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La Redazione

 

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DETROIT COLPITA DALLA CRISI VIENE VIA VIA ABBANDONATA

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A cura di Das schloss
Il 28 Aprile 2011
78 Views

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DI DAVID BROOKS
La Jornada

Diego Riviera non avrebbe mai potuto immaginare che la città che ospita la sua più grande opera fatta per onorare i lavoratori dell’industria, soprattutto quelli del settore dell’auto – dove le enormi fortune fatte da Ford, General Motors e Chrysler hanno costruito quella che diventerà la quinta città del paese più ricco del mondo – tutto a un tratto potesse cominciare a svanire sotto gli occhi di tutti e che il suo affresco si sarebbe convertito solamente in un mero sguardo nostalgico di un passato sempre più lontano.
Detroit viene smantellata lentamente, con i suoi viali larghi e lussuosi totalmente abbandonati, gli enormi supermercati che sembrano vuoti da anni, il suo centro, un tempo rigoglioso, immerso nell’oscurità, e nei suoi parchi restano gli echi lontani delle grida felici dei bambini che ormai sono fuggiti. È ormai solo un grigio mausoleo del capitalismo industriale.
Il 25% della popolazione di Detroit, nel corso dell’ultimo decennio, ha abbandonato questa antica capitale dell’industria mondiale dell’automobile, una persona in partenza ogni 20 minuti.Oggi la città non è più fra le dieci più grandi della nazione – è stata superata da San Josè in California – in base ai dati più recenti forniti questa settimana dall’Ufficio di Statistica degli Stati Uniti.
L’esodo da Detroit è il caso più accentuato, ma non è un eccezione. La popolazione degli Stati Uniti si è spostata dal Middle West industriale verso sud e verso ovest, dove è stato rilevata la più forte crescita nell’ultimo censimento. La ricerca si è limitata a registrare il fenomeno, ma non offre alcuna idea sulle sue cause.

Il lavoro, come tutte le migrazioni, è il grande motore di questi movimenti. I lavoratori sono obbligati a seguire i percorsi determinati dalle grandi imprese, sia a livello interno che internazionale, e gli statunitensi non sono esenti da questa pratica, benché vivano nel centro dell’economia mondiale.

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[Affreschi di Diego Riviera]

La deindustrializzazione, soprattutto nel nord del paese – con la sua ricca storia d’organizzazione sindacale, i lavoratori provenienti dal mondo intero e le sue grandi fabbriche d’acciaio, di autovetture, di tela cerata, vetro ed elettronica, sempre più abbandonate a sé stesse – ha provocato negli ultimi decenni una trasformazione del panorama nazionale. Anche se in alcune città la transizione è stata migliore che in altre, a fronte di tale fenomeno i vecchi centri di produzione industriale, creatori della ricchezza del paese, sono ora dei cimiteri; le acciaierie e le fabbriche di veicoli sono sempre più abbandonate, la loro produzione si è spostata verso il sud del paese o il sud del mondo, tramite le grandi imprese multinazionali degli Stati Uniti.

In parte anche per questo il sindacato dei metalmeccanici dell’auto – uno dei più potenti che solo pochi decenni fa aveva un milione e mezzo di iscritti – oggigiorno lotta per la sopravvivenza dopo aver perso i due terzi dei propri affiliati.
Il Michigan, lo stato della città di Detroit, è l’unico dell’Unione a aver registrato una flessione della popolazione fra il 2000 e il 2010, in base ai dati dell’Ufficio di Statistica degli Stati Uniti.
In parte perché soffre di un tasso di disoccupazione che è il più elevato del paese, attualmente è al 10,7%. Il nuovo governo repubblicano propone di ridurre l’aiuto ai disoccupati e altri organismi hanno l’intenzione di fare altrettanto per ripianare i loro deficit di bilancio.

È sempre lo stesso sistema, spostare i costi della crisi, provocati dal settore più ricco, verso i lavoratori e i poveri. Lo stesso approccio che si cerca d’applicare nel Wisconsin, dove si sta pianificando di distruggere i diritti sindacali del personale del settore pubblico.
Un sesto dei lavoratori degli Stati Uniti non ha impiego o lo trova solo a tempo parziale quando invece lo vorrebbero a tempo pieno, e la classe politica non prende iniziative per generare occupazione, mentre è concentrata quasi esclusivamente sulla riduzione del deficit. Ci sono quasi cinque volte il numero di disoccupati rispetto alle offerte di lavoro e il tempo medio durante cui un lavoratore rimane senza lavoro è di 37 settimane, un record dal 1945 ad oggi.
Nel frattempo, alcuni se ne approfittano.

Un 10% degli statunitensi più ricchi ha goduto del 100% di aumento medio dei ricavi dal 2000 al 2007, secondo i dati dell’Istituto per le Politiche Economiche. Nel 2009 il 5% dei più ricchi controllava il 63,5% della ricchezza del paese, mentre l’80% inferiore ne possedeva solamente il 12,8% secondo Bob Herbert, redattore del New York Times.

I risultati sono tangibili. Domandate a quelli di ‘Motor City‘, culla del sound Motown e motore dell’economia industriale degli Stati Uniti, la prima città nella sua storia a studiare seriamente una proposta di cessione di una parte della periferia per ridestinarla a un uso agricolo. Se si seguirà tale progetto, sarà il primo smantellamento organizzato da un’importante città degli Stati Uniti, a detta di un esperto dell’Independent.

Come afferma Herbert nel Times: “L’avarizia illimitata, il potere patronale privo di limitazioni e una dipendenza feroce dal petrolio estero ci hanno portato verso un’era di guerra perpetua e di declino economico.” Egli sottolinea che “quando per il paese più potente della terra è facile entrare nell’orrore della guerra, ma gli è quasi impossibile di trovare un impiego appropriato per la propria popolazione o di educare adeguatamente la propria gioventù, esso ha perso completamente la propria strada”.

Affreschi scomodi

Così come gli affreschi di Riviera hanno dato fastidio a una classe di potenti nel paese (l’affresco commissionato dai Rockefeller fu distrutto e, per alcuni anni, quello del museo di Detroit è rimasto nascosto dietro a delle piante), sembra che gli uomini politici che hanno lanciato l’offensiva contro gli operai e i loro sindacati continuino a percepire in questo paese l’immagine del dipinto come un pericolo.

Il governatore repubblicano del Maine, Paul Lepage, uno di quelli che cercano di ridurre i diritti e il potere politico dei sindacati del settore pubblico, ha ordinato di smontare un affresco di circa 10 metri collocato nel locale edificio del Dipartimento del Lavoro, composto da 11 pannelli che rappresentano i lavoratori nella storia dello Stato, perché, secondo lui, era troppo favorevole al sindacato.

David Brooks

Titolo originale: “Détroit, frappée par la crise, est peu à peu abandonnée.”

Fonte: http://www.jornada.unam.mx/
Link: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=24025
29.03.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILIPPO

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