Brexit: la grande farsa Britannica

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DI MATTHEW JAMISON

strategic-culture. org

A seguito della scioccante decisione dell’alta corte di mercoledì 3 Novembre, il governo Britannico di Theresa May si ritrova nell’impossibilità di attivare l’articolo 50, senza previo consenso, e dunque maggioranza dei voti, in entrambe la Camera dei Comuni (eletta) e la Camera dei Lords (non eletta); la grande farsa Britannica nota come brexit sta prendendo una piega ancora più surreale di quanto avessi potuto immaginare. Di questo passo i cittadini Britannici, il resto d’Europa e del Mondo, non  la smetteranno più di udire questa terribile non-parola, brexit.

E’ così tipicamente Britannico ritrovarsi a non essere nemmeno in grado di organizzare una uscita efficiente e ordinata dopo aver votato in favore della stessa. Anche Nigel Farage, l’arcinazionalista Inglese e supremo fustigatore della UE in tutte le sue manifestazioni, ha ammesso con inusuale moderazione e cautela: “Noi, nel Regno Unito, siamo rimasti in una situazione spinosa e difficile a sbloccarsi”. E direi. Lasciando perdere il danno alle quotazioni della lira sterlina come valuta, la reputazione internazionale del Regno Unito come attore politico internazionale serio e maturo viene svergognata giorno dopo giorno. Forse è proprio a questo che voleva arrivare la Signora May aspettando la sentenza dell’alta corte. Non c’era ragione al mondo per non attivare l’articolo 50 immediatamente una volta recepito e confermato il risultato del referendum il 24 di Giugno scorso, e parallelamente revocare l’intero trattato di accessione alle istituzioni Europee, l’European communities act del 1972.

Non c’è nessuna preparazione necessaria per attivare l’articolo 50. L’articolo 50 non è che una formale notifica, che formalizza l’inizio del processo di uscita. Finchè l’articolo 50 non viene attivato non può avvenire alcuna negoziazione relativa al processo formale di uscita del Regno Unito dalla comunità Europea. L’attivazione dell’articolo 50 costituisce soltanto il meccanismo inter-governativo formale per registrare ufficialmente l’intenzione da parte del Regno Unito di abbandonare la UE e pertanto chiedere di dare inizio al processo di negoziazione, previsto della durata di 2 anni. Fino all’attivazione dell’articolo 50 il Regno Unito è e resta pienamente membro della UE, con tutti i diritti, i privilegi e le obbligazioni che tale adesione comporta.

Trascinando i suoi tacchi a spillo e agendo in una maniera ancora più inefficiente della metropolitana di Londra, la Signora May e i suoi colleghi hanno creato il vuoto che altre forze sono accorse a riempire, quali il manager degli investimenti internazionali Gina Miller e i giudici della Corte Reale di Giustizia. E’ veramente arduo immaginare come la Gran Bretagna potrebbe uscirne da questa immensa confusione auto-indotta, particolarmente adesso che l’attivazione dell’articolo 50 dovrebbe passare attraverso le vie tortuose delle arcaiche e laboriose procedure parlamentari della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord.

La scadenza per l’attivazione dell’articolo 50, originariamente fissata dalla May per marzo 2017, adesso appare, nella migliore delle ipotesi, ambiziosa. Non c’è una maggioranza parlamentare sufficiente che consenta l’uscita dalla UE e il partito al governo, il partito conservatore di Theresa May detiene una maggioranza appena sufficiente a garantire il funzionamento di 12 membri, risultato di una maggioranza risicata del 36,9% dei voti alle ultime elezioni generali nel 2015. E che deliziosa ironia che l’intero processo potrebbe essere abortito non soltanto da burocrati UE non-eletti, ma con la collaborazione dei colleghi non-eletti Britannici della Camera dei Lords.

I Lords non devono rispondere delle loro decisioni, nè essere riconoscenti per il loro potere, assolutamente a nessuno. Questi signoroni non dovranno affatto preoccuparsi di fare arrabbiare gli elettori, dal momento che non rappresentano nessun elettore mentre invece ciò che rappresentano sono gli aspetti più deteriori del sistema politico Britannico: clientelismo, nepotismo ereditario e la perpetuazione del sistema di suddivisioni in classi Inglese. la Camera dei Comuni si è ripetutamente dimostrata, nel tempo, incapace di riformare la tremendamente anacronistica, cronicamente corrotta e geneticamente reazionaria Camera dei Lords.

Se l’elite politica Britannica non è nemmeno in grado di riformare il proprio sistema politico interno, c’è da riporre poche speranze che si dimostreranno in grado di riformare il loro complicato rapporto con l’Unione Europea. I parlamentari pro remain potranno sciorinare emendamento dopo emendamento presso la Camera dei Comuni, mentre la Camera dei Lord dal canto suo potrà semplicemente rispedire in blocco al mittente l’intero atto di attivazione dell’articolo 50, così esercitando i propri poteri di procrastinazione fino al punto di dare luogo a un effettivo blocco costituzionale e portare il governo a sbloccare la situazione di stallo facendo ricorso all’atto parlamentare del 1911 (Parliamentary act 1991, atto legislativo fondamentale che si prefisse la determinazione dei rapporti tra le due camere e relative modalità, assegnando una certa preminenza di fatto alla Camera dei Comuni relativamente a diverse materie tra le più importanti, https://en.wikipedia.org/wiki/Parliament_Act_1911 , ndt). I cittadini Britannici si apprestano a ricordarsi per bene quanto sono inadeguate e mal congegnate le loro istituzioni politiche e la loro costituzione non-scritta, e quanto il loro intero sistema politico e legislativo assolva poco bene i suoi compiti nel contesto del 21esimo secolo.

