DI JULIE LEVESQUE
mondialisation.ca
Un’impresa farmaceutica del Quebec ha collaborato col Pentagono per lo sviluppo di vaccini contro i virus ebola, ora testati sui militari americani in Liberia.
Ai primi di agosto 2014 Bloomberg ha pubblicato un articolo sui promettenti studi inerenti le piante di tabacco: esse, infatti, potrebbero essere in grado di fornire un trattamento efficace contro il mortale virus Ebola.
Le sostanze ricavate dalla pianta del tabacco, sviluppate da una società che annovera la Philip Morris International Inc. tra i suoi sponsor, fanno parte di un’innovativa serie di trattamenti medici a base vegetale. Tra le piante dalle miracolose proprietà farmaceutiche per la cura e la prevenzione di diverse malattie troviamo le carote, le lenticchie d’acqua e persino la lattuga.
Di proprietà di Mitsubishi Tanabe Pharma Corporation e Philip Morris , anche la canadese Medicago Inc., è una società finanziata dai colossi dell’industria di sigarette le cui ricerche sono finalizzate allo sviluppo di tecniche biomediche ricavate dal tabacco.
Jean-Luc Martre, direttore degli affari governativi dell’azienda Medicago, ha affermato che in Carolina del nord l’impresa si sta impegnando a svolgere dei test per valutare la validità del vaccino a base di tabacco in caso di pandemia. In un colloquio telefonico ha affermato che la Madicago prevede di svolgere le ultime prove già l’anno prossimo, per presentare al più presto un prodotto funzionante e valido.
La Medicago in un’annuncio ha dichiarato che ” lavora attualmente in stretta collaborazione con diversi partner al fine di produrre degli anticorpi contro l’Ebola, nonchè per la produzione di altri anticorpi che suscitano l’interesse del settore della bio-difesa”, benchè non abbia voluto divulgare l’identità dei partners. Potrebbe essere uno di questi appunto il Pentagono, come è stato supposto in un articolo apparso il 6 agosto 2014 su Bloomberg.
Nel 2009, la Defense Advanced Research Projects Agency ( DARPA), un organo del dipartimento USA per la difesa, ha lanciato un programma chiamato Blue Angel, descritto come “
La sfida di DARPA per lo sviluppo dei vaccini “.. Alla fine di luglio 2014 è stato divulgato un comunicato stampa in cui s’asseriva che in un solo mese siano stati prodotti ben 10 milioni di dosi di vaccini.
In un altro comunicato stampa pubblicato dall’azienda le scorse settimane, degli scienziati collaboranti con il DARPA sostengono d’aver raggiunto una tappa importante nella lotta contro alle pandemie che potrebbero un giorno decimare la popolazione umana. In collaborazione con la società dei vaccini Medicago INC., i ricercatori operanti presso ai laboratori del pentagono, al vertice delle ultime scoperte scientifiche, dichiarano di aver ricavato proprio dalle componenti delle piante di tabacco questi preparati miracolosi.
Secondo l’agenzia, gli ultimi test hanno confermato che una sola dose di questo vaccino sperimentale contro l’influenza H1N1 VLP, provati su cavie animali, induca l’organismo a produrre nuovi anticorpi contro l’emoagluttinina dal momento in cui è combinata con un tradizionale coadiuvante all’alluminio. Attualmente, però, ” la dose equivalente necessaria per proteggere gli umani dalla malattia naturale non si conosce: dovrà essere determinata dalle future sperimentazioni cliniche”.
Il dottor Alan Magill, direttore del programma preventivo della DARPA, in un comunicati ha spiegato che “È essenziale vaccinare i popoli sensibili già durante la fase iniziale della pandemia al fine di contenerla”. Inoltre, sostiene, “Noi consideriamo la formula a base di vegetali come un’alternativa più rapida e più efficiente nella produzione di vaccini rispetto alle tecnologie standard ricavate dalle uova. Le ricerche in questo nuovo ambito si stanno rivelando molto promettenti”. (
DARPA’s Blue Angel – Pentagon Prepares Millions of Vaccines Against Future Global Flu, RT, 28 juillet 2012)
Questo legame tra l’armata statunitense e le compagnie farmaceutiche nella produzione di vaccini contro le influenze solleva però diverse questioni, soprattutto perchè la pandemia da H1N1 s’è rivelata essere
una frode da diversi miliardi di dollari orchestrata dalle grandi società farmaceutiche e l’organizzazione mondiale della sanità(OMS).
Un nuovo reportage stupefacente rileva che gli scienziati dei piani alti hanno convinto l’Organizzazione mondiale della sanità a dichiarare una pandemia mondiale di H1N1 intrattenendo dei legami finanziari loschi con le industrie farmaceutiche che ne hanno approfittato per vendere i loro prodotti.
Nel 2012, è stato riportato che l’industria Medicago “è stata finanziata da un ente di investimenti tecnologici dal valore di 21 milioni di dollari in combutta con la Darpa”. (RT, op. cit.)
Dopo aver investito nella ricerca medica per fabbricare dei vaccini il dipartimento USA per la difesa ha recentemente inviato delle truppe in Africa per fronteggiare un nuovo rischio d’epidemia …e per mettere alla prova le scoperte e le invenzioni fatte in laboratorio.
È probabilmente un tentativo da parte dell’esercito di rimpiazzare, poco a poco, le autorità sanitarie, quindi, non resta che chiedersi quale sia l’obbiettivo reale di questo “intervento umanitario”. La risposta si trova nell’obbiettivo del progetto Blue Angel promosso dal DARPA.
