Escalation In Palestina – Hezbollah è pronto ad unirsi alla lotta

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Moon of Alabama
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L’attuale conflitto scatenato dagli occupanti della Palestina contro la popolazione indigena ha alcune caratteristiche insolite.

Mentre il conflitto è stato, senza dubbio, iniziato dagli occupanti coloniali, negli ultimi giorni il controllo dell’escalation sembra essere in mano alla resistenza. Potrebbe anche far parte di un piano più ampio.

L’esercito israeliano aveva pianificato da tempo una manovra su larga scala della durata di 30 giorni, la simulazione di un attacco ad Hezbollah, in Libano. La settimana scorsa Hezbollah ha reagito:

L’organizzazione terroristica Hezbollah, con sede in Libano, ha annunciato di essere in massima allerta dopo il lancio da parte dell’IDF della sua più grande esercitazione militare di sempre.

L’IDF ha iniziato domenica la sua esercitazione “Chariots of Fire,”  della durata di un mese, che simula un attacco su diversi fronti, soprattutto contro Hezbollah a nord, compreso un massiccio lancio di missili e razzi da tutti i teatri bellici contro il fronte interno.

Questa è la più grande e completa manovra dell’IDF nella sua storia…

La manovra era stata annunciata da tempo. Hezbollah aveva temuto che l’esercitazione fosse una copertura per un previsto assalto israeliano al Libano. È arrivata in un momento interessante.

La Giornata Internazionale di Al-Quds (Gerusalemme) era stata inaugurata dall’Imam Khomeini nel 1979, l’anno del trionfo della rivoluzione islamica in Iran, per rilanciare la causa palestinese, e si celebra l’ultimo venerdì del mese di Ramadan.

L’ultimo venerdì di Ramadan era il 7 maggio. Il 5 maggio il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva tenuto il suo discorso annuale per il giorno di Al-Quds:

La nostra responsabilità per il giorno di Al-Quds è quella di fornire tutto l’aiuto possibile al popolo palestinese, alla Resistenza palestinese. L’Asse della Resistenza deve essere ancora più unito e solidale con la causa, e lo è già, deve aumentare la sua prontezza (per la guerra finale), deve rafforzarsi ulteriormente, perché è l’Asse della Resistenza che modellerà il futuro del Medio Oriente.

Se seguiamo lo sviluppo dell’attuale fase del conflitto in Palestina, queste parole potrebbero avere un significato più profondo:

La Moschea di Al-Aqsa, uno dei tre siti più sacri dell’Islam, è stata a lungo un emblema della resistenza palestinese nei confronti dell’occupazione israeliana.

Al-Haram al-Sharif (il Nobile Santuario), il complesso nella Città Vecchia di Gerusalemme che ospita la moschea – che include la Cupola della Roccia e altri santuari islamici – è probabilmente il simbolo più significativo della sovranità palestinese.

Gerusalemme è stata sotto tensione per settimane a causa delle restrizioni israeliane all’accesso dei Palestinesi a certe parti della Città Vecchia durante il mese sacro del Ramadan musulmano e per il tentativo delle autorità israeliane di sfrattare diverse famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah per far posto ai coloni israeliani.

La Moschea di Al-Aqsa si è trovata al centro di un lungo weekend di violenze, iniziate nella giornata di venerdi, che hanno causato centinaia di feriti e, a Gaza, una vera e proria battaglia missilistica tra l’esercito di Israele e Hamas.

Fino a martedì sera, le forze di sicurezza israeliane avevano compiuto quattro irruzione nel luogo sacro in cinque giorni.

Venerdì 7 maggio, giorno di Al-Quds, erano avvenute le prime proteste ad Al-Aqsa contro l’esproprio delle abitazioni di alcuni Palestinesi a Sheikh Jarrah. I Palestinesi protestavano anche contro la manifestazione “Morte agli Arabi” dei coloni ultra-sionisti che, domenica 9 maggio, avrebbe dovuto attraversare Gerusalemme est.

La marcia dei coloni era stata annullata, ma le proteste e le incursioni ad Al-Aqsa erano continuate. Lunedì sera, le forze di sicurezza israeliane avevano preso d’assalto Al-Aqsa tre volte. Secondo la Croce Rossa palestinese 305 palestinesi erano stati feriti e altri 228 erano stati ricoverati in ospedale, quattro in condizioni critiche.

