A conferma di chi comanda e chi ubbidisce, dopo le sanzioni alla Russia imposte dall’UE su pressione degli USA, i primi a trarre vantaggio da questa situazione come riportato ieri, ecco un altro tassello del puzzle: sarà Israele a colmare il divario nel mercato energetico europeo quando il gas russo smetterà di arrivare.
“Il mercato energetico europeo sta affrontando una sostanziale carenza a seguito della crisi russa”, ha affermato giovedì il Ministro dell’Energia israeliano Karin Elharrar. “Israele vede un’opportunità e ne trarrà pieno vantaggio”.
Dobbiamo essere indipendenti dal Cremlino, quindi diventeremo dipendenti dai Paesi Arabi, USA e Israele, ecco la grande strategia dei nostri leader europei. La Russia fin ora ha fornito all’Europa circa il 40% del suo consumo di gas naturale all’anno, più di 150 miliardi di metri cubi (BCM). Israele non può certamente prendere totalmente il posto della Russia, ma gli Stati del Mediterraneo orientale possono fornire circa 20 BCM all’anno, la maggior parte dei quali proverrebbe da Israele. Gli Stati Uniti hanno promesso all’Europa 15-20 BCM di gas naturale liquefatto (GNL) e anche il Qatar dovrebbe esportare 20-30 BCM in Europa.
Stringendo un po’ la cinghia ed elemosinando in giro forse riusciamo a cavarcela insomma, ecco la prospettiva europea. In questa direzione va il gruppo di lavoro sull’energia, appena istituito da Elharrar e il commissario UE per l’Energia Kadri Simson, a cui si unirà anche l’Egitto.
Il piano di lavoro, basato su un accordo tra Elharrar e la sua controparte egiziana, prevede che il gas naturale israeliano passi attraverso l’impianto di liquefazione dell’Egitto e poi venga esportato in Europa. Una fonte diplomatica egiziana ha confermato che ci sono “colloqui in corso alla luce delle richieste da parte europea”.
Nella lista di coloro che vogliono guadagnarci qualcosa da questo nuovo riassetto del mercato energetico anche il presidente turco Erdogan, che nei giorni scorsi ha espresso interesse a collaborare con Israele sul gas naturale, nell’ambito dei legami che si stanno lentamente saldando tra Ankara e Gerusalemme.
Massimo A. Cascone, 08.04.2022