In una dichiarazione rilasciata lo scorso febbraio il direttore del programma Blue Angel, il dottor John Julias ha infatti affermato che:
“Il programma Blue Angel è stato promosso dalla Defense Advanced Research Projects Agency nel 2009 in risposta all’allarme pandemia di influenza suina. L’obbiettivo del progetto è quello di migliorare la risposta degli USA alla malattia pandemica tramite la produzione accelerata di vaccini.[…]
Il programma Blue Angel è stato costruito a partire dal bisogno del dipartimento della difesa di offrire una risposta immediata a tutte le minacce biologiche che potrebbero compromettere le performances dei soldati americani”.
Quindi, a quanto pare, l’obbiettivo è quello di migliorare la risposta degli USA ad un’epidemia al fine di proteggere i combattenti da una minaccia biologica e non è rivolto a tutta la popolazione in generale.
Questa concezione di “difesa” è forse legata al fatto che adesso si inviano dei soldati piuttosto che “operatori sanitari” nelle aree adesso toccate dall’epidemia dell’Ebola?
Seguendo questo ragionamento non resta che ipotizzare che i 300 soldati mandati da Obama in Liberia non siano che delle cavie. Grazie ai nuovi vaccini testati su di loro sarà davvero possibile prevenire una minaccia biologica che avrebbe come devastante conseguenza il fatto di compromettere le operazioni belliche?
Può sembrar incredibile, ma non sarebbe la prima volta che gli USA finanziano una missione del genere, in cui i soldati vengono adoperati a guisa di cavie da laboratorio.
L’ultimo RT di febbraio riporta che:
Un giudice federale ha dichiarato che le Forze Armate degli Stati Uniti devono informare rapidamente i veterani combattenti di tutti i possibili effetti nocivi alla salute provenienti dalle esperienze mediche e farmaceutiche segrete condotte su di loro durante la guerra fredda.
Secondo un reportage dell’agenzia Courthouse News, la decisione darebbe credito ai 7800 soldati che affermano d’essere stati implicati in questo genere di esperimenti. Dopo aver reclutato degli scienziati nazisti tramite un programma chiamato ” Project Paperclip”, l’armata e la CIA hanno somministrato tra i 250 e i 400 diversi medicamenti ai militari per tentare di incrementare la potenza degli Stati Uniti in guerra. (
Judge sides with US servicemen used as guinea pigs in terrifying Cold War experiment, RT, 7.02.2014)
Durante la guerra del golfo (1990-1991) sono ugualmente stati dati dei vaccini sperimentali ai soldati e diversi studi hanno concluso che la sindrome della guerra del golfo è proprio legata a queste sperimentazioni umane non legittime:
La sindrome della guerra del Golfo ( SGG) si riferisce ad una serie di sintomi manifestati dai soldati durante questo conflitto. I sintomi comprendo delle eruzioni cutanee, dei dolori muscolari ed articolari, emicranie, irritabilità, depressione, insonnia, problemi respiratori e gastrointestinali e disagi cognitivi e neurologici.
Oltre che esser stati esposti ad un largo ventaglio di pericoli ambientali e a prodotti chimici tossici, i veterani statunitensi e britannici della prima guerra del golfo ( VGG1) hanno subito un gran numero di iniezioni . In tutto gli VGG1 americani affermano di aver ricevuto almeno 17 vaccini differenti, ivi compresi dei vaccini viventi ( Poliomielite e febbre gialla) oltre vaccini sperimentali non ancora omologati ( malattia del carbone -antrace- ed antitossine botuliniche) la cui efficacia è dubbiosa.
Il Ministero della difesa della Gran Bretagna (MD) ha dichiarato che solo 10 vaccini sono stati somministrati ai combattenti, ma dei dossier esistenti che certe truppe ne hanno ricevuti ulteriori. Tra questi vaccini, iniettati solamente alle truppe inglesi, si trovavano due sostanze sperimentali, tra cui uno con i batteri responsabile della pertosse ( Bordetella pertussis ) come coadiuvante e l’altro contro la peste. Se somministrati ai topi, questi preparati causano loro dei gravi indebolimenti Inoltre, i fabbricanti di tali coadditivi non sono stati informati del loro utilizzo non autorizzato sulle cavie umane VGG1.
Inoltre, l’overdose di questi differenti vaccini è stata identificata come uno dei fattori scatenanti della SGG.[…]
Questo risultato concorda con un altro studio del Dr. Mae-Wan Ho e del professor Malcolm Hooper, intitolato Vaccines, Gulf-War Syndrome & Bio-defence, in cui dichiarano che un legame tra i vaccini e le malattie dei reduci della guerra del golfo è stato osservato presso gli VGG1 canadesi e britannici. (Dr. Mae-Wan Ho et Professeur Malcolm Hooper
Vaccines, Gulf-War Syndrome & Bio-defence)
L’obbiettivo della missione dei soldati statunitensi in Liberia promossa da Obama è quella di costruire dei centri medici e di formare dei soldati-operatori sanitari in grado di gestirli, e , probabilmente, eseguire dei nuovi test su cavie umane… inconsapevoli.
Il National Institutes of Health, un’agenzia del dipartimento USA della Salute e dei Servizi sociali, afferma di aver già messo a punto un vaccino contro l’Ebola.
Agli inizi di settembre GlaxoSmithKline ha dichiarato la sua intenzione di iniziare a fabbricarne fino a 10 000 dosi, anche se gli scienziati non hanno ancora deciso se “il primo vaccino è abbastanza promettente” e che “gli studi di non-dannosità non possano garantire che questi preparati sperimentali funzioni davvero in caso di emergenza epidemica”. (Associated Press,
Ebola vaccine research moving fast, CBSNews, 8.09.2014)
Julie Levesque
6.10.2014