Lunedì l’esercito israeliano ha annullato la sua esercitazione “Chariots of Fire” nel nord del Paese per concentrarsi su una possibile escalation di violenza a Gerusalemme.

Questo è stato il momento in cui la resistenza palestinese nella striscia di Gaza si è unita al conflitto lanciando missili sugli insediamenti israeliani.

La mossa [dell’esercito israeliano] non era necessaria. Gaza è entrata volontariamente nel conflitto. Presumibilmente, la leadership della resistenza a Gaza crede di avere le capacità e il sostegno popolare per sostenere un nuovo ciclo di combattimenti. Da quel momento sono stati lanciati circa 2.000 missili contro obiettivi israeliani distanti da Gaza, come Tel Aviv, a circa 230 chilometri a nord di Gaza. Questo è un raggio d’azione molto più ampio di quello dei precedenti missili lanciati da Gaza. Solo il 10-20% dei missili lanciati raggiunge l’obiettivo. Alcuni vengono abbattuti dalla difesa missilistica di Israele e molti dei vettori prodotti localmente non sono abbastanza precisi o semplicemente falliscono. In ogni caso, l’effetto psicologico sulla popolazione coloniale è pesante.

Israele ha immediatamente iniziato a lanciare bombe su Gaza. Come nelle precedenti tornate del conflitto, ha preso di mira i media, le sedi della polizia e le infrastrutture civili. Questi attacchi sono crimini di guerra. Sono stati accompagnati da una campagna di uccisioni mirate contro i presunti leader della resistenza.

Lunedì 10 maggio si è aperto un altro fronte con le proteste antiebraiche a Lod. Auto e negozi sono stati danneggiati o incendiati. Le due notti successive i pogrom anti-arabi e i tumulti anti-ebraici si sono intensificati:

Nella giornata di mercoledi, Israele ha vissuto quella che, dopo molti anni, è stata forse una delle sue notti peggiori a causa delle tensioni fra Arabi ed Ebrei, a cui si è aggiunto un conflitto armato  a Gaza e disordini, rivolte, ed un crescente caos sociale diffusi in numerose città, alcune delle quali ritenute da tempo simboli di coesistenza.

Violenti scontri sono scoppiati a Lod, San Giovanni d’Acri, Gerusalemme, Haifa, Bat Yam, Tiberiade e in molte altre località, con feriti, alcuni dei quali gravi, e la cosa ha indotto il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ad annunciare la sua intenzione di schierare i militari all’interno delle città per ristabilire l’ordine.

Numerosi Ebrei sono stati visti vagare per le strade di Tiberiade e Haifa alla ricerca di Arabi da aggredire.

A Gerusalemme, al mercato di Mahane Yehuda, un Arabo è stato accoltellato da alcuni Ebrei e gravemente ferito.

“Morte agli Arabi” si è sentito gridare in molte manifestazioni ebraiche.

Nel frattempo, a San Giovanni d’Acri, un Ebreo è stato aggredito dai rivoltosi arabi e colpito con pietre e spranghe di ferro ed è stato ricoverato in ospedale in condizioni critiche.

Rivolte arabe sono state segnalate a Gerusalemme, Lod, Haifa, Tamra e altrove.

L’esercito israeliano ha richiamato i riservisti e ha spostato le forze a sud del Paese verso il confine con Gaza. Oggi la resistenza di Gaza ha usato per la prima volta droni suicidi contro le difese missilistiche israeliane. Le truppe israeliane intorno a Gaza dovranno tenere conto di questa nuova arma.

Il governo israeliano, con il Primo Ministro Netanyahoo ancora in carica, minaccia ora di invadere Gaza. Ma gli assalti terrestri causano sempre vittime tra gli attaccanti, una cosa che gli Israeliani tendono solitamente ad evitare. Ci vorranno altri lanci di missili da Gaza per indurre Netanyahoo a scatenare un simile attacco.

