Francesco Amodeo
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Ieri sera passeggiando per Napoli, sono passato nella prestigiosa piazza dei Martiri. Tra i tavoli di uno dei più rinomati ristoranti sushi della città, scorgevo un ragazzo molto abbronzato con una camicia bianca che ne risaltava l’abbronzatura, intento a sorseggiare vino con una appariscente bionda. Una scena classica, in quei ristoranti eleganti. Quel ragazzo, però, era il nostro Ministro degli Esteri, Lugi Di Maio.
Nulla di male, anzi, ottima scelta. OTORO è un ristorante rinomato e dall’ottima cucina, che consiglio a chiunque abbia la possibilità di andarci. Ma, allora perché sto raccontando questo aneddoto?
Per dimostrare come siano cambiati i tempi.
L’ultima volta che ho incontrato di persona Luigi Di Maio, era il 2014, ero sul treno che da Fiumicino aeroporto conduce alla Stazione di Roma Termini. Con me c’era Alessandro Carluccio (a cui ho chiesto di cercare il video che facemmo). Tornavamo da Copenhagen dove, nascosti fuori al Marriott Hotel, avevamo registrato le immagini esclusive del Bilderberg 2014. Di Maio era seduto con una ragazza molto poco appariscente, entrambi in jeans e scarpe da ginnastica e stavano mangiando dei pezzi di pizza sul treno.
Ci avvicinammo per salutarlo e gli mostrammo alcune immagini del Bilderberg. “Grazie, ragazzi” ci disse “noi siamo con voi e in parlamento avrete sempre persone su cui contare”. Questi che mi state mostrando in foto odiano i popoli e noi siamo il popolo che vuole difendersi.
Lo ringraziai per le belle parole, e gli dissi che era davvero insolito vedere un politico mangiare tranci di pizza su un treno. “Non chiamarmi politico” mi rispose. Chiamami cittadino comune.
Qualche anno dopo lo vidi in quella famosa foto che lo ritraeva sorridente, affianco ai vertici italiani della Commissione Trilaterale di Rockefeller. Ossia gli stessi personaggi che noi gli mostrammo in video su quel treno e che lui definì “i nemici del popolo”.
Ieri sera, lo guardai per qualche istante, e la mente ebbe un flash back. Il cartone di pizza era scomparso, sostituito da un prestigioso sushi giapponese. Il vagone del treno era diventato l’elegante seduta di un rinomato ristorante. La ragazza che aveva affianco, non era più un’attivista del movimento in abiti mascolini, ma una sorta di appariscente starlette. Le sue parole “noi siamo il popolo, noi siamo il popolo” mi rimbombavano nella mente.
Non ho nulla da contestargli per l’immagine che avevo difronte. Non stava facendo nulla di male e nulla che non piacerebbe a tutti fare. Nulla che io stesso non farei.
Ma quell’immagine era l’emblema del cambiamento del movimento cinquestelle. Dal popolo alle élite. Dal “conta su di noi” a “noi frequentiamo solo quelli che contano”. Da cittadino normale a politico di professione. Non ho voluto disturbarlo. Non avrei ricevuto il “grazie per il lavoro che svolgi” che ricevetti su quel treno, ma gli agenti della sua scorta, poco distanti, mi avrebbero fatto allontanare. Non si deve mai disturbare un membro delle élite, perché noi del popolo, per loro, saremo sempre visti come un intralcio.
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Fonte: https://www.francescoamodeo.it/dalla-pizza-sul-treno-al-sushi-nel-rinomato-ristorante-lemblema-della-svolta-elitaria-e-globalista-di-di-maio/