Per tutte le critiche, spesso inaccurate e spesso molto offensive, che sono state indirizzate al funzionamento delle istituzioni UE durante la campagna referendaria da parte di Johnson, Gove e compagnia, saranno invece alla fine le contraddizioni interne della Costituzione non-scritta del Regno Unito e del suo Parlamento a finire per arrestare il brexit sui suoi binari o quantomeno a postporre l’intera sordida questione per l’eternità. Nel frattempo Jean Claude Juncker starà sghignazzando sorseggiando il suo gin tonic. Tutti possono sempre fare affidamento sul fatto che in Britannici sono inaffidabili. Che cosa importa l’uscita dalla UE? Se il Governo Britannico avesse attivato l’articolo 50 all’indomani del risultato di Giugno, anzichè perdersi in inezie nel classico stile sclerotico di Whitehall, a questo punto oggi non sarebbero immersi in una situazione così inestricabile. Si può solo concludere che o si sia trattato di inefficienza calcolata per perdere volontariamente tempo e “abbandonare il brexit tra l’erba alta” nella speranza che in un modo o l’altro finisse per non verificarsi, oppure semplicemente di pigrizia improduttiva e inefficienza tipicamente Inglesi.

Dopotutto la Gran Bretagna non gode dell’equivoco record di produttività più bassa tra i paesi del G7 per nulla. L’etica del lavoro comune ai più degli Inglesi è tra le peggiori tra quelle in cui mi sia capitato di imbattermi tra tutte le diverse nazionalità e culture con le quali ho avuto il piacere di lavorare e collaborare insieme. E’ una ottima ragione per la quale il paese è diventato così dipendente da lavoratori di altri paesi UE o in generale internazionali, semplicemente perchè fanno il loro lavoro parecchio meglio, con migliore efficienza e diligenza e un attitudine molto più positiva rispetto alla gran parte degli Inglesi.

Mi sembra che sia semplicemente la verità. Ma, è chiaro, a volte la verità è difficile da accettare, così la gente deve crearsi capri espiatori per nascondere le proprie manchevolezze e inadeguatezze. D’altronde quando qualcuno è così convinto della sua grandezza è impossibile convincerlo del contrario. Guardiamo ai titoli ufficiali dei vari paesi. Conoscete un altro paese che ha incluso la parola grande (great) nella sua denominazione ufficiale? L’unico paese al Mondo per quanto ne sappia io è la “Gran” Bretagna.

Il prossimo atto farsesco in questa grande farsa Britannica del brexit sarà l’appello alla Corte Suprema da parte del Governo di Theresa May, la quale nonostante il titolo che porta, non è realmente così suprema, cosa nuovamente piuttosto ironica dal momento che adesso il Governo si ritrova a battagliare per la brexit con i tribunali e dal momento che è la Corte di Giustizia Europea a fungere da arbitro di ultima istanza per un gran numero di questioni legali nel Regno Unito, da quando l’European Communities act del 1972 ha dato alla legislazione UE supremazia sul diritto interno Britannico. Anzichè perdere tempo per aule di tribunale la Signora May avrebbe dovuto, e ancora potrebbe revocare l’European Communities act del 1972.

Io personalmente ero a favore che la Gran Bretagna restasse nell’UE e ci tengo alla mia cittadinanza UE molto di più che alla mia cittadinanza Britannica. Essere Europeo e cittadino UE significa molto di più per me che non essere Britannico (qualunque cosa essere Britannico sia) e la sopravvivenza dell’Unione Europea è di ben maggiore importanza strategica geopolitica rispetto al fatto che il cosidetto Regno Unito decida di continuare a farne parte o meno. Ciononostante, adesso che la maggioranza dei cittadini Britannici ha deciso di lasciare l’UE, bisogna assolutamente andare in fondo e lasciare l’UE, e credo anche che ciò farà bene sia alla UE che alla Gran Bretagna.

L’UE sarà lasciata libera di concentrarsi a portare avanti il progetto Europeo senza doversi sempre fermare a cercare di fare felici i costantemente arroganti e brontoloni Britannici mentre la Gran Bretagna finalmente imparerà una lezione che è tempo che venga imparata: che non è che una goccia nell’oceano e dovrebbe adeguarsi al resto della realtà invece di continuare a trastullarsi con illusioni di grandezza e vedersi ancora come qualche genere di impero capace di imporsi su altri paesi. Dal momento che il Regno Unito ne uscì vittorioso dalla seconda guerra mondiale, cosa per altro che si deve interamente a Stati Uniti e Unione Sovietica, nonchè a causa della sua illusoria e mitologica cosiddetta “relazione speciale” con gli Stati Uniti, a cui dobbiamo aggiungere l’eredità di quella mostruosa creazione nota come Impero Britannico, la gente Inglese non ha finora mai dovuto confrontarsi col fatto che oggi la Gran Bretagna non è altro che una potenza di media entità con una economia mediocre e una ricchezza nazionale assai limitata. Magari finalmente la brexit riuscirà a fargli finalmente abbandonare qualsiasi pretesa che ancora oggi nel 2016 possa pensare di avanzare.

Matthew JAMISON

Fonte: www.strategic-culture. org

Link: http://www.strategic-culture. org/news/2016/11/06/great- british-brexit-farce.htm

6.11.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI

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