DI PEPE ESCOBAR
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Ciao a tutti, in tutto il giorno ho potuto mandare solo una colonna a TeleSUR sui leaks di Panama. Ci vorrà un attimo prima che venga caricata, per cui a seguire due informazioni ufficiose
È giunto il momento di riesumare il vostro Panama Made in Ecuador e iniziare a ballare freneticamente sulle note degli ultimi leaks riguardo le società offshore.
Se credete alle buone intenzioni del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) che sta indagando sui documenti, posso vendervi un meraviglioso Panama Made in Shenzhen (per vostra informazione: io non ho mai fatto e non farò mai parte dell’ ICIJ).
L’ICIJ, sito a Washington, riceve denaro e “procedure organizzative” dall’Eccezionale e Orwelliano Centro per la Pubblica Integrità. I fondi arrivano principalmente dalla Fondazione Ford, dal Carnegie Endwment, dal Rockefeller Family Fund, dalla Kellog Foundation e dalla Open Society di George Soros.
C’è poi un’organizzazione partner con sede nell’Europa dell’est https://www.occrp.org/en/panamapapers/ OCCRP è un’altra entità orwelliana che si è autoeletta portatrice di un ruolo di media alternativo. È stata fondata da Soros e USAID.
Per finire c’è questo mondo di fantasia chiamato Panama – un vassalo USA con tanto di pedigree. Nulla di interessante può accadere a Panama senza il benestare del governo degli Stati Uniti o, come mi è stato detto da un avvocato tributarista internazionale “bisogna essere imbecilli per riciclare il proprio denaro a Panama. Non puoi nemmeno tirarci lo sciacquone senza che gli Stati Uniti lo sappiano”.
Ecco la scenografia dei leaks “Panama Papers” – un blocco di 11.5 milioni di documenti presumibilmente divulgati da qualcuno all’interno della Mossack Fonseca al sinistroide, amico della NATO, quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung di Monaco e poi condiviso da parte dell’ICIJ con i partner selezionati dei media mainstream.
Persino senza questa mole di prove si potrebbe creare un caso sul fatto che questa presunta massa di documenti sia stata ottenuta da – chi se non altro – l’intelligence USA. L’NSA eccelle in questo tipo di cose. La NSA può entrare in qualsiasi database, rubare “segreti” e selettivamente distruggere/ricattare/proteggere beni e “nemici”, secondo gli interessi del governo USA.
Ecco il succo di una circolo limitato venduto all’opinione pubblica come una seria indagine di corruzione. Ecco che entrano in scena i media, proteggendo qualunque pesce grosso dello 0.00000001% sia rimasto intrappolato nella rete e sacrificando i sacrificabili.
Per cui abbiamo 300 reporter che spulciano centinaia di migliaia di documenti e file per un interminabile anno senza che alcuna informazione trapeli, miracolosamente; a vantaggio di un pugno di testate mainstream che possono selezionare cosa “valga la pena essere divulgato”. I media alternativi avrebbero indagato nei documenti senza fare prigionieri, ma era fuori questione che ad essi fosse lasciato accesso al materiale.
Ciò che è già noto è che l’intera portata dei Panama Papers non verrà mai alla luce. Persino il fin troppo patetico The Guardian ha già ammesso ufficialmente che “la maggior parte delle informazioni resterà privata”. Perché? Perché potrebbe – inavvertitamente e direttamente – implicare alcuni dei multimiliardari e delle aziende dello 0.00000001%. perché tutti loro giocano al casino dei conti offshore (ma non necessariamente a Panama).
Per cui i Panama Papers, ridotti all’osso, si potrebbero rivelare fondamentali come una guerra di informazione della NSA – indirizzata contro “nemici” specifici (ad esempio le nazioni dei BRICS) e pedoni sacrificabili. Un’operazione psicologica camuffata da “fuga di notizie”, direttamente dal manuale della Guerra Ibrida.
Salite sul Monster Truck
Alcuni nomi sono già saltati fuori dal – folle – Re dell’Arabia Saudita all’ex capo di Fiat/Ferrari Luca di Montezemolo, da Lionel Messi a (innominati) ufficiali del Partito Comunista Cinese e il genero del Presidente cinese Xi Jinping.
Altri elementi succosi sono la rpesenza di Alaa Mubarack . figlio del deposto serpente egiziano – Ayad Allawi, il macellaio di Fallujah e l’ex Primo Ministro dell’occupazione USA in Iraq; il Primo Ministro pakistano Nawaz Sharif (un protegè saudita) e Dov Weisglass, il macellaio di Gaza ed ex consulente dei Primi Ministri israeliani Ariel Sharon e Ehud Olmert (il secondo già condannato per corruzione). Tutti questi sono sacrificabili.
Nella lista non ci sono solo nomi mediorientali, ma anche “rispettabili” europei – dal Primo Ministro islandese (già costretto a dimettersi) al padre di David Cameron. Alcuni elementi che potrebbero essere considerati amici degli Eccezionali, come il presidente dell’Argentina amico dei fondi-avvoltoio Mauricio Macri e il peso massimo del cioccolato, il Presidente ucraino Petro Poroshenko, il quale ha molti fondi parcheggiati alle Isole Vergini Britanniche.
Prevedibilmente, si mette molta enfasi sui membri dei BRICS – dai misteriosi Cinesi alle aziende indiane. Per quanto riguarda il Brasile, ci potrebbe essere un alto positivo, la presenza del notoriamente corrotto leader dell’opposizione Eduardo Cunha, i suoi conti in Svizzera erano trapelati dopo il caso HSBC, ora altre informazioni stanno venendo a galla con i file di Panama.
Bisogna ancora capire un succoso punto di vista brasiliano: se i Panama Papers siano direttamente collegati con il fatto che Ramon Fonseca, 50% della Mossack Fonseca, fosse stato cacciato dalla carica di presidente del Partito Panamenista il mese scorso a causa dell’Operazione Car Wash – la quale indaga principalmente il Partito dei Lavoratori che governa in Brasile. I Panama Papers infatti sono una versione internazionale ed enorme versione di Car Wash.
Lula, probabilmente, non è nella lista di Panama – con sommo sdegno dei sostenitori del cambio di regime amici degli Eccezionali, molti dei quali (baroni dei media, banchieri, imprenditori) erano stati menzionati nei documenti di HSBC. I capi del Partito-Cambio-di-Regime, l’impero mediatico Globo, non compare nelle carte panamensi, nonostante tragga anch’esso beneficio da un racket di società offshore.
La Siria è sempre stata destinata ad essere un obiettivo. Molte delle storie “meritevoli” per i media mainstream si concentrano su Rami Makhlouf il “factotum di Assad”, descritto nei cablo messaggi diplomatici USA come “l’icona della corruzione” e sotto sanzioni USA dal febbraio 2008. Un obiettivo comodo. Però l’ “icona” sembra essere a tutto sommato al riparo anche da HSBC.
È stato Putin
Arriviamo alla fine all’obiettivo principale del colpaccio (in Brasile gli obiettivi di Car Wash sono Lula e la Rousseff). Ha i requisiti di far parte dei BRICS ed è il sogno erotico della stampa USA, è probabile che ogni media mainstream occidentale titoli che Putin ha nascosto 2 miliardi di dollari in società offshore.
Il problema è che lui non l’ha fatto Putin è colpevole di associazione a causa dei presunti collegamenti con il riciclaggio di denaro dei suoi “stretti collaboratori” Arkady e Boris Rotenberg. Tre e-mail “incriminanti” all’interno dei file non “incriminano” loro, o Putin, e poi c’è il violoncellista Sergey Roldugin, un amico d’infanzia di Putin. Ecco quanto diffuso dall’ICIJ – politicamente filtrato:
“I file mostrano come Roldugin sia un attore dietro le quinte in una rete clandestina messa in opera da collaboratori di Putin, attraverso la quale sono stati mossi 2 miliardi di dollari attraverso banche e società offshore. Nei documenti , Roldugin è segnalato come proprietario di società offshore, le quali hanno ottenuto crediti da altre società per un valore di milioni di dollari … è possibile che Roldugin, che ha pubblicamente dichiarato di non essere un uomo d’affari, non sia il vero beneficiario di queste ricchezze. D’altro canto, le prove nei file suggeriscono che Roldugin stia agendo come prestanome per una rete di fedelissimi di Putin – o addirittura Putin stesso”.
Potremmo riscriverlo come “le prove nei file suggeriscono che Messi stia agendo come prestanome per una rete di fedelissimi del mondo del calcio che cercano di evitare lo stupro dell’Argentina da parte dei fondi avvoltoio statunitensi amici del nuovo Presidente detentore di fondi offshore Mauricio Macrì”?
Il boccone più saporito è che Mosca sapeva già che sarebbe stata di nuovo sotto un attacco di Guerra Ibrida, giorni se non settimane prima del macello di Panama.
Rendiamo di nuovo grandi gli Stati Uniti d’America
I conti offshore non sono di per sé illegali. Molti implicano denaro di dubbia provenienza, o almeno forniscono l’ambiente “a bassa tassazione”, fondamentale per i molto ricchi.
Non è una caso che i Panama Papers rivelino connessioni tra dozzine di aziende e persone fisiche facenti parte della blacklist delle sanzioni USA. Tutto ciò fa capire come i Panama Papers siano solo la punta dell’iceberg: il vero succo sta nelle Cayman Papers o Isole Vergini Papers. È lì che vengono parcheggiati i fondi di molti dei volti noti (per non parlare del Lussemburgo). Per aggiungere ironia alla cosa, David Cameron si è improvvisamente svegliato con il bisogno di impedire che i territori britannici oltreoceano – e dipendenze della Corona – vengano usati come parcheggio per il denaro esentasse dei ricconi.
Non succederà mai. Il cosiddetto sistema bancario/finanziario mondiale è una casinò di imbecilli. Non si parla solo dell’8%, persone influenti di Hong Kong mi dicono che almeno il 50% della ricchezza globale potrebbe essere attualmente parcheggiata, indisturbata, in paradisi fiscali. Se anche solo una parte di questi incredibili volumi di capitali fosse tassata, governi di destra e sinistra potrebbero pagare i loro debiti, investire in infrastrutture, lancerebbero progetti di crescita sostenibile e si creerebbe un circolo virtuoso.
Tutto conduce alla ciliegina sulla torta della corruzione: come è possibile che non ci siano personaggi statunitensi in questo elenco? Ovviamente non ce ne sono. Troppo ovvio. Troppo libertino. Troppo crudo. Per cui, dimentichiamoci dei Cayman Papers.
Per quanto riguarda gli stranieri di cui sono saltati fuori i nomi, ci basta tornare a solo tre mesi fa a questo articolo di Bloomberg, in cui Andrew Penney, Manager di Rothschild & Co., ci dice tutto ciò che serve sapere gli USA “sono in realtà il più grande paradiso fiscale del mondo”.
Si è trovata la quadratura del cerchio, Panama è solo il capro espiatorio – danno collaterale in questa operazione più grande. I fornitori di paradiso fiscale domestico, come i Rothschild, sono il vero affare. Rendere di nuovo grandi gli USA? Lo sono già – come scudo privilegiato per il fondi neri che sarebbero dovuti finire a Panama: Eccezionali bastevoli a loro stessi.
Ora ballate, sfigati.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].
Fonte: https://www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/pepe.escobar.77377/posts/10154030237841678?pnref=story
05.04.2016
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO