Chris Hedges: Israele e l’ascesa di un nuovo fascismo

È caduta la maschera dal volto dell’apartheid israeliana e quella che si vede è una testa di morto ghignante, il presagio dell'abolizione dei pochi limiti rimasti all'uccisione dei Palestinesi

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Chris Hedges
scheerpost.com

Per Israele, il governo di coalizione proposto da Benjamin Netanyahu, composto da estremisti ebrei, sionisti fanatici e bigotti religiosi, rappresenta un cambiamento sismico, che esacerberà lo status di nazione paria di Israele, eroderà il suo sostegno esterno, alimenterà una terza rivolta palestinese, o intifada, e creerà divisioni politiche inconciliabili all’interno dello Stato ebraico.

Alon Pinkas, scrivendo sul quotidiano israeliano Haaretz, definisce il governo di coalizione, che dovrebbe prendere il potere tra una o due settimane,

“una cachistocrazia unica nel suo genere: un governo formato dalla peggiore e meno adatta collezione di ultranazionalisti, suprematisti ebrei, antidemocratici, razzisti, bigotti, omofobi, misogini, politici corrotti o presunti tali. Una coalizione di governo di 64 legislatori, di cui 32 ultraortodossi o sionisti religiosi. Certamente non una coalizione che Zeev Jabotinsky, il padre del Sionismo revisionista, o Menachem Begin, il fondatore del Likud, avrebbero mai potuto immaginare.”

Itamar Ben-Gvir, del partito ultranazionalista Otzma Yehudit, “Potere ebraico,” sarà il nuovo ministro della Sicurezza interna. Otzma Yehudit è popolato da membri del partito Kach del rabbino Meir Kahane, a cui era stato vietato di candidarsi alla Knesset nel 1988 per aver sposato una “ideologia nazista” che comprendeva la richiesta di pulizia etnica di tutti i cittadini palestinesi di Israele e di tutti i Palestinesi che vivono sotto l’occupazione militare israeliana.

La sua nomina, insieme a quella di altri ideologi dell’estrema destra, tra cui Bezalel Smotrich, a responsabile dei Territori Palestinesi Occupati (TPO), di fatto elimina i vecchi tropi sionisti liberali usati per difendere Israele – che è l’unica democrazia in Medio Oriente, che cerca una coesistenza pacifica con i Palestinesi in una soluzione a due Stati, che l’estremismo e il razzismo non hanno posto nella società israeliana e che Israele è costretta ad imporre forme draconiane di controllo sui Palestinesi per prevenire il terrorismo.

Gli Accordi di Oslo definiti “un atto di tradimento

Itamar Ben-Gvir e l’attivista politico della destra radicale Bentzi Gopstein a Sheikh Jarrah, Gerusalemme Est, a febbraio.(CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Ben-Gvir e Smotrich rappresentano la feccia della società israeliana, che promuove l'”identità ebraica” e il “nazionalismo ebraico” in una versione sionista dell’appello fascista al sangue e al suolo. Sono l’equivalente israeliano di Lauren Boebert e Marjorie Taylor Greene. Il loro blocco sionista religioso è ora il terzo più grande della Knesset.

Ben-Gvir, che era stato scartato dal servizio militare a causa del suo estremismo, nel 1995 aveva rubato l’emblema della Cadillac dall’auto di Yitzak Rabin poche settimane prima che l’allora Primo Ministro fosse assassinato dall’estremista ebreo Yigal Amir. Amir, come molti Israeliani di estrema destra, tra cui probabilmente lo stesso Netanyahu, considerava il sostegno di Rabin agli Accordi di Oslo un atto di tradimento. “Siamo arrivati alla sua macchina e arriveremo anche a lui,” aveva detto Ben-Gvir all’epoca.

Ben-Gvir  chiede la deportazione dei Palestinesi che osano affrontare i soldati israeliani, dei seguaci del movimento antisionista ultraortodosso, Netueri Karta, del membro israeliano-arabo della Knesset, Ayman Odeh e del membro antisionista marxista della Knesset, Ofer Cassif, che è ebreo.

Codificare la supremazia ebraica

Membri di Neturei Karta durante le proteste per il Giorno di Quds a Berlino, 2014. (Denis Barthel, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

I vecchi tropi utilizzati da Israele per giustificarsi agli occhi del mondo sono sempre stati più finzione che realtà. Israele è diventato da tempo uno Stato di apartheid. Controlla direttamente, attraverso i suoi insediamenti illegali per soli Ebrei, le zone militari riservate, oltre il 60% della Cisgiordania e ha un controllo di fatto su tutto il resto.

Ci sono 65 leggi che, direttamente o indirettamente, discriminano i cittadini palestinesi di Israele e quelli che vivono nei Territori Palestinesi Occupati

I vecchi tropi sono stati sostituiti da diatribe piene di insulti, che dipingono i Palestinesi e gli Arabi (musulmani e cristiani) come infetti e come una minaccia esistenziale per Israele. Questo discorso di odio è accompagnato da una feroce campagna interna per mettere a tacere i “traditori” ebrei, soprattutto quelli liberali, di sinistra e laici.

Un’autocrazia gestita da Otzma Yehudit chiuderà il dibattito democratico, distruggerà le garanzie della società civile e codificherà ulteriormente ciò che da tempo è realtà: la supremazia ebraica e la continua pulizia etnica dei Palestinesi dalla loro stessa terra, pulizia che risale alla fondazione di Israele negli anni ’40.

Quello che un tempo era impensabile ora è ammissibile, come l’annessione formale di ampie sezioni della Cisgiordania, compresa l'”Area C” dove vivono quasi 300.000 Palestinesi.

Quest’anno, con l’uccisione di circa 140 Palestinesi, tra cui la giornalista americana Shireen Abu Akleh, ha il primato del peggior bilancio di vittime dal 2006 (senza contare le grandi escalation della violenza israeliana, come i bombardamenti su Gaza). Il bilancio è stato aggravato da attacchi palestinesi che hanno causato la morte di 30 Israeliani.

Gli orrori che verranno

Danni provocati dagli attacchi aerei israeliani nella Striscia di Gaza durante l’escalation di agosto. (OCHA, ONU, dominio pubblico, Wikimedia Commons)

Il nuovo governo accelererà queste uccisioni insieme alle demolizioni di case e scuole, alle espulsioni dei Palestinesi da Gerusalemme Est, allo sradicamento degli uliveti palestinesi, all’imprigionamento di massa e alla pulizia etnica dei Palestinesi. L’insieme di questi misfatti equivale al crimine internazionale di genocidio, aveva chiarito nel 2016 il Center for Constitutional Rights di New York.

Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del mondo, sarà cannoneggiata e bombardata con maggiore frequenza. Le sue infrastrutture, compresi i sistemi idrici, elettrici e fognari, nonché i serbatoi di stoccaggio del carburante, saranno prese di mira e distrutte. I Gazesi e i loro confratelli palestinesi in Cisgiordania saranno soggetti a coprifuoco sempre più stretti, che li ridurranno ad un livello di sussistenza quasi da fame. Invece di tentare di coprire gli omicidi dei Palestinesi da parte dei coloni ebrei e dell’esercito israeliano, il nuovo governo celebrerà apertamente i loro delitti.

Dopo la recente esecuzione di un Palestinese disarmato, colpito tre volte a bruciapelo e poi di nuovo mentre era a terra, da una guardia di frontiera israeliana durante una colluttazione ripresa in video, Ben-Gvir ha definito l’agente un “eroe.”

Netanyahu, che è accusato di frode, violazione della fiducia e accettazione di tangenti in tre casi di corruzione, è determinato a politicizzare il sistema giudiziario. Lui e i suoi partner della coalizione ridurranno ulteriormente i diritti dei cittadini palestinesi di Israele, che sono già cittadini di seconda classe.

Continueranno a spingere in modo aggressivo per una guerra con l’Iran. Sosterranno gli sforzi per impadronirsi della Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, che gli Ebrei israeliani chiamano Monte del Tempio, il presunto sito del Secondo Tempio, distrutto dai Romani nel 70 d.C. Gli estremisti ebrei chiedono da tempo che la Moschea di Al-Aqsa, il terzo santuario più sacro per i Musulmani, venga abbattuta e sostituita da un “Terzo” Tempio ebraico, una mossa che infiammerebbe il mondo musulmano.

