DI MADISON RUPERT
End The Lie
La tempistica di questo incidente è
abbastanza interessante, e le citazioni in qualche modo irrilevanti del Primo Ministro della Nuova Zelanda nel seguente articolo di AFP
la rende ancora più intrigante.
Mentre le tensioni sociopolitiche si
alzano, l’Euro cala e la crisi del debito si aggrava, è stato ancora riciclato il sempre attuale uomo nero di Al Qaeda per unire i popoli contro un nemico esterno.
Subito dopo il lancio della notizia
un’operazione
di spionaggio israeliana era in corso in Nuova Zelanda ancora per furti di identità, e il Primo Ministro si è rifiutato di commentare e ha spostato l’attenzione sull’altro genere di terrorismo globale.
Le false identità che sono state
raccolte dagli agenti israeliani non dovevano essere usate per comprare
birra a ragazzini sotto età, ma sarebbero state utilizzate per operazioni
“delicate” come gli assassini.
Perché questo non viene considerato
un atto di terrorismo globale? Perché non è stato almeno
indagato o analizzato? Quando i leader nazionali si inchinano
ai servizi di intelligence stranieri, il mondo intero ha un problema
da risolvere.
Il presidente statunitense Barack Obama ha
portato le sue condoglianze alla Norvegia dopo il duplice attacco omicida
di venerdì e ha sollecitato le nazioni di tutto il mondo per incrementare
la cooperazione per combattere il terrorismo.
Nel corso di una riunione
con il Primo Ministro neozelandese, John Key, Obama ha definito gli
attacchi “un promemoria che l’intera comunità internazionale ha
il compito di prevenire che questo tipo di terrore prenda piede. […]
Dobbiamo lavorare cooperando insieme con le intelligence per
prevenire questo tipo di attacchi orribili.”
Fulton ha detto all’AFP:
“Gli Stati Uniti hanno contattato le autorità norvegesi per offrire
assistenza, ma finora non ci sono giunte specifiche richieste dalla
Norvegia”.
Il Primo Ministro della Nuova Zelanda,
nella sua riunione con Obama, ha anche espresso “accoramento e preoccupazione”
per gli attacchi in Norvegia: “Se è un atto di terrorismo globale,
allora credo che ci dimostra che nessun paese, piccolo o grande che
sia, è immune dal rischio. […] E questo è il motivo per cui la Nuova
Zelanda prende ancora parte alle operazioni in Afghanistan mentre cerchiamo
di unirci ad altri come gli Stati Uniti per rendere il mondo un posto
più sicuro.”
Leggete ancora qui.
Subito dopo gli attacchi i media
occidentali sono stati in grado di tracciare legami tra l’attacco
e il ramo di Al Qaeda nel mondo anglosassone.
Un articolo del Washington Post pubblicato oggi (ndt:
22 luglio 2011) mostra quanto siano confuse le informazioni sull’attacco.
Il primo paragrafo comincia con l’ipotesi
che gli aggressori fosse un gruppo di militanti curdi, collegati dal
governo USA ad Al Qaeda, chiamato Ansar al-Islam.
Poi, l’ambasciatore statunitense
in Norvegia, Barry White, ha detto in un’intervista che non c’erano
certezze su chi fosse il responsabile fino a quel momento.
Immediatamente dopo, c’è stato un
aggiornamento del redattore secondo cui altri report ufficiali
avevano riferito che l’aggressore fosse un norvegese.
La cosa è chiara: nessuno in
realtà sa cosa sta accadendo e le speculazioni contorte abbondano.
I media mainstream non ci mettono molto per trovare un gruppo
o un individuo responsabile di un attacco, anche se non ci sono
assolutamente prove a sostegno.
Per intorpidire le acque, il sindaco
di Oslo, Fabian Stang, ha
detto alla CNN che non
erano sicuri se la bomba e la sparatoria erano effettivamente attacchi
terroristici!
Come evidenziato dal presidente della
Commissione Europea subito dopo gli attacchi, non è il tipo di
evento che ci si aspetta di vedere in Norvegia.
