Per Putin è un terrorista, Londra ne rifiuta l’estradizione. Il vicepresidente del governo indipendentista Zakaev spiega a «Limes» la sua verità. Svelando anche strani traffici
DI IRINA STOILOVA
Dieci anni fa iniziava la guerra in Cecenia. Una guerra che non ha risolto i problemi della regione. Anzi: al pugno di ferro di Vladimir Putin fa da contraltare un terrorismo sanguinario. E la situazione sembra essersi incancrenita anche a livello politico: da un lato un governo ritenuto “fantoccio” dagli indipendentisti ceceni, guidato dal presidente filorusso Alu Alkhanov, dall’altro uno indipendentista in esilio. Akhmed Zakaev e vice primo ministro di questo governo che opera fuori dal Paese: ex attore e regista teatrale, già rappresentante della resistenza cecena ai negoziati con la Russia, per Putin è un terrorista, accusato di essere coinvolto nella vicenda del teatro di Mosca, poi trasformatasi in strage di ostaggi. Per Londra, che ne rifiutò l’estradizione, Zakaev è un rifugiato politico.
Perché c’è guerra in Cecenia?
La contrapposizione tra la Cecenia e la Russia dura da alcuni secoli. Quando al potere c’era Gorbaciov ed ebbe inizio la perestroijka, su direttiva del Soviet supremo fu presa la decisione di equiparare le repubbliche autonome a quelle dell’Unione. Era il caso della Cecenia. Nessun colpo di stato, nessuna rivolta, l’indipendenza venne proclamata rispettando le leggi allora vigenti. La nostra delegazione, quella della repubblica di Cecenia-Inguscezia, era pronta a firmare il nuovo trattato dell’Unione il 21 agosto 1991, alla pari con la Russia e le altre repubbliche. Poi seguì il colpo di stato del 1991 che interruppe questo processo. Di fondo, pero, non ci sono contrasti irrisolvibili nei rapporti tra Russia e Cecenia. Tutto si poteva e si può risolvere al tavolo delle trattative.
Perché secondo lei la Cecenia è così importante per la Russia?
Negli ultimi decenni la Cecenia e stata usata come carta di scambio nei giochi politici interni alla Russia, e oggi viene usata nello stesso modo anche in campo internazionale.
Si spieghi meglio.
Non è un segreto che sia in atto nel mondo un gioco di redistribuzione dei poteri. Ma finché la Russia è occupata con la Cecenia non può avere influenza sulla scena mondiale. L’Occidente e l’Europa, convinti che i ceceni non si piegheranno così facilmente, pensano che questo lungo conflitto leghi le mani alla Russia e ne renda più malleabile il presidente. E’ per questo che non fanno niente affinché questa guerra finisca.
Quale potere reale ha Aslan Maskhadov, leader dell’ala moderata della resistenza in Cecenia?
Al contingente militare russo e ai ceceni che hanno cambiato casacca si contrappongono le Forze armate sotto il comando del presidente Maskhadov. Per essere sinceri, però, devo dire che oggi la situazione in Cecenia non è sotto il completo controllo di nessuno. Né dell’armata di occupazione né delle Forze armate della repubblica cecena sotto il comando di Maskhadov. Noi ammettiamo di non controllare completamente la situazione, anche perché in Cecenia sono dislocati più di 100 mila soldati russi dei reparti del ministero dell’Interno e della Difesa, oltre a 200 mila unità del personale di servizio e dei reparti speciali.
Chi finanzia e controlla i guerriglieri ceceni?
Tutte le leggende sui finanziamenti internazionali alle Forze armate cecene sono propaganda. Posso assicurare che oggi in Cecenia non arrivano finanziamenti da fuori. Armi e munizioni vengono dall’Armata russa. Perché i soldati russi in Cecenia hanno un unico scopo: fare soldi e sopravvivere.
Sono loro a vendere le armi?
Certo. Oggi in Cecenia non c’è nemmeno un ministro del governo fantoccio che non finanzi le nostre Forze armate. Anche i russi lo fanno, ma sempre per interposta persona. Non c’è dunque ministro o uomo d’affari che non dia ogni mese soldi alle armate cecene. Ecco perché il circolo vizioso della violenza non può essere interrotto se non da un intervento della comunità internazionale.
La guerra cecena può estendersi al resto del Caucaso?
Si è già estesa. Già tre anni fa avevamo avvertito che non saremmo riusciti ad arginare la situazione nei soli confini ceceni. Le recenti riforme di Putin, poi, che liquidano di fatto la sovranità di quelle entità nazionali che nel 1992 firmarono il trattato federale, saranno un forte stimolo per chi ha inclinazioni separatiste.
Quanto è unito il fronte ceceno?
Ci sono dei gruppi che oggi sono fuori controllo. Uno di questi è il gruppo di Shamil Basaev (l’uomo accusato della strage di Beslan, ndr), che non fa parte della struttura ufficiale delle autorità e delle Forze armate della repubblica cecena.
Cosa pensa di Basaev?
Che quello che fa danneggia la causa cecena. Basaev pensa di avere il diritto di rispondere alle azioni russe con lo stesso metro. Noi non dobbiamo diventare simili ai nostri nemici, che in Cecenia uccidono donne e bambini indifesi. Le azioni dietro le quali, presumibilmente, c’è Basaev, discreditano non solo la resistenza, ma tutto il popolo ceceno.
In luglio Maskhadov ha dichiarato che “senza la pace in Cecenia nessuno riuscirà a mettere le mani sul Mar Caspio”. Che significa?
Tenendo conto che il Daghestan è direttamente legato alla piattaforma del Caspio, condivido l’affermazione di Maskhadov, secondo la quale senza stabilità in Cecenia non si può parlare di stabilità nel Caucaso. Se qualcuno pensa che si possano sfruttare le risorse petrolifere del Mar Caspio senza la stabilita del Caucaso è politicamente miopie.
Quando finirà questa guerra?
Purtroppo le mosse spettano alla Russia, lì presidente Maskhadov ha dichiarato di essere pronto, senza alcuna condizione preliminare, a sedersi al tavolo del negoziato per appianare ogni controversia. Questo conflitto non può essere risolto con la forza. I ceceni non sono in grado di cacciare dalla Cecenia i 200-300 mila militari russi. Cosi come i russi non sono in grado di schiacciare la volontà del popolo ceceno di essere libero.
A quali organizzazioni internazionali si appella, quando parla dei mediatori?
All’Onu, all’Osce e certamente all’Unione europea.
La lotta indipendentista cecena ha come obiettivo quello di creare uno Stato democratico o un califfato del Caucaso del Nord?
Questa idea fa parte della propaganda con la quale le autorità russe cercano di convincere il mondo. I ceceni nel loro sviluppo storico hanno sempre vissuto in una società democratica. E che vogliano continuare a vivere in uno stato laico e democratico è già scritto nella nostra costituzione del 1992».
Quali sono i legami tra voi ribelli ceceni e i terroristi di Al Qaeda?
Non esiste assolutamente nessun contatto e nessun legame. Nonostante si parli molto dei rapporti tra la resistenza cecena e Al Qaeda,non esiste alcuna prova che dimostri questi legami. Né la coalizione internazionale contro il terrorismo né la Russia ne posseggono. Questa è esattamente la politica con la quale si è armato Putin e attraverso la quale cerca di collegarci al terrorismo. Che è una minaccia per il mondo intero.
Irina Stoilova
Fonte:Il Venerdì di Repubblica
1.12.04
Ripreso da: http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/