Nonostante il blocco israeliano ed egiziano della striscia di Gaza, le forze della resistenza sembrano essere ben fornite. Potrebbero avere più capacità di quanto comunemente ritenuto

Con i disordini a Gerusalemme, i pogrom nelle città israeliane, una potenziale terza intifada nella Cisgiordania occupata e un’invasione di Gaza, l’esercito israeliano sarà molto occupato. Se nei prossimi giorni si dovesse arrivare ad una situazione del genere, potrebbe essere il momento giusto per Hezbollah, già in allarme, di intervenire e di colpire gli occupanti lanciando un attacco dalle proprie posizioni.

Il discorso di Nasrallah della scorsa settimana può essere inteso come un annuncio di tale passo:

Il mio ultimo messaggio sarà per gli stessi Israeliani. Dico loro questo: voi sapete bene, nel vostro cuore, sia in base ai vostri testi religiosi o alle vostre dottrine, ai vostri libri o alle vostre profezie, e anche in base a ciò che dicono alcuni dei vostri leader ed esperti, e anche alcune delle vostre autorità religiose, voi sapete (molto bene) che questa entità (Israele) non ha futuro, che è sull’orlo dell’estinzione e che le resta poco tempo da vivere, molto poco tempo. Perciò, in questa battaglia state sprecando le vostre energie, e i vostri giovani stanno sprecando la loro gioventù e il loro sangue, invano e senza risultato.

Noi crediamo in questo futuro prossimo (dove Israele non esisterà più), ci crediamo molto fermamente e questa fede non poggia solo su basi religiose e ideologiche, ma si basa (soprattutto) sui dati, sugli eventi che accadono, soprattutto su quelli degli ultimi decenni, degli ultimi anni e su ciò che accadrà (presto) in questa regione.

È anche possibile che Netanyahoo abbia pianificato i disordini di Gerusalemme per rimanere in carica:

Dopo quattro elezioni Israele non ha ancora un nuovo governo. Il primo ministro Netanyahoo è sotto processo per corruzione. Un conflitto di larghe proporzioni, che possa essere trasformato in una vittoria potrebbe aiutarlo ad evitare un processo e a guadagnare voti per le probabili prossime elezioni.

Se questo era il suo piano, il primo passo è stato fatto:

Il leader del partito Yamina Naftali Bennett ha tolto “dal tavolo dei negoziati” l’opzione di formare un governo senza il Likud del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, a causa del conflitto militare in corso con i terroristi di Gaza, afferma una fonte politica.

Bennett ha ripreso i negoziati con il Likud a causa della situazione di emergenza, e rappresentanti di entrambe le parti si sono incontrati oggi, dice la fonte, che desidera rimanere anonima

Ma non è Netanyahoo che può decidere quando i missili da Gaza smetteranno di essere lanciati. Non è Netanyahoo che può controllare la gioventù palestinese. Il dominio dell’escalation non è nelle sue mani, è in quelle della resistenza. È la resistenza che deciderà quando far terminare il conflitto.

Ali @allushiii_new – 18:19 UTC – 13 maggio 2021
Bismillahhhh
3 razzi sparati dal Libano verso la Palestina

Il Daily Star libanese ha confermato l’attacco missilistico di stanotte. Se Israele reagirà a questa provocazione, come fa di solito, una guerra al confine  nord potrebbe presto diventare realtà. E non sarebbe una guerra da poco.

Ansar Allah, il movimento Houthi nello Yemen, si è offerto di unirsi alla lotta contro i coloni. È ben noto per le sue capacità di sorprendere l’avversario con lanci di missili a lunga gittata e queste armi potrebbero, ad un certo punto, essere utilizzate nella lotta.

Anche se non sono ancora sicuro che tutto questo faccia parte di un piano organico – dal discorso di Hezbollah, ai disordini a Gerusalemme, ai missili da Gaza, ai pogrom, ai missili dal Libano – sembra sicuramente una (re)azione ben provata e coordinata del fronte della resistenza.

I piani del generale Qasem Soleimani si stanno realizzando.

Moon of Alabama

Fonte: moonofalabama.org
Link: https://www.moonofalabama.org/2021/05/escalation-in-palestine-hizbullah-is-ready-to-join-the-fight.html#more
13.05.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciottte.org

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