Il curioso silenzio sulle bolle di gas nel Baltico

Certo, lo sanno. Sanno chi è stato, ma l'euro-élite non lo dice

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Alastair Crooke
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Molti sono confusi. L’Europa ha appena perso una fonte indispensabile di energia a basso costo, necessaria per il funzionamento di qualsiasi società ed economia moderna. Inoltre, arriva proprio nel momento in cui la Gran Bretagna e la zona euro sono entrate in una crisi finanziaria inflazionistica.

Che cosa è successo? Una gigantesca bolla di gas è esplosa sulla superficie del Mar Baltico, segnando la fine di ogni ipotetica fornitura dal Nord Stream alla Germania, “facilitando” così quella che il Segretario di Stato Blinken ha definito una “tremenda opportunità” per gli Stati Uniti. Curiosamente, il sabotaggio ha coinciso con le notizie che suggerivano l’esistenza di colloqui segreti tra Germania e Russia per risolvere i problemi del Nord Stream e far ripartire le forniture.

E cosa abbiamo sentito dall’Europa? Silenzio, solo condanne formali e sommarie nei confronti della Russia.

Certo, lo sanno. Sanno chi è stato, ma l’euro-élite non lo dice.

Per capire il paradosso del silenzio europeo dobbiamo guardare all’interazione tra le tre principali dinamiche che operano in Europa. Ognuna di esse pensa di essere la “mano vincente,” il “tutto e per tutto” del futuro. Ma, in realtà, due di esse non sono che semplici “strumenti utili” agli occhi di coloro che “tirano le leve” e “suonano la musica” (cioè controllano le psyops) da “dietro il sipario.”

Inoltre, c’è una forte disparità di motivazioni: Gli “Straussiani” dietro il sipario, si ritengono in guerra, una guerra esistenziale per mantenere il loro primato. Le seconde due correnti sono progetti utopici che hanno dimostrato di essere facilmente manipolabili.

Gli “Straussiani” sono i seguaci di Leo Strauss, il principale teorico neoconservatore. Molti sono ex Trotzkisti passati da sinistra a destra (se preferite, chiamateli “falchi” neoconservatori). Il loro messaggio è una dottrina molto semplice sul mantenimento del potere: “non lasciarselo mai sfuggire,” bloccare l’emergere di qualsiasi rivale, fare tutto il necessario.

Lo Sraussiano più famoso, Paul Wolfowitz, aveva scritto questa semplice dottrina – “bisogna distruggere qualsiasi rivale emergente, prima che sia lui a distruggere voi” – nel documento ufficiale di pianificazione della difesa degli Stati Uniti del 1992, aggiungendo che l’Europa e il Giappone, in particolare, dovevano essere “scoraggiati” dal mettere in discussione la supremazia globale degli Stati Uniti. Questa scheletrica dottrina, anche se poi era stata rielaborata nelle successive amministrazioni Clinton, Bush e Obama, è rimasta invariata nella sua essenza.

E, poiché il messaggio “bloccare qualsiasi rivale” è così diretto e convincente, negli Stati Uniti gli Straussiani passano facilmente da un partito politico all’altro. Hanno anche i loro “utili” ausiliari profondamente radicati nell’élite statunitense e nelle istituzioni del potere statale. La più antica e fidata di queste forze ausiliarie è tuttavia l’alleanza anglo-americana di intelligence e sicurezza.

Gli “Straussiani” preferiscono tramare da “dietro le quinte” e all’interno di alcuni think tank statunitensi. Si muovono al passo con i tempi, “utilizzando,” ma non assimilando, le varie tendenze culturali “esterne” prevalenti. Utilizzano questi impulsi contemporanei per creare nuove giustificazioni per l’eccezionalismo americano.

Il primo di questi importanti impulsi nell’attuale riorganizzazione è la politica identitaria liberal-woke, guidata dagli attivisti e orientata alla giustizia sociale.

Perché il wokeismo? Perché il woke dovrebbe interessare la CIA e l’MI6? Perché… è rivoluzionario. La politica identitaria si era evoluta durante la Rivoluzione Francese per rovesciare lo status quo, abbattere il suo pantheon di eroi-modelli, spiazzare l’élite esistente e far ruotare una “nuova classe” al potere. Questo – sicuramente – suscita l’interesse degli Straussiani.

A Biden piace rivendicare l’eccezionalità della “nostra democrazia.” Naturalmente, Biden si riferisce non alla democrazia generica nel senso più ampio del termine, ma alla giustificazione liberale americana per l’egemonia globale (definita come “la nostra democrazia”). “Abbiamo l’obbligo, il dovere, la responsabilità di difendere, preservare e proteggere la ‘nostra democrazia’… È minacciata”, afferma.

