile. Ritengono del tutto inutile, e in verità impossibile, fornire argomenti logici per la loro opposizione alla ricostruzione dei campi di sterminio. Lo ritengono inutile perché nessuno oggi in Germania propone il genocidio mediante i campi di concentramento e lo ritengono impossibile perché è impossibile discutere l’ovvio.

Nella Germania nazista, i soli che misero in discussione la costruzione dei campi di sterminio furono alcuni alti funzionari nazisti che ritenevano o che il genocidio dovesse essere rinviato o che esso fosse realizzabile in maniera più efficace con mezzi diversi. Altri richiamarono l’attenzione sugli alti costi dell’operazione. Molti giovani europei oggi si rifiutano di comportarsi come quei funzionari nazisti. Essi sono coscienti che le bombe atomiche non sono armi, ma macchine genocide, e ritengono che alla loro esistenza (e specialmente alla loro collocazione sul suolo tedesco) ci si debba opporre senza sprecare una sola parola.

In secondo luogo, so che alcuni gridano di orrore quando le loro emozioni diventano incontrollabili. E non c’è nulla di male a lasciarsi guidare da un cuore prudente anziché da una mente chiara. Ma, come filosofo, so che ci sono buone ragioni per non lasciarsi trascinare a discutere di certi argomenti. Gli ebrei, e anche alcuni cristiani, ritengono impronunciabile il nome di Dio. I filosofi moderni hanno scoperto concetti che rendono le affermazioni in cui compaiono prive di senso. La formula rito nei testamenti, per esempio: «Alla mia morte dispongo…» è una di queste affermazioni. Alla mia morte non posso disporre più nulla.

Macchina genocida è un altro di quei concetti dotati di uno “status epistemologico extra-ordinario”. Io posso parlare delle bombe atomiche (e, a mio avviso, anche delle centrali nucleari) solo per dimostrare che sono macchine genocide. Una volta dimostrato ciò, non posso più usare il concetto senza ledere la mia umanità di parlante. Neppure in via puramente accademica posso partecipare a una discussione in cui si prende in considerazione, sia pur con ogni cautela, la possibilità del genocidio.

In terzo luogo, io riesco a gridare solo quando mi imbatto in persone che affrontano questo tema con argomentazioni logiche. E, paradossalmente, il grido è più vicino al silenzio che alla parola. Come le lacrime o la sillaba OM, certi gemiti e grida si collocano, proprio come il silenzio, al di fuori della sfera del linguaggio. Eppure queste forme di espressione possono parlare più forte e con più precisione delle parole.

Inoltre il silenzio, inquadrato dal grido di orrore, trascende il linguaggio. Persone di Paesi diversi e di età diverse, che non hanno magari alcun linguaggio in comune, possono parlare con un’unica voce nel loro grido silenzioso.

Infine, l’opposizione assoluta all’esistenza di macchine genocide espressa dall’impegno al silenzio è radicalmente democratica. Lasciate che mi spieghi. Se io dico che le bombe atomiche non sono armi, ma macchine genocide, e sostengo, come scienziato, che l’energia nucleare mette inevitabilmente in pericolo le generazioni future, il peso delle mie argomentazioni dipende dalla mia competenza in una materia complessa e la mia credibilità dipende dalla mia posizione sociale. Il dibattito pubblico, specialmente nella società odierna, dominata dai mezzi di comunicazione di massa, è inevitabilmente gerarchico. Ma non è cosi per un silenzio eloquente e razionalmente motivato. L’esperto più esperto e più intelligente può servirsi del silenzio come la sua ultima parola. E chiunque al mondo può scegliere la protesta silenziosa e la manifestazione del suo orrore muto come espressione della sua fede saggia e immediata nella vita e della sua speranza per i propri figli. La decisione di restare in silenzio, il rituale del «No, grazie», è una voce con cui una vasta maggioranza può esprimersi con nuda semplicità.

In quarto luogo, proponendo il silenzio come esempio da seguire non intendo scoraggiare il discorso sensato che esprime le ragioni di quel silenzio. Ma mi rendo conto che il silenzio contiene la minaccia dell’anarchia. Colui che resta in silenzio è ingovernabile. E il silenzio è contagioso. Perciò vi saranno tentativi di rompere il nostro silenzio. Ci si chiederà di partecipare alle “discussioni per la pace”. Può darsi anche che si scateni una caccia alle streghe contro i silenziosi. In questo momento, perciò, il diritto di ritirarsi silenziosamente dalla discussione, il diritto di porre fine al dibattito, se i partecipanti ritengono che la loro dignità sia lesa, deve essere affermato e difeso. Esiste anche un diritto a diffondere un silenzio inorridito.

RIFERIMENTI
[1] Tratto da Ivan Illich, Nello specchio del passato. Le radici storiche delle moderne ovvietà: pace, economia, sviluppo, linguaggio, salute, educazione, Red edizioni, Como 1992, pp.27-31.

Di Emanuele Appino per ComeDonChisciotte.org

Emanuele Appino. Studente, studioso, apicoltore, fitopreparatore, libraio e bibliomane. Ma anche, e soprattutto, inquieto cercatore di verità sulla via del Bosco.

 

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
14 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
14
0
È il momento di condividere le tue opinionix