È stato un vero attacco terroristico
o un altro assalto realizzato da qualche elemento della comunità internazionale
dei servizi di intelligence per distogliere l’attenzione sulle
operazioni di Israele all’estero, dalla devastante crisi finanziaria,
dalle misure di austerity istituite in risposta, dalle caterve
di truffe quotidiane sui debiti sovrani, e dal traballante sostegno
alle guerre in Libia, Afghanistan, Pakistan, Iraq e Yemen?
Se si tratta davvero di un atto terroristico,
devono ancora essere presentate le prove per dimostrarlo. Se fosse una
distrazione, ha una buona tempistica e una buona riuscita.
La sparatoria ben più letale
che ha provocato la morte di almeno 80 persone secondo la polizia norvegese,
è stata attribuita a un norvegese, Anders Behring Breivik.
Apparentemente, si tratta di un terrorista
di estrema destra con nessun collegamento a gruppi di militanti islamici.
È abbastanza semplice che anche l’altro attacco venga attribuito
a un cosiddetto estremista di “estrema destra”.
Come ho evidenziato in alcuni articoli precedenti, la vulgata si sta spostando dai folli musulmani
verso i terroristi “cresciuti in casa”. Negli Stati Uniti questo
gruppo è stato definito come cittadini
sovrani.
Sarebbe interessante vedere quale ideologia
politica o religione venga demonizzata da questo tragico attacco realizzato
da un killer squilibrato.
Qualunque sia la conclusione, possiamo
essere sicuri che le sue azioni verranno motivate dalle sue credenze,
stigmatizzando tutto quello di cui era convinto nei prossimi anni. Come l’islamofobia è ancora comune in tutto il mondo occidentale,
potremo cominciare a vedere la comparsa di una “conservatorfobìa”.
Dovremo aspettare prima di asserire
una conclusione definita, ma, indipendentemente da chi sia dietro a
questi eventi tristi, saranno una distrazione e un argomento per quelli
che cercano di proseguire la farsesca guerra al terrore.
22.07.2011
UN’ANALISI DEGLI ATTACCHI DI OSLO PARTE II: SE SI TRATTA DI UN FALSE FLAG, CHI C’È DIETRO?
DI MADISON RUPPERT
Activist Post
Una cosa da dire, prima
di tutto: questi attacchi sono una tragedia, sono da deplorare, orribili
e molto deprimenti. Detto questo, credo che faremmo un disservizio nel
non analizzare questi eventi come gli altri. L’individuo(i) responsabile
deve essere portato di fronte alla giustizia e solo con un’inchiesta
severa e indipendente questo potrà accadere.
Nel mio articolo pubblicato ieri avevo indicato quanto fosse
stranamente corretta la tempistica di questi attacchi. Ma ho errato
nell’evidenziare alcune delle prove più evidenti che mostravano un
ulteriore motivazione per gli attacchi, oltre la spiegazione semplicistica
del terrorismo di Al Qaeda scodellata dai media mainstream
occidentali.
Le prove a favore di
un’organizzazione di militanti islamici erano esili, a dir bene. Invece,
i media mainstream sono stati ben contenti di reiterarlo nell’immediatezza
del disastro malgrado la completa evanescenza delle loro ipotesi.
Una volta emerso che
il sospettato era un bianco trentaduenne psicopatico di “estrema destra”
di nome Anders Behring Breivik, hanno proseguito come se nessuno ne
avesse mai sentito parlare prima.
Breivik è stato vicino
al Partito del Progresso per un breve periodo, un partito anti-immigrazione
secondo il Businessweek. In effetti, il Partito
del Progresso in Norvegia è contro gli immigrati, ma solo nel caso
di immigrati musulmani. Definirlo un partito anti-immigrazione è un
fraintendimento completo, dopo che il leader del Partito del
Progresso, Siv Jensen, ha pubblicamente affermato che gli immigranti
musulmani stanno cercando di rovesciare di nascosto i governi europei.
Jensen abbraccia un’ingannevole teoria della cospirazione che indica
come i musulmani di tutto il mondo stiano partecipando a un’“Islamizzazione
sorniona” dell’Europa e dell’Occidente.
