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La Redazione

 

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UNGHERIA, LA CATASTROFE D'AJKA: ANNUNCIATA, PREPARATA

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A cura di Das schloss
Il 28 Novembre 2010
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DI CHARLES BARBEY
À l’encontre

I fatti: lunedì 4 ottobre alle ore 12, rottura di un bacino di ritenzione a cielo aperto, almeno 7 morti (a Kolontar, quando il torrente di fango ha devastato questo villaggio) e 160 feriti (con ustioni) per una ondata di fanghi tossici su sette villaggi che sono diventati inabitabili per decine di anni, dato che le terre e le falde fratiche sono completamente inquinate.

La fabbrica MAL (Magyar Aluminium), situata ad Ajka, afferma sul suo sito: «Ambiente:… La nostra società è profondamente impegnata a minmizzare gli impatti negativi rispettando le norme europee. Tecnologie e strutture moderne sono utilizzate per garantire acque naturali e la salvaguardia della purezza dell’aria. Ottimamente posizionato, ben costruito, un sistema di stoccaggio sicuro con sorveglianza è concepito per la conservazione dei fanghi rossi […] Le norme del sistema di gestione ambientale ISO 14001 sono state introdotte nel 1999».

Una sintesi del marketing obbligatorio della ditta privata che deve affermare la sua capacità a produrre profitto e della politica della destra dura – e anche estrema – che fa figura di una democrazia capitalista e «rappresentativa» esemplare, che segue un regime burocratico ed autoritario, posto sotto controllo dell’URSS.Falle sempre più ampie si aprono nella diga del bacino di contenimento. Questo è quel che Zoltan Illes, ministro dell’ambiente, ha affermato la mattina di domenica 10 ottobre 2010 (BBC-World, 10 ottobre 2010). Circa 500.000 metri cubi potrebbero disperdersi se le operazioni di contenimento non sono effettuate rapidamente e correttamente. Secondo il quotidiano Publico.es, dal 10 ottobre 2010, meno di 200 metri separano le «piscine di fanghi tossici» da Ajka Tosokberrénd, periferia di Ajka. Mai la popolazione è stata consultata dalla fabbrica MAL. I mezzi messi a disposizione dal governo per proteggere la popolazione sono ridicoli. Derisori.

Per ricordare, nell’ottobre 2000, il governo dell’Ungheria affermava in un comunicato presso l’UE : «Un disastro ambientale di proporzioni enormi ha colpito la parte ungherese dei fiumi Szamos e Tisza, con conseguenze catastrofiche per l’ecologia che influiranno sulla vita quotidiana di centinaia di migliaia di persone negli anni a venire. Una grande quantità di cianuro (100.000 metri cubi contaminati), che è fuoriuscito da una istallazione industriale nel fiume Szamos in Romania è entrata sul territorio ungherese il 1 febbraio 2000 e ha raggiunto il fiume tisza il 3 febbraio 2000. Nel punto di ingresso, la concentrazione del cianuro raggiungeva i 32,2 milligrammi per litro, ossia 180 volte più del limite di contaminazione».

In effetti, il 30 gennaio 2000, una diga associata ad una miniera d’oro, nei pressi di Oredea, nel nord-ovest della Romania, si era rotta. Con le conseguenze descritte sopra.

Cosa che non ha comunque impedito che, nel 2003, la compagnia canadese S.C. Gold Corporation Rosia Montana – con sede legale nei Caraibi ed alla cui testa si trova un ex rumeno esiliato in Australia – dia il via ad un’opera titanica nella regione di Oredea: «S.C. Gold Corporation ha ottenuto dallo Stato rumeno, per 3 milioni di dollari, il diritto di sfruttamento di un giacimento d’oro e di argento nelle montagne circostanti, che si estende su una superficie di 80 Km quadrati, per 25 anni. Oggi è il secondo giacimento d’oro conosciuto al mondo. Secondo le prospezioni, le montagne contengono oltre 300 tonnellate d’oro, di cui 80-90% estraibili. Ci sono altresì 1400 tonnellate di argento di cui due terzi estraibili. E’ vero che, per raggiungerle, bisogna sloggiare gli abitanti di 4 comuni. A Rosia Montana e nei villaggi circostanti bissogna infatti demolire 900 abitazioni. Secondo esperti indipendenti, la compagnia potrebbe trarne un profitto di 2 miliardi di dollari». (Courrier International, 23.01 2003). Ora, questo progetto – che ha ricevuto tutti i vantaggi abituali: imposte, niente diritti doganali, il tutto nel quadro di una corruzione generalizzata – prevede: « l’uso massiccio del cianuro. Per estrarre l’oro, la compagnia si basa su questa tecnologia [che consiste a immergere nel cianuro il minerale a basso contenuto, prcedentemente frantumato], nonostante essa sia vietata da numerose direttive europee. La capacità di stoccaggio del bacino di drenaggio del cianuro previsto in questo progetto è cinque volte più grande di quello di Baia Mare [nella regione delle Maramure, in Romania], l’altra miniera d’oro della transilvania, il cui nome è legato alla catastrofe ecologica del 30 gennaio 2000in cui circa 100.000 metri cubi di liquido, pari a 3 tonnellate di cianuro, si erano riversati nell’ecosistema, e si erano ritrovate 1200 tonnellate di pesce morto nel fiume Tisza [o Tyza, in Ucraina].»

