''Aiuto, mamma, ci hanno dirottato!''

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La grande bugia delle telefonate dal cielo

di Massimo Mazzucco

La leggenda dell’11 Settembre – perchè ormai questo è diventata – ci racconta, fra le altre cose, che i poveracci capitati su quei quattro aerei abbiano ripetutamente telefonato a casa, prima di morire.
Chi alla mamma, chi al marito, chi alla zia, e chi, in mancanza di parenti “disponibili”, direttamente all’FBI!Questo non solo accresce tremendamente il pathos da un punto di vista della
“sceneggiatura”, ma serve anche a disseminare preziose informazioni, false
ovviamente, per chi ha interesse nel sostenere la versione ufficiale: “sono
armati di coltellini e tagliacarte – ci dice un passeggero – hanno appena
sgozzato il capitano – chiarisce un’altro – sembrano arabi e portano
tutti dei bandana rossi alla fronte, ecc.” (Ricordiamo pietosamente a chi
ha inventato queste banalità che almeno il colore ufficiale dell’Islam,
volendo, sarebbe il verde). Nell’eccitazione della trama, poi, abbiamo addirittura
un “eroe” del volo United 93 (quello che i passeggeri avrebbero volontariamente
abbattuto, in Pennsylvania, pur di non farlo arrivare fino a Washington),
che avrebbe chiamato la madre dicendole testualmente – parola dell’FBI! –
“Ciao mamma, sono John Bingham, ci hanno dirottato”.

Quand’è l’ultima volta che avete chiamato vostra madre identificandovi
con nome E COGNOME?!? Già il nome intero, di solito, non è
necessario, perchè basta fare un mezzo grugnito nella cornetta, e
quella ti ha già riconosciuto. (La mia addirittura alza il telefono
prima che squilli, quando la chiamo, tanto è sintonizzata telepaticamente).
Ma nome e cognome vorrebbe dire che quella ha fatto tanti figli, tutti chiamati
John, uno col signor Bingham, uno col signor Anderson, uno col signor Smith,
per cui diventa necessario chiarire prima di quale John si tratti.

Ma la vera bugia delle telefonate dall’aereo si può smascherare nel
suo intero, senza ricorrere ad ironie od assurdità di alcun tipo,
per un motivo strettamente tecnico.

E’ semplicemente impossibile, almeno su zone rurali americane come la Pennsylvania,
fare telefonate col proprio cellulare da un aereo che vola in quota. Non
perchè le hostess ti vietino di usarlo (questo è per evitare
che tu, nel provarci, interferisca inutilmente con le trasmissioni radio
della cabina), ma perchè l’altitudine, e la velocità soprattutto,
non te lo permettono. Vediamo perchè.

I telefonini di norma hanno una potenza che, da 8 mila metri di altezza,
non è sufficiente per farsi sentire con chiarezza da terra. Ma, anche
ammesso che questo avvenga, rimane il problema delle antenne riceventi. Negli
Usa le compagnie di cellulari sono una miriade, e nelle città ciascuna
dispone di un suo sistema di antenne piazzato in modo tale che tu, pur muovendoti,
possa restare sempre collegato. Cioè, mentre parli, passi semplicemete
dall’ “ombrello” di ricezione di una a quello della prossima, senza nemmeno
accorgertene. Ma nelle zone rurali, come la Pennsylvania (e tutto il resto
dell’America, eccetto le grandi città), non ci si può certo
permettere un sistema così fitto ed inutile di antenne per ciascuna
compagnia. Inoltre, le compagnie che offrono, ad esempio, servizio di collegamento
e telefonino nella città di Washington, non vanno certo a piazzare

delle loro antenne nei campi di tabacco della Pennsylvania. A sua volta però,
l’utente di Washington vuole potersi portare il telefonino dovunque vada
in America. Ecco allora che scatta il “roaming” (letteralmente, “scorrazzare”)
un servizio a supplemento col quale tu trasmetti un segnale che è
ora ricevibile da QUALUNQUE antenna in America, di qualunque compagnia, sotto
il cui ombrello tu ti trovi. Sara lei a preoccuparsi di decodificare la compagnia
a cui tu appartieni, collegarti al numero che richiedi, e mandare infine
la bolletta alla tua compagnia, che te la girerà col dovuto supplemento.

Semplice, e geniale insieme. Il “roaming”, però, ha un piccolo svantaggio:
vista appunto la procedura di decodifica più lunga, il tempo che passa
tra quando tu premi “chiama” a quando inizi a parlare con la mamma è
di circa 30-40 secondi. Niente di grave, in realtà, non fosse per
il fatto che stai viaggiando a 800 KM all’ora, e in quei 30 secondi hai fatto
in tempo ad uscire dall’ombrello di una antenna ricevente ed entrare in quello
della successiva. Che però non è più della stessa compagnia
(come abbiamo visto, ciò sarebbe assurdo), e quindi non può
certo rilevare la tua telefonata già in corso. Dovresti allora rifare
il numero della mamma da quella posizione, venendo così percepito
dalla nuova antenna, la quale comincerebbe ex-novo una procedura di decodifica,
mentre tu nel frattempo…

L’unico modo di riuscire a chiamare la mamma in pace, dall’aereo, è
di correre dal capitano e chiedergli se può perfavore fermarsi un’attimo,
perchè devi fare una telefonata urgente a casa.

La storia ufficiale dell’11 Settembre è costellata di bugie grandi
tutte almeno quanto questa. E’ quindi chiaro che il problema va spostato
su coloro che non hanno nessuna voglia di vedere in faccia la verità,
e che quindi la bugia, in fondo, se la meritano in pieno.

Massimo Mazzucco

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