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Il Niger e Noi

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A cura di Redazione CDC
Il 14 Agosto 2023
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La riunione dei vertici militari dei membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, l’Ecowas, era prevista inizialmente per lo scorso 12 agosto ma qualcosa forse è andato storto: dovevano decidere se e come muovere guerra al ribelle Niger.

Il tam tam delle notizie ci porta ad Al Jazeera, rilanciata dalla Tass a cui ha fatto eco l’Ansa: l’incontro sarebbe stato rinviato ad oggi 14 agosto. Staremo a vedere se ci saranno altri colpi di scena.

Intanto, Stati Uniti e Francia fomentano l’intervento e, se davvero si arrivasse a ciò, il rischio di ritrovarsi in breve tempo di fronte ad un’ Ucraina in salsa africana salirebbe esponenzialmente. In cui non si giocherebbe soltanto il futuro del continente, ma forse l’equilibrio geopolitico globale assieme agli scenari già aperti, in termini drammatici su Kiev e potenzialmente insidiosi su Taipei.

L’attuale giunta del Niger si è detta nelle ultime ore favorevole ad una soluzione diplomatica; in attesa degli esiti del papabile vertice Ecowas, vi proponiamo questa accurata analisi politica e geopolitica arrivata in redazione come contributo alla discussione.

(ultimo aggiornamento alle ore 07.28 del 14.08.2023)

Buona lettura.

© ANSA/EPA

Seguiamo con trepidazione gli avvenimenti di grandissima portata e in pieno svolgimento che hanno come epicentro il Niger dove il 26 luglio un pronunciamento militare ha deposto il presidente Mohamed Bazoum democraticamente eletto e legalmente in carica dal marzo 2021, tirapiedi e lacchè delle potenze imperialiste occidentali (peraltro in buoni rapporti anche con la Cina e a cui tuttora la diplomazia di Pechino “riconferma la sua amicizia”). Italia – che dal 2018 ha inviato in Niger un contingente militare “coerentemente allo sforzo multinazionale volto alla stabilizzazione del Sahel”, così è detto nella loro lingua biforcuta – ovviamente inclusa nel novero di queste potenze a fare la sua porca figura nel dispositivo di sicurezza e “stabilizzazione” imperialista.

Grandiose dimostrazioni popolari si sono svolte nella capitale Niamey ed in altre città nigerine in sostegno alla giunta militare “golpista” (indubbiamente “golpista” dal punto di vista leguleio del rispetto del “Diritto” cioè del rivestimento ipocrita e formale di ciò che effettivamente conta ossia il rapporto di Forza fra diversi e antagonisti interessi reali) costituitasi in Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) e guidata di generali Abdourahmane Tchiani e Salifou Mody.

Per quel poco che riusciamo a capire, risulta che fra le larghe masse scese in campo a sostegno della giunta CNSP agisce come elemento trainante di organizzazione e indirizzo politico il movimento M62. (1) Una coalizione sindacal-politica di forze patriottiche e antimperialiste che nel suo programma pone al primo e concretissimo punto lo sgombero dal paese della presenza militare occidentale. Via le basi e le truppe degli occidentali: prima le truppe francesi, americane, italiane, tedesche, si accomodino fuori dal Niger, poi discutiamo…

Niente di incendiario e rivoluzionario in sé. Che cosa c’è di incendiario e rivoluzionario in sé nel semplice fatto di un popolo che, stando in casa propria, non chiede altro che di discutere, se non alla pari coi grandi detentori del potere di questo mondo, almeno senza avere in casa propria una sgradita presenza armata, particolarmente sgradita quella degli ex padroni coloniali, considerata come una pistola perennemente puntata alla propria tempia e alla tempia degli altri fratelli popoli africani? Eppure nelle presenti circostante storiche neanche questa elementare istanza sembra poter essere tollerata dall’imperialismo che in difesa dei suoi presidi armati in Niger si è subito disposto sul piede di guerra contro “i golpisti”. Tanto per cominciare al paese è stata tagliata la fornitura di energia elettrica dalla Nigeria da cui per il 70% dipende e sottoposto ad una serie di sanzioni “disumane” secondo il CNSP applicate da quei paesi, come la Nigeria, dell’ECOWAS (Comunità Economica Africa Occidentale) al guinzaglio dell’imperialismo.