Nel febbraio del 2010
Jensen ha ritirato le sue affermazioni che la Norvegia fosse nascostamente
stata islamizzata e ora invece parla
di un’Islamizzazione oramai conclamata.
Jensen è anche un
fanatico sostenitore di Israele, che ha ripreso la Norvegia per aver
riconosciuto Hamas, accusandola di trattare con i terroristi.
Jensen ha pubblicamente
difeso Israele nel suo “diritto a difendersi” e le sue opinioni
sono veicolate dalle posizioni generalmente a favore di Israele nel
Partito del Progresso.
Jensen ha affermato
in un’intervista a Standpoint
Magazine nel 2010
che Israele “rispetta i diritti umani” e che quei “giornalisti
di sinistra” che dicono altrimenti stanno “riportando un punto di
vista molto soggettivo”. Spiacente, Jensen, ma le salme dei bambini
palestinese non sono una cosa soggettiva.
Curiosamente assente
dai notiziari mainstream di questo duplice attacco è il collegamento
israeliano con l’attentatore che è chiaramente un sostenitore di
Israele.
Bisogna anche considerare
che la Norvegia ha ufficialmente appoggiato la richiesta della Palestina
per ottenere il riconoscimento alle Nazioni Unite, un qualcosa che non
ha fatto felice Israele.
La Norvegia ha anche
riferito che si
ritirerà dalla campagna di bombardamenti in Libia, cosa che farà sicuramente
infastidire gli interessi del settore bancario e industriale che fanno
profitti dal conflitto israelo-palestinese, dalla campagna di bombardamenti
in Libia e dalle guerre in Iraq, Afghanistan e Yemen.
E questo è solo l’inizio;
le coincidenze, se sono coincidenze e niente più, sono sorprendenti.
Nei giorni precedenti
alla sparatoria avvenuta a Utoya, il Ministro degli Esteri, Jonas Gahr
Store, si è incontrato con i partecipanti di un campo estivo della
Lega Giovanile Laburista. Nel corso della visita gli è stata fatta
la richiesta che la Norvegia debba riconoscere lo stato della Palestina.
Il ministro ha risposto dicendo che “i palestinesi devono avere il
loro stato, l’occupazione deve finire, le mura vanno demolite e questo
deve avvenire ora.”
Il giorno successivo
almeno 80 persone sono state trucidate in un massacro brutale. È una
coincidenza? Sono una semplice circostanza le convinzioni pro-Israele
del sospettato e il fatto che l’obbiettivo fossero un gruppo di persone
a favore della Palestina?
Il Guardian mette in mezzo altri due fatti
interessanti:
In precedenza, [la pagina di Facebook
del sospettato] elencava come interessi il bodybuilding, le politiche
conservatrici e la massoneria.
I media
norvegesi hanno detto che ha aperto un account
su Twitter account pochi giorni prima e che ha postato un solo messaggio
il 17 luglio: “Una persona con un credo ha la forza di 100.000 che
hanno solo interessi.”
Bisogna anche considerare
che solo lo scorso anno cinque
governi scandinavi hanno smantellato un servizio di spionaggio statunitense che sorvegliavano illegalmente
i cittadini da circa dieci anni.
Sarebbe un bel punto
di partenza per le unità della CIA collegate a ogni ambasciata straniera
che potrebbero puntare il dito sugli attacchi e dire:“Questo è quello
che vi succede quando non ci lasciate infrangere tutte le vostre leggi
e spiare i vostri cittadini innocenti.”
Dopo essere stata presa
sul fatto a spiare un’altra nazione sovrana senza permesso, i funzionari
americani hanno affermato che il governo norvegese era stato informato
delle operazioni segrete di sorveglianza.
La Norvegia ha negato
e ha chiesto una spiegazione, con molte dei paesi scandinavi che non
erano felici per le infrazioni sistematicamente commesse dalle operazioni
di intelligence USA.
Per intorpidire ancora
di più le acque, la Polizia di Oslo ha svolto un’esercitazione in
città nei giorni che hanno preceduto l’attacco. Gli articoli che
girano in rete sembrano tutti riferirsi a un articolo di Aftenposten
che non sono stato in grado di rintracciare.