La seconda dinamica chiave – l’Agenda Verde – è quella che coabita sotto l’ombrello dell’Amministrazione Biden, insieme alla filosofia assai radicale e unica della Silicon Valley – una visione eugenista e transumana che si allinea per certi aspetti con quella della folla di “Davos,” oltre che con gli attivisti verdi del clima.

Per essere chiari: queste due dinamiche distinte, ma compagne della “nostra democrazia,” hanno attraversato l’Atlantico per insinuarsi profondamente anche nella classe dirigente di Bruxelles. E, per essere chiari su un altro punto, la versione europea dell’attivismo liberal-woke mantiene intatta la dottrina straussiana dell’eccezionalismo statunitense e occidentale, insieme alla sua insistenza sul fatto che i “nemici” debbano essere raffigurati nei termini manichei più estremi.

L’obiettivo del manicheismo (da quando Carl Schmitt ne aveva parlato per la prima volta) è quello di precludere qualsiasi mediazione con i rivali, dipingendoli come sufficientemente “malvagi” da rendere il discorso con loro inutile e moralmente riprovevole.

Il passaggio della politica liberale da oltreoceano [al continente europeo] non deve sorprendere: Il mercato interno dell’Unione Europea, strangolato dai regolamenti, era stato concepito proprio per sostituire il dibattito politico con il managerialismo tecnologico. Ma proprio la sterilità del discorso economico-tecnologico ha fatto nascere il cosiddetto “gap democratico,”  che diventa sempre più il difetto dell’Unione impossibile da non vedere.

Le euro-élites avevano quindi un disperato bisogno di un sistema di valori per colmare la lacuna. Così sono salite sul “treno” dei liberali. Attingendo a questo – e al “messianismo” del Club di Roma per la deindustrializzazione – le euro-élites hanno dato vita alla loro nuova e scintillante setta della purezza assoluta, del futuro verde e degli inossidabili “valori europei,” che dovrebbero compensare la mancanza di democrazia.

In effetti, queste due ultime correnti – la politica identitaria e l’agenda verde – fanno il gioco degli Straussiani dietro il sipario.

I nuovi fanatici erano profondamente radicati nelle élite europee fin dagli anni ’90, in particolare con l’importazione da parte di Tony Blair della visione del mondo di Clinton, ed erano quindi pronti a tentare di abbattere il Pantheon del vecchio ordine per stabilire un nuovo mondo verde “deindustrializzato” che avrebbe lavato via i peccati occidentali del razzismo, del patriarcato e dell’eteronormatività.

Era culminata nella creazione di “un’avanguardia rivoluzionaria,” la cui furia proselitistica era stata diretta sia verso “l’altro” (che, guarda caso, sono i rivali dell’America), sia verso coloro che in patria (sia negli Stati Uniti che in Europa) sono definiti come estremisti che minacciano “la nostra democrazia (liberale)” e la necessità imperativa di una “rivoluzione verde.”

Ecco il punto: sulla punta della “lancia” europea troviamo i fanatici Verdi, in particolare quelli del Partito Verde tedesco, veramente rivoluzionario. Essi detengono la leadership in Germania e sono al timone della Commissione Europea, e il fanatismo dei Verdi si fonde con la “rovina della Russia,” un mix tossico.

I Verdi tedeschi si considerano i legionari di questo nuovo “esercito” imperiale transatlantico, che deve letteralmente abbattere i pilastri della società industriale europea, riscattando le sue rovine fumanti e i suoi debiti impagabili attraverso un sistema finanziario digitalizzato e un futuro economico “rinnovabile.”

E poi, dopo aver indebolito a sufficienza la Russia e possibilmente defenestrato Putin, alla fine sarebbero arrivati gli avvoltoi a predare la carcassa russa di tutte le sue le risorse – proprio come era successo negli anni ’90.

Ma [l’elite europea] ha dimenticato…

Ha dimenticato… che gli Straussiani non hanno “amici” permanenti; la supremazia degli Stati Uniti ha sempre la meglio sulle alleanze.

Ricordate la dottrina straussiana: “a qualunque costo.” Poi ricordate l’osservazione di Putin, nel suo discorso del 30 settembre: “Gli Anglosassoni hanno fatto saltare i gasdotti.”

Cosa possono dire i fanatici verdi europei? Volevano buttare giù i pilastri della società industrializzata? Ebbene, ci sono riusciti. Forse sono segretamente soddisfatti. La “via di fuga” del Nord Stream dalla catastrofe economica non c’è più. Non c’è altro da fare che borbottare in modo poco convincente: “È stato Putin.”  E contemplare la rovina dell’Europa e ciò che essa significa.

Alastair Crooke

Fonte: english.almayadeen.net
Link: https://english.almayadeen.net/articles/analysis/the-curious-silence-surrounding-the-baltic-gas-bubbles
09.10.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente.In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.

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