Questi fatti – ai quali bisogna aggiungere lo spostamento di popolazioni in seguito all’istallazione di una miniera e/o in conseguenza di un incidente – legittimano la prospettiva eco-socialista-democratica difesa nell’articolo. (Réd, À l’encontre)

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La catastrofe d’Ajka in Ungheria, in cui si è assistito ad una colata di fanghi rossi tossici e inquinanti su oltre 100 chilometri fino al Danubio, è una catastrofe che si sarebbe potuta evitare. Nella realtà questa catastrofe era «pianificata», «annunciata». E’ completamente assurdo – solo un regime di burocrazia e privatizzazione selvaggia possono spiegarlo – di stoccare a cielo aperto questi fanghi rossi provenienti dal trattamento del minerale di alluminio, chiamato bauxite, per estrarre l’allumina (ossido di alluminio che in un secondo momento sarà trattato per estrarne il metallo alluminio).

D’altro canto, non si tratta della sola installazione che lo fa; nella provincia Bouches-du-Rhône, a Gardane, lo stoccaggio è identico, tranne il fatto che in questo caso si tratta di fanghi secchi. Su Google Maps, lo si nota bene. Per inciso, il nome bauxite viene direttamente da Baux-de-Provence dove essa è stata scoperta dal chimico Pierre Berthier nel 1821.

Si sa come controllare le dighe di contenimento, si sa come costruirle e si sa addirittura come trasformare questi fanghi in un prodotto stabile che puo’ essere utilizzato come materiale edilizio. Il riciclaggio di questi fanghi è possibile, sotto condizione che non sia presente la radioattività, come in alcuni casi. Infatti, certi fanghi possono essere contenere radioattività di origine naturale, un po’ più elevata a causa della concentrazione dei sottoprodotti del processo industriale di estrazione dell’allumina. Ma in generale, si tratta di problemi elementari di competenza di lavori del genio civile.

Quanto alla questione del controllo, si possono considerare due aspetti. Il primo è l’utilizzo di mezzi adeguati forniti dalle tecnologie conosciute. L’altro, tanto efficace quanto economico – e che dovrebbe essere reso obbligatorio per legge – risiede nel controllo e diritto di veto da parte dei dipendenti dell’impresa. Essi sono in permanenza sul posto e sono capaci di costatare, ogni giorno, l’evoluzione del processo industriale e il suo impatto sul territorio.

Tenuto conto dell’aspetto sociale che presentano la salute pubblica e il benessere, che sono «beni comini», questo controllo da parte dei dipendenti e le decisioni che si rendono necessarie dovrebbero essere socialmente trasversali – giacché è la società nella sua interezza che è interessata – e indipendenti dalla gerarchia dell’impresa. La salute pubblica e il benessere devono essere al di sopra degli interessi privati dell’impresa.

Questa catastrofe in particolare e, in generale, le catastrofi ecologiche che distruggono la salute e il benessere dei dipendenti così come la terra feconda (nel senso letterale del termine e senza il tono un po’ lirico col quale si pronuncia talora questa espressione) devono essere integrate nel movimento rivendicativo e pensate sul un lungo periodo.

Infatti, nel caso di Ajka, questi fanghi rossi sono ciò che resta dell’estrazione del massimo di alluminio. Questi fanghi contngono un ossido di ferro che gli conferisce il suo color rosso, colore che si ritrova nell’emoglobina del sangue o nel colore ocra di villaggi come Roussillon in Provenza.

Vi si trova anche ossido di titanio, di calcio e di silicio, insieme a alcuni altri metalli pesanti a seconda della provenienza del minerale e dei trattamenti subiti. Diversi scienziati considerano che il termine «metalli pesanti» serve talora a dissimulare un altro aspetto: questi fanghi contengono l’idrossido di sodio. La soluzione prodotta dalla dissoluzione di questi cristalli è chiamata soda o anche soda caustica.

Ora, questi prodotti inquinanti sono molto stabili e si trovano ora su terre coltivate in quantità tali che la terra non può assimilare. Non sono quindi destinati a sparire da soli. Resteranno là dove si trovano e renderanno la terra sterile. E’ facile capire come la terra non può essere decontaminata così facilmente come si fa con l’acqua in centrali di purificazione.

In questo tipo di catastrofi, del tipo di quella di Ajka, il lungo periodo costituisce quindi il problema più doloroso e inquietante dato che bisognerà trattare spazi che vanno fino a 100Km in lunghezza, corsi d’acqua, senza parlare delle infiltrazioni nella falda freatica.

Anche se non si tratta dello stesso tipo di problema, si può comunque tentare un paragone: la decontaminazione della discarica chimica situata a Bonful [1] nei pressi di Basilea, su una superficie di due ettari, ha richiesto la costruzione di uno stabilimento che copriva oltre la metà della discarica. Per cui, una contaminazione estesa su vari chilometri…

Non è solo la contaminazione del suolo che deve essere considerata nel lungo periodo. Anche i corsi d’acqua sono stati colpiti. In effetti, la contaminazione di un fiume, di un lago o anche del mare è una questione di lungo termine per una serie di ragioni. I prodotti tossici si infiltrano nel suolo per azione della pioggia o dell’irrigazione. Poi i fondali dei fiumi, dei laghi o del mare, avendo assorbito grandi quantità di contaminanti, li rilasciano lentamente nell’acqua.

Questi agenti contaminanti hanno almeno tre effetti diretti. Per prima cosa, i prodotti tossici uccidono direttamente gli esseri viventi che li assorbono nella loro alimentazione. Poi i prodotti contaminanti modificano quella che si chiama la tensione superficiale dell’acqua. Infine, modificano il pH dell’acqua. La tensione superficiale dell’acqua può essere considerata come una specie di «pelle», più o meno difficile da attraversare, e per la quale si effettuano gli scambi gassosi tra acqua e aria. La conseguenza spesso osservata è l’impoverimento in ossigeno dell’acqua. La vita viene quindi pian piano soffocata. Il pH indica il grado di acidità dell’acqua. Il valore 7 indica la neutralità, come nel caso dell’acqua pura. Al di sotto di 7 si considera che l’acqua è acida e al di sopra che è basica. Per esempio un’acqua che fosse anche leggermente acida avrebbe l’effetto di distruggere la struttura delle conchiglia.

Basta una livello di intuizione elementare per capire chiaramente che i problemi non si risolveranno facilmente, che un cambiamento sociale per quanto radicale non potrà disinquinare la terra come per miracolo e che l’eredità sarà pesante…

Non ci dilungheremo qui sulla nozione di catastrofe ecologica. Ma si tratta di un argomento in cui il dibattito manca nel campo della sinistra, e in particolare di quella sinistra che si definisce anticapitalista. I movimenti puramente ecologisti non dovrebbero esistere in quanto tali, perché essi sono il prodotto di una visione parziale e frammentata della società e del modo di produzione e di rproduzione su quest’ultimo.

Numerose rivendicazioni ecologiche possono (e devono) integrarsi in una dinamica di salute sul lavoro, di salute pubblica – quindi di salute sociale, nel vero senso del termine – o ancora, per esempio, l’esigenza «di prodotti biologici» per i bambini negli asili nido. Si tratta di cose evidenti. Non ne citiamo altri, ma di esempi non ne mancano certo.

Allora, per gli agricoltori della regione di Ajka che sono oramai «licenziati» ad aeternam, quali prospettive umane e sociali restano per coloro che han perduto le loro terre e le coltivazioni ? Quale sarà il futuro di tutta una regione con le sue terre oramai sterili e le sue falde freatiche inquinate fino al Danubio, esso stesso contaminato ?

A questo si aggiunge quel che il dr. Terence Hale, sul sito della rivista New Scientist, sottolonea: gli effetti a medio e lungo termine sono sottostimati. L’alluminio, per vie traverse, è considerato come uno dei fattori dello sviluppo della malattia di Alzheimer [2]. Abbastanza per porre la questione dell’«inquinamento» sotto l’angolo di un modo si produzione che «saccheggia» la forza di lavoro, gli esseri umani che la «portano» e il «quadro naturale», considerato che è sotto la frusta della concorrenza tra capitali privati e il profitto, che sono accaparrati dai «possessori» decisivi, i veri responsabili.

NOTE

[1] Progetto di bonifica della Discarica industriale di Bonfol, bci Betriebs-AG, 2003

[2] Aluminium and Alzheimer’s disease, Alzheimer’s Society

Titolo originale: “Hongrie : La catastrophe d’Ajka: annoncée, préparée”

Fonte:http://www.labreche.ch/
Link
12.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di A.C.

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