Oro, uranio e gas. I golpisti del Niger sabotano la Francia e l’Occidente

Sono finiti in manette i ministri del Petrolio e delle Miniere. Intanto la Russia gioca d’ambiguità: “La nostra linea non è quella della Wagner”. Poco verosimile – 31 Luglio 2023

Sul ripristino dell’ordine democratico in Niger sono tutti d’accordo: gli Stati Uniti, l’Unione europea, l’Ecowas e persino la Russia. Quanto affermato dal portavoce Dmitry Peskov rimane tuttavia carico di ambiguità. Il Cremlino si mostra “favorevole” al restauro dello stato di diritto, esprimendo “grave preoccupazione” per gli ultimi sviluppi e invitando “alla moderazione tutte le parti, in modo che non ci siano vittime.

https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/07/31/news/niger_lotta_senza_quartiere_tra_occidente_e_russia-13037839/

L’ultimo baluardo democratico in Sahel potrebbe cadere” scrivono quelli dell’HuffingtonPost. L’ultimo baluardo democratico sarebbero, anzi sono, le basi militari dei francesi (che già hanno dovuto sloggiare dal Mali e dal Burkina Faso) e dell’United States Command (Africom) piazzata in Agadèz nel centro del paese.

Gli imperialisti occidentali, non potendo intervenire militarmente in maniera aperta e diretta perché ciò innescherebbe immediatamente una sollevazione di massa a scala continentale (in Africa tanto per cominciare), cercano febbrilmente di coinvolgere nella sporca bisogna quanti più governi africani possibile ma, a quanto pare, anche nella stessa  (per loro e finora) “sicura” Nigeria che è il paese fondamentale come base di una guerra per procura, l’opera di convincimento e arruolamento alla guerra “per il ripristino della democrazia” sembra non fili proprio così liscia secondo i desiderata  delle cancellerie occidentali.

Ci auguriamo che i patrioti dell’M62, nonostante le pressioni da ogni lato che solo possiamo immaginare stiano subendo, tengano energicamente il punto sul loro elementare, prioritario e non sindacabile obiettivo, e a questa condizione garantiscano il sostegno alla giunta CNSP. Sino a questo momento (7 agosto) il movimento di massa antimperialista si è invero mantenuto in limiti e forme di lotta assai moderati e del tutto pacifici, qualche sassata alla sede dell’ambasciata di Francia a parte. Al deposto Bazoum che tuttora è riconosciuto come “legale rappresentante” del Niger da tutte le cancellerie mondiali (tutte! Mosca inclusa) non è stato torto un capello ma è tenuto sottochiave nelle stanze del palazzo presidenziale da dove questo lacchè dell’imperialismo addirittura sembrerebbe abbia la libertà di scrivere e lanciare i suoi appelli subito pubblicati dalle colonne del Washington Post nei quali si invoca “il ripristino dell’ordine costituzionale e della democrazia”. Un invito “a nozze” per il pronto intervento della forza armata imperialista autenticato dalla firma del “legale rappresentante” del popolo nigerino. Ci auguriamo che i patrioti dell’M62 e il CNSP non si lascino imbrigliare nella ragnatela di imbrogli e di finzioni tessuta dalle diplomazie borghesi ma pongano decisamente la questione sul piano reale della Forza che risiede, enorme, nella mobilitazione delle masse nel paese e dell’appello all’azione delle masse di tutta l’area africana di cui il Niger è il centro geografico.