Comunque, il video
è ancora disponibile. Se qualcuno fosse in grado di rintracciare l’articolo
originale, gliene sarei grato.
Potrebbe trattarsi
di un errore innocente e scollegato, ma il fatto che uno dei maggiori
elementi di prova siano stati rimossi dopo essere stato citato da un
articolo di Paul
Joseph Watson
che si è fatto strada nella comunità delle notizie alternative è
una cosa discutibile.
Come evidenzia Watson,
ci sono fin troppi esempi di specifiche esercitazioni dopo le quali
è avvenuto un vero attacco terroristico con le stesse o similari caratteristiche.
Fu il caso dell’11
settembre del 2001, quando la CIA pianificò un’esercitazione che
riguardava un aereo dirottato che si schiantava su un edificio, come riportato dall’ Associated
Press.
Naturalmente è stato
considerato una pura coincidenza, che potrebbe essere anche comprensibile
se la cosa non fosse successa così spesso prima degli attacchi terroristici.
Al momento, ci sono
prove significative che questo attacco è stato la risposta al movimento
pro-Palestina in Norvegia. Naturalmente alcuni sostenitori dell’occupazione
israeliana diranno che si tratta di un’immensa cospirazione antisemita,
in modo analogo alle ridicole teorie della cospirazione islamista.
Il Ministro degli Esteri
norvegese, Jonas Gahr Store, è stato biasimato
dai media israeliani,
con tutta la nazione norvegese, come antisemita e anti-israeliano.
Store ha con forza negato queste accuse, e l’unica prova contro di
lui è il suo “appoggio” per un libro scritto da due laureati norvegesi
che erano in Palestina al tempo della campagna d’assalto israeliana
nota con il nome di “Piombo Fuso”.
In realtà, non ha
appoggiato il libro in alcun modo o forma. Store ha lodati gli autori
per aver resistito e pubblicato quello di cui erano stati testimoni;
non ha condiviso le loro opinioni in alcun modo. L’assenza della stampa
indipendente durante l’operazione Piombo Fuso ha fatto del libro una
fonte dal valore inestimabile e Store ha semplicemente evidenziato questo.
Ci sono state anche
lamentele nel media israeliani che l’attuale governo della
Norvegia sia “accanitamente ostile” a Israele. Haaretz sembra aver
citato un “leader dell’opposizione norvegese” mentre ha affermato
che le preoccupazioni di Israele sulla Norvegia sono “comprensibili”.
Ci si potrebbe chiedere
se il leader dell’opposizione fosse nient’altro che Siv Jensen,
ma la mancanza di una propria citazione ci lascia senza una risposta.
L’articolo insinua
anche che la scelta norvegese di disinvestire i finanziamenti da un’azienda
che stava costruendo un muro nella West Bank fosse il risultato
di un atteggiamento anti-israeliano. Comunque, Store ha fatto notare
che stanno ancora investendo in 40 aziende israeliane.
Degno di nota è anche
il fatto che ci sono stati testimoni
oculari di un secondo uomo armato
coinvolto nell’assalto. Per una qualche ragione, sembrano essere totalmente
ignorati dai media che si concentrano su un solo individuo. La
situazione sarebbe molti differente se ci fossero più tiratori e se
il trentaduenne che si dice essere un estremista di destra massone non
avesse agito da solo. Alex Thomas ha assemblato alcune dei fatti ancora
senza risposta che ho elencato in quest’articolo.
Al momento non ho ancora
abbastanza prove per giungere a una qualsiasi conclusione ma come sempre
credo che per questo ci voglia un’indagine approfondita all’emergere
di fatti nuovi. Saltare alle conclusioni a questo punto potrebbe essere
imprudente, ma possiamo dire con certezza che ci sono una serie di fatti
oscuri in questa vicenda.
Chi credete che ci
sia dietro? Pensate che si tratti di uno psicolabile e che il resto
sia una coincidenza irrilevante? Vorrei sentire cosa ne pensate o vedere
i vostri articoli/ricerche per le analisi successive. Potete contattarmi
Fonte: http://www.activistpost.com/2011/07/analyzing-oslo-attacks-part-two-if-it.html>
23.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE