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APPUNTI PER UNA STORIA SOCIALE DELL'INFORMATICA

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A cura di Truman
Il 13 Gennaio 2007
189 Views
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blankDI TRUMAN BURBANK
ComeDonChisciotte

(Dal calcolatore al cyberspace)

Un amico mi chiese una volta di spiegare degli elementi di informatica ad utenti non esperti, per far capire cosa si può fare con il computer, a cosa serve. Mi misi a pensare a ciò che veramente poteva servire alle persone, quale utilità potevano ricavare, abbandonando i dettagli tecnici, un po’ come si fa oggi con l’automobile, di cui si insegna l’utilizzo e non come è fatto il motore.

Ripensando a come si è evoluto l’impatto dell’informatica sulle persone, stesi una serie di note, che poi rimasero abbandonate per un po’ di tempo. Rileggendole a posteriori le vedo come degli appunti per una storia sociale dell’informatica.

L’informatica oggi ha già una sua storia, ma essa viene vista normalmente come una storia tecnologica, come un susseguirsi di progressi nel campo dell’hardware e del software. Qualcuno, senza dirlo, la considera come una storia di mercati in evoluzione, in saturazione e potenziali mercati che si possono aprire. (Cioè come una storia di business).Un diverso approccio è vedere come l’informatica ha cambiato gli stili di vita, i comportamenti delle persone e le loro aspettative. L’idea base sarebbe individuare delle fasi nel modo in cui l’informatica è stata percepita ed usata dalla gente.

Fase 1: il calcolatore serve a fare i calcoli (numerici) ed ha interesse solo per un numero molto ristretto di specialisti

Anni ’60: i computer erano pochissimi e si pensava che non ne servissero molti di più. Fino agli anni 70 il computer si chiamava ancora “calcolatore”, veniva usato da un ristretto numero di scienziati e ricercatori per applicazioni tecniche e scientifiche particolarmente complesse. Chiaramente, lo scopo principale del computer era fare calcoli. I programmi erano ancora solitamente su schede perforate.

L’utente era di solito un programmatore ed aveva conoscenze approfondite della programmazione e dei relativi linguaggi.

Col tempo le interfacce utente si evolvono ed il computer diventa capace di archiviare i programmi che dovranno essere eseguiti. Appaiono i primi editor di testo, allo scopo di scrivere i programmi.
Arriva negli anni ’80 il personal computer.

Fase 2: il paradigma diventa quello del “sorting and searching”, il calcolatore ora si chiama computer e, in aggiunta ai compiti precedenti, ha lo scopo di archiviare e trovare informazioni

Un buon esempio della sintesi tra il calcolo e l’archiviazione sono i primi fogli elettronici (Lotus, se ben ricordo, fu uno dei primi). I fogli elettronici potevano essere archiviati e ripresi in seguito per editarli. Gli editor di testo diventano sempre più raffinati. Poco alla volta il computer rimpiazza la macchina per scrivere.

La base di utilizzo diventa molto più ampia.

Fase 3: il computer per comunicare. Mantenendo comunque le capacità precedenti, il computer diventa uno strumento di massa, usato principalmente per comunicare

Sono gli anni ’90: i computer sono normalmente connessi in rete, appaiono applicazioni per invio e ricezione di posta elettronica, internet si diffonde. Poco alla volta anche i computer stand-alone vengono visti come qualcosa che ha bisogno di una connessione verso l’esterno. La connessione ad internet tramite modem diventa poi generalizzata.

Dilagano le applicazioni per la connettività, programmi per le chat, per lo scambio di files, per i newsgroup si affiancano a quelli per posta elettronica ed internet. Anche alcuni giochi prendono spunto per giocare in gruppo tramite connessione internet.

Ancora adesso molte aziende sono alla ricerca dell’applicazione killer, quella che ha un grande impatto sulle persone, dicono, quella che potrebbe garantire notevoli guadagni, pensano.

Ma “la tenace resistenza di centinaia di milioni di utenti-consumatori che continuano a scambiare conoscenze e informazioni gratuite, che si oppongono alle violazioni della propria privacy, che insistono nell’usare Internet per comunicare, socializzare e divertirsi invece che per comprare” [sta snervando le aziende].
(Una proposta di discussione, Berardi e Formenti, http://www.rekombinant.org)

Probabilmente è già cominciata una quarta fase, in cui l’informatica può spingere un progetto politico basato sulla cooperazione invece che sulla competizione

Il software libero ha fornito un nuovo paradigma di libertà con il tentativo di fare cultura e politica. Esso viene ormai preso come modello di sviluppo sostenibile ed ha generato progetti come Wikipedia.

Dice Fogel in La promessa di un mondo senza copyright:

Per vedere qualche spiraglio del futuro può essere più utile guardare […] al software. […] il fiorente movimento del Software Libero è il miglior esempio di un mondo che ha superato il copyright.
Invece di proibire la condivisione, la licenza software la permette e l’incoraggia. […] il movimento del Software Libero è cresciuto così rapidamente da sorprendere anche i suoi partecipanti, e non mostra alcun segno di volersi fermare.

Danilo Moi su Rekombinant chiarisce l’aspetto etico e sociale:

Il ‘mondo Internet’, in virtù delle relazioni immediate tra individui che esso consente, non è accomunabile alle società attuali ma costituisce una ‘meta-società’ nella quale le relazioni tra individui sono accomunabili e affini a quelle che si instaurano nelle comunità tribali. […]

… individuare quali siano i paradigmi di questo capovolgimento della concezione delle relazioni tra gli individui (l’etica), in che maniera esse cominciano ad essere canonizzate in ‘sistemi giuridici’ (GPL e specialmente le Creative Commons) e in che modo questi paradigmi possono essere trasposti nel mondo reale.

(Trasformando le modalità tramite le quali la società si da un ordine: il passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia assembleare).

Questa quarta fase si sta concretizzando.

D’altro canto l’informatica unita alle nuove tecnologie (l’informatica embedded nelle tecnomacchine imperiali) fornisce mezzi di controllo delle informazioni personali, possibilità di correlarle, in definiva fornisce un supporto potente alle tecnologie del controllo ed alla restrizione degli spazi di libertà.

Il cyberspace potrebbe insomma diventare nella quarta fase il terreno privilegiato di scontro sociale, tra le moltitudini che si aggregano in tribù virtuali e l’impero che stringe le cinghie tramite Echelon, le videocamere, i telefonini.

Chiarisce Beppe Grillo:

l’era digitale è quella in cui in ogni cabina telefonica pubblica ci sono una tastiera, uno schermo, un elenco telefonico elettronico e un accesso a internet… Non è quella dove a ogni lavoratore marocchino o canadese vengono prese le impronte digitali…

Vale la pena di aggiungere il punto di vista di Enzo Modugno (sul Manifesto del 25-6-2006), più attento agli effetti sull’organizzazione del lavoro:

Le trasformazioni produttive hanno reso possibile l’emergere del neoliberismo, perché le nuove macchine informatiche non hanno più bisogno di tenere insieme le competenze del team di operai e tecnici necessario alla fabbrica fordista. […] le nuove macchine incorporano nuove competenze e possono perciò essere servite da nuovi lavoratori precari, flessibili, delocalizzati e senza diritti

Potrebbero essere segni dello stesso cambiamento epocale provocato dall’informatica, diventata ormai un elemento pervasivo della società, nel bene e nel male.

Truman Burbank
Comedonchisciotte.org
12.01.07

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