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Domenico De Masi: Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?

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A cura di Davide
Il 14 Maggio 2018
829 Views

DI MARCO GIANNINI

comedonchisciotte.org

Lo dico subito: ben venga il Governo 5S Lega ed auspico che gli sia permesso di lavorare.
Rincaro: De Masi non mi è mai piaciuto ed a parere mio (ci mancherebbe) il suo contributo è “utile” al paese quanto i CFU sociologici della Fedeli per il Concorso dei Docenti di Scienze (provare per credere).
Queste premesse sono dovute in nome di una estrema trasparenza.
Sarà che vivo in una cittadina che ha come manifestazione di punta il “Festival Gaber” ma quando ho assistito alle dichiarazioni sopra le righe del sociologo De Masi ho avuto un sussulto riguardante le parole del noto testo musicale “Destra e Sinistra“.
Trovo poco credibile, ma parecchio spiegabile, che ci sia ancora qualcuno che non ammetta come il concetto di destra e sinistra sia radicalmente mutato.
Lo stesso panorama politico italiano è profondamente cambiato e stiamo andando verso un rimescolamento dei blocchi politici (e sociali) in cui il Dividi et Impera finalmente sarà superato, sempre che l’establishment non operi affinchè ciò non accada, magari con qualche sentenza a orologeria o con l’operosità di certi commentatori.
Se prima la destra e la sinistra stavano in rapporto trasversale sui temi che davvero contano, adesso finalmente potremo scegliere tra lo schieramento dell’Ancien Regime Globalista (leggasi pure Nazareno) formato da PD e FI ed inginocchiato alle pretese della UE-M franco tedesca e il blocco dell’Economia Reale Lega-5S definito in modo sprezzante “i sovranisti populisti” che mette al centro programmi chiari; un blocco quest’ultimo che risponde ai cittadini cercando di non sacrificarli in nome di vincoli privi di senso spacciati per “Europa”.
Non c’è dubbio il sistema mediatico da che parte stia, come noto tifa sempre per chi ne combina di tutti i colori sia al benessere interno lordo che alla Democrazia.
Si assiste perfino all’esaltazione di una Istituzione, cui sarebbe vietato comunicare indirizzi politici e che dovrebbe operare super partes come previsto dalla Costituzione, nel momento in cui esprime personalissimi giudizi geo-politici ed economico-politici.
Per farvi capire come operasse il Dividi et Impera e come servisse logiche gattopardesche vi faccio un esempio: l’operaio di sinistra sulla questione migratoria poteva parlare all’opposto del suo partito di riferimento, il piccolo imprenditore di centro-destra nell’urna si esprimeva in favore di qualcuno che poi lo penalizzava sostenendo il Governo dei tecnici (magari per i propri interessi aziendali) eppure entrambi non avevano ben chiaro che chiunque votassero, niente sarebbe cambiato, perché in fondo votavano la stessa cosa.
E’ comprensibile quindi che i media cerchino di far percepire la Lega come meno pura di Berlusconi e il M5s come “meno di sinistra” del PD: ciò che loro preme è che destra e sinistra continuino a persistere nelle menti degli italiani secondo i vecchi schemi (appunto l’Ancien Regime).
Molti opinionisti soprendentemente (per me no), paiono preoccupatissimi che questo Dividi et Impera abbia fine.
E pensare che il punto principale è il seguente (mi si perdonino le approssimazioni) e sarebbe molto di sinistra comunicarlo alla popolazione: ipotizziamo che prima dell’ingresso nell’euro il rapporto reale Marco Lira sia pari a 1100.
Se una mela costa 1 Marco (mele tedesche) e 1100 Lire (mele italiane) entrando con 1 Marco = 1100 lire le mele continuano a costare entrambe 50 cents e nessuno dei due paesi è favorito o penalizzato.
Imponendo 1 Marco = 990 Lire = 50 cents di euro si ha invece che la mela tedesca costa 50 cents di euro mentre quella italiana con 50 cents non copre tutte le 1100 perché quei 50 cents valgono 990 lire e quindi essa viene a costare di più sui mercati internazionali (56 cents circa nell’esempio).
Ebbene il doping finanziario agì per portare la Lira a 990 e indicare ai politici che decisero il rapporto di ingresso di fissarla (cioè definitivamente) a quel valore rispetto ai tedeschi.
In questo modo abbiamo inziato ad acquistare beni e servizi dove prima esportavamo ed a perdere fette di mercato a tutto vantaggio dei competitors tedeschi. I risultati sono stati la formazione di debito estero (importavamo anziché esportare), l’incremento della disoccupazione e delle delocalizzazioni, il pagare meno il lavoratore per far costare meno i prodotti e, come se non bastasse, l’austerity per riportare la bilancia commerciale in pari comprimendo i consumi interni (altra disoccupazione, tasse, precariato e salari decurtati) cioè il “Vincolo Esterno” europeo.
Nel nostro paese soffia un venticello, che è quello della sinistra globalista radical chic, che affonda le radici nei liberali e cioè nel Partito Democratico USA, in larga parte di quello Repubblicano, nello Stato profondo USA (leggasi CIA) e nel potere delle multinazionali “british”; costoro pur di realizzare il mondo senza confini funzionale al sistema finanziario sono pronti a scelte direi “eugenetiche”.
Intendo dire che se hai una posizione privilegiata puoi progettare e tirar su famiglia, altrimenti o emigri o non ti realizzi (se avviene su vasta scala la generazione salta).
Il cittadino merce quindi.
Detto in modo popolare, chi sta bene economicamente può permettersi tutta la retorica che vuole, gli altri si arrangino. E questo sarebbe la sinistra? O la sinistra negli anni ’70 lo avrebbe denunciato capillarmente!?!
Lo stesso Reddito di Cittadinanza può essere un metodo per ridurre l’esclusione sociale ma non crede caro De Masi che se in questo paese non riportiamo un po’ di sviluppo, prima o poi il RDC non diventi insostenibile (l’alternativa è costruirlo in modo da erogarlo solo a chi ormai versa in miseria)?
Senza far ripartire l’economia reale sarà solo uno strumento di controllo del sistema contro eventuali spinte sociali sacrosante (il diritto ad un futuro degno).
La partita occulta, come ebbi già modo di scrivere nei precedenti pezzi, quindi è quella della cosiddetta Europa (in realtà la Moneta Unica).
Ogni trasmissione tv è buona, anche quelle di Magalli per intendersi, per diffondere un “sano” (si fa per dire) convincimento europeista.
Per fare un esempio appaiono spot in cui si dichiara che da 70 anni l’Italia non è in guerra (Sic!): merito della UE secondo lor signori (mica della Nato…).
Chi studia comunicazione sa che i messaggi che convincono sono più potenti se non diretti, quelli che ti fanno arrivare alle conclusioni apparentemente da solo: non ti diranno “non dobbiamo uscire dall’euro” ma ti diranno che la fratellanza tra i popoli europei ha permesso di far giungere dei soldi ai terremotati (soldi in realtà derivati dalle nostre stesse tasse).
Iniziamo a dire che l'”Europa” non dovrebbe essere un progetto di egemonia ma dovrebbe essere un coordinamento tra diverse realtà nazionali e su ben altri temi in condivisione: l’antropologia, la sociologia, la letteratura, la storia, la ricerca tecnologica (ce la vedete la Merkel mostrare empatia verso un competitor anche solo in questo ambito?) magari con alcune agevolazioni inerenti gli scambi di merci tra paesi comunitari; invece l’UE mira ad unificare polizie, eserciti, banche e monete… chiedetevi cosa questo significhi…
E cosa credeva la plebaglia europea, che l’Euro fosse stato fatto per loro”? (Jacques Attali, uno dei fondatori dell’UE).
Coloro che ci chiedono di “saltare generazioni” in nome dell’Unione Monetaria la penserebbero così se non avessero una posizione di privilegio?
Tornando quindi al merito del pezzo cosa è la sinistra? Sicuri sia l’Euro?
Dal 1978 in poi a colpi di Vincolo Esterno l’Ancient Regime ha portato l’Italia al collasso sociale dei cittadini e non dei conti pubblici come furbescamente “in tivvì” vorrebbero far credere.
Riporto ben volentieri il passo di Guido Carli (in Cinquant’anni di vita italiana”): La nostra scelta del ‘vincolo esterno’ nasce sul ceppo di un pessimismo basato sulla convinzione che gli istinti animali della società italiana, lasciati al loro naturale sviluppo, avrebbero portato altrove questo Paese e con “altrove” intende nel comunismo.
Successivamente il comunismo è morto ma con l’euro si è continuato lo stesso ad accelerare lungo lo stesso tragitto come se la minaccia fosse sempre in atto.
A che pro? Vi ha risposto Attali.
I risultati sono quelli che sappiamo: un paese senza diritti sociali universali (salario orario garantito, RDC), una bilancia commerciale tenuta in positivo comprimendo la domanda interna cioè mediante alta disoccupazione, precarietà e salari reali bassi (anche mediante immigrazione), tassazione fuori controllo, tagli ai servizi essenziali come la Sanità o la Sicurezza (che così diventano inefficienti e costosi).
Spendido il pezzo di Asimmetrie (http://www.asimmetrie.org/opinions/repubblica-italiana-e-ideologia-del-vincolo-esterno) dove il passaggio di Carli è citato e credo che chiunque si definisca di sinistra o centro sinistra dovrebbe leggerlo.
Chi vuole porre rimedio a questi risultati viene definito dalla fanfara mediatica come un movimento o un partito con un programma seduttivo ma irrealizzabile.
De Masi pare essersi unito al coro ed in una nota trasmissione su La7, dopo esser passato alle cronache grazie al M5S, quasi si doleva (e si avvertiva) del fatto che Berlusconi fosse stato riabilitato dopo il voto; secondo lui se ciò fosse avvenuto prima del 4 marzo FI avrebbe preso molti più voti della Lega ed in quello scenario il M5s avrebbe Governato col PD.
Peccato che il PD a causa del sacro “Vincolo Esterno” franco tedesco cui è votato dal 1978 (nelle sue diverse declinazioni) non avrebbe permesso ai 5s (che ho criticato aspramente quando a parer mio lo meritavano) quelle riforme sociali (non anti sociali), degne di tale nome, per riportare l’Italia nel posto che merita.
Perfino il Reddito di Cittadinanza col PD sarebbe stato stravolto “riconvertendolo” in una mera estensione del Reddito di Inserimento di Renzi.
Vorrei far notare quindi che gli opinionisti che si dicono di sinistra non vivono il loro impegno per spiegare dove stia la causa del malessere e sembrano piuttosto comodi “paladini” del mondo globalizzato, un progetto tanto utile alla finanza ma realizzabile solo a condizione di violentare le prospettive di vita di milioni di persone, di cittadini (e mi si perdoni la reminescenza legata al mondo pentastellato) stravolgendo l’economia reale.
Paladini che riempiono gli studi di belle espressioni di “alta” cultura.
E’ del tutto inutile che a parole (in cui molti hanno davvero un talento) si rimarchino i danni del capitalismo “a briglia sciolta” se poi si contribuisce a costruire quelle “autostrade” ideologiche che facilitano nuove leggi e tecnicismi anti sociali.
Concludo con due costanti:
Una costante degli opinionisti, dei giornalisti, dei politici, dei tecnici, “di sinistra” (sedicenti nel senso che “dicono di sè”) è la battaglia presunta contro i massimi sistemi che spesso non è accompagnata da coerenza; De Masi ad esempio auspica si lavori tutti gratis per far crollare il capitalismo.
L’altra costante di costoro è che quando viene individuato il cuore dei massimi sistemi e cioè il meccanismo responsabile del trasferimento di capitale dalle tasche dei salariati, delle piccole imprese, dei docenti a quello finanziario, lavorano incessantemente per difenderlo.
Marco Giannini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
14.05.2018
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