Ben-Gvir, che considera “un eroe” Baruch Goldstein, il colono ebreo che nel 1994 aveva massacrato 29 fedeli musulmani a Hebron, ha annunciato un’imminente visita, insieme ad altri estremisti ebrei, al sito della moschea. Nel settembre 2000, quando Ariel Sharon, allora leader dell’opposizione israeliana, si era presentato davanti alla moschea, si era scatenata la Seconda Intifada.

Fedeli musulmani all’esterno della Moschea di Al-Aqsa, 2014.(Moataz1997, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Vorrei che si trattasse di congetture. Non lo sono. È ciò che sostengono questi fanatici.

Avigdor Maoz del partito estremista Noam, che si oppone ai diritti LGBTQ e vuole vietare alle donne di prestare servizio nell’esercito, è stato nominato supervisore dei programmi scolastici israeliani, dell’immigrazione russa e dell’identità nazionale ebraica.

“Chiunque cerchi di danneggiare il vero Ebraismo rappresenta l’oscurità,” ha dichiarato questa settimana. “Chiunque cerchi di creare una nuova religione cosiddetta liberale è l’oscurità. Chiunque – con l’occultamento e l’offuscamento intenzionali – cerchi di fare il lavaggio del cervello ai bambini di Israele con i loro programmi, all’insaputa dei genitori, è l’oscurità.”

Contro i valori degli Ebrei americani

Jeremy Ben-Ami, presidente dell’organizzazione sionista liberale J Street, ha affermato in una dichiarazione pubblica che il prossimo governo israeliano “sembra destinato a intraprendere ulteriori azioni contrarie ai valori che gli Ebrei americani insegnano ai nostri figli come l’essenza dell’identità ebraica,” tra cui il sostegno ai diritti civili, al movimento sindacale, al movimento femminile e alle libertà LGBTQ.

“Come possiamo spiegare ai nostri figli e ai nostri nipoti, per non parlare di noi stessi, che questi valori sono l’essenza dell’identità ebraica, quando lo Stato del popolo ebraico sta negando ad un altro popolo i suoi diritti e la sua uguaglianza e sta minando la regola del diritto internazionale?”

“Questa è una crisi fondamentale che incombe sulla nostra comunità nei prossimi anni. Coloro che nell’establishment della nostra comunità insistono sul fatto che l’America ebraica deve essere unita e indiscutibilmente fedele a Israele, a prescindere da tutto, stanno rendendo un profondo, profondissimo, disservizio alla salute della comunità ebraica.”

Dopo la guerra del 1967, che aveva visto Israele invadere e annettere la penisola di Sinai in Egitto, le alture del Golan in Siria e la Palestina a Gaza e in Cisgiordania, gli Israeliani frequentavano il territorio palestinese per fare acquisti, mangiare nei ristoranti, trascorrere il fine settimana nell’oasi desertica di Gerico o farsi riparare l’auto da meccanici palestinesi.

I Palestinesi erano un bacino di manodopera a basso costo e, a metà degli anni ’80, circa il 40% della forza lavoro palestinese era impiegata in Israele. Ma la crescente repressione da parte delle autorità israeliane in Cisgiordania e a Gaza, la confisca di porzioni sempre più ampie di terra palestinese per favorire l’espansione degli insediamenti ebraici e la povertà dilagante avevano fatto sì che, nel dicembre 1987, i Palestinesi, la maggior parte dei quali erano troppo giovani per ricordare l’occupazione del 1967, si sollevassero e iniziassero i sei anni di proteste di strada noti come la Prima Intifada.

La rivolta aveva infine portato agli Accordi di Oslo del 1993 tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Yasser Arafat. Arafat, che aveva trascorso la maggior parte della sua vita in esilio, era tornato in trionfo a Gaza con la leadership dell’OLP.

