Giuseppe De Nittis nasce il 25 febbraio 1846 a Barletta. Studia pittura all’Accademia di Napoli, da cui però esce per ragioni disciplinari. I primi saggi a venti anni sono già pervasi da un senso naturalistico e dal 1863 al 1865 non fa che ritrarre angoli di paesaggio, effetti di luce, parti di nuvole.
Alla fine del 1866 si reca a Firenze, ma non si può dire che i macchiaioli abbiano avuto molta influenza sulla sua arte.
Nel 1867 parte alla volta di Parigi, dove comincia a dipingere la società galante di Francia (Una visita all’antiquario; la Visita mattutina). Rimpatriato nel novembre 1870, torna a Parigi nel 1872, dove si stabilisce definitivamente. Lì si dedica allo studio della luce e delle atmosfere, avvicinandosi all’impressionismo, mantenendo, allo stesso tempo, la sua pittura precisa, documentaria, aneddotica: dipinge i luoghi del Bois de Boulogne, de l’Opéra, di Longchamp, di Auteuil, dei salotti, popolando le scene di minute figurette colte in movimento.
Con la stessa attenzione dipinge le strade di Londra, dove si reca nell’aprile del 1974: attirato dalla fumose atmosfere londinesi, delle quali subisce il fascino, vi dipinge alcuni fra i suoi quadri più belli (Piccadilly, Trafalgar Square, Charing Cross, Canon Bridge).
De Nittis comprende Parigi e Londra meglio di francesi e inglesi, che per questo lo amano, e ne creano la fama. L’Esposizione Internazionale parigina, nel 1878, gli riserva grandi onori; si sente dire dal Leighton, scultore e pittore britannico preraffaelita, che non aveva mai visto un quadro più profondamente inglese della sua Domenica a Londra.
Muore il 21 agosto 1884 a Saint-Germain-en-Laye, a soli 38 anni, colpito da un ictus cerebrale. Poco tempo prima aveva finito il dipinto che ritraeva la sua famiglia.
Lo omaggia quest’anno una mostra dedicata a Palazzo Reale, a Milano, che andrà avanti fino al 30 giugno, che lo celebra esponendo circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore.
In DE NITTIS. Pittore della vita moderna si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità. I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi.
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