Una tragedia senza pari si sarebbe consumata oggi nell’Ucraina dell’est, quando è saltato in aria – non si sa ancora se per bombe provenienti dall’alto o mine piazzate in basso – il teatro d’arte drammatica di Mariupol, dove si sarebbero rifugiati almeno mille civili, stando alle fonti locali. Se confermata, si tratterebbe di una vera e propria carneficina. Mentre le due parti belligeranti si accusano a vicenda, il mistero non fa che infittirsi. Mosca ha negato categoricamente ogni coinvolgimento in un comunicato del Ministero della difesa:
Il 16 marzo, l’aviazione russa non aveva alcun compito relativo ad attacchi su bersagli a terra nei confini della città di Mariupol.
Secondo notizie attendibili, i militanti del battaglione nazionalista Azov hanno commesso una nuova sanguinosa provocazione facendo saltare in aria un teatro che avevano precedentemente minato.
Si era già stato appreso dai rifugiati fuggiti da Mariupol che i nazisti del battaglione Azov potevano tenere in ostaggio i civili nell’edificio del teatro, utilizzando i piani superiori come punti di fuoco.
Dato il potenziale pericolo per la vita dei civili e la provocazione con l’ospedale n. 3 di Mariupol, già attuata dai nazionalisti il 9 marzo, l’edificio del teatro nel centro della città non è mai stato considerato un obiettivo di attacco.
Intanto, l’omologo ucraino ha accusato la Russia di crimine di guerra, anche se per ora non si ha alcuna prova della presenza di civili all’interno del teatro, o nei sotterranei. I russi, dal canto loro, accusano il battaglione Azov – i neonazisti finanziati dall’occidente che da otto anni seminano morte e terrore tra i russi che vivono in Ucraina – di aver occupato i piani superiori del teatro facendone il proprio quartier generale, tenendo in ostaggio un migliaio di civili come scudo per un attacco nemico all’edificio. Tale ipotesi sembrerebbe confermata da un tweet inquietante che risale a domenica scorsa:
Secondo agenzie come Intel Slava, si trattava proprio del “quartier generale” del battaglione Azov, e fanno sapere da Sputnik Italia, medium vicino alla Federazione Russa, che l’esplosione è seguita proprio alla cattura di un militante del battaglione che avrebbe confessato la presenza di ostaggi nel teatro. Così, gli ucraini avrebbero pensato, per fugare ogni dubbio, di farlo saltare in aria con mine da loro piazzate in precedenza. D’altronde, oggi a Mariupol è stato ucciso Nikolay Kravcenko, comandante del battaglione considerato tra gli ideologi dell’ultra-nazionalismo ucraino.
Ganglio fondamentale della guerra d’Ucraina, Mariupol, la città all’estremo oriente ucraino affacciata sul mar d’Azov, che è ormai da giorni uno dei punti nevralgici della sanguinosa guerra tra Russia e Stati Uniti che sta avendo luogo in Ucraina. Mentre l’esercito russo ha ormai preso quasi la metà del paese e si appresta a entrare a Kiev, Washington continua, direttamente e indirettamente attraverso i suoi alleati della NATO, a rifornire di armi e bagagli sia ciò che resta dell’esercito nazionale ucraino, sia i civili e i sempre più numerosi mercenari che varcano il confine con la Polonia. Il conflitto si fa sempre più sanguinoso, e oggi Biden ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno all’esercito di Kiev 800 sistemi antiaerei a corto e lungo raggio, 9.000 sistemi anticarro, 7.000 armi leggere, 20 milioni di munizioni, mentre la CNN ha riferito che la Slovacchia ha preliminarmente accettato di fornire all’Ucraina un sistema di difesa anti-aerea chiave dell’era sovietica. Di certo, nessuna delle parti in causa ha intenzione di porre fine a questa guerra tanto presto.
MDM 16/03/2022