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di Giuseppina Perlasca
Gli aumenti dei prezzi energetici e dei carburanti non portano solo a mugugni, come in Italia, In Kazakistan ha portato ad una vera e propria rivolta popolare che ha costretto il governo alle dimissioni e che rischia di non fermarsi ancora.
Gli aumenti dei carburanti, soprattutto della benzina, hanno condotto a violente proteste di dimensioni mai viste prima nella repubblica centro asiatica:
Le proteste sono scoppiate a Almaty e nella regione del Mangistau, con una partecipazione inedita. Del resto l’aumento dei prezzi del carburante, in una nazione che estrae enormi quantità di gas naturale e di petrolio, ha condotto a un aumento generalizzato dei prezzi che ha messo in difficoltà molte famiglie.
Per la popolazione locale il prezzo per litro del gas liquefatto, aumentato a 120 tendi ($ 0,27) dal 1 ° gennaio, è troppo elevato ed han chiesto di dimezarlo a Tenge ($ 0,11 – $ 0,13). Sapessero i nostri prezzi, chissà cosa farebbero!!!!
Le proteste non sono state contenute dallo Stato di emergenza dichiarato dal governo. A questo punto il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha fatto quello che fanno, da sempre, regnanti e governanti: ha dato la colpa al proprio governo, facendolo dimettere l’intero ministero e cancellando gli aumenti dei carburanti, ma mantenendo il vice premier in carica a interim. Però non è detto che queste misure siano sufficienti: la popolazione è ancora in piazza e si segnalano attacchi ai palazzi del governo a Almaty e in altre città, e la polizia non è intervenuta a reprimere i moti, il che è un pessimo segnale per il governo.
La situazione quindi resta rovente, e questi potrebbero essere solo i primi fra i moti causati dagli aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Non tutti al mondo sono ricche pecore come gli italiani, con molta lana da tosare. Altrove anche una rasatura minima causa delle vere e proprie rivoluzioni.
Fonte: https://scenarieconomici.it/benzina-amara-laumento-dei-prezzi-dei-carburanti/
Pubblicato il 05.01.2022