Abbiamo letto sul quotidiano francese Liberation (più o meno l’equivalente del nostrano Manifesto)  l’appello firmato da un sacco di (politicamente parlando) eunuchi, intellettuali e professori francesi e non, per “fermare il corso catastrofico verso la guerra in Niger”. Ne riportiamo la parte saliente perché ci pare riassuma bene in linea di massima i caratteri di quella che sarà l’imbelle opposizione goscista e pacifista alla guerra per procura che con ogni probabilità sarà scatenata “contro i golpisti”. Le sottolineature sono nostre:

   Lo stato dell’opinione pubblica in Niger non può legittimare una presa del potere con le armi

Forti del sostegno ottenuto nel Paese, i golpisti sembrano decisi a non concedere nulla. Il sostegno di cui beneficiano è il prodotto di almeno tre fattori combinati: un epidermico riflesso nazionalista di fronte ai messaggi bellicosi emessi dall’esterno, una forte dose di propaganda sovranista già sperimentata nei vicini Mali e Burkina, ma anche e soprattutto un sollievo nel vedere la caduta di un sistema di potere imprenditoriale caratteristico dei mandati successivi dalla Conferenza nazionale del 1991, accentuato sotto la presidenza di Mahamadou Issoufou e non sufficientemente riformato dal suo successore Mohamed Bazoum. Questo stato di opinione non può legittimare una presa del potere con le armi. Genera tuttavia una situazione di fatto compiuto cui sarebbe assurdo e disastroso rispondere con la guerra.

https://forum.comedonchisciotte.org/notizie/su-liberation-appello-di-intellettuali-e-professori-niger-bisogna-impedire-lo-scenario-catastrofico-di-una-guerra/

Cosa si capisce, almeno cosa noi capiamo da questo appello di eunuchi sinceramente ed onestamente pacifisti? Si capisce che nello scontro in atto nel paese e nella guerra in preparazione non bisogna stare né da una parte né dall’altra. Che il guaio irreparabile è stato innescato dalla “illegittima presa del potere con le armi”. Che per giunta i golpisti approfittano di “un epidermico riflesso nazionalista” di cui sono vittime le povere e ignave masse nigerine incapaci di intendere e di volere e traviate da “una forte dose di propaganda sovranista”. Soprattutto nell’appello di questi eunuchi manca, guarda caso, ogni e qualsiasi riferimento al pomo concreto e immediato della discordia ossia le basi e le truppe occidentali di cui il popolo nigerino chiede lo sgombero.

Solo apparentemente e formalmente questo appello (questo genere di appelli) è “equidistante” dalle parti in causa, descritte come una più bestia dell’altra (ma vi può essere “equidistanza” fra imperialismo e – non giunta golpista – ma masse oppresse?). La sua traduzione concreta è la castrazione preventiva di ogni eventuale movimento in Francia in reale solidarietà con l’istanza di massa antimperialista che, comunque la si pensi rispetto “ai golpisti”, per essere reale dovrebbe porre con forza qui nelle metropoli la rivendicazione del ritiro delle truppe. Cosa che gli “intellettuali e professori” firmatari e purtroppo non solo gli “intellettuali e professori”, si guardano bene dal porre. La logica coerente e “in positivo” di un simile discorso pacifista secondo il quale il problema in realtà non è l’imperialismo, l’imperialismo di casa propria in primo luogo, ma il problema sono i “golpisti”, dovrebbe sboccare nella classica posizione finta “equidistante”: No! alla guerra ma Sì’ “all’opzione diplomatica” con relative sanzioni per sloggiare “i golpisti” (nazionalisti-sovranisti-filo Putin quindi il peggio del peggio per la merda progressista occidentale) dal potere in Niger (infame ritornello che si ripete, qui in Occidente, fin dalla guerra contro l’Iraq 1991 dove, come si ricorderà, Saddam non andava sloggiato a suon di bombe ma a suon di sanzioni “mirate”).

Altro genere di eunuchi che si discostano solo nella fraseologia rispetto ai sinceri e onesti pacifisti di cui sopra ma proprio per la fraseologia “di classe” risultano a noi ancora più fastidiosi e squallidi, sono i “trotzkisti“ di Lutte Ouvrière di cui riportiamo una breve presa di posizione in quanto emblematica del “comune sentire” prevalente nell’ambiente goscista:

Niger : la crise politique et ceux qui la payent

03/08/2023

La Communauté économique des États de l’Afrique de l’Ouest et la France ont répondu à la prise du pouvoir de militaires au Niger par une série de sanctions économiques. Le Nigeria a coupé l’électricité, les échanges bancaires se sont arrêtés…

Ces sanctions pèseront sur la vie économique du Niger, pays pauvre enclavé dépendant de ses voisins, et avant tout sur les classes populaires qui feront face aux profiteurs engendrés par le blocus économique.

Elles sont les otages du bras de fer entre la junte militaire et l’impérialisme français.

dal sito di Lutte Ouvrière, 3/8

Costoro parlano di imperialismo francese (e ci mancherebbe altro che non ne parlassero!) e, come ogni onesto e buon pacifista, presentano lo scontro in atto come “braccio di ferro fra la giunta militare” e tale imperialismo, morsa in cui le classi popolari – al solito una massa di ignavi, di smarriti – “sono ostaggio”. L’istanza antimperialista e la lotta energica del popolo nigerino? Il contagio di lotta che dal Niger può infiammare tutta l’area dando autentico filo da torcere agli imperialisti? Niente di niente! non esistono. Per questi eunuchi “trotzkisti” esiste un ”paese povero senza sbocco sul mare e dipendente dai suoi vicini” con le sue classi popolari prese in ostaggio che dovrebbero badare a difendersi dalla crisi economica ora aggravata dalle sanzioni invece che farsi traviare e deviare dai discorsi “antimperialisti”. Per costoro in realtà  l’antimperialismo non è che un inganno, un motivo di distrazione di massa da una presunta “vera lotta di classe”  da condurre sul piano economico-sindacale per …”far pagare ai padroni nigerini i costi della crisi” potremmo dire usando una locuzione familiare. Inutile dire che, anche in questo squallido oltre ogni limite caso (che ripetiamo citiamo come emblematico di un più generale “comune sentire” goscista), soprattutto non esiste la rivendicazione concreta della cacciata della presenza militare occidentale posta dal movimento patriottico e antimperialista nigerino (che peraltro conduce la lotta anche sul piano delle rivendicazioni sociali, difatti l’M62 è una coalizione sindacal-politica): non vedo, non sento, non parlo. Né in Niger, né in Francia.

Diciamo ora, prendendola a modo nostro, alcune cose sul punto scabroso: scontro fra colossi capitalistici, Putin, i Wagner, la Cina, “né con l’una né con l’altra” fra le bestie  ecc. ecc.

Confessiamo che le grandiose dimostrazioni di Niamey in sostegno “ai golpisti” ci hanno mandato tanto in solluchero anche per l’aspetto diciamo così “coreografico” di cui si sono rivestite: le bandiere russe sventolate, i cartelli inneggianti a Putin… quanto anche per questo aspetto risultano urtanti, mettono in imbarazzo se non mandano in bestia la mentalità prevalente nel nostro cadaverico, pur se ultra-vaccinato, occidente specie nei suoi ambienti progressisti e “alternativi”.

Per urtare fino in fondo questa cadaverica mentalità e scuotere i vivi diciamo dunque chiaro e tondo come la pensiamo. Noi pensiamo che:

dato il nostro (della classe, del proletariato occidentale) stato di acclarata impotenza pregressa e attuale nel muovere alcun dito mignolo contro l’imperialismo (nel caso in questione qualcuno ha forse chiamato alla lotta o anche solo impostato una preliminare sistematica azione di denuncia contro la presenza delle truppe italiane in Niger e per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero dell’imperialismo tricolore? Sì, qualcuno si è mosso in questa direzione e citiamo l’esemplare azione dei compagni di Napoli della Rete contro la guerra e il militarismo ma il fatto è che lo sforzo di questi e di altri piccoli gruppi militanti è inghiottito dall’inerzia e dalla passività delle masse e della classe) dato cioè il fatto che se le masse africane aspettassero da noi una mano concreta e fraterna che non sia quella (rispettabilissima) cristiana/missionaria o crocerossina/ONG (per quanto ci riguarda disprezzabilissima quando collegata ai circuiti “filantropici” del grande capitale tipo il (per noi) famigerato circuito della Open Society ed altri analoghi) per allentare il giogo che le opprime, starebbero fresche! (ad onta del cambiamento climatico) allora, data la pietosa situazione in cui versiamo,  ben venga il W Russia e il W Putin ostentato dalle masse africane che hanno ingaggiato una durissima battaglia contro l’Occidente imperialista. E se sarà il caso (il caso della guerra) come probabilmente sarà, anche e persino il W Wagner!

Inorridisca e si scandalizzi chi vuole.

Ciò che per noi conta è che le masse popolari del Niger non deflettano dal semplice e “primordiale” obiettivo che si sono prefissate ossia cacciare via la presenza militare occidentale dal paese. Possibilmente con le buone come è stato recentemente nel Mali e in Burkina Faso ma se occorre, come sembra inevitabile in questo caso occorrerà e non certo per volontà di guerra fratricida del popolo nigerino, con le cattive. Ciò che per noi conta è che attorno a questa lotta ingaggiata in Niger entrino in movimento le più larghe masse africane nelle quali è vivissimo il sentimento antimperialista, e che si catalizzino le energie di milioni e milioni di uomini determinati a farla finita con la presenza militare occidentale. Intanto con la presenza militare poi il resto. Ciò che per noi conta in ultima istanza è che alla potenza dell’Occidente collettivo sia vibrato il colpo più duro possibile non importa se anche grazie all’aiuto non certamente disinteressato di chi.

Poiché questa – la bastonata in terra d’Africa inflitta all’imperialismo – secondo noi è l’unica via attraverso cui le masse e il proletariato occidentali possano, di conseguenza, essere smosse. E “decidere” da che parte stare o meglio “decidere” se hanno qualcosa da dire rispetto alla chiamata oggettiva e soggettiva che arriva con rinnovata forza dalla sollevazione antimperialista dei popoli africani. La questione non è “teorica” ma è concreta immediatamente potremmo dire già oggi in particolare per il proletariato francese, tirato per i capelli per primo.

Ci riferiamo alle energie vive e vitali del proletariato francese (quindi non agli eunuchi sopra citati) segnatamente a quella massa che abbiamo definito moderni sanculotti in gilet giallo insorti un giorno di sabato, 17 novembre 2018 se non ci sbagliamo, andiamo a memoria. Essi hanno dato filo da torcere a Macron a più riprese persino nel dannato periodo della impostura legata al Covid19 sul terreno della lotta  di piazza contro gli obblighi vax e del green-pass francese  (http://www.nucleocom.org/archivio/archivionote/paris_manif_11sett.htm) ma non possiamo tacere che anche tali magnifici moderni sanculotti hanno sino ad ora sempre svicolato proprio sulla questione dell’imperialismo, dell’imperialismo tricolore francese di casa propria.

In concreto: nel novembre-dicembre 2021 purtroppo hanno lasciato cadere nel vuoto la straordinaria semi-insurrezione delle Antille francesi innescata dall’opposizione di massa agli obblighi vax e al pass sanitaire. Non hanno mai ritenuto di porre tra le rivendicazioni di lotta quella del ritiro dei contingenti militari all’estero del proprio imperialismo. Ebbene: possono ancora continuare ad ignorare l’istanza antimperialista che viene dal Niger e da tutte le “loro” ex colonie? No! non lo possono. Devono “decidere”.

Torniamo al tema scandaloso.

I Wagner non sono Babbo Natale. Putin non è Lenin, è anzi il suo contrario. Xi Jinping idem. Lo sappiamo (fra l’altro a proposito di Xi e della Cina siamo stati fra i pochissimi a salutare “la variante umana cinese” che ha fatto saltare per aria il sistema dei bestiali lockdown, vedi https://ilrovescio.info/wp-content/uploads/2022/11/Liberta-di-scelta-e-non-cavie-1.pdf). Soprattutto quello che conta è che lo sanno anche le masse africane: accà (in Africa) nisciuno è fesso! checché ne dicano quelli di Lutte Ouvrière.

Milioni e milioni di uomini non scendono in campo a comando nella lotta antimperialista né per fare da massa di manovra sfruttabile e governabile a piacimento, nemmeno dai governanti borghesi di Russia e Cina per quanto forte sia l’ascendente che si sono guadagnati nel sentimento delle masse africane. Tanto più se il movimento di massa antimperialista si estende e si radicalizza come noi auspichiamo e come al contrario secondo noi temono anche i governanti di Mosca e di Pechino.

Veniamo al dunque: da parte nostra nessuna equidistanza nella probabile prossima guerra per procura montata dai Macron, dai Biden, dai Sunak e da tutti i compari dell’Occidente collettivo contro il “governo golpista” di Niamey utilizzando le forze armate degli Stati africani che vorranno prestarsi alla sporca bisogna, la Nigeria in particolare. Confidiamo nell’istinto dei popoli, anche quelli governati da lacchè e lustrascarpe dell’imperialismo, a non farsi strumento di una guerra fratricida per conto dei poteri occidentali in difesa della loro democrazia cioè dei loro portafogli.

Per finire una nota sul nostro imperialismo tricolore italiano.

Il Sahel è la vera frontiera meridionale dell’Europa. Ecco perché è fondamentale investire in questa regione” commenta all’Huffpost Del Re. Il Niger, negli ultimi anni, è diventato sempre di più il bastione italiano nel Sahel. È sicuramente il Paese più rappresentativo dell’attivismo italiano nella Regione, che si è costruito nel tempo con una collaborazione, prima con l’ex presidente nigerino Mahamadou Issoufou ma, soprattutto, con il suo successore Mohamed Bazoum. Il Paese è un’area di grande importanza strategica, perché da lì transitano flussi migratori che partono dall’Africa subsahariana e arrivano sulla sponda sud del Mediterraneo. Proprio in chiave anti-immigrazione l’Italia ha rafforzato il suo contingente militare della missione in Niger, presente nel paese dal 2018, con la Task Group Air Sahel, una forza di pronto intervento aereo. L’Italia ha lavorato molto per avere un ruolo di primo piano nel quadro degli sforzi europei nella regione. Diversamente dalle altre missioni Ue nell’area, quella italiana ha un carattere prettamente militare, avendo come obiettivo principale il sostegno delle forze di sicurezza nigerine in funzione di controterrorismo e di difesa dell’integrità territoriale e della sovranità del Paese

https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/07/27/news/niger_colpo_di_stato_migranti-13014924/

Gli imperialisti tricolori italiani sono doppiamente biforcuti. Sono pienamente integrati e partecipi del dispositivo imperialista ma sotto-sotto covano l’aspirazione (aspirerebbero: vorrei ma non posso!) a fregare in curva, a fottere, i cugini imperialisti tricolori francesi ex padroni coloniali odiatissimi dalle masse nigerine e dalle masse di tutta l’Africa “francofona” ripagandoli dal tiro mancino subito dal capitalismo italiano nel suo “spazio vitale” di Libia.

Se non capiamo male il senso velato del discorso svolto con indubbia accortezza ed estrema intelligenza politica (qualità indubbie del quadro militare italiano), da un generale di gran calibro come Marco Bertolini: “…Parigi a sud del Sahara ha sempre coltivato interessi enormi. Dal Niger viene il 25% dell’uranio che alimenta le centrali nucleari francesi ed europee. Una decolonizzazione vera non c’è mai stata, la Francia si è sempre comportata da padrona, tutelando solamente i propri interessi. … Il nostro valore aggiunto in quell’area è quello di non essere visti come i colonizzatori francesi. Questo potrebbe facilitare il ruolo di mediazione che viene riconosciuto all’Italia. Sarebbe stato bello se lo avessimo svolto anche nel conflitto tra Russia e Ucraina”. (https://www.ilsussidiario.net/news/golpe-in-niger-litalia-stia-pronta-potrebbe-avere-un-ruolo-di-mediazione/2573142/)

Ah! Se solo potessimo ritagliarci un pezzettino di “sovranità nazionale” e di libertà d’azione… E’ il pensiero impotente più che recondito che frulla nelle teste dei Generali e in tante altre pensanti e patriottiche italiote.

Aspirerebbero di servire un capitalismo “alla Enrico Mattei” (a proposito di questa mascheratura un “battitore libero” come Massimo Fini ha detto bene quel che c’è da dire: “…Le luccicavano gli occhi, alla Giorgia nazionale, nell’elencare le grandi ricchezze africane, rame, oro, platino, diamanti, cobalto e il silicio che è diventato più importante dell’oro, dei diamanti e persino del petrolio perché una componente essenziale dell’apparato digitale. Il retropensiero, non poi tanto retro, di Meloni è di rapinare l’Africa subsahariana delle sue ricchezze mascherando lo scippo come aiuto. Rafforzeranno quindi le proprie posizioni in Africa nera l’Eni, l’Enel e partecipate, oltre ad altre multinazionali non italiane” (https://comedonchisciotte.org/toh-lafrica-nera-ce-lha-con-noi/) ed invece non possono che adeguarsi ad essere arnesi di un capitalismo …”alla Pietro Badoglio”, il vero campione nazionale di “patriottismo”: criminale di guerra fascista “viceré di Etiopia e duca di Addis Abeba” convertito in arnese anti-fascista con tanto di suggello nazional-comunista. Detto giusto per mettere alcuni nostri puntini sulle i.

GLI ARTIGLI DEL CAPITALISMO ITALIANO IN NIGER

 Niger: Misin, costituito il Task Group Air Sahel

Costituito il Task Group Air Sahel nell’ambito della Misin, Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger

Data: 04/05/2022

Autore: Task Group Air Sahel
Fonte: Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger

Il Task Group, posto alle dirette dipendenze del Comandante della MISIN, consentirà alla missione di espandere le proprie capacità operative e logistiche nell’ambito del Sahel.

Il neo costituito Task Group opera dalla Base Aérienne 101 di Niamey con il velivolo C-27J, cargo medio particolarmente versatile e flessibile nell’impiego e in grado di svolgere con efficacia le diverse missioni da trasporto tattico, operando anche da piste semi-preparate o deteriorate, così come le missioni di aviolancio di paracadutisti, fondamentali per l’addestramento del personale delle Forze di Sicurezza nigerine, svolto dai Mobile Training Team della MISIN.

Le attività del Task Group si integrano con quelle degli assetti del Comando Forze per la Mobilità e il Supporto dell’Aeronautica Militare che garantiscono al Teatro Operativo saheliano le loro capacità di Airlift Transportation, ovvero le potenzialità di trasporto di personale, materiali e mezzi ovunque ve ne sia necessità, in territorio nazionale e all’estero, con una capacità di intervenire in ogni condizione e con minimo preavviso, anche in territori ostili.

In particolare, la 46^ Brigata Aerea impiega i suoi velivoli C-27J, C-130J e C-130J-30, capaci di operare anche da piste semi-preparate e di ridotte dimensioni, mentre il 14° Stormo mette a disposizione le grandi capacità di carico di materiali e di passeggeri del KC-767A Tanker/Transport. I velivoli da trasporto dell’Aeronautica Militare consentono di realizzare e sostenere nel tempo quella rete di collegamenti aerei che fa da trait d’union con i teatri operativi.

Inoltre, i Fucilieri dell’Aria del 9° Stormo e del 16° Stormo, dipendenti dalla 1ª Brigata Aerea Operazioni Speciali e dal CFMS, Comando Forze per la Mobilità e il Supporto, operano a bordo dei velivoli dell’Aeronautica Militare, garantendo l’Air Marshall Security Service, ovvero l’insieme di misure e procedure volte a ridurre al minimo la vulnerabilità del personale, dei mezzi e delle operazioni, a stretta connotazione aeronautica, rispetto a qualsiasi minaccia ed in ogni circostanza; ciò allo scopo di preservare la libertà d’azione e l’efficienza operativa delle forze in campo.