La “nuova era” è finita

Il checkpoint di Kalandia dalla Cisgiordania a Gerusalemme.(Joe Lauria)

Era sembrato che gli Accordi di Oslo annunciassero una nuova era. Al momento della loro firma ero a Gaza. Gli uomini d’affari palestinesi che avevano fatto fortuna all’estero erano ritornati per aiutare a costruire il nuovo Stato palestinese. Gli Islamisti radicali se ne erano andati. Le donne palestinesi si erano tolte il velo. I saloni di bellezza si erano moltiplicati. C’era stato un breve e luminoso momento in cui una vita normale, libera dall’occupazione e dalla violenza, era sembrata possibile. Ma la situazione si era rapidamente deteriorata.

Nel 2000, l’esclusione dei lavoratori palestinesi da Israele, unita all’aumento della violenza israeliana e al furto delle terre aveva portato ad un’altra rivolta, conclusasi poi nel 2005. Questa, che avevo seguito per il New York Times, era stata molto più violenta. I coloni ebrei erano stati evacuati da Gaza e Gaza era stata bloccata.

Israele aveva anche costruito una barriera di sicurezza – al costo di circa 1 milione di dollari al miglio e ritenuta illegale dalla Corte di giustizia interna – per separare Israele dalla Cisgiordania e annettere altro territorio palestinese. Il muro era stato costruito sulla scia di una serie di attentati suicidi che avevano preso di mira gli Israeliani, anche se l’idea era stata ventilata dal Primo Ministro Rabin già negli anni ’90 sulla base del fatto che la “separazione come filosofia” richiede un “confine chiaro.”

Arafat, che avevo incontrato più volte, aveva trascorso gli ultimi giorni della sua vita agli arresti domiciliari in Israele. Il fallimento degli Accordi di Oslo aveva messo fine alla pretesa di un processo di pace o di una soluzione negoziata.

Un ufficio parlamentare allestito da Itamar Ben Gvir a Sheikh Jarrah a febbraio. (CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

Ho il sospetto che ci troviamo sull’orlo di una terza e ben più letale intifada.

Una rivolta che sarà usata da Israele per giustificare rappresaglie selvagge che supereranno il blocco punitivo economico e il massacro perpetrato a Gaza durante gli assalti israeliani del 2008, 2012 e 2014, che avevano provocato circa 3.825 morti, 17.757 feriti e oltre 25.000 unità abitative parzialmente o completamente distrutte, tra cui condomini a più piani e interi quartieri.

Decine di migliaia di persone erano rimaste senza casa e vaste aree di Gaza erano state ridotte in macerie. Durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno del 2018, in cui i giovani dell‘enclave assediata avevano manifestato davanti alla barriera israeliana, erano stati uccisi dai cecchini israeliani 195 Palestinesi, tra cui 41 bambini, oltre ad alcuni medici, come Razan al-Najjar.

Con l’aumento della violenza e della repressione contro i Palestinesi da parte delle forze di sicurezza, che presto saranno gestite da fanatici ebrei, un numero sempre maggiore di Palestinesi, compresi i bambini, morirà a causa di attacchi aerei, bombardamenti, tiri di cecchini, assassini e altri attacchi, compresi quelli condotti dalle milizie ebraiche fuorilegge, che assaltano anche i cittadini arabi all’interno di Israele. La fame e la miseria si diffonderanno.

La brutale sottomissione dei Palestinesi, giustificata da una velenosa ideologia di supremazia ebraica e razzismo, potrà essere fermata solo da una campagna di sanzioni come quella condotta con successo contro il regime di apartheid in Sudafrica. In mancanza di ciò, Israele diventerà una teocrazia dispotica.

Chris Hedges

Fonte: scheerpost.com
Link: https://scheerpost.com/2022/12/12/chris-hedges-israel-and-the-rise-of-jewish-fascism/
12.12.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per 15 anni per il New York Times, periodo in cui è stato capo ufficio per il Medio Oriente e capo ufficio per i Balcani. In precedenza aveva lavorato all’estero per il Dallas Morning News, il Christian Science Monitor e la NPR. È il conduttore del programma “The Chris Hedges Report.”

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