Il 29 marzo scorso il British Medical Journal ha pubblicato un articolo dal titolo “I medici devono fare il vaccino contro la Covid-19?” nel quale rivolgeva la domanda a quattro esperti. Per completare il contesto inserisco alcuni estratti da quelle dichiarazioni per inquadrare il contesto di una, tra le molte risposte contrarie, che abbiamo scelto di pubblicare sotto.
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Specializzando in salute pubblica:
“Allo stato attuale, legalmente, non è obbligatorio farsi vaccinare contro la Covid. Ma dal punto di vista etico, clinico, epidemiologico – in qualunque modo la si esamini – direi che è così. Il caso etico si basa sul dovere professionale degli operatori sanitari di proteggere i propri pazienti: non danneggiarli. Anche se ognuno ha il diritto di decidere se farsi vaccinare o meno, i pazienti (spesso anziani o malati, e quindi vulnerabili alla Covid-19) hanno anche il diritto fondamentale di essere protetti da danni evitabili. Quando questi principi entrano in conflitto, devono essere privilegiate le azioni che salvaguardano i migliori interessi dei pazienti.”
Direttore medico del General Medical Council e direttore della formazione e degli standard:
“Il nostro consiglio, esposto nella nostra guida sugli standard professionali che ci si aspetta da tutti i medici, dice che i medici dovrebbero essere immunizzati contro le malattie trasmissibili gravi comuni, a meno che ciò non sia controindicato’. Quindi, anche se non c’è un obbligo assoluto di essere vaccinati, è necessario considerare il rischio di diffondere il coronavirus ai pazienti, in particolare a quelli clinicamente vulnerabili. Se esiste una buona ragione per non essere vaccinati, è necessario prendere misure appropriate per ridurre i rischi per i pazienti e dare priorità alla loro sicurezza. E se c’è sicurezza sicuri, richiedere un consiglio clinico appropriato come aiuto per prendere la decisione. Scegliere di farsi vaccinare o no è una scelta personale che dipende dalle circostanze individuali. Ma in un momento in cui i professionisti della salute non sono mai stati così apprezzati, dovremmo dare l’esempio.”
Direttore medico presso la Società di Protezione Medica:
“Mentre la vaccinazione è raccomandata, non è attualmente obbligatoria e non ci sono obblighi contrattuali, quindi gli operatori sanitari non possono essere costretti a farla. Dovrebbero, tuttavia, essere consapevoli della buona pratica medica del GMC, che afferma che ‘i medici dovrebbero essere immunizzati contro le malattie trasmissibili gravi comuni, a meno che ciò non sia controindicato’. La sua guida covid-19 afferma anche che ‘c’è un rischio potenziale di diffondere inavvertitamente il coronavirus a pazienti vulnerabili. Questo pesa a favore della vaccinazione dei medici, a meno che non ci siano buone ragioni per cui non sia appropriato nelle singole circostanze individuali … Se la riluttanza si riferisce a un problema di salute, costringere un operatore sanitario a ricevere il vaccino potrebbe essere visto come una discriminazione illegale secondo l’Equality Act 2010. Se il rifiuto è dovuto a credenze religiose, anche questo dovrebbe essere rispettato dalle leggi sull’occupazione. Ci aspettiamo che il datore di lavoro intraprenda una valutazione del rischio di un operatore sanitario che non vuole o non può fare la vaccinazione, e consideri come i rischi potrebbero essere mitigati, p.es. con la riassegnazione a un ruolo non rivolto al paziente, o il lavoro a distanza. Il personale medico che rifiuta il vaccino dovrebbe quindi essere pronto a giustificare la propria decisione e, ove possibile, a mitigare qualsiasi rischio.”
Consulente in diabetologia ed endocrinologia, Royal Free London NHS Foundation Trust:
“Basandomi sulla premessa che i vaccini sono efficaci nel ridurre la trasmissione della Covid-19, ho considerato [la vaccinazione] come [un mezzo per proteggere] non solo me stesso ma anche la comunità, in particolare quelli ad alto rischio di morbilità e mortalità da Covid-19 e quelli che non possono essere vaccinati. Inoltre, considero il vaccino il nostro strumento più forte per uscire dalla pandemia in modo tempestivo e minimizzare il significativo impatto economico, sociale e psicologico che la pandemia continua ad avere. Mi rendo conto, tuttavia, che sarebbe impegnativo rendere il vaccino obbligatorio per tutti i colleghi del NHS (SSN). La gente dovrebbe essere in grado di prendere la propria decisione; imporre il vaccino a qualcuno che non è sicuro o non vuole potrebbe portare alla sfiducia. C’è un piccolo numero di persone che sono esitanti sul vaccino. Risolvere questo comporta avere discussioni umili, oneste e scomode, oltre ad offrire loro educazione e sostegno. Rendere i vaccini obbligatori inibisce l’opportunità di avere queste discussioni aperte e potrebbe inimicare le persone e suscitare la sfiducia. Prendere la decisione di rendere vaccini per la Covid obbligatori è quindi impegnativo e deve essere fatto con considerazioni reali di entrambi i lati dell’argomento“.
“I medici devono essere vaccinati contro la Covid-19?”
BMJ 2021; 372 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.n810 (Pubblicato il 29 marzo 2021) – Rif.to: BMJ 2021;372:n810
Risposta rapida:
Egregio Redattore,
nella mia vita ho ricevuto più vaccini della maggior parte delle persone e vengo da un luogo di significativa esperienza personale e professionale in relazione a questa pandemia, avendo gestito un servizio durante le prime 2 ondate e tutte le contingenze che vanno con questo.
Ciononostante, ciò con cui sto lottando attualmente è la mancata segnalazione della realtà della morbilità causata dal nostro attuale programma di vaccinazione all’interno del servizio sanitario e del personale. I livelli di malattia dopo la vaccinazione sono senza precedenti e il personale si sta ammalando molto e alcuni anche con sintomi neurologici, il che sta avendo un enorme impatto sul funzionamento del servizio sanitario. Anche i giovani e i sani sono fuori servizio per giorni, alcuni per settimane, e per alcuni è necessario il trattamento medico. Intere squadre non possono rientrare in servizio perché sono andate a farsi vaccinare insieme.
La vaccinazione obbligatoria in questo caso è stupida, immorale e irresponsabile, quando si tratta di proteggere il nostro personale e la salute pubblica. Siamo nella fase volontaria della vaccinazione, e vogliamo spingere il personale ad assumere un prodotto non autorizzato che ha un impatto sulla loro salute immediata e (per esperienza diretta personale) che scatena la Covid DOPO la vaccinazione e probabilmente la trasmette? Infatti, è chiaramente indicato che questi prodotti vaccinali non offrono immunità o fermano la trasmissione. In questo caso, perché lo facciamo? Non ci sono dati longitudinali sulla sicurezza (al massimo un paio di mesi di dati di prova) disponibili e questi prodotti sono solo sotto licenza di emergenza. Che cosa ci dice che non ci saranno effetti avversi longitudinali che possiamo affrontare e che possono mettere a rischio l’intero settore sanitario?
L’influenza è un forte killer annuale, inonda il sistema sanitario, uccide i giovani, i vecchi con comorbilità, eppure la gente può scegliere se fare o meno quel vaccino (che era in circolazione da molto tempo). E si può elencare tutta una serie di altri esempi di vaccini che non sono obbligatori, eppure proteggono da malattie di maggiore rilevanza.
La coercizione e l’imposizione di trattamenti medici al nostro personale, al pubblico, specialmente quando i trattamenti sono ancora in fase sperimentale, si collocano fortemente nel regno di una distopia nazista totalitaria e vanno molto al di fuori dei nostri valori etici come custodi della salute.
Io e tutta la mia famiglia abbiamo avuto la Covid. Questo così come la maggior parte dei miei amici, parenti e colleghi. Recentemente ho perso un membro della famiglia relativamente giovane con comorbilità per insufficienza cardiaca, derivante dalla polmonite causata da Covid.
Nonostante questo, non mi svilirei mai al punto di concordare sul fatto che dovremmo abbandonare i nostri principi liberali e le norme internazionali sulla sovranità dell’individuo sul proprio corpo, sulla libera scelta informata e sui diritti umani e sostenere invece la coercizione senza precedenti di professionisti, pazienti e persone perché siano sottoposti a trattamenti sperimentali con dati di sicurezza limitati. Questo e le politiche che lo accompagnano sono un pericolo per la nostra società più di qualsiasi altra cosa che abbiamo affrontato nell’ultimo anno.
Cos’è successo a “il mio corpo è una mia scelta”? Cos’è successo al dibattito scientifico e aperto? Se non prescrivo un antibiotico a un paziente che non ne ha bisogno perché è sano, sono un anti-antibiotico? O un negatore di antibiotici? Non è forse ora che la gente rifletta veramente su quello che ci sta succedendo e su dove tutto questo ci sta portando?
Scelto e tradotto da Cinthia Nardelli e Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte