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La Redazione

 

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Destinati a fallire – Gli Stati Uniti tentano un “cambio di regime” violento in Iran

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A cura di Markus
Il 4 Luglio 2018
440 Views

DI MOON OF ALABAMA

moonofalabama.org

All’inizio del 2014 avevamo fatto il punto sulle Rivoluzioni Colorate imposte con la forza in Siria e in Ucraina:

Insieme alle dimostrazioni e alle occupazioni illegali degli edifici governativi, in entrambe le situazioni sono stati compiuti attacchi brutali e criminali contro la polizia e le altre forze governative. In Siria la parte di violenza “muscolare” è toccata a Jihadisti finanziati da paesi esteri, mentre in Ucraina sono state utilizzate bande di neo-nazisti. Le dimostrazioni e gli attacchi allo stato sono pianificati e viaggiano in parallelo. Non c’è nulla di “pacifico” in manifestazioni che sono solo eventi di pubbliche relazioni per la copertura di attacchi in piena regola contro lo stato. Ma i politici e i media stranieri si dichiarano subito “preoccupati” e corrucciati di fronte a quella che è solo una normale reazione governativa ad episodi del genere. Ed è un imbroglio dare il “sostegno dell’Occidente” ai dimostranti e inasprire le violenze.

Lo scopo è quello di ottenere il “cambio di regime” di un governo legittimo per mezzo di piccole minoranze. Se il “regime” dovesse resistere, in alternativa, si può anche accettare di buon grado la distruzione dello stato e dell’intera società.

Da allora abbiamo assistito ad operazioni simili della CIA in Venezuela e più di recente in Nicaragua. La stessa metodica viene usata per attaccare l’Iran. Nel mese di dicembre, delle pacifiche manifestazioni di protesta per problemi economici erano state “sequestrate” da elementi violenti. L’altra notte si è verificato un tentativo analogo:

Sayed Mousavi @SayedMousavi7 – 22:17 UTC – 30 Jun 2018
Le proteste di questa notte per la mancanza di acqua a Khoramshar sono diventate violente. Quello che sappiamo:
-Almeno due manifestanti colpiti da armi da fuoco, forse perché si erano avvicinati troppo ad obbiettivi militari
-La folla ha appiccato il fuoco a due musei (resoconti)
-1 ora di calma
-Nessun risultato pratico (sostiene la stampa antigovernativa)
-La motocicletta armata è sospetta

La scena con la “motocicletta armata”, nel video collegato a questo tweet, è più chiara in un altro filmato. Si vedono due “pacifici dimostranti” su una motocicletta che fanno fuoco sulla polizia con un fucile automatico. Lo sparatore è colpito e cade a terra. Un altro “pacifico dimostrante” raccoglie il fucile e continua a sparare.

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Un anno fa la CIA aveva creato un nuovo “Mission Center” [Centro Operativo] per attaccare l’Iran:

Il Mission Center iraniano metterà insieme analisti, personale operativo e specialisti di tutti i settori della CIA, in modo da poter utilizzare l’intero spettro delle potenzialità dell’agenzia, comprese le azioni sotto copertura.

A capo di questo nuovo gruppo, il Sig. Pompeo ha posto un veterano dell’intelligence, Michael D’Andrea, che di recente aveva supervisionato il programma dell’agenzia per gli attacchi letali con droni …

Il Sig. D’Andrea, ex Direttore del Centro Antiterrorismo della CIA, è noto fra i suoi per essere un manager esigente ma concreto, un convertito all’Islam che lavora fino a tardi. Alcuni funzionari statunitensi hanno espresso la loro preoccupazione per quello che considerano un suo atteggiamento aggressivo nei confronti dell’Iran.

Gli strumenti che gli Stati Uniti stanno utilizzando in Iran sono gli adepti del Mujahedin-e-Khalq (MEK), una setta terroristica che aveva combattuto al fianco di Saddam Hussein contro l’Iran, odiatissima dalla popolazione iraniana. Quando gli Stati Uniti erano stati estromessi dall’Iraq, avevano trasferito i campi del MEK dall’Iraq all’Albania, dove la setta sta ora addestrando i suoi terroristi.

Ieri si è tenuta a Parigi la conferenza del Consiglio Nazionale per la Resistenza dell’Iran (NCRI), l’ombrello politico del MEK. Uno dei relatori esterni (lautamente retribuiti) è stato l’avvocato di Donald Trump, Rudi Giuliani, che ha ammesso il coinvolgimento degli USA nelle proteste in Iran:

“Quelle proteste (in Iran) non avvengono spontaneamente. Esistono grazie a molti dei nostri uomini in Albania, qui e in tutto il mondo.”

Il MEK è solo una formazione di facciata, addestrata dal Mossad e finanziata con i fondi degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. Non ha il sostegno del popolo iraniano. Solo metà dei partecipanti alla conferenza erano iraniani:

L’altra metà era costituita da un assortimento di Polacchi, Cechi, Slovacchi, Tedeschi e Siriani dall’aria annoiata, che avevano risposto ad una campagna su Facebook che offriva viaggio, vitto e alloggio a Parigi per soli 25 Euro.

Queste manifestazioni per il cambio di regime con “rivoluzioni colorate violente” sono solo uno degli strumenti utilizzati dagli stati Uniti per distruggere l’Iran.

Trump vuole bloccare tutte le esportazioni di petrolio iraniane per privare la nazione di valuta straniera. I maggiori acquirenti dell’Iran sono l’Europa, l’India e la Cina. Le maggiori compagnie petrolifere europee, a seguito delle pressioni di Trump, si sono già ritirate; l’India ha seguito la stessa strada e la Cina deve ancora decidere se resistere (pagandola cara). Trump sta facendo pressioni sull’Arabia Saudita affinché aumenti i quantitativi estratti per rimpiazzare il greggio iraniano, che non può più arrivare sul mercato mondiale.

L’idea è che, rendere gli Iraniani più poveri, porti ad una sollevazione e a un cambio di regime. Ma ci sono forti dubbi che una cosa del genere possa funzionare. La coesione della Repubblica Islamica è molto forte. E’ più probabile che il popolo iraniano faccia quadrato e accetti gli eventi, mentre le contromisure asimmetriche iraniane, col tempo, potrebbero danneggiare in modo serio la politica degli Stati Uniti. I terminali petroliferi sauditi sono bersagli assai vulnerabili…

All’interno dell’amministrazione Trump, il Segretario di Stato Pompeo e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton sono i più ardenti sostenitori di un cambio di regime a Teheran:

Bolton considera le dimostrazioni di protesta per lo stato dell’economia nazionale, avvenute nei mesi scorsi in Iran, un segnale della debolezza del regime. Ha riferito a Trump che un aumento della pressione americana potrebbe portare al collasso del regime.

Una persona che ha recentemente discusso della questione con alcuni esponenti della Casa Bianca ha sintetizzato il punto di vista di Bolton con le parole: “Un’altra spintarella e sono finiti”.

Corre voce che il Segretario alla Difesa Mattis sia contrario ad un cambio di regime in Iran. Teme che un tentativo del genere possa scatenare un pericoloso conflitto in Medio Oriente. E’ probabile che Trump lo esoneri presto dall’incarico. Sarà Sheldon Adelson, il miliardario sionista che ha finanziato la campagna di Trump, pagato Bolton e sostenuto Netanyahu, che avrà tutta l’attenzione del presidente. Lui vuole un cambio di regime in Iran, a qualunque costo.

Il cambio di regime in Iran non è solo un progetto dell’amministrazione Trump. Il supporto per quegli svitati del MEK è bipartisan. Anche diversi Democratici, compresa Nancy Pelosi, sono intervenuti alla conferenza del MEK di Parigi. I pazzoidi neoconservatori sono presenti in entrambi i partiti. Ecco l’ambasciatore di Obama in Russia, dove aveva inutilmente tentato di avviare un cambio di regime:

Michael McFaul @McFaul – 18:21 UTC – 30 Jun 2018
Un Iran democratico non solo libererebbe gli Iraniani da una teocrazia repressiva, ma favorirebbe legami più stretti fra le nostre due nazioni; veri benefici morali, economici e di sicurezza per Iraniani ed Americani.

Ed ecco come gli ha risposto il padre dei neoconservatori:

Bill Kristol @BillKristol – 18:29 UTC – 30 Jun 2018
Bill Kristol Retweeted Michael McFaul
Verissimo. Ed è bello vedere un consenso bipartisan per un cambio di regime in Iran! (Sarebbe una bella ironia, assolutamente non voluta, se delle sanzioni serie, dopo il ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA), dessero il colpo di frusta alla caduta del regime).

Sicuramente gli Stati Uniti saranno accolti a Teheran con fiori e caramelle (non credo). Questa assurdità, tutta neo-conservatrice, del “beneficio morale” ha già causato il disastro della guerra in Iraq. L’Iran è assai più grande. Ha un’economia abbastanza moderna, sufficienti uomini in campo e alleati molto potenti. Ogni tentativo di sconfiggerlo militarmente sarebbe un’impresa senza speranza.

Gli Stati Uniti, in Medio Oriente, dispongono solo di alleati modesti. Se dovesse scoppiare un conflitto in Iran avrebbero anche troppo da fare per cercare di tenerli insieme.

Per ora possiamo aspettarci in Iran sempre più manifestazioni di protesta, che verranno incanalate per creare una “rivoluzione”. Ci saranno, ai confini dell’Iran, attacchi dei guerriglieri curdi e baluchi, le forze mercenarie degli USA. La pressione economica all’interno dell’Iran salirà ancora.

Ma è probabile che tutti questi tentativi siano destinati a fallire. Fin dalla Rivoluzione Islamica del 1979, tutti gli sforzi americani di danneggiare l’Iran o i suoi alleati hanno sempre avuto l’effetto opposto. Ogni volta, l’Iran ne è riemerso più forte di prima. E’ probabile che questa manovra abbia un risultato simile.

 

Moon of Alabama

Fonte: moonofalabama.org
Link: http://www.moonofalabama.org/2018/07/on-the-path-to-failure-us-goes-for-regime-change-in-iran.html#more
01.07.2018

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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