Uno studio pubblicato sul Volume 301 di Life Sciences (datato 15 luglio 2022, ma già visibile online) ha dimostrato che il cannabidiolo (CBD) migliora la risposta immunitaria innata antivirale basata su tre geni SARS-CoV-2, ovvero ORF 8, ORF 10 e proteina M.
Il CBD è un importante fitocostituente non psicotropo isolato dalla cannabis sativa ed era stato già ipotizzato come potenziale candidato terapeutico nella Covid-19 (ricerche precedenti, infatti, hanno evidenziato che il CBD possiede proprietà antinfiammatorie e può proteggere le cellule dallo stress metabolico associato a un’infezione virale). Questo nuovo e recentissimo studio mostra che il CBD è in grado di innescare la risposta antivirale innata delle cellule e di prepararle a una migliore risposta antivirale. Scrivono testualmente gli autori a riguardo: “Il nostro lavoro ora mostra prove che il CBD aumenta la risposta immunitaria innata antivirale a tre distinti geni virali con funzioni apparentemente disparate, e anche che il CBD può innescare profilatticamente la risposta antivirale innata delle cellule, consentendo loro di essere meglio preparate a rispondere a infezione virale.”
In sostanza gli scienziati hanno valutato l’espressione di tre geni di SARS-CoV-2 (ORF8 , ORF10 e proteina M) sulle cellule utilizzate nell’esperimento e hanno osservato che le cellule da sole non erano completamente in grado di rispondere ai geni SARS-CoV-2; al contrario, in presenza di CBD, la risposta immunitaria è stata decisamente superiore (il CBD ha aumentato l’induzione dell’apoptosi sia precoce che tardiva nel gruppo trattato).
Questa scoperta indica che il CBD può sopprimere l’infezione virale promuovendo la rimozione delle cellule infette e i ricercatori ne sottolineano l’importanza: “I fattori che impediscono la replicazione virale sono di notevole interesse nella pandemia di COVID-19, poiché sono protettivi sia per gli individui che per le popolazioni. In un ospite, è necessaria la replicazione affinché una dose infettiva iniziale si diffonda all’interno del corpo, producendo una malattia sintomatica, sebbene siano stati segnalati portatori asintomatici di SARS-CoV-2. La replicazione dell’ospite è necessaria anche per produrre una concentrazione sufficiente di particelle virali affinché un individuo diventi infettivo per gli altri in una popolazione”. Infine aggiungono: “L’apoptosi si verifica come risultato di una risposta immunitaria innata della cellula all’infezione virale che serve a prevenire la replicazione virale e di conseguenza la diffusione e la mutazione del virus. Le cellule subiscono l’apoptosi per interrompere la produzione e il rilascio del virus della progenie, con conseguente eliminazione precoce sia del virus che delle cellule infette, che può comportare l’assenza di malattia o un decorso più lieve della malattia, nonché una situazione in cui anche la trasmissione virale è prevenuta o ridotta.”
DUNQUE, in base a questo studio, sembra che il CBD sia in grado di fornire un effetto protettivo contro il rischio di contrarre SARS-CoV-2 e sviluppare COVID-19 aumentando la risposta apoptotica iniziale ai geni virali.
È un’informazione da tenere in considerazione in vista della prossima stagione autunnale quando, presumibilmente, sentiremo parlare di nuove varianti che anche le persone vaccinate potranno intercettare (infettandosi) e diffondere.
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VB