Il 17 Agosto alcune misurazioni dei laboratori di ricerca della marina militare USA sul ghiaccio marino dell’Artico su un periodo di 30 giorni hanno mostrato che “lo strato permanente pluriennale di ghiaccio è adesso virtualmente scomparso”, Artic news riporta tempeste sopra l’Oceano Artico il 19 Agosto. Fatti che dimostrano che l’Artico abbia perso la sua “infrastruttura”.
Questo dimostra la sparizione di uno strato di ghiaccio permanente per 20-25 anni, lasciando una estensione bidimensionale di ghiaccio di scarso spessore e durezza e senza una massa sostanziale, di cui i ciarlatani si servono per imbrogliare un pubblico poco consapevole della scienza del cambiamento climatico sostenendo che la calotta di ghiaccio sia più ampia ed estesa che mai durante il periodo di massimo congelamento così da far apparire il fenomeno del surriscaldamento globale antropogenico come un imbroglio. Simili interventi sono frequenti e diffusi in incontri pubblici di ogni sorta ed in ogni luogo.
Al contrario, l’Artico ha conseguenze sull’intero emisfero Nord della Terra (fonte: Jennifer Francis, Istituto di Scienze marine e costiere) mediante l’alterazione delle correnti d’aria a quota 30.000-40.000 piedi d’altitudine, cosa che sconvolge i normali meccanismi climatici ed è potenziale causa di danni nell’intera regione climatica. Ma, ancor più significativo è che la perdita di ghiacci nell’Artico espone il pianeta a rischi sistemici per l’ecosistema planetario, rischi che potrebbero verificarsi senza alcun preavviso.
Guardando al futuro, il ghiaccio dell’Artico sarà composto da uno strato sottile di ghiaccio fresco di meno di un anno che si frattura con facilità, si disintegra, appare più scuro di colore, è molto più prono ad assorbire la luce solare, e ciò può portare alla catastrofe planetaria. Allacciate le cinture.
Dall’ultima era glaciale, l’Artico ci ha costantemente fatto un enorme favore costituendo un tappo di ghiaccio posto sopra gigatoni di matano congelato (CH4). Questo metano bloccato sotto il ghiaccio, specie nei punti di acque basse dove potrebbe giungere alla superficie sotto forma di bolle (possibilità già indagata dagli scienziati) è un mostro titanico peggiore di qualsiasi cosa Hollywood abbia mai fatto immaginare sugli schermi, al confronto un Godzilla è un minuscolo dilettante.
Natalia Shakova, capo del dipartimento congiunto USA-Russia per gli studi sul Metano presso il centro internazionale per gli studi Artici dell’Università dell’Alaska, ritiene sia possibile che una bolla di 50 gigatoni di metano possa eruttare lungo le acque basse (50-100 mt) della calotta Artica Est-Siberiana, attivando un fenomeno di feedback auto-rafforzantesi capace di condurre a una accelerazione del riscaldamento globale (ci sono solo 5 gigatoni di CH4 nell’atmosfera attualmente). Il che è chiaramente una minaccia alla vita sulla Terra.
E’ importante notare che la “bolla di metano da 50 gigatoni” è incredibilmente controversa tra gli scienziati che studiano il cambiamento climatico. Mentre l’impressionante riduzione di massa glaciale nell’Artico è irrefutabile secondo i correnti metodi di misurazione, ed è evidenza certa di riscaldamento globale, dal momento che è cosa ovvia che il calore sciolga il ghiaccio.
Il direttore della sezione Ambiente del Guardian John Vidal ha di recente pubblicato un articolo intitolato “E’tempo di dare retta agli scienziati del ghiaccio sulla spirale di morte dell’Artico” (the Guardian, 18 Agosto 2016) nel quale dichiara: “Il ghiaccio dell’artico è in via di sparizione. Dobbiamo ridurre le emissioni rapidamente, o la catastrofe umana prevista dallo scienziato Oceanico Peter Wadhams diverrà realtà”.
Il Professor Peter Wadhams (Università di Cambridge) ha un nuovo libro pronto alla pubblicazione per il 1 Settembre intitolato “2016, addio al ghiaccio. Un rapporto dall’Artico” (Edito da Allen Lane). Secondo l’articolo sul Guardian di Vidal, il libro di Wadhams offre un nuovo sviluppo nella controversia sul cambiamento climatico: “Dal momento che Peter Wadhams sostiene ciò che ogni altro esperto non fa, è stato squalificato, vilificato e sminuito da negazionisti e politici che sostengono una linea di cautela o di inazione”.
“Lui ed altri esperti polari si sono mossi dalla ricerca sul campo ad essere pionieri della ricerca sul cambiamento climatico, all’avanguardia della conoscenza sul cambiamento più drastico e rapido che abbia avuto luogo sul pianeta in molte migliaia di anni. Non si tratta soltanto di un cambiamento che avviene in una parte remota del Mondo, sostiene, ma di una catastrofe per l’umanità tutta”.
Il che chiama da sé una domanda: l’accelerazione del cambiamento climatico può essere considerata una possibilità nell’arco delle nostre vite?
SI, lo è certamente se, come suggerisce il Dr. Wadhams, una sezione di Artico rimasta senza copertura di ghiaccio dia il via a una rapida accelerazione del cambiamento climatico. Di conseguenza Wadhams esorta gli studiosi del cambiamento climatico ad alzare la voce, dire la verità, non avere paura.