Dal settembre 2018, la MISIN opera secondo un accordo bilaterale tra Italia e Niger, coerentemente allo sforzo multinazionale volto alla stabilizzazione del Sahel. Con i suoi Mobile Training Team, composti da personale dell’Esercito Italiano, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri e delle Forze Speciali, la missione italiana garantisce l’incremento delle capacità nigerine nel contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nella sorveglianza delle frontiere e nel controllo del territorio.

La MISIN ha formato, ad oggi, circa 6.500 militari delle Forze di Difesa e Sicurezza nigerine.

da: https://www.aeronautica.difesa.it/2022/05/04/niger-misin-costituito-il-task-group-air-sahel/

E QUELLI DEGLI USA

Agadez, Niger, 500 miglia a nord ovest della capitale Niamey, da secoli città chiave delle rotte trans-sahariane verso l’Algeria, la Libia e il Mediterraneo. E’ qui, nel cuore del deserto, che sorge il più moderno avamposto strategico-militare delle forze armate degli Stati Uniti d’America nel continente africano, nome in codice Air Base 201.

Per la complessità delle opere e le difficilissime condizioni ambientali sono state impegnate alcune delle unità d’élite USA, come ad esempio i Red Horses di U.S. Air Force (31st Expeditionary Rapid Engineer Deployable Heavy Operation Repair Squadron Engineer Airmen). Attualmente la presenza statunitense ad Agadez è rappresentata dal 724th Expeditionary Air Base Squadron (724th EABS) a cui sono assegnati i compiti di comando, logistici-operativi e di protezione di Air Base 201 e dagli uomini del 435th Air Expeditionary Wing e del 409th Air Expeditionary Group dell’Aeronautica militare che opera con due velivoli da trasporto C-130J “Super Hercules”.

In occasione della visita ad Agadez della Segretaria di U.S. Air Force, Barbara M. Barrett, il 21 dicembre 2019, l’ufficio stampa di U.S. Africom (il Comando delle forze armate statunitensi per le operazioni in Africa) ha pubblicato una foto in cui la stessa s’intratteneva a colloquio nella base aerea con il capitano Marcus Fairchild, comandante del 4th Expeditionary Space Control, il “primo team installatosi nell’Air Base 201 nigerina, appartenente alla nuova struttura delle forze armate USA, la Space Force”. L’unità è parte integrante del 4th Space Control Squadron, lo squadrone assegnato alla conduzione delle Guerre Stellari, di stanza nella base aera di Peterson, Colorado. https://www.girodivite.it/La-nuova-base-militare-americana.html  novembre 2020

 

VIVA LA SOLLEVAZIONE ANTIMPERIALISTA DEI POPOLI AFRICANI!

VIA LE TRUPPE DELL’IMPERIALISMO OCCIDENTALE DALL’ AFRICA!

GIU’ LE MANI DAL NIGER!

 

8 Agosto 2023 – Nucleo Comunista Internazionalista

 

NOTE

(1) M62 sta per movimento sorto nel 2022 cioè 62 anni dopo una conquistata indipendenza che questi patrioti d’Africa dicono giustamente essere solo formale. Il motto che raccoglie questa coalizione di “attivisti della società civile” e sindacali è “patria o morte – Vinceremo!” come quello dei patrioti cubani.

“La partenza delle truppe francesi non è l’unica rivendicazione dell’M62. La sua grande marcia del 18 settembre 2022 è stata anche e soprattutto volta a protestare contro il costo della vita in Niger, dove l’aumento del gasolio ha avuto ripercussioni sui prezzi di alcuni generi alimentari. Il M62 chiede anche un aumento dei redditi dei lavoratori, compreso il salario minimo. Così, gli slogan “No all’alto costo della vita” si sono mescolati ai cartelli che chiedevano la fine dell’Operazione Barkhane.

Thomas Sankara, l’ex presidente rivoluzionario del Burkina Faso (assassinato nel 1987 all’età di 37 anni), ad esempio, è diventato un simbolo per l’M62, che gli ha dato il nome del suo quartier generale a Niamey.”

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