Dopotutto, è già fatto di pubblico dominio che gli scienziati abbiano cercato di smorzare ed edulcorare la serietà del cambiamento climatico per conservare donazioni e borse ed evitare di ridicolizzarsi, evitare di far mormorare, di essere etichettati come estremisti, fatti che possono interrompere i fondi di ricerca e congelare carriere.
I maggiori scienziati del cambiamento climatico non sono disposti a dichiarare pubblicamente i loro maggiori timori, come mostrato da Amy Goodman di Democracy Now, quando al COP21 di Parigi lo scorso Dicembre intervistò uno dei massimi scienziati del clima mondiali, Kevin Anderson (Università di Manchester) del centro Tyndall per la ricerca sul cambiamento climatico che ha dichiarato che: “Fin adesso semplicemente non siamo stati preparati ad accettare le implicazioni rivoluzionarie delle nostre scoperte, e anche se tentiamo di farlo siamo riluttanti nell’esternare questi pensieri pubblicamente…molti preferiscono censurare le proprie ricerche”.
Dunque sappiamo per voce di una delle autorità massime sul cambiamento climatico che gli scienziati del settore censurano, o addolciscono volutamente, gli esiti delle loro stesse ricerche. Perché?
“Abbiamo timore di rendere pubbliche analisi che contestano l’intero paradigma, i principi economici che regolano l’attuale sistema economico.. Accordiamo le ricerche in un modo che sia compatibile alla realtà economica della nostra società, per così dire la sua quadratura attuale. La nostra Scienza chiede domande fondamentali sull’idea di crescita economica sul breve termine, ma siamo riluttanti nel dirlo esplicitamente. Infatti, gli organismi di finanziamento sono riluttanti a finanziare ricerche che stimolino simili domande”. (su Democracy Now, 8 Dicembre 2015: “Massimo esperto climatico: la crisi è peggiore di ciò che pensiamo e gli scienziati si autocensurano per sottovalutare i rischi”)
E’ il caso di ribadire l’ultima affermazione del Dr. Anderson dal momento che conduce al cuore del dibattito sui problemi inerenti alla ricerca sul cambiamento climatico: “Infatti, gli organismi di finanziamento sono riluttanti a finanziare ricerche che stimolino simili domande”. I soldi dettano le prerogative della Scienza. Forse dovrebbe essere il contrario?
Insieme al chiaro avvertimento lanciato da Wadham di seri problemi futuri, la rivelazione da parte di Anderson è una ragione in più di fermarsi a pensare seriamente e poi agire, ciascuno di noi, ma prima d’ogni altro i leader, dal momento che tutte le guerre, i disastri naturali, le carestie e le malattie di tutti i tempi impallidiscono di fronte alla potenziale devastazione che potrebbe portare un intenso cambiamento climatico fuori controllo, forse condotto da un riscaldamento globale sottovalutato.
La conseguenza probabile di una intensificazione fuori controllo del cambiamento climatico, a parte colpire l’umanità “a braghe calate” è un rapido innalzamento del livello dei mari che inonderebbe le città costiere, siccità che diminuirebbero o distruggerebbero la produzione agricola, enorme tempeste, caldo insostenibile nelle medie latitudini, i cui risultati sarebbero panico, malattie e morti improvvise. Il mondo si farebbe un caos. La vita diverrebbe seriamente difficile. Il sogno Americano si farebbe incubo nel giro di una sola generazione.
Nonostante ciò, la gran parte delle Scienza climatica pubblicata porta a concludere che un tale evento è assolutamente remoto nel tempo, decadi, in certi casi oltre 100 anni nel futuro, in alcuni casi nulla di cui preoccuparsi, punto di vista intermittente dei cosiddetti “gradualisti”.
Mentre sfortunatamente esistono già prove che lo scenario peggiore è già nei suoi stadi preliminari di sviluppo. Basti leggere il libro di Wadham. L’unica domanda da porsi è se la rapida accelerazione del cambiamento climatico sia un mostro che si scatenerà all’improvviso senza la minima possibilità di controllo, o a poco a poco, caso in cui la visione dei gradualisti sarebbe corretta, il che significherebbe che le generazioni future avrebbero tempo a disposizione per lottare contro il demone del collasso dell’ecosistema.
In qualunque caso il cambiamento climatico/riscaldamento globale antropogenico (influenzato dall’attività umana) è apertamente un serio dilemma aperto proprio sotto il naso collettivo della società, ad esempio, la perdita di ghiacci Artici, o del 95% della superficie della Groenlandia che diventa “granita” per la prima volta nella storia scientifica registrata (spessore 1-2 miglia, innalzamento mare 23 gradi), o dei ghiacciai perenni delle Alpi che diventano terra o laghi, o il ghiacciaio base dell’Everest che diventa pietra, o la chiusura permanente della più alta stazione sciistica del Mondo a Chacaltaya (17.785 piedi sul liv. del mare), ormai solo sassi, o la distruttività delle periodiche siccità in Cina raddoppiata nei decenni, o il ghiacciaio Antartico Totten di 90×20 miglia che si riduce progressivamente e irrimediabilmente, o il ghiacciaio di Pine Island, sempre in Antartide, che si ritira a un ritmo più rapido che qualunque altra massa di ghiaccio sulla Terra, o i banchi esterni del North Carolina che perdono costantemente massa insulare sciogliendosi sempre più in mare e la lista potrebbe continuare e continuare ancora.
Nonostante tutto ciò, coloro in posizioni chiave nella leadership Americana, come Donald Trump, dichiarano pubblicamente: “Il riscaldamento globale è una truffa”.
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2016/08/22/arctic-death-rattle/
22.08.2016
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI